Carlo Brighi
Carlo Brighi | |
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Carlo Brighi col suo violino nel 1912 all'età di 59 anni. | |
Nazionalità | Italia |
Genere | Liscio (genere musicale) |
Periodo di attività musicale | 1890 – 1915 |
Strumento | violino |
Carlo Brighi (Savignano di Romagna, 14 ottobre 1853 – Forlì, 2 novembre 1915) è stato un violinista e compositore italiano.
Conosciuto come Zaclén, è considerato il capostipite del genere musicale popolare che prese il nome di liscio romagnolo.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato in una famiglia contadina nella frazione Fiumicino di Savignano di Romagna (oggi Savignano sul Rubicone), era chiamato E' Zaclén o Zaclòin[1], cioè anatroccolo forse per la sua andatura dinoccolata o più probabilmente per la sua passione per la caccia alle anatre.[2] La passione del padre, violinista, influenza Carlo, che iniziò a studiare il violino da autodidatta. Giunto all'adolescenza, riuscì a convincere il padre a proseguire gli studi.
Nel suo periodo di formazione Brighi ebbe, a quanto se ne sa, tre maestri. Il primo fu Ferdinando Pedretti, clarinettista, poi Dionisio Abbati, direttore della banda cittadina di Savignano sul Rubicone, e Antonio Righi, insegnante di violino a Cesena. Non è noto se Brighi abbia seguito regolari corsi oppure si sia avvalso dell'aiuto dei tre insegnanti per periodi limitati.
La sua bravura lo portò a suonare nei teatri dell'opera. Si sposò con Celestina Gozzi; la coppia ebbe due maschi (Emilio, Attilio) e tre femmine (Ida, Angelina, Luisa). Negli anni tra il 1870 e il 1890 non era infrequente, in Romagna, che lo stesso musicista suonasse sia nei teatri (musica colta) che nelle sale da ballo (musica d'intrattenimento). Brighi non sfuggì alla regola: nelle stagioni 1883-1884 e 1889-90 fu impegnato, tra i primi violini, nell'orchestra del Teatro Comunale di Cesena. Durante la sua attività nei teatri d'opera, Brighi fece parte delle orchestre dirette da Guglielmo Zuelli, Giovanni Bolzoni e Arturo Toscanini [3]. Dopo il 1890 non appaiono più notizie di un suo impegno nella musica colta.
Brighi, infatti, si dedicò completamente al nuovo genere: la musica da ballo. Mise in piedi un'orchestra tutta sua e iniziò a girare tutta la Romagna suonando valzer, polche e mazurche. I luoghi in cui si esibiva erano molteplici: i teatri (si ballava nella platea, togliendo le poltrone), i circoli cittadini, i palazzi signorili (dove la sala grande veniva adibita a sala da ballo) e nei caffè-concerto. La formazione-tipo di Brighi era costituita da tre violini, un clarinetto in Do e un contrabbasso[3]. Agli inizi del Novecento, Brighi introdusse la chitarra, che prese il posto del terzo violino.
Non si conoscono i nomi dei componenti delle prime formazioni di Carlo Brighi. È probabile, comunque, che l'orchestra non avesse una composizione stabile, ma che si formasse a seconda del locale, includendo anche musicisti della città in cui di volta in volta si esibiva. Ai primi del Novecento l'orchestrina, diretta da Carlo Brighi al primo violino[4], era composta dal figlio Emilio al secondo violino, da Lugaresi di Villalta al clarinetto, dal figlio di quest'ultimo al contrabbasso e da Francesco Bugli alla chitarra.
Dopo aver organizzato un capannone itinerante, chiamato all'origine "E' festival" ("Il festival") poi successivamente "Capannone Brighi", nel 1910 decide di fermarsi a Bellaria, città natale della moglie. Qui inventò quelle che poi si sarebbero chiamate balere. Adattò una parte della sua stessa casa a sala da ballo, cui diede il nome di "Salone Brighi". Specialmente nei pomeriggi domenicali, al Salone affluivano appassionati da ogni parte della Romagna.
Famosissimo rimane il detto:
«Taca, Zaclén!»
usato ancora oggi per incitare i musicisti a cominciare a suonare.
Morì il 2 novembre 1915 a Forlì, dove è sepolto.
La sua orchestra passò al figlio Emilio, che nel 1924 inserì nella propria formazione il giovane violinista Secondo Casadei.
Attività politica
[modifica | modifica wikitesto]Meno conosciuta è la sua attività politica. Sin da giovane aderisce alle idee internazionaliste. Amico e seguace di Andrea Costa, ne segue la svolta politica divenendo un esponente di primo piano dei socialisti-rivoluzionari romagnoli. Ed è in questa veste che lo si ritrova nel 1883 al II Congresso del Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna e nel luglio 1889 al suo Convegno di Forlì. In seguito passa al Psi e nel 1896 subisce un processo per aver organizzato una riunione non autorizzata con Leonida Bissolati. Con la sua orchestra è sempre presente alle feste di partito[5].
Il liscio
[modifica | modifica wikitesto]Brighi è considerato il fondatore della musica da ballo romagnola. A lui vanno attribuite: l'idea di accelerare i tempi tramite il clarinetto in do, che inserì per primo nelle orchestre di liscio, e l'assegnazione della parte dominante del brano allo stesso clarinetto in do, come principale strumento solista.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Brighi caratterizzò il valzer, la polka e la mazurca accelerando i tempi tramite il clarinetto in do. Il suo stile fu imitato dai violinisti e direttori d'orchestra che sono venuti dopo di lui.
Nella sua lunga carriera scrisse 1.200 composizioni musicali; di esse se ne sono conservati circa i 3/4. La figlia Angelina ha donato la raccolta alla Biblioteca Comunale di Forlì, che l'ha inserita nel Fondo Piancastelli. Il fondo è strutturato in 21 raccolte di composizioni musicali contenenti 831 manoscritti, datati tra il 1870 e il 1915. Le composizioni sono suddivise in:
- 465 valzer,
- 194 polke,
- 141 mazurke,
- 19 manfrine,
- 10 galoppine,
- 1 saltarello,
- 1 quadriglia.
A Milano nel 1952 furono incisi due dischi 78 giri contenenti quattro composizioni di Carlo Brighi[6]. I musicisti furono Iris Mordenti, cesenate, al primo violino, Mimo Neri al secondo violino e Filiberto Ugolini al clarinetto, riuniti per l'occasione sotto il nome di Orchestra Tipica Romagnola. I brani eseguiti furono: Enzo (valzer), Stella del mare (valzer), Caterina (mazurca) e La prëma viola (valzer).
In tempi recenti la Piccola Orchestra Zaclèn, diretta da Roberto Bartoli, ha pubblicato un CD realizzato interamente con brani di Carlo Brighi.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ A seconda della zona, quella del forlivese o quella di Savignano.
- ^ Franco Dell'Amore, Taca, Zaclèn: le origini del ballo popolare in Romagna (1870-1915) nel repertorio di Carlo Brighi detto Zaclèn, Forni, Sala Bolognese 1990, p.21.
- ^ a b Franco Dell'Amore, Storia della musica da ballo romagnola 1870-1980. 2010, Pazzini, Verucchio.
- ^ Secondo Franco Dell'Amore, autore di numerose opere sul liscio romagnolo, al primo violino dell'orchestrina di Brighi vi era Carlo Barbieri (1888-1970). Vedi articolo su Carlo Barbieri.
- ^ Carlo Brighi, su archiviobiograficomovimentooperaio.it. URL consultato il 6 luglio 2020.
- ^ Il «Museo del Liscio» a Savignano sul Rubicone ne possiede una copia, liberamente fruibile dal pubblico.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Federico Savini, "La Zèt la vò balé!". Miti, paradossi e antropologia del Liscio Romagnolo", Blow Up, N. 188 (gennaio 2014), Tuttle Edizioni
- Franco Dell'Amore, Storia della musica da ballo romagnola. 1870-1980, Savignano sul Rubicone, Pazzini Editore, 2010
- Antonella Imolesi Pozzi, Elisabetta Righini, Paola Sobrero, Carlo Brighi. Suoni e immagini della Romagna fra Ottocento e Novecento - Savignano sul Rubicone, Pazzini Editore, 2009
- M. Di Giandomenico, Sviluppi e mutamenti della musica da ballo romagnola. Due esempi: Carlo Brighi e Secondo Casadei, Università di Bologna, a.a. 2007/2008 (tesi di laurea).
- Franco Dell'Amore, Taca Zaclèn! Le origini del ballo popolare in Romagna (1870-1915) nel repertorio di Carlo Brighi detto Zaclèn, Sala Bolognese, Arnaldo Forni Editore, 1990
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carlo Brighi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Antonella Imolesi Pozzi, Carlo Brighi, una biografia (PDF), su lisciomuseum.it.
- Liscio@MuseuM, centro di documentazione sulla musica e il ballo romagnoli. [collegamento interrotto], su lisciomuseum.it.
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