Maria Jacobini

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Maria Jacobini

Maria Jacobini (Roma, 17 febbraio 1892Roma, 20 novembre 1944) è stata un'attrice italiana.

Proveniva da una nobile famiglia romana che annoverava fra i suoi membri due cardinali, Angelo e Ludovico, segretario di Stato di Leone XIII, e Camillo, ministro dei lavori pubblici nel 1854, sotto Pio IX. La Jacobini ebbe due sorelle, ambedue come lei attrici, Bianca la maggiore, che interruppe la carriera dopo soli quattro film, e la minore Diomira. Si avvicinò da adolescente agli ambienti teatrali, frequentando i corsi dell'Accademia di Arte Drammatica, seguendo le lezioni di Virginia Marini e di Eduardo Boutet.

Subito dopo il diploma iniziò la sua carriera professionale nella Compagnia di Cesare Dondini jr., in parti secondarie, ma dando subito prova del suo naturale talento drammatico.

È seppellita presso il cimitero del Verano insieme a sua sorella Diomira.

Il cinema muto

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Notata da Ugo Falena, direttore artistico della casa di produzione Film d'Arte Italiana, ricevette la prima offerta di lavoro nel cinema muto. Il primo film che la vide davanti alla macchina da presa fu Beatrice Cenci del 1910, ma il suo primo ruolo importante lo ottenne due anni più tardi con Cesare Borgia. Fu l'inizio di una grande attività di attrice cinematografica che la vide diventare una delle maggiori interpreti femminili del cinema italiano dell'epoca.

Nel 1912 venne scritturata dalla Savoia Film di Torino, casa nella quale interpretò numerosi film da protagonista, molti dei quali in coppia con Dillo Lombardi. Nella città piemontese conobbe Nino Oxilia, che la diresse in molti film e al quale si legò sentimentalmente.

Nel 1913 Maria Jacobini interpretò il ruolo di Giovanna d'Arco nell'omonimo film diretto per la Savoia Film da Ubaldo M. Del Colle e Nino Oxilia: si trattò del primo lungometraggio sulla Pulzella della storia del cinema mondiale[1]. Il film ottenne uno straordinario successo negli Stati Uniti, dove fu distribuito nel 1914 insieme con In hoc signo vinces!, pellicola a carattere religioso interpretata sempre dalla Jacobini per la regia di Oxilia, realizzata in occasione del sedicesimo centenario dell'Editto di Costantino e approvata dal papa. Negli USA. il successo della pellicola Giovanna d'Arco con Maria Jacobini (contemporaneo a quello di un'altra produzione torinese: Cabiria di Gabriele d'Annunzio e Giovanni Pastrone, della concorrente Itala Film) fu anche dovuto all'estrema popolarità del personaggio di Giovanna d'Arco che in USA era considerata una sorta di patrona nazionale ed emblema per l'emancipazionismo femminile.[2] Eccezionali elogi ottenne inoltre l'interpretazione della Jacobini, giovane attrice appartenente alla nobiltà romana vicina alte gerarchie vaticane (nel 1920 il papa che proclamò la santità di Giovanna d'Arco, Benedetto XV, era cognato di Eugenia Jacobini, nipote del cardinale Angelo Jacobini e quindi parente di Maria).[3]

In seguito passò ad altre case come la Pasquali Film, la Celio Film, la Tiber Film. Nel 1918 girò a Torino, con la casa di produzione Itala Film un'altra versione di Addio giovinezza!, in omaggio agli autori Camasio e Oxilia (quest'ultimo caduto sul fronte l'anno prima e che la Jacobini doveva sposare), che ebbe grande successo nelle sale dell'epoca.

Nel 1920 fu ingaggiata come «prima attrice» dalla Fert. In quest'ultima casa, si legò professionalmente e sentimentalmente al regista Gennaro Righelli, uno dei più importanti dell'epoca, con lui nel 1921 ebbe un figlio Angelo Jacobini e nel 1925 si sposarono. Numerosi furono i film in cui venne diretta da Righelli, tra i titoli vi figurano Amore rosso (1921), Il viaggio (1921) e L'isola e il continente (1922).

Fuori dall'Italia

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Con la crisi produttiva dell'industria cinematografica italiana del primo dopoguerra, la Jacobini assieme al suo compagno si trasferirono in Germania nel 1923. A Berlino l'attrice romana fondò una propria casa di produzione, la Maria Jacobini-Film GmbH, che produsse un solo film dal titolo La Bohème, che venne rilevata qualche tempo dopo dalla Trianon-Film, per la quale lavorò.

Nel cinema tedesco riuscì ad ottenere un successo di pubblico e di critica eguale a quello avuto in patria. Tra le sue maggiori interpretazioni vi furono quelle in Alla deriva (1923), Oriente (1924), Una moglie e... due mariti (1924), Transatlantico (1925), L'avventuriera di Algeri (1927) e Villa Falconieri (1929).

In quegli anni la Jacobini girò anche qualche film in Italia, come La bocca chiusa (1925) e Beatrice Cenci (1926).

Nel 1929 girò in Francia il suo ultimo film muto della carriera, dal titolo Maman Colibri.

Il periodo sonoro

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Divenuta una delle dive più acclamate del periodo muto, successivamente con l'arrivo del sonoro, a differenza di altre colleghe che chiusero la loro attività, incapaci di adattarsi al nuovo cinema parlato, continuò a lavorare, ma passò a ruoli secondari o da «caratterista».

Tornata in Italia con Righelli all'inizio degli anni trenta, nei nuovi studi Cines girò il suo primo film sonoro, con il regista Amleto Palermi, dal titolo Perché no? (1930), con Livio Pavanelli e Oreste Bilancia.

La sua ultima apparizione fu nel film La donna della montagna del 1944, un anno prima della sua morte avvenuta all'età di 52 anni.

L'insegnamento

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Nel 1937 la direzione del Centro Sperimentale di Cinematografia le offrì la cattedra di docente di recitazione, dove si occupò della preparazione dei nuovi allievi sino al 1943. Tra le sue allieve ebbe le attrici Clara Calamai e Alida Valli[4].

Filmografia parziale

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Maria Jacobini insieme a Malcom Tod in un fotogramma del film Il carnevale di Venezia (1928).
  1. ^ Patrizia Deabate, Dall'inno goliardico al successo cinematografico : da "Giovinezza" (1909) ad "Addio giovinezza" (1918) con Maria Jacobini, in Immagine. Note di storia del cinema, n. 14, Anno 2016.
  2. ^ Patrizia Deabate, Maria Jacobini in Joan of Arc (1913): un successo del cinema muto da Torino agli Stati Uniti, in «Studi Piemontesi», XLIV, fasc. 2, dicembre 2015, pp. 385-391..
  3. ^ Franco Iacobini, Terrae Cinthiani. Storia di Genzano e della nobile famiglia Jacobini, Roma, Critical Medicine Publishing Editore, 2003, p. 105.
  4. ^ Caterina Cerra, «JACOBINI, Maria». In: Dizionario Biografico degli Italiani Op. cit.
  • Caterina Cerra, «JACOBINI, Maria». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. LXI, Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana, Treccani, 2003
  • AA.VV. - Enciclopedia dello Spettacolo vol. 6 - ed. varie.
  • AA.VV. - Bianco e Nero - Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia, ed. varie.
  • P. Bianchi - Francesca Bertini e le dive del cinema muto - Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 1969.
  • Vittorio Martinelli - Il dolce sorriso di Maria Jacobini - Roma, Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema, 1994.
  • V. Martinelli - Le dive del silenzio - Bologna, Edizioni Cineteca di Bologna, 2001, ISBN 8880121774.
  • Patrizia Deabate, Maria Jacobini in Joan of Arc (1913): un successo del cinema muto da Torino agli Stati Uniti,, in Studi Piemontesi», XLIV, fasc. 2, dicembre 2015.
  • Patrizia Deabate, Dall'inno goliardico al successo cinematografico : da "Giovinezza" (1909) ad "Addio giovinezza" (1918) con Maria Jacobini, in Immagine. Note di storia del Cinema, vol. 2, Anno 2016.
  • Enrico Giacovelli, Silenzio, si gira! - La straordinarissima avventura del cinema muto torinese, Torino, Yume, 2019, pp. 109-113 e p. 185.

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Collegamenti esterni

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