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Affori
Affori | |
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La chiesa di Santa Giustina ad Affori | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Milano |
Città | Milano |
Circoscrizione | Municipio 9 |
Codice postale | 20161 |
Altitudine | 138 m s.l.m. |
Nome abitanti | afforesi |
Patrono | santa Giustina |
Affori (AFI: [ˈaffori]; Affer o Affor[1] in dialetto milanese, AFI: [ˈafer] o [ˈafur]) è un quartiere di Milano, posto nella periferia settentrionale della città e appartenente al Municipio 9.
Origini del nome
[modifica | modifica wikitesto]Una corrente etimologica ipotizza che il nome Affori derivi da Ad forum, che potrebbe indicare la presenza di un antico mercato[2]. Secondo altri deriverebbe invece dalla presenza e abbondanza d'acqua (Ad fontem, alla fonte) data dalle risorgive, ipotesi avvalorata dall'antica dicitura Affoni per indicare il paese[3][4][5]. Un'altra ipotesi riguarda l'origine dall'espressione latina medievale "Sancta Iustina a foris" ("Santa Giustina di fuori") per indicare la chiesa, intendendo "fuori Milano" per distinguerla da un'altra Santa Giustina (altare dell'antica chiesa di Sant'Agata a Milano presso Porta Romana). "Foris" quindi come "al di fuori", non solo dalla città vecchia delimitata dalle mura romane ma anche dalla "Cerchia dei Corpi Santi" (i paesi immediatamente attorno a Milano), un'etimologia quindi simile a quella di termini come "chiese foranee" e "vicario foraneo". Il termine, contratto in "ad forem" da cui il successivo "Affori", sarebbe poi passato ad indicare il borgo attorno a tale chiesa.
Da rilevare che il toponimo Affori è attestato anche come nome di una cascina di Boffalora sopra Ticino, e parrebbe connesso con un cognome identico, diffuso nella zona[6].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Origini
[modifica | modifica wikitesto]Affori era un antico luogo, già citato negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” (in cui appare compreso nella pieve di Bruzzano). Dell'antico abitato rimangono tracce medievali e rinascimentali come la torre di guardia in via Osculati (secolo XIV), che faceva parte del complesso dell'antica chiesa di Santa Giustina. Nucleo principale del borgo, parte del quale tuttora esistente come centro storico, si costituiva presso la strada attualmente composta da via Taccioli e da via Cialdini. All'epoca tale strada era secondaria rispetto ad altre due vie più importanti (realizzate in epoca romana) che collegano Milano con Como: l'attuale Bovisasca, deputata al traffico militare, e l'attuale via Giuditta Pasta in corrispondenza di Bruzzano, destinata al traffico civile. L'importanza secondaria della strada condizionò lo sviluppo e l'importanza del borgo di Affori, che rimase a lungo in ombra, dipendente dai centri abitativi limitrofi. Questo aspetto si riflette anche nella vita ecclesiastica di Affori che, in modo insolito, era diviso tra due plebane: una alle dipendenze della pieve di Bruzzano, l'altra a quelle di Bollate. Attorno alla fine del secolo XIII, secondo quanto scritto da Goffredo Da Bussero nel "Liber notitiae Sanctorum Mediolani" del 1285, il territorio di Affori contava otto chiese, di cui cinque dipendevano dalla pieve di Bruzzano e tre da quella di Bollate.
L'economia dell'area era prevalentemente agricola, con numerose cascine che sfruttavano tutto l'anno l'acqua delle risorgive per l'irrigazione, consentendo una coltura a marcite. Diffusa era anche la coltivazione del gelso, incoraggiata nel contado milanese dagli Sforza e soprattutto da Lodovico il Moro, e il conseguente allevamento di bachi da seta.
Storia, topografia, aspetti della vita quotidiana di Affori sono noti grazie a resoconti redatti dai parroci di Affori, e in particolare da Alessandro Astesani (14 luglio 1762, Fagnano Olona - 18 novembre 1831, Affori; sacerdote, scrittore, archeologo)[7] I primi dati sulla popolazione risalgono al 1751, anno in cui si registravano circa 550 abitanti[8], mentre nel 1771 se ne contavano 857.
Dal Seicento a inizio Novecento
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1686 Pier Paolo Corbella divenne prima feudatario di Affori e successivamente marchese dello stesso feudo, acquistato dalla famiglia nobile dei Rossi di Parma[9]. Egli comprò un grande terreno su cui sorgevano i ruderi della villa dell'arcivescovo Giovanni Visconti, costruita nel 1350 e un tempo lussuosa, per far quindi costruire una nuova villa, all'epoca detta Villa Corbetta e oggi nota come Villa Litta, circondata da un ampio parco (più ampio di quello attuale), destinata a diventare un luogo di ritrovo per la nobiltà milanese. La villa era utilizzata anche come residenza estiva: un tempo Affori era una località di villeggiatura per chi voleva allontanarsi da Milano. La villa passò poi a D'Adda, quindi ai Litta. Estintisi i Corbella senza discendenza nel 1767, il marchesato passò in eredità al conte Francesco d'Adda, 2º Marchese di San Giovanni di Pomesana e 6º Conte di Sale, nipote ed erede del marchese Luigi Corbella, e cessò nel 1779, con la di lui morte senza eredi[10]. Il borgo di Affori entrò quindi in maggior contatto con la città, e l'economia iniziò a gravitare attorno alla villa, per produzione non solo agricola ma anche artigianale. Tuttavia la secondarietà e dipendenza di Affori rispetto alle zone limitrofe perdurò finché nei secoli XVIII e XIX, durante la Repubblica Cisalpina, si decise di costruire una strada nuova e moderna attraverso Affori. Si invertì in questo modo la situazione precedente, Affori crebbe d'importanza diventando il centro principale della zona, tanto che nel 1805 si sfioravano i mille residenti.[11] Il 9 febbraio 1808 il comune di Affori, con altri trentaquattro, venne aggregato a Milano. Tuttavia tale unione fu breve: il ritorno della dominazione austro-ungarica, che non gradiva una grande Milano come potenziale concorrente di Vienna, sancì nuovamente la separazione nel 1816.[12] Sotto il costoso, ma efficiente governo austriaco, la popolazione esplose: 2 118 abitanti nel 1853,[13] 2243 al passaggio sotto la sovranità italiana. Successivamente, nel 1869, Affori, Bruzzano, Bresso e Dergano formarono il comune di "Affori e uniti" con 6514 residenti,[14] ma già nel 1884 Bresso tornò ad essere autonoma.[15] Il 14 agosto 1912 la denominazione del comune tornò più semplicemente Affori.
Novecento
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1900 diressero il Consiglio (o Deputazione) Comunale di Affori le seguenti persone: Osculati Antonio, Cambiaghi Luigi, Nob. Litta Modignani Giovanni, Annoni ing. Luigi, Roveda cav. Antonio, Aliprandi rag. Carlo, Rag. Ratti e Faggioli rag. Dante[16].
Dal 1910 al 1913 fu sindaco di Affori il Cav. Rag. Carlo Aliprandi (Affori ed Uniti 1º ottobre 1881 - Busto Arsizio il 26 giugno 1943), un esponente del mondo cattolico che adottò un programma innovativo con una forte connotazione socialista. Si dimise in seguito alle divergenze tra cattolici e socialisti[17][18][19].
Dal 1913 fu sindaco di Affori il socialista Francesco Ratti che venne eletto con il 56% dei voti[20].
La progressiva industrializzazione di Milano portò all'esplosione demografica degli abitati vicini, come Affori che sfondò quota 20 000 abitanti alla fine della Grande guerra, ma necessitava di maggiore spazio per ospitare gli stabilimenti e i lavoratori, tanto che i rapporti fra città e paesi limitrofi si fecero sempre più stretti. La metropoli aveva bisogno non solo di nuovi spazi, ma anche di regolamentare i servizi, largamente impiegati anche dalle popolazioni dei paesi limitrofi, esenti tuttavia dalle loro tasse di mantenimento (a carico dei soli cittadini milanesi). Questi fattori portarono a stabilire nel 1917, sotto l'amministrazione di Emilio Caldara, l'annessione a Milano dei comuni limitrofi, pur suscitando resistenze e timori, come la preoccupazione che gli abitanti dei paesi, in gran parte contadini, dovessero assumere gli usi e i costumi degli abitanti della città.
Nel 1923 il comune di Affori venne nuovamente aggregato al comune di Milano, insieme ad altri dieci comuni.[21]
Intanto, alla morte del nobile Giovanni Litta Modignani nel 1905, la villa Litta passò all'amministrazione provinciale e, dal 1927, al Comune di Milano. Nel 1939 nel Parco di Villa Litta vennero trasferiti i molti abitanti delle baracche esistenti nelle periferie di Milano, oltre ai feriti nei bombardamenti del 1943. Gli abitanti di Affori chiamavano in senso dispregiativo i rifugiati col termine baioni cioè abitanti della baia. La successiva realizzazione dei quartieri popolari trasferì gli occupanti della villa alla Comasina e in altre case a Niguarda. Nonostante numerose perdite, deterioramenti di opere d'arte (tra cui i I Sirenei e un'antica cancellata del Settecento, trasferiti poi a villa Clerici a Niguarda), e alienazioni di parte di quello che era stato un parco all'inglese realizzato dal conte Ercole Silva, la villa e il parco caratterizzano ancora il margine occidentale del quartiere.
Le trasformazioni industriali e l'ampliamento territoriale di Affori comportarono maggiori necessità di servizi di trasporto: una prima risposta fu l'avvio della linea ferroviaria Milano-Erba delle Ferrovie Nord Milano nel 1878, con trazione a vapore su un solo binario. Il percorso della linea comportò il taglio dell'antico viale d'accesso alla Villa Litta. Poiché attraversava una zona densamente popolata e a carattere operaio, contò fin dall'inizio un notevole traffico e già nel 1909 le Ferrovie Nord proposero un progetto per raddoppiare a due binari l'intera linea, con un terzo binario nella tratta Bovisa—Affori per servire le numerose industrie sorte in tale zona. Lo scoppio della prima guerra mondiale rallentò il progetto, portando all'inaugurazione del secondo binario tra Bovisa e Varedo il 6 febbraio 1928. Il 1º luglio dello stesso la fermata di Affori divenne una stazione a tutti gli effetti, assieme a quella di Cesano Maderno. Intanto nel 1882 era entrata in funzione anche una linea di tram a cavalli che collegava Porta Volta con Affori fino a La Pianta, seguendo il percorso Farini—Rossi—Astesani. Per volere di Emilio Osculati, direttore di Omnibus Vettura e responsabile dei trasporti pubblici milanesi per circa un trentennio, venne anche costruito un ampio stabilimento per il rifornimento di paglia e foraggio per i cavalli, su una superficie di circa 5000 m² nei pressi di viale Affori, nel parco stesso di Villa Osculati. Nel 1898 la trazione a cavalli fu sostituita da vetture elettriche Edison[22].
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]- Il quartiere è sede del Corpo Musicale Gaetano Donizetti, meglio noto come "La Banda d'Affori", fondato nel 1853 e ricordato per la canzone dialettale milanese "Il tamburo della banda d'Affori" del 1942, con parole di Nino Rastelli e Mario Panzeri e musica di Nino Ravasini, di cui rimase celebre il ritornello:
«L'è lù l'è lù, sì sì l'è propi lù: / l'è il tamburo principal della banda d'Affori, / Che comanda cinquecentocinquanta pifferi»
Molti hanno visto nel ritornello un'allusione al fascismo (cinquecentocinquanta era approssimativamente il numero di componenti della Camera dei Fasci e delle Corporazioni), per cui il motivetto ebbe larga diffusione in ambienti antifascisti.
- Un effetto dell'integrazione nel tessuto metropolitano è constatabile nelle trasformazioni di Villa Vergani, in via Astesani 16.
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Villa Vergani ad Affori all'inizio del Novecento, era ancora un ristorante.
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Villa Vergani qualche anno più tardi, non più ristorante.
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Villa Vergani nel 2013 torna ad essere un'attività commerciale nel settore della ristorazione.
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]I luoghi di maggiore interesse:
- La biblioteca Affori, riaperta al pubblico nel 2006 dopo un lungo restauro, conserva un patrimonio librario di oltre trentamila volumi e ampie sezioni dedicate alla letteratura per ragazzi;
- Villa Litta: la villa e il parco sono luoghi caratteristici del quartiere. Si sviluppano su una superficie di oltre 80000 m², di cui quasi 3000 m² all'aperto[23];
- Chiesa di Santa Giustina: vi si trova un dipinto molto somigliante alla Vergine delle rocce[24] di Leonardo da Vinci, che molto probabilmente fu dipinto in quegli stessi anni da Ambrogio de Predis sulla base di una prima versione del dipinto. Nella chiesa vi è anche l'organo Amati, precedentemente situato nel Duomo di Pavia.
- Chiesa dell'Annunciazione: parrocchia sorta nel 1961 nella parte meridionale del quartiere
- Casa di ringhiera delle "quattro magnolie": situata in via Pellegrino Rossi 83, splendido esempio di architettura dei primi del XX secolo impreziosita da quattro magnolie secolari situate nella corte interna.
- Il Teatro La Cucina, all'interno dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini[25].
Infrastrutture e trasporti
[modifica | modifica wikitesto]- Linea M3: stazioni di Affori FN e Affori Centro
- Linee S2 e S4 e linee regionali: stazione di Milano Affori
Il quartiere di Affori è delimitato a est dal Viale Enrico Fermi ovverosia la parte iniziale della superstrada Milano-Meda, che lo separa da Bruzzano e Niguarda. Il quartiere è attraversato dalla strada Comasina (che nel quartiere assume le denominazioni Via Alessandro Astesani e Via Pellegrino Rossi), che collega Milano a Como e alla Svizzera. Al termine di via Pellegrino Rossi, verso il centro città e oltre il ponte della ferrovia, si trova il quartiere di Dergano. Verso nord, al termine di via Astesani e oltre la linea ferroviaria, è la via Comasina e il suo omonimo quartiere.
Nel quartiere sono presenti due stazioni della linea M3 della metropolitana di Milano, Affori Centro e Affori FN; quest'ultima, al limite settentrionale del quartiere, è sita in corrispondenza della stazione ferroviaria di Affori, la quale si trova lungo la linea Milano-Asso. La stazione, gestita da Ferrovienord, è servita da treni suburbani (linee S2 e S4) e regionali, gestiti da Trenord. La linea ferroviaria separa Affori dal quartiere Comasina.
Varie linee di autobus, gestite da ATM, collegano Affori ai quartieri limitrofi e al centro di Milano. In passato, Affori era interessata dal passaggio della linea tranviaria Milano-Limbiate, soppressa nei 2011, con l'estensione della metropolitana fino alla Comasina; da allora e fino al 2022, anno della soppressione, la tranvia terminò il suo percorso in corrispondenza del nuovo capolinea della M3.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dante Olivieri, Dizionario di toponomastica lombarda: nomi di comuni, frazioni, casali, corsi d'acqua ecc. della regione lombarda, studiati in rapporto alla loro origine, ed. Famiglia Milanese, 1931
- ^ Pierino Boselli, Toponimi lombardi, Milano, SugarCo, s.d. [1977], p. 19 s.v. "Affori"
- ^ Luigi Ripamonti. La storia di Affori. op. cit., sezione "Perché Affori" (pp. 19-23)
- ^ Pierino Boselli, Ivi.
- ^ La più antica menzione di Affori risale al 915, nel "Codice Diplomatico Longobardo" (colonna 796/d) in cui si legge "Signum manus Ambrosii de loco Affoni.. In un atto di compravendita del 1006 si cita una certa persona, Pasquale detto anche Aminzone come figlio di Magnefredo del "luogo di Afoni". E in un documento del 1214 è citato un certo Rugerium de Afori. Il nome di Affori compare in altre fonti più antiche vico Afori (1009), loco et fundus Avori (1019): locus Afori (XIII secolo). Potrebbe essere connesso con il nome proprio Afer attestato in un'antica lapide milanese in latino (CIL V, 5864). L'alternanza -r/-n rilevata nelle trascrizioni Afori/Afoni sembra puntare a una realizzazione dialettale di tipo Affer/Affen, analoga a quella che si riscontra nei nomi di persona Cristoffer/Cristoffen o Melchiorre/Marchionn
- ^ Boselli 1977, loc. cit.
- ^ Luigi Ripamonti. La storia di Affori. op. cit.
- ^ Comune di Affori, sec. XIV - 1757 – Istituzioni storiche – Lombardia Beni Culturali, su www.lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 5 dicembre 2024.
- ^ Enrico Casanova, Dizionario feudale delle province componenti l'antico stato di Milano all'epoca della cessazione del sistema feudale (1796), Forni, Bologna, 1904
- ^ Casanova
- ^ 987 abitanti al censimento di quell'anno.
- ^ Notificazione 12 febbraio 1816
- ^ Comune di Affori
- ^ Regio Decreto Legge nº4790 del 24 dicembre 1868
- ^ Regio Decreto Legge nº2570 del 3 agosto 1884
- ^ Luigi Ripamonti, "Affori mille anni di storia", Milano 1995, pag. 163
- ^ Giuseppe Conti Calabrese "La Cassina del Duca", Milano 2015, pag. 254-256
- ^ Andrea Borella, "Annuario della Nobiltà Italiana", Edizione XXXIII 2015-2020, volume II, pag. 2355 - 2358 (Aliprandi)
- ^ Aliprandi, su servizi.ct2.it. URL consultato il 4 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2020).
- ^ Aldo Bartoli, "Album di famiglia Affori Bovisa Bruzzano Comasina Dergano", Milano 2009, pag. 63
- ^ Regio Decreto 2 settembre 1923, n. 1912, art. 1
- ^ Luigi Ripamonti. La storia di Affori. op. cit., capitolo "Trasporti, viabilità, urbanistica, abitazioni", a sua volta basato su Mariani A. e Stelluto A. "Riqualificazione del Borgo di Affori" e su "Soc. An. degli Ominibus di Milano - sunto dal 1862 al 1888"
- ^ Dati tratti da: Luigi Ripamonti, "La Villa Litta di Affori", ABC-Il giornale di Milano Nord. Zona 9, anno 13, nº 2, febbraio 2007, p. 12 (testo in pdf)[collegamento interrotto]
- ^ Luigi Ripamonti, La Vergine delle Rocce di Affori : una storia di 500 anni, Milano, La buona parola, 1998.
- ^ Sito ufficiale del Teatro La Cucina, su olinda.org.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Luigi Ripamonti, La storia di Affori, Milano, La Buona Parola, Periodico della Parrocchia di Santa Giustina, Milano (Affori), 1995.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Affori
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale della Banda d'Affori, su labandadaffori.it.
- Scheda sulle istituzioni civili e religiose di Affori nella storia, su lombardiabeniculturali.it.
- Sito del Museo d'Arte Paolo Pini - MAPP, su mapp-arca.it.
- Affori, su LombardiaBeniCulturali, Regione Lombardia.