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Ferrari 312 PB
Ferrari 312 PB | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | Ferrari |
Categoria | Campionato Mondiale Sportprototipi |
Classe | Sport Prototipo |
Squadra | Scuderia Ferrari |
Progettata da | Mauro Forghieri |
Sostituisce | Ferrari 512 S |
Sostituita da | Ferrari 333 SP |
Descrizione tecnica | |
Meccanica | |
Telaio | monoscocca in lega leggera |
Motore | Ferrari Tipo 001 -piatto V180°a cilindri contrapposti da 3 litri |
Trasmissione | 5 rapporti |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 3500 mm |
Larghezza | 1880 mm |
Altezza | 956 mm |
Passo | 2220 mm |
Peso | 585 kg |
Altro | |
Pneumatici | Firestone (1971/72), Goodyear (1973) |
Avversarie | Matra MS660, Matra MS670, Alfa Romeo Tipo 33, Porsche 908, Lola serie T280-T290 |
Risultati sportivi | |
Debutto | 1971 |
Palmares | |
Campionati costruttori | 1 (1972) |
La Ferrari 312 PB è una vettura da competizione costruita dalla Ferrari, classificata tra i prototipi di Gruppo 6 e destinata a competere nel Campionato Internazionale Marche del 1971.
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Il nome originale di questa automobile era 312 P, mentre la denominazione 312 PB (dove la B sta per motore Boxer) le fu attribuita solo in un secondo momento per distinguerla dall'omonima vettura che la Casa di Maranello aveva realizzato nel 1969. Tuttavia, le analogie tra i due modelli si fermano al solo nome ufficiale; infatti, la 312PB presentava parecchi punti di contatto con la serie 312B, destinata alla F1, a partire dal motore: il Ferrari Tipo 001 12 cilindri piatto. A cilindri contrapposti da 2991 cm³, depotenziato a circa 440 CV. Esteriormente simile a un motore boxer, il propulsore progettato da Forghieri era in realtà un motore a V di 180°. La differenza sostanziale tra un motore boxer e un motore a V di 180° è il numero delle manovelle dell'albero motore (e la sequenza di accensione nei cilindri): mentre nel motore boxer il numero delle manovelle è pari al numero dei cilindri (su ciascuna manovella è connessa una sola biella), nel motore a V di 180° il numero delle manovelle è la metà del numero di cilindri (su ciascuna manovella sono connesse due bielle), ne consegue che il motore a V di 180° è più compatto rispetto al boxer. Il grande vantaggio rispetto al motore V12 di 60°, utilizzato nelle precedenti 312 P, è la ridotta altezza del motore che, avendo un proprio centro di gravità molto basso, contribuisce ad abbassare il centro di gravità complessivo della vettura a vantaggio della tenuta di strada.
Fu costruita in undici esemplari[1] (ma altre fonti ne riportano 12[2]).
Contesto
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1970, mentre ancora infuriava in pista lo scontro agonistico tra la dominatrice Porsche 917 e la sfidante Ferrari 512S, la Commissione Sportiva Internazionale annunciò che per la stagione 1972 le vetture sport con cilindrata di 5 litri non avrebbero più potuto partecipare al Campionato Internazionale Marche, lasciando campo libero alle vetture "prototipo" con motore da 3 litri: le reazioni delle due case costruttrici furono diametralmente opposte e, mentre i tedeschi decisero di interrompere il loro impegno ufficiale alla fine della stagione 1971 (per poi concentrarsi nel Campionato CanAm in cui già gareggiavano), gli italiani decisero di abbandonare per il 1971 lo sviluppo della "512" e di realizzare una nuova vettura "prototipo" con tecnologia e motore da Formula 1, partendo da componenti comuni con la loro nuova monoposto Ferrari 312 B che aveva appena debuttato nella massima serie[3], per ritrovarsi tra le mani una vettura già collaudata all'entrata in vigore del nuovo regolamento.
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]Il telaio in lega leggera della 312PB discendeva concettualmente dalla 312B di F1: come per molte Ferrari di quel periodo, il capo progettista optò per un telaio "misto" formato da una struttura tubolare rinforzata da pannelli di alluminio rivettati ad esso, creando così una leggera monoscocca caratterizzata dai serbatoi sui lati dell'abitacolo: quello principale da 80 litri sulla sinistra del posto guida e un altro da 40 litri sulla destra e in più altri due da 10 litri sotto al pilota, per una miglior ripartizione delle masse; vennero adottate le medesime sospensioni a quadrilateri deformabili, lo stesso retrotreno e il motore usati sulla Formula 1: quest'ultimo fu modificato dal progettista Franco Rocchi per le specifiche esigenze delle gare di durata, mentre la carrozzeria (disegnata da Giacomo Caliri) era di poliestere rinforzato con vetroresina e venne realizzata dalla ditta "Cigala & Bertinetti" di Torino[3]. Risultato di tutti questi accorgimenti fu il contenimento del peso in appena 585 kg, il tutto a vantaggio della maneggevolezza della barchetta[3].
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Carriera agonistica
[modifica | modifica wikitesto]I primi collaudi della nuova vettura furono condotti da Peter Schetty, vincitore del Campionato europeo della montagna 1969, all'aerautodromo di Modena e sul circuito di Kyalami: Schetty, che in quel periodo aveva annunciato il ritiro dalle competizioni, divenne il direttore delle attività Ferrari nelle gare di durata[3].
Dopo un'interlocutoria stagione di debutto (1971), dove comunque la berlinetta dimostrò un grande potenziale arrivando a competere con le ben più potenti Gruppo 5 (1000 km del Nürburgring) la versione evoluta della 312 PB dominò la stagione 1972, vincendo tutte le gare a cui fu iscritta[4][5]. Si ricorda in particolare la vittoria alla Targa Florio dove la vettura fu guidata da Arturo Merzario in coppia con Sandro Munari. La vettura non fu schierata alla 24 Ore di Le Mans 1972 per fermo volere di Enzo Ferrari[4].
Corse ancora nel 1973 partecipando quell'anno anche alla 24 Ore di Le Mans, ma non si riuscì a ripetere la stagione trionfale dell'anno precedente, anche a causa della carente affidabilità[2] e della massiccia concorrenza della francese Matra, che si aggiudicò il titolo con i modelli MS660 e MS670 vincendo 5 gare su dieci[6]; tuttavia, la 312PB riuscì a vincere due corse prestigiose, la 1000 km di Monza e la 1000 km del Nürburgring[6].
A partire dal 1974 Enzo Ferrari, pur avendo fatto predisporre e collaudare a Fiorano e al Circuito Paul Ricard nell'inverno precedente[7] un'evoluzione della vettura (la 312PB/74, con un'aerodinamica fortemente rivista e caratterizzata da un ampio alettone anteriore e un enorme airbox integrato nel roll-bar[8]), decise in seguito di ritirare la squadra ufficiale dal Mondiale Marche per concentrare gli sforzi e le risorse economiche sulla Formula 1.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ 1972 Ferrari 312 PB Images, Information and History (312PB) | Conceptcarz.com
- ^ a b 1971 - 1973 Ferrari 312 PB - Images, Specifications and Information
- ^ a b c d (EN) Rainer Nyberg, Ferrari 312PB 7 FIA 3-litre Sports Prototype (PDF), su motorsportsalmanac.com, www.motorsportsalmanac.com, 30 giugno 2003. URL consultato il 15 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2015).
- ^ a b Ferrari 312PB: quando il Cavallino disse addio all'endurance, su panorama-auto.it, www.panorama-auto.it, 18 settembre 2015. URL consultato il 13 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2016).
- ^ Risultati Campionato mondiale Marche 1972 Archiviato il 26 aprile 2008 in Internet Archive.
- ^ a b (EN) Risultati Campionato mondiale Marche 1973, su wsrp.ic.cz. URL consultato il 24 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2010).
- ^ 1974-Fiorano-312 PB-Regazzoni-1, su brunodaytona67.canalblog.com. URL consultato il 15 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2014).
- ^ (EN) Antoine Prunet, FERRARI Sports Racing & Prototype Cars, 1ª ed., Haynes/Foulis, 1983, pag.422-423, ISBN 978-0-85429-338-4. URL consultato il 15 gennaio 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Peter Collins, Ed McDonough, Ferrari 312P & 312PB, Veloce Publishing Ltd, 2009, pp. 128 pag, ISBN 978-1-84584-259-8.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Ferrari 312 PB
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda sul sito ufficiale Ferrari, su ferrari.com. URL consultato il 4 ottobre 2021 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2013).
- (EN) Articolo su www.motorsportsalmanac.com (PDF), su motorsportsalmanac.com. URL consultato il 14 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2015).
- (EN) Articolo su Howstuffworks.com, su auto.howstuffworks.com. URL consultato l'8 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2009).