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Planisfero di Juan de la Cosa
Il planisfero o mappa di Juan de la Cosa è il primo planisfero a contenere una rappresentazione dell'America; misura 183 centimetri di lunghezza per 93 di larghezza, è dipinto a colori su pergamena ed è conservato al Museo Navale di Madrid. Un'iscrizione dice che venne realizzato dal marinaio cantabrico Juan de la Cosa nel 1500 a El Puerto de Santa María (Cadice). La sua ricca decorazione indica che probabilmente venne commissionato da un membro importante della corte dei Re Cattolici[1].
La mappa mostra la più antica rappresentazione inequivocabile dell'America giunta fino a noi[2], indicando le terre scoperte fino alla fine del XV secolo dalle spedizioni spagnole e portoghesi nel Nuovo Mondo. Mostra anche gran parte del Vecchio Mondo, nello stile tipico dei portolani medievali, comprese informazioni sul recente arrivo di Vasco da Gama in India nel 1498[1].
La carta di Juan de la Cosa è l'unica opera cartografica conservata di quelle realizzate dai testimoni oculari dei primi viaggi di Cristoforo Colombo nelle Indie[3]. Essa allude allo scopritore mediante una grande immagine di San Cristoforo che copre l'area dove dovrebbe essere il Centroamerica. Tuttavia, Cuba viene rappresentata come un'isola, contrariamente all'opinione di Colombo, che la considerava una penisola dell'Asia[4].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La mappa di Juan de la Cosa è un'opera manoscritta, di 93 cm (da nord a sud) per 183 (da est a ovest), disegnata su due fogli congiunti di pergamena di pelle di vitello cuciti su una tela resistente. I due pezzi sono incollati al centro, all'altezza dell'Italia e dell'Africa, e la loro forma non è simmetrica, in quanto la parte occidentale corrisponde al collo dell'animale[1][5]. È illustrata con inchiostro e acquerello[6]. Il Nuovo Mondo è rappresentato in verde, mentre il Vecchio Mondo non è colorato. Sulla mappa fiumi, porti e centri abitati sono indicati da simboli convenzionali. Inoltre, essa è riccamente abbellita alla maniera dei portolani della scuola maiorchina con rose dei venti, bandiere, imbarcazioni, re africani e personaggi leggendari, ad esempio il prete Gianni delle Indie in Africa e i Re Magi in Asia. La rosa dei venti situata nell'Atlantico contiene una rappresentazione della Vergine e del Bambino[1][7].
All'estremità superiore della mappa, a coprire la regione centroamericana, si trova un riquadro con un'immagine di San Cristoforo[8], probabile allusione a Cristoforo Colombo[4]. Sotto il santo compare il riferimento all'autore e alla data di fabbricazione: Juan de la Cosa la fizo en el Puerto de S. Mª en el año de 1500 («Juan de la Cosa la affisse nel Puerto de Santa María nel 1500»). Nel margine inferiore, a destra, appare un altro cartiglio, tuttavia lasciato in bianco, apparentemente riservato a qualche testo che alla fine non è stato incluso[1].
Il suo stato di conservazione è generalmente buono, seppur con qualche difetto, ad esempio alcune scheggiature nella parte superiore e vari danni dovuti ad un incendio[8].
Contiene numerosi toponimi, scritti in spagnolo[7], ma alcuni di essi sono illeggibili, soprattutto nel Nuovo Mondo[8].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Autore e data
[modifica | modifica wikitesto]Un cartiglio sulla mappa afferma che
«Juan de la cosa la fizo en el Puerto de S. Mª en el año de 1500[4].»
«Juan de la Cosa la affisse nel Puerto de Santa María nel 1500»
Juan de la Cosa era un marinaio nato in Cantabria intorno alla metà del XV secolo e morto sulla costa dell'attuale Colombia nel 1509. Ebbe un ruolo di primo piano durante il primo viaggio di Colombo verso le Indie (1492-93), dal momento che era il proprietario della nave ammiraglia, la Santa María. Partecipò anche al secondo viaggio dell'Ammiraglio (1493-96). Nel 1499 si associò ad Alonso de Ojeda per condurre una propria spedizione in America, alla quale partecipò anche Amerigo Vespucci. Partiti nel maggio 1499, percorsero una parte consistente della costa atlantica del Sudamerica prima di fare ritorno nel novembre 1499 o nel giugno 1500[9]. È noto che de la Cosa aveva già portato con sé lo schizzo di una mappa al ritorno da questo viaggio[10]. De la Cosa tornò in mare durante la spedizione di Rodrigo de Bastidas (fine del 1500[8] o metà del 1501[11] a seconda degli autori) e dovette aver realizzato il suo planisfero durante l'estate o l'autunno del 1500. Le ricche decorazioni indicano che fu probabilmente commissionato da qualche personaggio potente, forse il vescovo Fonseca[1].
Controversie e analisi
[modifica | modifica wikitesto]In passato alcuni storici misero in dubbio che il planisfero risalisse al 1500, in quanto ritenevano che parte delle informazioni cartografiche in essa contenute non fossero state ancora scoperte in quell'anno. Il primo a formulare questa teoria fu George E. Nunn nel 1934, il quale affermava che Cuba venne circumnavigata solamente nel 1509 e che quindi de la Cosa non poteva sapere che si trattasse di un'isola, come viene indicato correttamente sulla mappa. Le argomentazioni di questi studiosi sono state in seguito confutate[12]: ad esempio, già nel 1501, Pietro Martire scrisse che «non mancano alcuni che sostengono d'avere circumnavigato Cuba»[13][14]. Altri autori hanno sottolineato che sul planisfero non sono state rappresentate molte delle terre scoperte dopo il 1500, ad esempio il golfo di Urabá e la costa del Darién, che furono scoperti proprio durante il terzo viaggio di de la Cosa nel Nuovo Mondo (1501-1502)[4].
Un'altra teoria, più largamente accettata, afferma che la mappa conservata sia una copia dell'originale preparato da de la Cosa[4]. Un indizio a favore di questa teoria sta nel fatto che molti toponimi sono illeggibili, come se il copista non fosse stato in grado di decifrare la grafia dell'autore originale[14]. Lo storico Hugo O'Donnell si è spinto oltre, affermando che il lavoro di Juan de la Cosa si sia limitato a uno schizzo che è stato successivamente completato e arricchito da qualche altro cartografo[1].
D'altra parte, nel 1987 il Gabinetto di Documentazione Tecnica del Museo del Prado ha dimostrato, attraverso varie analisi, che i pigmenti del planisfero erano compatibili con una realizzazione nel 1500 e che non vi erano segni di ridipinture successive[15].
Scomparsa e riscoperta
[modifica | modifica wikitesto]Non ci sono prove documentali dirette dell'esistenza del planisfero, ma sappiamo che Juan de la Cosa presentò due cartas de marear de las Yndias, «carte nautiche delle Indie», ai Re Cattolici a Segovia nel 1503. Una di queste potrebbe essere stato il suo planisfero del 1500 o forse una versione successiva dello stesso, aggiornata con le scoperte delle spedizioni più recenti[16]. Le due mappe dovettero poi essere giunte in possesso del vescovo Fonseca, nel cui ufficio poté contemplarle Pietro Martire, che fece cenno a Juan de la Cosa in uno scritto del 1514[17]:
«Ho visitato il prelato di Burgos, patrono delle suddette navigazioni [...] Avevamo a portata di mano numerose testimonianze di tutto ciò che accadde: una sfera solida dell'Universo con queste scoperte e varie mappe che i navigatori chiamano carte nautiche. Una di esse era stata disegnata dai portoghesi, con l'intervento, come si diceva, del fiorentino Amerigo Vespucci [...] Un'altra carta, iniziata da Colombo mentre stava percorrendo quei luoghi, fu aggiunta alla collezione da suo fratello Bartolomeo [...] Inoltre, non c'era castigliano che, appena si credeva in grado di misurare terre e coste, non disegnasse la sua mappa. Tra le più preziose vi erano quelle opera di quel Juan de la Cosa, compagno di Hojeda [...] e di quell'altro pilota di nome Andrés Morales.»
Da allora della mappa si perse completamente ogni traccia, fino a quando, nel 1832, il barone di Walckenaer la acquistò da un commerciante di Parigi e la mostrò a diversi amici, tra cui lo studioso tedesco Alexander von Humboldt, che fu il primo a renderla nota. Lo spagnolo Ramón de la Sagra pubblicò nel 1837 la parte occidentale della carta e nel 1842 il visconte di Santarém riprodusse la parte dedicata all'Africa[18]. Quando il barone di Walckenaer morì nel 1852, la sua biblioteca fu messa all'asta. De la Sagra allertò il Ministero della Marina spagnolo, che fece un'offerta per la carta e riuscì ad acquistarla per 4321 franchi dell'epoca[1].
Ubicazione attuale
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1853 la carta è esposta nella Sala delle Scoperte del Museo Navale di Madrid. È stata portata fuori dal Museo solo in rarissime occasioni. La più drammatica di queste ebbe luogo nel novembre 1936, in piena Guerra Civile, quando venne evacuata a Valencia per conto del Governo della Repubblica[1].
La carta non è mai stata restaurata. Ne sono state realizzate diverse riproduzioni in facsimile, la prima nel 1892 e la più recente nel 1992. Una copia realizzata a mano dal cartografo del Museo Juan Pedro Suárez Dávila venne esposta al posto dell'originale dal 1988 al 1992[1].
Storiografia
[modifica | modifica wikitesto]La pubblicazione di opere inerenti alla mappa di de la Cosa si è concentrata in tre momenti storici[1]:
- anni '30 del XIX secolo, quando venne ritrovata e resa nota al mondo scientifico grazie a Humboldt, de la Sagra e il visconte di Santarém, tra gli altri;
- fine del XIX secolo, in occasione del IV Centenario della Scoperta dell'America. Tra esse spicca lo studio condotto da A. Vascano, che accompagnò la prima riproduzione in facsimile della carta;
- fine del XX secolo, in occasione del V Centenario della stessa manifestazione.
Territori rappresentati
[modifica | modifica wikitesto]La mappa mostra, da ovest a est: l'America e le isole adiacenti; l'oceano Atlantico con i suoi arcipelaghi principali; l'Europa, il Mediterraneo e l'Africa; il continente asiatico e l'oceano Indiano. Sebbene la mappa di Juan de la Cosa sia spesso chiamata «planisfero», essa non lo è in senso stretto, in quanto la sua rappresentazione dell'Asia si ferma al subcontinente indiano, omettendo del tutto Cina e Giappone[1]. Del tutto assenti sono anche l'oceano Pacifico e le regioni antartiche.
Centroamerica e Antille
[modifica | modifica wikitesto]Il tracciato della mappa è chiaro e dettagliato nella zona delle Antille, che appaiono rappresentate ognuna con il suo nome. Nel gruppo delle isole Bahamas disegnato da de la Cosa con grande precisione c'è l'isola di Guanahani, che curiosamente non riceve nessun trattamento grafico speciale né nessuna informazione particolare nonostante sia stata la prima terra «delle Indie» che Colombo affermava di aver avvistato nel suo Primo Viaggio[6].
Cuba appare con questo appellativo, derivato dalla parola indigena Cubanacán, e non con il nome di Juana che le aveva dato Colombo[4]. La sua rappresentazione è abbastanza precisa: allungata, con numerose baie, ristretta in due punti e con un'estremità occidentale ricurva che forma un ampio golfo pieno di isolotti[6]. L'autore della mappa la rappresenta correttamente come un'isola, nonostante nel giugno 1494 Colombo avesse fatto giurare a tutti coloro che lo avevano accompagnato nel suo Secondo Viaggio, compreso de la Cosa, che essa non era un'isola, bensì una penisola del continente asiatico[4]. Alcuni autori dubitano che de la Cosa, nel 1500, avesse potuto sapere che Cuba fosse in realtà un'isola[19], il che implicherebbe che la mappa dovesse essere stata elaborata più tardi, ma altri storici affermano che nel 1500 diverse spedizioni castigliane avevano già circumnavigato l'isola[13].
Contrariamente alle Antille, la vicina costa continentale è disegnata in modo impreciso: mancano del tutto le penisole della Florida e dello Yucatán, il golfo del Messico e in generale tutta l'America Centrale, al posto della quale si trova un grande cartiglio con l'immagine di San Cristoforo[7]. Si ritiene che de la Cosa possa aver coperto con questo riquadro la regione centroamericana per evitare di disegnare una linea costiera continua tra Nordamerica e Sudamerica, la cui presenza avrebbe negato l'esistenza del passaggio marittimo verso le isole delle Spezie che Colombo e altri sostenevano si trovasse lì[6][19].
Sudamerica
[modifica | modifica wikitesto]La mappa mostra la costa sudamericana adornata da bandiere castigliane dal capo de la Vela (nell'attuale Colombia) fino all'estremità orientale del continente[14]. Qui si trova una scritta che dice este cavo se descubrió en año de mil y CDXCIX por Castilla siendo descubridor Vicentians («Questo capo venne scoperto nell'anno mille e CDXCIX dalla Castiglia, dallo scopritore Vicente») e che molto probabilmente si riferisce all'arrivo di Vicente Yáñez Pinzón alla fine di gennaio del 1500 alla punta orientale del Sudamerica, che battezzò capo di Santa María de la Consolación[4]. Ancora più a est, e separata dal continente, compare una Ysla descubierta por portugal («Isola scoperta dal Portogallo») colorata in blu. Probabilmente de la Cosa voleva raffigurare la terra scoperta dal portoghese Pedro Álvares Cabral nel 1500 che aveva battezzato Tierra de Vera Cruz o de Santa Cruz[1].
Nella parte settentrionale della regione sudamericana si trova la Costa de perlas, che era stata scoperta da Colombo nel suo Terzo Viaggio (1498) e che fu percorsa dallo stesso de la Cosa durante il suo viaggio con Alonso de Ojeda[4]. Sono inoltre presenti due citazioni di altrettanti mares dulces (Mar de agua duce e Mar Duce) che corrispondono, rispettivamente, a quello alla foce dell'Orinoco, scoperto da Diego de Lepe nel 1500 e a quello situato al largo delle Guyane, navigato da Ojeda nel 1499[20].
Nordamerica
[modifica | modifica wikitesto]La mappa rappresenta il Nordamerica come una massa continentale continua che si estende fino all'Artico. È raffigurato in modo più schematico e con meno indicazioni rispetto ad altre zone geografiche[6]. Il frammento di costa nordamericana dove de la Cosa ha scritto i toponimi è contrassegnato da cinque bandiere inglesi di colore blu e marrone poste tra due iscrizioni riferite alla stessa nazione: mar descubierta po ynglesie («mare scoperto dagli inglesi») a ovest e cavo de ynglaterra («capo d'Inghilterra») a est[4].
Si ritiene che de la Cosa volesse rappresentare in questo modo le scoperte fatte da Giovanni Caboto nelle sue spedizioni del 1497 e del 1498 sotto bandiera inglese. L'ambasciatore castigliano a Londra, Pedro de Ayala, dovette aver inviato ai Re Cattolici una copia della mappa disegnata da Caboto, oggi scomparsa[4][6].
Vecchio Mondo
[modifica | modifica wikitesto]Le coste dell'Europa e del Mediterraneo sono disegnate con la consueta precisione dei portolani dell'epoca[7]. Il profilo dell'Africa riflette le più recenti scoperte portoghesi. Infatti, all'estremità meridionale del continente, c'è una nota che dice: Hasta aquí descubrió el excelente rey D. Juan de Portugal («Fino a qui scoprì l'eccellente re D. Giovanni del Portogallo»), in riferimento al viaggio di Bartolomeo Diaz del 1487-1488. La costa orientale africana, che i portoghesi avevano appena riconosciuto, appare raffigurata meno esattamente[1].
Il continente asiatico è disegnato solo in parte e in modo abbastanza impreciso. La mappa si interrompe sulle coste del mar Arabico e pertanto manca gran parte del subcontinente indiano. Ceylon è rappresentata come una grande isola triangolare chiamata Trapobana[6]. Sotto la penisola indiana una scritta dice: Tierra descubierta por el rey D. Manuel, rey de Portugal («Terra scoperta dal re D. Manuele, re del Portogallo»), in riferimento al viaggio di Vasco da Gama del 1497-1499[1]. A parte questa nota, la rappresentazione dell'India è simile a quella delle mappe della Geografia di Tolomeo e dell'Atlante Catalano del 1375[6]. Nella parte centrale dell'oceano Indiano appaiono disegnate due grandi isole, Zanabar e Madagascoa, simili a quelle del globo terracqueo di Martin Behaim[6].
Interrompere la mappa per non rappresentare l'Indocina e la Cina potrebbe essere stato uno stratagemma escogitato da de la Cosa per evitare di prendere posizione riguardo alla discussione se le terre scoperte da Colombo fossero l'estremità orientale dell'Asia o un nuovo continente[4].
Cartografia
[modifica | modifica wikitesto]Linee di riferimento
[modifica | modifica wikitesto]La mappa di Juan de la Cosa presenta le linee di rotta tradizionali dei portolani[8]. Sono raffigurate due rose dei venti principali a 32 direzioni, una a sud dell'India e un'altra, più grande, in mezzo all'Atlantico. Queste due rose sono al centro di rispettive circonferenze determinate da altre 16 rose dei venti più piccole. A differenza delle altre carte successive, le rose di questa mappa non si intersecano tra loro[21]. La linea che unisce i centri delle rose costituisce l'asse principale della carta.
Appaiono inoltre chiaramente evidenziate tre linee rette: una orientata in senso est-ovest chiamata circulo cancro che coincide quasi con l'asse principale della mappa; un'altra, chiamata circulo equinoccial o linea equinoccial, parallela alla precedente e situata nella parte meridionale, e una linea nord-sud che passa per gli arcipelaghi delle Azzorre e di Capo Verde e taglia perpendicolarmente le due precedenti, chiamata liña meridional. Gli storici identificano all'unanimità il circulo equinoccial con l'Equatore e la maggior parte di essi ritiene che il circulo cancro rappresenti il Tropico del Cancro. Per quanto riguarda la linea verticale, è stato detto che si tratti della linea fissata da papa Alessandro VI nella bolla Inter Caetera (1493) o del meridiano preso come riferimento nel trattato di Tordesillas (1494) per dividere l'Atlantico tra Castiglia e Portogallo[1]. Un'altra teoria afferma che de la Cosa volesse indicare la longitudine in cui si annulla la declinazione magnetica, cioè dove il nord segnalato dalla bussola corrisponde esattamente con il polo Nord geografico indicato dalla Stella Polare[3].
Scala
[modifica | modifica wikitesto]La mappa fornisce due scale sotto forma di linee tratteggiate senza nessun numero o spiegazione, poste nei margini superiore e inferiore della metà occidentale della carta[1]. Si ritiene che la distanza tra i punti possa rappresentare 50 miglia[6]. È stato anche affermato che la mappa sia stata disegnata utilizzando una scala diversa per il Nuovo Mondo e per il Vecchio[1][6], il che avrebbe ampliato l'immagine dell'America con un rapporto di 1,4:1 rispetto al Vecchio Mondo[4].
La mappa non mostra né i valori né la definizione del sistema di coordinate utilizzato per la sua fabbricazione[6].
Il problema della latitudine
[modifica | modifica wikitesto]Se si parte dall'ipotesi che la mappa rappresenti il globo terrestre secondo una griglia perpendicolare di longitudine e latitudine, giungiamo alla conclusione che de la Cosa è stato abbastanza esatto con le longitudini[22] ma ha commesso errori grossolani con la latitudine delle terre americane appena scoperte: Porto Rico è stata posizionata sopra il Tropico del Cancro (il circulo cancro) quando in realtà si trova cinque gradi a sud di esso[3]; Hispaniola appare alla stessa altezza delle Canarie, nonostante le loro latitudini differiscano esattamente di otto gradi; la costa settentrionale di Cuba raggiunge sulla mappa i 36° N, mentre in realtà è dodici gradi più a sud[6].
Sembra che anche Colombo abbia commesso gli stessi errori poiché, tanto per fare un esempio, nella sua lettera allo Escrivano de Ración del marzo 1493 affermò riguardo a Hispaniola che «il sole ha una grande forza lì, poiché è distante dalla linea equinoziale ventisei gradi», mentre quest'isola si trova in realtà compresa tra i 17,5 e i 20º N di latitudine. Nel 1494 ripeté gli stessi dati in una lettera ai Re Cattolici relativa al suo Secondo Viaggio[3].
Importanza
[modifica | modifica wikitesto]La mappa di Juan de la Cosa è di grande importanza storica, in quanto è l'unica mappa conosciuta realizzata da un testimone oculare dei primi due viaggi di Colombo[3]. È anche la carta più antica in cui appaia indiscutibilmente l'America.
Trattandosi di una carta fatta a mano, non incisa o stampata, solo poche persone ebbero il privilegio di consultarla e studiarla in dettaglio. Si ritiene quindi che la sua influenza sullo sviluppo della cartografia debba essere stata limitata[6]. Tuttavia, sappiamo che all'epoca fu apprezzata per la sua qualità, in quanto la stessa o una carta successiva realizzata dallo stesso autore furono citate da Pietro Martire nel 1514 tra le «carte nautiche» castigliane più preziose[17].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Martín-Merás Verdejo, 2000, pp. 71-86.
- ^ Alcuni storici hanno ipotizzato che le isole atlantiche raffigurate su altre mappe più antiche, come la carta di Pizzigano (1424), potrebbero essere alcune delle Antille, ma non vi è consenso unanime su questa teoria. Dall'altro lato, la mappa di Vinland rappresenta una parte del Nordamerica, ma ancora non sappiamo con certezza se essa risalga alla metà del XV secolo o sia un falso del XX secolo.
- ^ a b c d e Alvarez, 2003, pp. 1-15.
- ^ a b c d e f g h i j k l m (FR) Hossam Elkhadem et al., Juan de La Cosa, Parte correspondiente a la America de la Carta General de Juan de La Cosa..., su Cartes de Amériques dans les collections de la Bibliothèque Royale Albert Ier, Bibliothèque Royale Albert Ier, 1992. URL consultato il 1º novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2011).
- ^ Maria Luisa Martín-Merás Verdejo, La carta de Juan de la Cosa: interpretación e historia, in Monte Buciero (Ayuntamiento de Santoña), n. 4, 2000, pp. 71-86, ISSN 1138-9680.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n James Siebold, Monography on the Portolan World Map, Juan de la Cosa, 1500, su Cartographic Images, 1998. URL consultato il 10 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2009).
- ^ a b c d Museo Naval (Madrid), Carta universal de Juan de la Cosa (1500), su cvc.cervantes.es. URL consultato il 1º novembre 2008.
- ^ a b c d e Verlinden e Pérez Embid, 2006, p. 145.
- ^ La data è controversa. Tradizionalmente viene indicato il giugno 1500, ma lo storico Demetrio Ramos ha indicato una data molto precedente, intorno al novembre 1499 (Ramos, 1980, citato in Ramos, 1982, pp. 209-220).
- ^ Manzano, 1988, p. 338. «Questo testimone vide la carta di Juan de la Cosa che fece durante quel viaggio, e vi vide raffigurata la costa che aveva scoperto». Dichiarazione del pilota Juan de Jerez nelle prove del procuratore delle Cause colombiane del 1513. Archivo de Indias, Patronato, fascicolo 12, ramo 10, foglio 56 in Pleitos de Colón, volume I, p. 304.
- ^ Valderrama Andrade, 1993, pp. 12-14.
- ^ Cerezo Martínez, 1994, pp: 21-37.
- ^ a b Roukema, 1959, pp. 38-54.
- ^ a b c Davies, 1976, pp. 111-116.
- ^ Cerezo Martínez, 1989, «Aportación al estudio de la carta de Juan de la Cosa».
- ^ Manzano, 1988, p. 505.
- ^ a b Manzano Manzano, 1988, pp. 335-336.
- ^ Soledad Acosta de Samper, Juan de la Cosa, su Biografías de hombres ilustres ó notables, Relativas á la época del Descubrimiento, Conquista y Colonización de la parte de América denominada actualmente EE.UU. de Colombia, lablaa.org, 1883. URL consultato il 1º novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2008).
- ^ a b Verlinden e Pérez Embid, 2006, p. 146.
- ^ Manzano Manzano, 1988, pp. 339.
- ^ Cerezo Martínez, 1993, pp. 21-44.
- ^ James Siebold ha calcolato che la differenza longitudinale apparente sulla mappa tra la penisola iberica e Hispaniola è di circa 62°, mentre il valore reale è di 59°. L'Africa sembra distare circa 16° dalla costa nord-orientale del Sudamerica, invece degli effettivi 17,75°.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Aldo Alvarez, Geomagnetism and the Cartography of Juan de la Cosa, n. 35, Terrae incognitae, 2003, pp. 1-15, ISSN 0082-2884 . URL consultato il 4 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2012).
- (ES) Ricardo Cerezo Martínez, Aportación al estudio de la carta de Juan de la Cosa, in Monique Pelletier (a cura di), Géographie du monde au Moyen Âge et à la Renaissance, Parigi, C.T.R.S., 1989, pp. 149-162.
- (ES) Ricardo Cerezo Martínez, La Carta de Juan de la Cosa (II), n. 42, Revista de Historia Naval, 1993, pp. 21-44.
- (ES) Ricardo Cerezo Martínez, La Carta de Juan de la Cosa (III), n. 44, Revista de Historia Naval, 1994, pp. 21-37.
- (FR) Elkhadem Hossam et al., Juan de La Cosa, Parte correspondiente a la América de la Carta General de Juan de La Cosa..., su Cartes de Amériques dans les collections de la Bibliothèque Royale Albert Ier, Bibliothèque Royale Albert Ier, 1992. URL consultato il 1º novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 5 dicembre 2011).
- (ES) Mª Luisa Martín-Merás Verdejo, La carta de Juan de la Cosa: interpretación e historia, in Monte Buciero (Ayuntamiento de Santoña), n. 4, 2000, pp. 71-86, ISSN 1138-9680 .
- (ES) Demetrio Ramos, El regreso de Alonso de Ojeda de su viaje de descubrimiento, in Antonio Domínguez Ortiz (a cura di), Homenaje a Antonio Domínguez Ortiz, Madrid, Ministerio de Educación y Ciencia, 1980, ISBN 8436908333.
- (ES) Demetrio Ramos, El retorno a España de Alonso de Ojeda, en calidad de preso, después de su Segundo Viaje (PDF), n. 4, Quinto Centenario, 1982, pp. 209-220. URL consultato il 15 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
- (EN) E. Roukema, Some Remarks on the La Cosa Map, in Imago Mundi, vol. 14, 1959, pp. 38-54.
- (EN) James Siebold, Monography on the Portolan World Map, Juan de la Cosa, 1500, su Cartographic Images, 1998. URL consultato il 10 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2009).
- (EN) Charles Verlinden e Florentino Pérez Embid, La serie de los Viajes Andaluces (cap. 11), in Cristóbal Colón y el descubrimiento de América, 2ª ed., Ediciones Rialp, 2006, ISBN 978-84-321-3585-9. URL consultato il 16 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 2 dicembre 2011).
- (ES) Carlos Valderrama Andrade, Atlas básico de la historia de Colombia, in Revista credencial Historia, n. 39, marzo 1993, pp. 12-14. URL consultato il 15 agosto 2009 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2009).
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su planisfero di Juan de la Cosa
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Immagine ad alta risoluzione sul sito della Factum Foundation.
- Luis A. Robles Macias, Juan de la Cosa’s Projection: A Fresh Analysis of the Earliest Preserved Map of the Americas, su Coordinates, Serie A, n° 9, 24 maggio 2010.
- Video che descrive la mappa su ArteHistoria.