Cadenet (trovatore)

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Cadenet

Cadenet (1160 circa – 1235 circa) è stato un trovatore provenzale che visse e operò alla corte di Raimondo VI di Tolosa e acquistò infine fama anche in Spagna.

Durante la sua infanzia, Raimondo V di Tolosa e Bertrando I di Forcalquier si trovarono a farsi guerra nella Vaucluse. Suo padre schierato dalla parte del conte di Forcalquier venne ucciso in battaglia e il castello di Cadenet distrutto. Il giovane nobile venne fatto prigioniero o preso in ostaggio e portato alla corte di Tolosa, dove divenne famoso con il nome del luogo di nascita (cadenet significa anche "ginepraio"; cade in occitano significa "ginepro"). Alla corte si distinse per le sue doti non comuni, favorito inoltre dal mecenatismo di molte famiglie importanti che avevano stretti legami con il movimento cataro. Nella sua vida[1] del tardo secolo XIII leggiamo

«... e diventa buono, bello e cortese. Seppe trovare [nel senso di troubar], cantare e parlare, imparando a comporre distici [couplets] e sirventesi.[2]»

Divenne un devoto dipendente del conte e della contessa di Tolosa.

Dopo la crociata e l'inquisizione, Cadenet trovò rifugio in Spagna (in Castiglia o Aragona, 1230 ca.),[3] dove esercità la sua influenza sulla corte di Alfonso X di Castiglia. La cantiga di Alfonso, Virgen, madre gloriosa, adatta elementi metrici dell'alba di Cadenet.[4] Avanti negli anni, dopo un'infelice storia d'amore con una suora novizia, le fonti sono incerte riguardo al fatto se egli entrasse nell'Ordine dei cavalieri Templari o nell'Ordine degli Ospitalieri. Sembra si trovasse al servizio dell'Ordine in Palestina, quando morì intorno al 1230, sebbene altre fonti lo collocano nell'istituto degli Ospitalieri a Orange nel 1239.

Delle sue venticinque canzoni, ventuno (o ventitré) sono cansos, con un'alba, un partimen, una pastorela e un componimento dedicato alla rappresentazione religiosa. Delle sue melodie ce ne è pervenuta una.

Le sue cansos celebrano l'amicizia, l'amore e il vino, ma critica anche i signori feudali per il loro deplorevole comportamento. Approvava però pienamente i cosiddetti lauzengiers, coloro che spiano e origliano e che costringono gli amanti (a vedersi) sempre più in segreto. Ha scritto un sirventese in cui critica Raymond Roger Trencavel per le sue maniere inappropriate durante una visita alla corte del conte di Tolosa nel 1204.[5] Questo sirventes è una fonte utile per capire la relazione tra Tolosa e il Trencavel alla vigilia della Crociata Albigese, dato che era scritta per un pubblico contemporaneo e si occupava di questioni personali.[5] Cadenet scrisse una famosa prima alba, S'anc fu belha ni prezada, la cui musica (air) e testo si sono conservati.[6] La musica è nello stile di un inno di oda continua.[7] In alcuni dei suoi scritti, le moderne ricerche hanno creduto di vedervi l'influenza della dottrina catara. Il suo famoso Lo ben e lo mal (il bene e il male) palesa un profondo senso di colpa verso Dio e un desiderio di scambiare male e bene:

(OC)

«Ben volgra s'esser pogues
ot lo mal qu'ai fait desfar
e-l be que non ai fait far
Ai! com m'en fora ben pres
si-l bes fos mals e mals fos bes...
Tant mi sent vas Dieu mespres
qu'eu me cugei deseperar.
»

(IT)

«Mi piacerebbe, se possibile,
distruggere tutto il male che ho fatto
e fare tutto il bene che non ho fatto
Ah! perché sarebbe piacevole per me,
se il bene fosse male e il male, bene...
Così in colpa mi sento verso Dio
che credo io possa [solo] disperare.»

Altrove l'erudito Cadenet prende a prestito una metafora classica di Ovidio, quella del "barca d'amore che solca attraverso il maltempo", scrivendo

«Plus que la naus q'es en la mar prionda
Non had poder de far son dreg viatge.
[8]»

Cadenet altrovre impiega una simile metafora per paragonare una donna bella ma ritrosa a un fiore attraente che non produce frutti:

«Car es delida
leu flors, on mieills es florida;
q'ela se fraing per nïen
qand so qe mostra desmend.
[9]»

La prima edizione critica moderna dell'opera di Cadenet venne pubblicata da Carl Appel in tedesco con il titolo di Der Trobador Cadenet (Il trovatore Cadenet) nel 1920.

Cadenet viene menzionato anche nella Leandreride di Giovanni Girolamo Nadal

  • S'anc fui belha ni prezada
  • Ab leial cor et ab humil talan
  • A! cu⋅m dona ric coratge[10]
  • A home meilz non vai[11]
  • Az ops d'una chanso faire[12]
  • Ai, dousa flors ben olenz
  • Aitals cum ieu seria
  • Amors, e com er de me?
  • Ans que⋅m jauzis d'amor
  • Be volgra, s'esser pogues[13] [Canzone religiosa]
  • Camjada s'es m'aventura
  • De nuilla re non es tant grans cartatz[14]
  • Meravilh me de tot fin amador
  • No sai qual cosselh mi prenda
  • Oimais m'auretz avinen
  • Plus que la naus qu'es en la mar prionda
  • Pos jois mi met en via
  • S'ieu ar endevenia
  • S'ieu ueimais deserenan
  • S'ieu pogues ma voluntat
  • S'ie⋅us essai ad amar
  • Tals renha dezavinen
  • Cadenet, pros dona e gaia
  • L'autrier, lonc un bosc fullos
  • S'ieu trobava mon compair' en Blacatz

Componimenti contesi ad altri trovatori

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  1. ^ (FR) Martín de Riquer (Conde de Casa Dávalos), Los trovadores: Historia literaria y textos, vol. 3, 1983, p. 1227. URL consultato il 23 marzo 2013.
    (OC)

    «Cadenez si fo de Proensa, d'un castel que a nom Cadenet, qu'es en la riba de Durensa, el comtat de Forcalquier. Fils fo d'un paubre cavallier. E quant el era enfas, lo castels de Cadenet si fo destrutz e rambautz per la gent del comte de Tolosa, e li ome de la terra mort e pres; et el en fo menatz pres en Tolsan per un cavallier q'avia nom Guillem de Lantar. Et el lo noiri el tenc en sa maison; et el venc bos e bels e cortes, e saup ben cantar e parlar, et apres a trobar coblas e sirventes. E parti se del seignor que l'avia noirit et anet per cortz e fez se joglars; e fasia se apellar Baguas. Lonc temps anet a pe desastrucs per lo mon. E venc s'en en Proensa, e nuillz hom no.l conoisia; e fez se clamar Cadenet, e comenset cansos a far bonas e bellas. E.NRaimonz Leugier de Dosfraires, de l'evesquat de Nissa, lo mes en arnes et en honor. E.N Blacatz l'onora e.l fetz grans bens. Longa sason ac gran ben e gran honor. E pois el se rendet a L'Opsital, e lai el definet. E tot lo sieu faig eu saubi per auzir e per vezer.»

    (IT)

    «Cadenet fu di Provenza, di un castello che ha nome Cadenet, nei pressi della Durenza, nella contea di Forcalquier, figlio di un povero cavaliere. Da bambino, il castello venne distrutto e saccheggiato dai soldati del conte di Tolosa, e gli uomini furono uccisi o fatti prigionieri; lui venne allevato da un cavaliere del Tolosano di nome Guilhem de Lantar. Cadenet divenne buono, leggiadro e cortese, seppe ben cantare e parlare, imparò a comporre coblas e sirventes. Lasciato il signore che lo aveva allevato, andò per le corti facendo il menestrello, facendosi chiamare Bagàs. Per molto tempo viaggiò a piedi per il mondo da miserabile, finché arrivò in Provenza, dove nessuno lo conosceva, e si fece chiamare Cadenet; qui inizia a fare buone e belle canzoni. Raimon Leugier de Dosfraires, del vescovato di Nizza, gli diede il necessario e gli fece onore, così come Blacatz. Per lungo tempo gli venne gran bene e grande onore. Infine entrò nell'Ospitale, e qui morì. Io seppi tutti i suoi fatti per averne sentito dire e visto.»

  2. ^ "... et il devint bon, bel et courtois. Il sut bien trouver, chanter et parler, et appris à composer des couplets et des sirventès".
  3. ^ Falvy, 160.
  4. ^ Falvy, 163.
  5. ^ a b Graham-Leigh, 27.
  6. ^ Falvy, 164.
  7. ^ Falvy, 161.
  8. ^ Allen, 311.
  9. ^ Lewent, 193.
  10. ^ o A! co⋅m dona ric coratge
  11. ^ o Ad ome meilz non vai
  12. ^ o Ad ops d'una chanso faire
  13. ^ o Be volgra, s'a Dieu plagues
  14. ^ o De nulha ren non es tant grans cartatz
  • (EN) D. C. Allen, Donne and the Ship Metaphor, in Modern Language Notes, vol. 76, n. 4, aprile 1961, pp. 308–312. URL consultato il 23 marzo 2013.
  • (FR) Zoltán Falvy, La cour d'Alphonse le Sage et la musique européenne (in Varia), in Studia Musicologica Academiae Scientiarum Hungaricae, T. 25, Fasc. 1/4, 1983, pp. 159–170. URL consultato il 23 marzo 2013.
  • (EN) Elaine Graham-Leigh, The Southern French Nobility and the Albigensian Crusade, Woodbridge, The Boydell Press, 2005, ISBN 1-84383-129-5.
  • (EN) Simon Gaunt, Sarah Kay, Appendix I: Major Troubadours, The Troubadours: An Introduction a cura di Simon Gaunt e Sarah Kay, Cambridge, Cambridge University Press, 1999, pp. 279 – 291, ISBN 0-521-57473-0.
  • (EN) Kurt Lewent, Old Provençal Desmentir sos pairis, in Modern Language Notes, vol. 72, n. 3, marzo 1957, pp. 189–193. URL consultato il 23 marzo 2013.
  • (EN) Marianne Shapiro, The Figure of the Watchman in the Provençal Erotic Alba, in Modern Language Notes, vol. 91, 4, edizione francese, maggio 1976, pp. 607–639, esp. 632–633.. URL consultato il 23 marzo 2013.

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