Loris Nannini
Loris Nannini | |
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Nascita | Pistoia, 13 febbraio 1916 |
Morte | Milano, 31 marzo 1994 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regia Aeronautica |
Specialità | Caccia |
Reparto | 22º Gruppo autonomo caccia terrestre |
Anni di servizio | 1937-1946 |
Grado | Colonnello |
Guerre | Seconda guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Russia |
Decorazioni | vedi qui |
Pubblicazioni | vedi qui |
dati tratti da Loris Nannini, un aviatore italiano nei lager di Stalin[1] | |
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Loris Nannini (Pistoia, 13 febbraio 1916 – Milano, 31 marzo 1994) è stato un aviatore italiano e pilota pluridecorato della Regia Aeronautica durante la seconda guerra mondiale.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Pistoia il 13 febbraio 1916,[1] e dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, nel 1936 viene assunto alla Montecatini e si trasferì a Milano. Nello stesso anno viene ammesso al corso per Allievi Ufficiali Piloti di Complemento della Regia Aeronautica. Compì l'addestramento presso gli aeroporti di Aviano, Castiglione del Lago e Foligno, conseguendo il brevetto di pilota su aeroplano Caproni Ca.100. Nel 1937 ricevette la nomina di pilota militare su velivolo Fiat C.R.1 "Asso"; promosso al grado di Sottotenente, venne assegnato al 52º Stormo Caccia Terrestre basato sull'aeroporto di Ghedi, ed equipaggiato con velivoli da caccia Fiat C.R.32.
Nel corso del 1939 venne trasferito a Rodi, nelle isole del Dodecaneso, e l'anno seguente passò in forza al 22º Gruppo del 52º Stormo C.T. sull'aeroporto di Ciampino per compiere l'addestramento sul caccia monoplano Aermacchi C.200 Saetta. Nella primavera del 1941 andò a Milano per il collaudo dei C.200 e per il loro trasferimento verso l'aeroporto di Tirana, in Albania.[1]
In Albania venne inquadrato, con il grado di tenente pilota,[1] nel 22º Gruppo autonomo caccia terrestre[N 1] destinato ad operare nel neocostituito Corpo di Spedizione Italiano in Russia.[1]
Inviato sul Fronte orientale il 22º Gruppo, al comando del maggiore Giovanni Borzoni,[1] venne dislocato sull'aeroporto di Krivoj-Rog[N 2] in Ucraina.[1]
Il 3 settembre 1941[1] egli decollò insieme ad altri 8 piloti,[N 3] per intercettare una formazione di bombardieri sovietici.[2] Sorvolando Novomoskovsk la formazione italiana scorse una autocolonna che stava transitando per la città. Gli aerei italiani si gettarono a volo radente iniziando a mitragliare la colonna nemica, quando la reazione della contraerea, posta in testa al convoglio, colpì il suo velivolo.[2] I danni erano tali che egli, ferito alla testa, dovette lanciarsi con il paracadute, venendo immediatamente catturato[2] una volta raggiunto il suolo.[N 4] Con lui viene abbattuto anche il collega Carlo Marchetto, che però fu meno fortunato: venne infatti mitragliato e ucciso dai russi mentre scendeva con il paracadute.
Durante le prime fasi della prigionia viene interrogato personalmente dall'allora ufficiale dell'NKVD Nikita Sergeevič Chruščёv[N 5] per indurlo a svelare la posizione geografica dell'aeroporto militare da cui era decollato ma, nonostante le minacce di fucilazione[N 6] e le percosse subite, non svelò mai alcun segreto militare.[2] Dopo quattro giorni venne fatto salire su un aereo che lo trasferì dapprima a Kiev e poi a Mosca dove venne rinchiuso nella prigione della Lubianka.[2] Nel mese di novembre venne trasferito in quella della Butysrkaya, sempre sottoposto ad interminabili interrogatori.[2] Nella metà del mese di dicembre venne trasferito a Engels,[2] dove venne rinchiuso in una cella occupata da undici ufficiali della Luftwaffe.[3] Il 1º aprile 1942 venne trasferito a Penza,[3] e il 20 giugno al Gulag n.27 di Krasnogorsk[3][N 7] dove incontro un altro prigioniero di guerra italiano, l'ufficiale medico Enrico Reginato.[N 8] Nel mese di luglio fu trasferito nuovamente, questa volta al campo n.74 di Oranki,[3][N 9] nel dicembre del 1943 venne mandato nel campo n.160 di Suzdal,[N 10][4] dove rimase fino al termine del conflitto.[4]
Dopo cinque anni di prigionia venne rilasciato il 25 aprile 1946[5] rientrando in Italia, in pessime condizioni fisiche, il 9 luglio dello stesso anno.[6] Solo nel 1948 poté riprendere il suo lavoro presso la Montecatini di Milano. Per il comportamento tenuto in prigionia gli fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare,[6] e transitato nel Ruolo d'Onore dell'Aeronautica raggiunse il grado di colonnello.[6]
Nel 1960, durante un incontro con il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi,[6] l'allora Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS) Chruščёv espresse il desiderio di rivederlo,[N 11] ribadito l'anno successivo in un incontro con il senatore Amintore Fanfani.[6] Tale incontro non ebbe mai luogo, probabilmente a causa della durissima prigionia da lui patita. Monsignor Enelio Franzoni[N 12] lo convinse a pubblicare le sue memorie, uscite nel 1993 con il titolo di Prigioniero in URSS.[6] Si spense a Milano il 31 marzo 1994.[6]
A pubblicarne le memorie fu il figlio Giorgio, editore e medico. Anch'egli appassionato di volo, morì nel 2004 in un incidente aereo con un Piper PA-28.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— 26 ottobre 1948
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Prigioniero in URSS, Nannini Editore, Milano, 1993.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Costituito dalla 362ª, 369ª, e 371ª Squadriglia.
- ^ Situato a circa 165 km dalla città di Dnepropetrovsk. Da esso operava anche il 61º Gruppo Osservazione Aerea (34ª, 119ª, e 128ª Squadriglia).
- ^ La formazione italiana era al comando del capitano Enrico Melle.
- ^ Si trattava del primo ufficiale italiano a cadere prigioniero dei sovietici.
- ^ Durante un interrogatorio Nannini giunse a mettere le mani addosso a Chruščёv, che da allora ebbe il massimo rispetto per lui.
- ^ Per indurlo a parlare venne inscenata la sua finta fucilazione, ma subì anche numerosi interrogatori ed intimidazioni.
- ^ Situato a circa dieci chilometri da Mosca.
- ^ Reginato venne rimpatriato solamente nel 1954, venendo insignito della Medaglia d'oro al valor militare.
- ^ Città posta a circa 50 km a sud di Gorki.
- ^ Situato a circa 300 km a nord-est di Mosca.
- ^ Tale desiderio era già stato espresso durante un ricevimento a Mosca nel 1956.
- ^ Suo compagno di prigionia a Suzdal, e insignito con la Medaglia d'oro al valor militare.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gianni Cattaneo, Ali d'Italia n.8 Aer.Macchi C.200, Torino, La Bancarella Aeronautica, 1997.
- (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
- Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
- Mirko Molteni, L'aviazione italiana 1940-1945 – Azioni belliche e scelte operative, Bologna, Odoya, 2012, ISBN 978-88-6288-144-9.
- Gianni Rocca, I disperati - La tragedia dell'aeronautica italiana nella seconda guerra mondiale, Milano, 1993, ISBN 88-04-44940-3.
- Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
- Franco Pagliano, Storia di diecimila aeroplani, Milano, Edizioni Europee, 1954.
- Periodici
- Alessandro Ferioli, Loris Nannini, un aviatore italiano nei lager di Stalin, in Rivista Aeronautica, n. 5, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 2005, pp. 84-89.
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