Indice
Disobbedienti
Disobbedienti | |
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Portavoce | Luca Casarini |
Stato | Italia |
Fondazione | 2001 |
Derivato da | Tute Bianche |
Dissoluzione | 2004 |
Confluito in | Coalizione dei Centri Sociali |
Ideologia | Alter-globalizzazione Marxismo Operaismo Post-operaismo |
Collocazione | Sinistra extraparlamentare |
Testata | Global Project |
Sito web | www.globalproject.info |
I Disobbedienti sono stati un movimento della sinistra extraparlamentare, attivo dal 2001 al 2004. Il movimento prendeva il nome dalla pratica della disobbedienza sociale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]In seguito alla collaborazione delle Tute Bianche al Genoa Social Forum in occasione del G8 di Genova nel 2001, venne fondato il Laboratorio della Disobbedienza Sociale[1]. Oltre alle Tute Bianche, il movimento dei Disobbedienti comprendeva diversi centri sociali, la Rete del Sud Ribelle di Napoli, la Rete Rage di Roma e molti militanti dei Giovani Comunisti[2][3], l'organizzazione giovanile del Partito della Rifondazione Comunista che per un periodo cambierà il nome in Giovani Comunisti - Disobbedienti[4]. Nonostante i rapporti politici intavolati con lo stesso PRC e i Verdi, il movimento dei Disobbedienti rimane extraparlamentare e impegnato nelle azioni dirette.
Come movimento prende parte a molte mobilitazioni di rilievo come quelle contro la riforma dell'Articolo 18 e contro la guerra in Iraq e l' European Social Forum di Firenze nel 2002.[5]
La radicalizzazione del movimento da una parte e l’avvicinamento del PRC al centrosinistra dall’altra portano alla crisi della relazione dei due soggetti, che di fatto "divorziano" alla fine del 2004, determinando la fine dell'esperienza dei Disobbedienti.
Dopo lo scioglimento
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni seguenti alcuni membri dei Disobbedienti entreranno definitivamente nel PRC seguendo la nuova linea di Fausto Bertinotti sulla non-violenza.
Una parte del movimento invece proseguirà nella creazione di reti di centri sociali, istituzioni di "welfare dal basso" e intervento "molecolare" sui territori[2][6] con l'esperienza della Coalizione dei Centri Sociali, legata al network globalproject.info che ha il suo nodo più importante nel Nord-est.
I centri sociali maggiormente attivi nell'area sono: il C.S.O. Pedro di Padova, il C.S.O. Rivolta di Marghera, il Laboratorio Occupato Morion di Venezia, il Lo.Co. di Venezia, il C.S. Bocciodromo di Vicenza, il C.S.A. Arcadia di Schio, il Laboratorio Occupato Insurgencia e 1/2Cannone12 Occupato di Napoli, il L@P Asilo 31 di Benevento, il C.S.O. Django di Treviso, il C.S. Bruno di Trento, il C.S.A. Sisma e il C.S.O. TNT nelle Marche.
Nel 2012 l'intero nodo romano di Global Project è uscito dal network e ha lanciato nel novembre dello stesso anno il sito dinamopress.it. Gli spazi occupati legati a questo network sono ESC Atelier Autogestito, CSA Astra, Communia, SPA Strike, Cinema Palazzo[7].
Nel 2015 anche i centri sociali TPO e Làbas di Bologna hanno abbandonato il network globalproject.info.
Ideologia e pratiche
[modifica | modifica wikitesto]Il movimento dei Disobbedienti non ha avuto una struttura formalizzata ed è stato per lo più definito da una comunanza di influenze ideologiche e dall’accettazione di una serie di pratiche. Sul piano ideologico i Disobbedienti sono influenzati dallo zapatismo e dal post-operaismo, in particolare dalle elaborazioni di Negri e Hardt da cui vengono tratti concetti-chiave come impero, moltitudine ed esodo costituente in opposizione ai concetti tradizionali di imperialismo, classe e rivoluzione[2][5][8].
La pratica della disobbedienza sociale, intesa come "l'insieme possibile dei comportamenti anti-produttivi, estendendo l'insubordinazione contro la legge del valore e del dominio, per conseguire nuovi diritti e soddisfare i bisogni negati" si differenzia dalla disobbedienza civile per la legittimazione all'uso della forza per autodifesa oltre la mera disobbedienza ad un divieto normativo. Una delle caratteristiche distintive dei Disobbedienti rispetto al resto del movimento antagonista è la rappresentazione piuttosto che la pratica dello scontro[5][2]. Nello scontro politico con Fausto Bertinotti i Disobbedienti sostengono che la disobbedienza sociale superi la dicotomia tra violenza e non-violenza[6].
Stampa e media
[modifica | modifica wikitesto]Il movimento dei Disobbedienti fa riferimento a Globalproject.info, una piattaforma multimediale d'informazione nata nel 2002 sull’onda del Movimento No-Global e del G8 di Genova[9].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ disobbedienza sociale subito, su digilander.libero.it. URL consultato il 12 novembre 2019.
- ^ a b c d (EN) Dario Azzellini, The International Encyclopedia of Revolution and Protest, American Cancer Society, 2009, pp. 1–6, DOI:10.1002/9781405198073.wbierp0465, ISBN 9781405198073. URL consultato il 12 novembre 2019.
- ^ Stefano Beccucci, http://digital.casalini.it/10.1400/49627 , in Paolo Ceri (a cura di), Disobbedienti e centri sociali fra democrazia diretta e rappresentanza, Rubbettino, 2003, DOI:10.1400/49627.
- ^ Administrator, Giovani Comunisti: quale politica? quale identità?, su marx21.it. URL consultato il 12 novembre 2019.
- ^ a b c Stefano Becucci, Pratiche di sovversione sociale: il movimento dei disobbedienti, in Quaderni di Sociologia, n. 33, 1º dicembre 2003, pp. 5–20, DOI:10.4000/qds.1159. URL consultato il 12 novembre 2019.
- ^ a b (EN) Nicola Montagna, The making of a global movement: cycles of protest and scales of action, in The Sociological Review, vol. 58, n. 4, 1º novembre 2010, pp. 638–655, DOI:10.1111/j.1467-954X.2010.01944.x. URL consultato il 12 novembre 2019.
- ^ Chi Siamo, su DINAMOpress. URL consultato il 20 dicembre 2022.
- ^ Questioning while walking: the ‘disobedient movement’, and the centro sociale revolta in Italy (PDF), su eprints.mdx.ac.uk. URL consultato il 12 novembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2019).
- ^ Progetti Editoriali | Tele Radio City s.c.s. onlus, su teleradiocity.it. URL consultato il 19 dicembre 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gianmarco De Pieri, Piero Despali, Massimiliano Gallob, Vilma Mazza, Claudio Calia (a cura di). Gli autonomi. Vol. 9. I «padovani». Dagli anni Ottanta al G8 di Genova 2001, Roma, DeriveApprodi, 2021.