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Pietro Gallarati fu un ambasciatore e uomo di fiducia del duca Galeazzo Maria Sforza presso la corte del Ducato di Milano.
L'esordio in politica
[modifica | modifica wikitesto]Alla metà del Quattrocento e in piena ascesa sociale, Pietro Gallarati e il cugino Aloisio II abbandonarono l'attività commerciale della famiglia ed entrarono a far parte della corte di Francesco Sforza, grazie alla parentela con Bianca Maria Visconti.
Pietro aveva conseguito il titolo di dottore in diritto civile e canonico presso lo Studium generale (Università di Pavia), fondato da Galeazzo II Visconti nel 1361.[1] Alla fortuna politica di Pietro Gallarati contribuì il matrimonio con Maria Percivalle Roero, celebrato nel 1458.[1]
Gli incarichi pubblici
[modifica | modifica wikitesto]La carriera di Pietro durò all’incirca cinquant’anni: fu guida autorevole per Galeazzo Maria Sforza e gli vennero affidati incarichi diplomatici importanti in qualità di consigliere aulico, famiglio cavalcante e di ambasciatore per il Ducato di Milano. Nel 1469, il duca Galeazzo Maria lo inviò a Napoli come ambasciatore per risolvere le divergenze tra il Regno di Napoli e la Repubblica di Firenze scoppiate con la Guerra dei Pazzi.
Nel 1479 ricevette per tramite di Bona di Savoia, reggente del figlio Gian Galeazzo Maria Sforza, l'incarico di concludere un trattato di pace con Ferdinando I di Napoli, papa Sisto IV e la Repubblica di Firenze. Per la buona riuscita del trattato, Pietro venne nominato cittadino onorario di Firenze con la possibilità di trasmettere il privilegio a tutti i suoi discendenti. Nel 1480, ancora, organizzò il matrimonio tra il duca Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d'Aragona.
Nel 1483 venne nuovamente nominato ambasciatore del duca di Milano presso la corte estense per concludere la riconciliazione tra Ludovico il Moro e il fratello Ascanio Sforza. Nel 1495 prese parte alla delegazione milanese presso il re di Francia Carlo VIII.
Durante la seconda guerra d’Italia, con la conquista del Ducato di Milano da parte della Francia nel 1499, Pietro Gallarati fu tra i pochi diplomatici risparmiati dalle “epurazioni” dei nuovi dominatori francesi: l’incontro di re Luigi XII con Maria Roero e Pietro Gallarati è rappresentato in un affresco, ancora conservato nel castello di Cozzo.
Luigi XII nominò Pietro senatore e ne garantì i privilegi agli eredi con una lettera di protezione dell’8 febbraio 1505.
I feudi
[modifica | modifica wikitesto]Pietro Gallarati fu anche un signore feudale e proprietario terriero in Lomellina. Nel 1456 fu investito del feudo di Cerano nel Novarese, con esenzione dal pagamento delle gabelle ordinarie e straordinarie e della tassa sui cavalli.
Con l’autorizzazione concessa dal duca Francesco Sforza e dalla moglie Bianca Maria Visconti, il 24 aprile 1465, Tomaso Caccia di Novara vendette a Pietro Gallarati i diritti signorili e vaste proprietà nel territorio di Cozzo per 15.295 fiorini. L'acquisto riguardava il castello, gli edifici di servizio, terreni d’uso diverso: campi coltivati a seminativi, vigne, orti, prati, pascoli, boschi, stagni e terreni liscati, ovvero con la tendenza a impaludarsi. La signoria comprendeva inoltre diritti, giurisdizioni, banni, ragioni d’acqua e riscossione delle tasse dei raccolti. L’atto di acquisto venne ratificato l’11 maggio 1465. Nel 1466 Pietro Gallarati acquistò anche i diritti sui dazi del pane, vino, carne e sui raccolti di Serpente e Nicorvo in Lomellina. Nel 1467 ricevette il feudo di Sant’Angelo Lomellina.[1]
Il 28 febbraio 1468, il duca Galeazzo Maria Sforza confermò a Pietro Gallarati il diritto di riscuotere le tasse sul vino, sul foraggio, sul fieno e i redditi che derivavano dal feudo di Cozzo e altre località del dominio della famiglia Gallarati. Nel 1477 Ludovico il Moro confermò a Pietro Gallarati il diritto padronale sulla prepositura di san Vittoriano di Cozzo di Lomellina (già riconosciuta con bolla pontificia del 1475) e il possesso di Sant'Angelo Lomellina, Serpente e Nicorvo.
I privilegi per l'uso dell'acqua e della coltura del riso
[modifica | modifica wikitesto]Il 22 maggio 1466, una lettera patente della duchessa Bianca Maria Visconti, reggente del figlio Galeazzo Maria, concesse a Pietro Gallarati e ai suoi successori il diritto di derivare l’acqua dal fiume Sesia tra Vercelli e Langosco per alimentare dodici ruote di mulino.
Pietro Gallarati intendeva prolungare la grande roggia Gamarra (Gamera nei documenti dell’epoca). Grazie alla concessione del 1466, infatti, iniziò a concordare con la comunità di Rosasco l’apertura di un cavo necessario alla condotta delle acque nel suo territorio. Il suo progetto si scontrò con gli interessi di un altro proprietario: Cicco Simonetta, segretario ducale e signore di Sartirana, a cui anche spettava l’uso delle acque del Sesia in virtù di un’antica concessione del 24 ottobre 1387. La contesa tra i due signori si prolungò fino al 1473 quando il duca Galeazzo Maria Sforza concesse a entrambi il diritto di derivare l’acqua dalla roggia Gamarra e di condurla in ogni parte del suo Ducato a loro piacimento. Con questi privilegi Gallarati e Simonetta riuscirono, tramite nuovi scavi e canalizzazioni, a condurre l’acqua fino ai territori di Palestro, Rosasco, Cozzo e Sartirana.[2]
Grazie all'ambiente paludoso della Lomellina, il territorio si prestava alla coltivazione del riso che venne introdotto intorno alla metà del XVI secolo. Uno dei primi feudi nei quali si praticò la risicoltura fu quello della famiglia Gallarati.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Giuseppe Trivulzio Manzoni, Memorie intorno alle famiglie Gallarati e Scotti raccolte dal Conte Giuseppe Trivulzio Manzoni e pubblicate in occasione delle nozze d’oro del Duca Tommaso Scotti Gallarati e della Duchessa Barbara nata Melzi d’Eril, Milano, Istituto dei figli di Maria, 1897.
- ^ Renzo Ferrari, Rogge e mulini a est del Sesia. Secolari vicende ricostruite alla luce dell’antica documentazione, in Est Sesia problemi della pianura irrigua tra Sesia, Ticino e Po, periodico dell'associazione irrigazione Est Sesia n.117 (PDF), su estsesia.it, dicembre 2013 - gennaio 2014.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Covini N. 2004, In Lomellina nel Quattrocento: il declino delle stirpi locali e i “feudi accomprati”, in Cengarle F. - Giorgio Chittolini G. - Varanini G.M. (a cura di), Poteri signorili e feudali nelle campagne dell’Italia settentrionale fra Tre e Quattrocento: fondamenti di legittimità e forme di esercizio, Atti del convegno di studi (Milano, 11-12 aprile 2003), Firenze, University Press 2004, pp. 1-49.
Rao R. 2016, Abitare, costruire e gestire uno spazio fluviale: signori, villaggi e beni comuni lungo la Sesia tra Medioevo ed età moderna, in Paesaggi fluviali 2016, pp. 13- 30.
Trivulzio Manzoni G. 1897, Memorie intorno alle famiglie Gallarati e Scotti raccolte dal Conte Giuseppe Trivulzio Manzoni e pubblicate in occasione delle nozze d’oro del Duca Tommaso Scotti Gallarati e della Duchessa Barbara nata Melzi d’Eril, Milano, Istituto dei figli di Maria, 1897.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Castello Gallarati Scotti: https://www.castellogallaratiscotti.it/
Ferrari R. 2013-2014, Rogge e mulini a est del Sesia. Secolari vicende ricostruite alla luce dell’antica documentazione, in Est Sesia problemi della pianura irrigua tra Sesia, Ticino e Po, periodico dell'associazione irrigazione Est Sesia n.117, dicembre 2013- gennaio 2014, Novara, pp. 80-88, https://www.estsesia.it/wp-content/uploads/2017/07/EstSesia_117_web.pdf