Indice
Dal (gastronomia)
Dal | |
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Origini | |
Altri nomi | daal, dhal, dhal, dahl, dail |
Luoghi d'origine | India Nepal Bangladesh Sri Lanka |
Regione | Subcontinente indiano |
Diffusione | Diffuso in vari paesi del subcontinente indiano. |
Dettagli | |
Categoria | primo piatto |
Ingredienti principali |
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Varianti | Dal bhat |
Il termine dal (anche riportato con la grafia daal, dhal o dahl) e talvolta conosciuto come dail, è un termine che indica vari tipi di legumi secchi, o lenticchie, piselli e fagioli. Il termine viene anche usato in riferimento a varie zuppe ricavate da queste leguminose. Questi legumi sono tra i più importanti alimenti di base nei Paesi dell'Asia meridionale e costituiscono una parte importante delle cucine del subcontinente indiano.[1][2]
Preparazione
[modifica | modifica wikitesto]Il modo più comune di preparare il dal è sotto forma di zuppa a cui si aggiungono comunemente cipolle, pomodori e varie spezie.
Quasi tutti i tipi di dal si possono preparare in tre forme: (1) sabut (che significa intero in hindi), ad esempio sabut urad dal o mung sabut con lenticchie non decorticate (2) chilka (che significa pelle in hindi), ad es. Chilka Urad Dal, Mung Dal Chilka, lenticchie non decorticate e macinate in purè; (3) dhuli (che significa lavato), ad esempio urad dhuli o mung dhuli in hindi / urdu con legumi decorticati.
I Dal vengono spesso accompagnati con focacce (come naan, roti o chapati) o con il riso. Il modo in cui viene cucinato e presentato varia in base alla regione. Nel sud dell'India, il dal viene principalmente usato per preparare il piatto chiamato sambar.
Inoltre, alcuni tipi di dal vengono fritti e salati e consumati come spuntino secco; una gran varietà di snack salati molto comuni viene prodotta friggendo una pasta a base di dal e diverse combinazioni di spezie, noci, anacardi.
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]La parola dāl deriva dal Sanscrito: è la radice verbale dal- che significa "dividere"[3].
Valori nutrizionali
[modifica | modifica wikitesto]Cotto (bollito) dal contiene il 9% in proteine, il 70% in acqua, il 20% in carboidrati (compreso l'8% in fibra), e l'1% in grasso.[4]
Esso fornisce anche un ricco contenuto (20% o più di valore standard giornaliero DV[5]) di vitamina B, acido folico (45% DV) e manganese (25% DV), con una moderata quantità di tiamina (11% DV) e numerosi sali minerali quali ferro (19% DV) e fosforo (18% DV).[4]
Cibo | Acqua | Proteine |
---|---|---|
Riso cotto[6] | 68.4 | 2.7 |
Dal[7] | 68.5 | 6.8 |
Roti[8] | 33.5 | 11.5 |
Semi di soia cotti[9] | 62.5 | 16.6 |
Uovo sodo[10] | 74.6 | 12.6 |
Pollo cotto[11] | 64.3 | 25.3 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Alan Davidson, The Oxford Companion to Food, Oxford University, 2014, p. 246.
- ^ La ricetta del dal (aka dhal): le proteine nella cucina indiana, su 2backpack.it. URL consultato l'8 luglio 2019.
- ^ (EN) John Ayto, The Diner's Dictionary: Word Origins of Food and Drink, 2012, ISBN 978-0-19-964024-9.
- ^ a b (EN) Lenticchie, semi maturi, cotto, bollito, senza sale per 100 g, su nutritiondata.self.com, Nutritiondata.com by Conde Nast; from USDA National Nutrient Database, Standard Reference 21, 2014. URL consultato il 29 settembre 2015.
- ^ DV = Daily Value
- ^ (EN) Nutrition Facts, in self.com. URL consultato il 29 settembre 2015.
- ^ (EN) Lentils, mature seeds, cooked, boiled, without salt Nutrition Facts & Calories, su nutritiondata.self.com.
- ^ (EN) Food Composition Databases Show Foods -- Bread, chapati or roti, plain, commercially prepared, su ndb.nal.usda.gov. URL consultato il 10 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
- ^ (EN) Nutrition Facts, in self.com. URL consultato il 29 settembre 2015.
- ^ (EN) Nutrition Facts, in self.com. URL consultato il 29 settembre 2015.
- ^ (EN) Nutrition Facts, in self.com. URL consultato il 29 settembre 2015.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Dal (gastronomia)
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Four aromatic dal recipes from Karam Sethi, su theguardian.com. URL consultato l'8 luglio 2019.