Caspar Schoppe

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Ritratto di Kaspar Schoppe di Peter Paul Rubens (1606 ca.). Firenze, Galleria Palatina (Palazzo Pitti).

Caspar Schoppe (Neumarkt, 27 maggio 1576Padova, 19 novembre 1649) è stato un umanista tedesco.

È noto anche come Gaspare Sciòppio (italianizzazione del cognome, attraverso il latino Scioppius, secondo l'uso degli umanisti di dar veste latina ai loro nomi)[1]. Si trova citato, presso i maggiori cultori di Giordano Bruno, anche col nome di Caspar Schopp[2].

Nacque a Neumarkt nell'Alto Palatinato il 27 maggio 1576, da una famiglia luterana di umili origini. Studiò all'Università di Heidelberg e a quella di Altdorf, dove ebbe per maestri Nicolaus Taurellus e il filologo Conradus Rittershusius. Segnalatosi per l'intensa attività intellettuale, sfociata nella composizione di numerose opere filologiche ed edizioni di testi classici, si convertì al cattolicesimo a Praga nel 1598, dopo aver letto gli Annales Ecclesiastici di Cesare Baronio[3][4] e ottenne il favore di papa Clemente VIII con le sue critiche alle confessioni protestanti.

A causa della sua conversione, perse tutti gli ammiratori d'oltralpe, tra cui Kaspar von Barth, Daniel Heinsius e Giuseppe Giusto Scaligero, con il quale iniziò una lunga polemica. Per incarico dei suoi protettori romani, Schoppe divenne un eloquente polemista al servizio della Controriforma. Con lo zelo del neofita si scagliò contro calvinisti e luterani; neanche i re Enrico IV di Francia e Giacomo I d'Inghilterra furono al sicuro dai suoi attacchi mordaci. L'Ecclesiasticus auctoritati Jacobi regis oppositus (1611), duro attacco al re inglese Giacomo I, sollevò un vespaio di polemiche, spingendo l'ambasciatore inglese a Venezia, Henry Wotton, e il celebre filologo Isaac Casaubon, a replicare ufficialmente all'opera. Giacomo I ne fu talmente irritato che fece giustiziare Schoppe in effigie.

Dal 1607 fu al servizio dell'arciduca Ferdinando, poi imperatore col nome di Ferdinando II, per conto del quale svolse diversi incarichi diplomatici. Ferdinando lo inviò a Roma nel 1609 per ottenere il consenso del Papa al progetto della Lega Cattolica. Tra il 1613 e il 1615 fu in Spagna per chiedere a Filippo III sostegno finanziario alla Lega. Dopo un lungo soggiorno a Ingolstadt e Augusta, nel 1616 si trasferì a Milano, dove nel 1619 pubblicò il bellicoso Classicum belli sacri (La tromba della guerra santa), in cui chiedeva una guerra totale contro i protestanti. L'opera suscitò innumerevoli repliche da parte protestante, come la tuba pacis (La tromba della pace) del filologo tedesco Matthias Bernegger. A Milano Schoppe prese contatti con il duca di Mantova Federico II Gonzaga che gli conferì una lauta pensione. Fu solo nel 1621, dopo l'elezione di Gregorio XV, che Schoppe tornò a Roma per tentare di influenzare la politica papale in Germania. Tra il 1618 e il 1623 dedicò un corpo di scritti alla difesa di Niccolò Machiavelli, culminati nella Paedia Politices (1623), che ebbe vasta risonanza in Europa e fu ristampata nel 1663 da Hermann Conring (1606-1681) con un commento dell'erudito francese Gabriel Naudé. Alla fine del 1626 Schoppe lasciò Roma; da Milano cercò di impedire l'inizio della guerra di successione di Mantova. Nello stesso periodo pubblicò diversi volumi pedagogici sull'insegnamento delle lingue, in aperta polemica con i Gesuiti e i loro metodi didattici. «Nelle sue Consultationes de scholarum et studiorum ratione [propose] un curriculo di studi latini in soli quattro anni, in cui era drasticamente ridotto e sfrondato l’apprendimento di regole ed eccezioni grammaticali. È nota ... la grande influenza che gli scritti di Schoppe ebbero sulla Congregazione delle Scuole Pie e sull’ordinamento scolastico dei loro collegi. Gli Scolopi adottarono infatti la Grammatica philosophica del filologo tedesco, e alle sue opere si richiamò apertamente anche Giovanni Francesco Apa, lo scolopio autore di alcuni manuali in uso nelle scuole dell’Ordine.»[5][6]

Nel 1636 Schoppe si ritirò definitivamente a Padova, dove morì il 19 novembre del 1649. Fu sepolto nella chiesa di San Tommaso Apostolo.

Lo Schoppe, celebre ai suoi tempi come latinista, si occupò anche di grammatica e di filosofia: il suo capolavoro è forse la Grammatica philosophica, pubblicata a Milano nel 1628. Tra le opere filologiche sono particolarmente importanti i Verisimilium libri quatuor (1596) e i Suspectarum lectionum libri quinque (1597), e un manuale di filologia, il De arte critica (1597), tutti stampati a Norimberga. La fama che gli procurarono questi scritti gli permise di entrare in contatto con i più grandi filologi del tempo, da Giusto Lipsio a Giuseppe Giusto Scaligero.

Lo Stemma Gonzagicum, studio della genealogia della famiglia Gonzaga, di Mantova gli fruttò dal duca Ferdinando la donazione di estesi poderi nell'area di Goito.[7][8][9] Su invito dei Gonzaga redasse anche le Origines Gonzagicae (rimaste inedite).

Molti sono gli inediti dello Schoppe, per lo più di argomento filologico e polemico.[10]

  1. ^ Bruno Migliorini, Carlo Tagliavini, Piero Fiorelli, Tommaso Francesco Borri, Dizionario d'ortografia e di pronunzia, II vol. (K-Z), voce Scioppio. On line Archiviato il 10 giugno 2015 in Internet Archive..
  2. ^ Michele Ciliberto, Umbra profunda: studi su Giordano Bruno, Ed. di Storia e Letteratura, 1999, passim
  3. ^ (EN) Hugh Chisholm (a cura di), Schoppe, Caspar, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press, 1911.
  4. ^ Cyriac K. Pullapilly, Caesar Baronius: Counter-Reformation Historian, University of Notre Dame Press, 1975, p. 85.
  5. ^ Angelo Bianchi, L’istruzione secondaria tra barocco ed età dei lumi, Vita e Pensiero, 1993, p. 81.
  6. ^ Cfr. anche: (DE) Klaus Jaitner, Schoppe, Kaspar, in Neue Deutsche Biographie, vol. 23, Berlin, Duncker & Humblot, 2007, ISBN 978-3-428-11204-3, pp. 475 -478 (online).
  7. ^ Kaspar Schoppe, Stemma Gonzagicum. Quo origo Serenissimae familiae Gonzaicae ex Merovingis, & Carolingis Francorum regibus continuata Masculorum serie exibetur, apud Pantaleonem Goffium imp. Duc., 1619.
  8. ^ Alessandro Luzio, I Corradi di Gonzaga signori di Mantova. Nuovi documenti, in Archivio storico lombardo, vol. 40, 1913, p. 282.
  9. ^ Alberto Cavazzoli, Lo strano stemma dei Gonzaga di Nevers (PDF), in La Reggia, Anno XXIII - N. 1 (87) - Marzo 2014, p. 2. URL consultato l'11 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2017).
  10. ^ Per le opere inedite di Schoppe si veda l'indice pubblicato da Mario D’Addio alle pp. 593-606 della sua monografia Il pensiero politico di Gaspare Scioppio e il machiavellismo del Seicento, Milano, Giuffrè, 1962.
  • Illustrium mulierum et illustrium litteris virorum elogia a Julio Caesare Capaccio [...] conscripta, Napoli 1608, pp. 275-278;
  • Pierre Bayle, Dictionnaire historique et critique, IV, Amsterdam-Leide 1730, pp. 172-180;
  • Jean-Pierre Niceron, Mémoires pour servir à l’histoire des hommes illustres dans la république des lettres avec un catalogue raisonné de leur ouvrages, XXXV, Paris 1736, pp. 165-231;
  • Charles Nisard, Les gladiateurs de la république des lettres aux XVe, XVIe et XVIIe siècles, II, Paris 1860, pp. 1-206;
  • H. Kowallek, Über Gaspar Scioppius, in Forschungen zur deutschen Geschichte, XI, Göttingen 1871, pp. 401-482.
  • Salvatore Bongi, Sopra una missione di Gaspare Scioppio a Lucca come ambasciatore del sultano Iachia, in Giornale storico degli archivi toscani, IV, 1860, pp. 211-237, JSTOR 44452756.
  • Ignaz von Döllinger, Franz Heinrich Reusch, Geschichte der Moralstreitigkeiten in der römisch-katholischen Kirche seit dem sechzehnten Jahrhundert mit Beiträgen zur Geschichte und Charakteristik des Jesuitenordens, Nördlingen 1889, I, pp. 555-593, II, pp. 287-311;
  • J. Kvačala, Zu des Scioppius Verbindung mit Ferdinand II., in Zeitschriften für Kirchengeschichte, XXXIII (1912), pp. 105-109;
  • Carlo Morandi, Botero, Campanella, Scioppio e Bodin, in Nuova rivista storica, XIII (1929), pp. 339-344;
  • Carlo Morandi, L’apologia del Machiavelli di Gaspare Scioppio, ibid., XVII (1933), pp. 277-294;
  • Camillo M. Gamba, Il poligrafo tedesco Gaspare Scioppio (1576-1649) e il programma di riforma degli studi, Bari 1950;
  • Mario D'Addio, Il pensiero politico di Gaspare Scioppio e il machiavellismo del Seicento, Milano 1962;
  • Cosimo Scarcella,Traduzione, introduzione e cura di Gaspare Scioppio. L'Angelo della pace, , Pisa, Editore Del Cerro 2005, pp. 220.
  • U. Helfenstein, Caspar Scioppius als Gesandter Sultan Jahias in der Eidgenossenschaft (1634/1635), Zürich 1963;
  • F. Neuer-Landfried, Kaspar Schoppe und die Gründung der katholischen Liga 1609, in Zeitschrift für bayerische Landesgeschichte, XXXIII (1970), pp. 424-438 (poi ristampato in Festschrift für Heinz Lieberich zum 65. Geburtstag, München 1970);
  • F.-R. Hausmann, Kaspar Schoppe, Joseph Justus Scaliger und die Carmina Priapea oder wie man mit Büchern Rufmord betreibt, in Landesgeschichte und Geistesgeschichte. Festschrift für Otto Herding zum 65. Geburtstag, a cura di K. Elm, E. Gönner, E. Hillenbrand, Stuttgart 1977, pp. 382-395;
  • C. Lecointre, Caspar Schoppe et les écoles pies. Un exemple de collaboration scientifique et pédagogique au XVIIe siècle, in Archivum scholarum piarum, IX (1985), pp. 275-306;
  • W. Schleiner, Scioppius’ Pen against the English King’s Sword: The political function of ambiguity and anonimity in early seventeenth-century literature, in Renaissance and Reformation, XXVI (1990), pp. 271-284;
  • F.-R. Hausmann, Zwischen Autobiographie und Biographie. Jugend und Ausbildung des Fränkisch-Oberpfälzer Philologen und Kontroverstheologen Kaspar Schoppe (1576-1649), Würzburg 1995;
  • G. Ernst, «Oscurato è il secolo». Il proemio allo Schoppe del ritrovato “Ateismo trionfato” italiano, in Bruniana & Campanelliana, II (1996), pp. 11-32;
  • Kaspar Schoppe (1576-1649). Philologe im Dienste der Gegenreformation. Beiträge zur Gelehrtenkultur des europäischen Späthumanismus, a cura di H. Jaumann, Frankfurt 1998;
  • F. Neumann, Zwei furiose Philologen: Paganino Gaudenzio (1595-1649) und Kaspar Schoppe (1576-1649), in Philologie und Erkenntnis. Beiträge zu Begriff und Problem frühneuzeitlicher “Philologie”, a cura di R. Häfner, Tübingen 2001, pp. 177-191;
  • K. Vaneck, Ars corrigendi in der frühen Neuzeit. Studien zur Geschichte der Textkritik, Berlin-New York 2007, ad ind.;
  • K. Enenkel, Die Erfindung des Menschen. Die Autobiographik des frühneuzeitlichen Humanismus von Petrarca bis Lipsius, Berlin 2008, pp. 756-776;
  • J. Kraye, Teaching stoic moral philosophy: Kaspar Schoppe’s Elementa philosophiae stoicae moralis (1606), in Scholarly knowledge. Textbooks in early modern Europe, a cura di E. Campi, Genève 2008, pp. 249-286;
  • I.D. Rowland, The Amazing afterlife of Cleopatra’s love potions, in Cleopatra: A sphynx revisited, a cura di M.M. Miles, Berkeley 2011, pp. 132-149.

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