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Angelo Bianchetti
Angelo Bianchetti (Milano, 1º gennaio 1911 – Savona, 1º gennaio 1994) è stato un architetto italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Angelo Bianchetti nacque a Milano nel 1911.[1][2]
Studiò architettura al Politecnico di Milano, laureandosi nel 1934,[2] dopo di che effettuò viaggi di perfezionamento in Germania, dove lavorò a Berlino negli studi di Ludwig Mies van der Rohe e incontrò Walter Gropius e Marcel Breuer.[3]
Incominciò la sua attività in un momento basilare della polemica fra tradizionalisti e i razionalisti e si avvicinò a questi ultimi, mettendosi in evidenza alla Triennale di Milano del 1936.[1]
In Italia collaborò con Giuseppe Pagano nel 1938, e con Cesare Pea progettò gli allestimenti di mostre e i padiglioni pubblicitari per le fiere.[3] Un tema molto in auge nel ventennio fascista per promuovere un'immagine moderna e cosmopolita delle aziende italiane in Italia e nel mondo nelle grandi esposizioni internazionali.[3]
Angelo Bianchetti negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale collaborò con la rivista Casabella-Costruzioni, diretta da Giuseppe Pagano, assieme ad altri giovani architetti promettenti, quali Erberto Carboni, Marcello Nizzoli, Bruno Munari.[3]
Tra le opere realizzate si ricorda il padiglione di Bianchetti e Pea alla Fiera di Milano nel 1938, quello per la Mostra del tessile nazionale a Roma nel 1939, quello alla Fiera di Milano del 1939, formato da un esile telaio a tre ordini coperto da leggeri voltini, nello stile tipico del razionalismo italiano.[3]
Interessante si dimostrò lo scritto di Angelo Bianchetti e Cesare Pea del 1941, riguardante l'architettura pubblicitaria, che gettò le basi per le architetture pubblicitarie del paesaggio autostradale italiano del secondo dopoguerra:
«Le Corbusier e M. Breuer realizzano le loro architetture pubblicitarie rifacendosi alle loro possibilità plastiche più che a quelle architettoniche. Una sciolta fantasia pittorica darà al progettista anche la possibilità di rinunciare a dare una veste compiutamente edilizia e formalmente immobile al proprio padiglione. Pensiamo che esso possa essere concepito in modo da apparire, con soluzioni sostanzialmente diverse, su di un'unica struttura. Il padiglione ideale dal punto di vista pubblicitario, sarebbe dunque quello composto di elementi fissi attinenti alle leggi della statica edilizia e offrenti nel contempo alla fantasia diverse possibilità di ordine pratico, realizzabili anche in tempi successivi. Dunque non una facciata architettonicamente definita anche se bella, ma un sistema di elementi e di campi in cui esercitare la fantasia del decoratore. In tal modo potrebbero svilupparsi a fondo le doti di un buon architetto decoratore: lo studio della struttura lo porterà ad intuizioni di ordine razionalmente architettonico, mentre la possibilità plastica lo porterà a giocare tali elementi con la massima libertà ed a realizzazioni di ordine puramente plastico. Dalla fusione di queste due possibilità nascerà la suggestione che l'opera pubblicitaria deve esercitare.[3]»
Subito dopo la fine delle ostilità Bianchetti progettò una delle sue opere più significative, il Palazzo delle Nazioni alla Fiera di Milano (1946), nel quale la limpidezza degli elementi architettonici e il movimento delle scale manifestarono una totale accettazione delle teorie razionaliste.[1]
La collaborazione con Pea si interruppe nel 1952,[1] subito dopo il restauro del Palazzo Grassi a Venezia, con la costruzione di un teatro all'aperto.[4]
Dopo lo stabilimento Durban's, nel 1963 realizzò la nuova sede dell'Istituto Autonomo per le Case Popolari di Milano, in cui espresse vari stili e anche qualche elemento anti-razionalista.[1]
Nel 1958 costruì l'Autogrill "a piramide spaziale" di Villoresi Ovest[5]; successivamente si impegnò dal 1959 al 1978 alla costruzione dei celebri Autogrill Pavesi a ponte sulle autostrade, undici a ponte, oltre a settanta aree di ristoro laterali in tutta Italia.[2][3][6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Angelo Bianchetti, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 242.
- ^ a b c Autogrill Fiorenzuola d’Arda: un ponte verso il futuro, su autogrill.com. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ a b c d e f g L'architettura degli Autogrill Pavesi, su archiviostoricobarilla.com. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ Architetto Angelo Bianchetti, su autogrillpavesi.eu. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ Piramide spaziale sulla via della modernità, su Il Sole 24 ORE. URL consultato il 29 giugno 2020.
- ^ Autogrill ex Pavesi, su atlantearchitetture.beniculturali.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Roberto Aloi, Esposizioni, architetture – allestimenti, Milano, Ulrico Hoepli Editore, 1960.
- (a cura di) Luciano Caramel, L'Europa dei razionalisti : pittura, scultura, architettura negli anni trenta, Milano, Electa, 1989.
- Simone Colafranceschi, Autogrill – Una storia italiana, Società editrice Il Mulino, 2007.
- Silvia Danesi e (a cura di) Luciano Patetta, Il razionalismo e l'architettura in Italia durante il fascismo, Milano, Electa, 1976.
- Carlo Pagani, Architettura italiana oggi, Milano, Hoepli, 1955.
- Ivo Pannaggi, Scritti di architettura, Macerata, La Nuovo Foglio, 1976.
- Agnoldo Pica, Architettura moderna in Italia, Milano, Hoepli, 1941.
- Agnoldo Pica, Storia della Triennale di Milano 1918-57, Milano, Edizioni del Milione, 1957.
- Agnoldo Pica e Roberto Alori, Mercati e negozi, Milano, Hoepli, 1959.
- Sergio Polano, Mostrare. L'allestimento in Italia dagli anni Venti agli anni Ottanta, Milano, Edizioni Lybra, 1988.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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