CCR7

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da CD197)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

La CC chemochina recettore di tipo 7 è una proteina che negli esseri umani è codificata dal gene CCR7.[1]
CCR7 è stato recentemente denominato CD197 (cluster di differenziazione 197).

La proteina codificata da questo gene è un recettore membro della famiglia dei recettori accoppiati alle proteine G. Tale recettore è stato identificato come un gene indotto dal virus di Epstein-Barr (EBV), e si pensa sia un mediatore degli effetti dell'EBV sui linfociti B. Tale recettore è espresso in vari tessuti linfoidi ed attiva linfociti B e T.
È stato dimostrato che controlla la migrazione delle cellule T della memoria verso vari organi linfatici, come ad esempio i linfonodi, e che stimola la maturazione delle cellule dendritiche.
La chemochina ligando 19 (CCL19/ELC) è stata dimostrata essere un ligando specifico di questo recettore.[2]

Significato clinico

[modifica | modifica wikitesto]

Il segnale di CCR7 è noto svolgere un ruolo rilevante anche nelle metastasi linfonodali.[3]

  1. ^ Birkenbach M, Josefsen K, Yalamanchili R, Lenoir G, Kieff E, Epstein-Barr virus-induced genes: first lymphocyte-specific G protein-coupled peptide receptors, in J. Virol., vol. 67, n. 4, aprile 1993, pp. 2209–20, PMC 240341, PMID 8383238.
  2. ^ Entrez Gene: CCR7 chemokine (C-C motif) receptor 7 (Homo sapiens), su ncbi.nlm.nih.gov. URL consultato il 22 giugno 2012.
  3. ^ Shields JD, Fleury ME, Yong C, Tomei AA, Randolph GJ, Swartz MA, Autologous chemotaxis as a mechanism of tumor cell homing to lymphatics via interstitial flow and autocrine CCR7 signaling, in Cancer Cell, vol. 11, n. 6, giugno 2007, pp. 526–38, DOI:10.1016/j.ccr.2007.04.020, PMID 17560334.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  • IUPHAR Database: CCR7, su iuphar-db.org. URL consultato il 22 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2012).