Dalla Rosa Prati
Dalla Rosa Prati | |
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Stato | ducato di Parma |
Titoli | marchesi di Collecchio, Collecchiello e Madregolo |
Data di fondazione | XVII secolo |
Etnia | italiana |
I Dalla Rosa Prati sono una nobile famiglia parmigiana, insignita del titolo di marchesi di Collecchio, Collecchiello e Madregolo.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]I Prati
[modifica | modifica wikitesto]Le origini della famiglia risalgono al V o VI secolo, quando i Prati risiedevano nella zona di Sassuolo. Si trasferirono a Parma alla fine del XII secolo.[1]
Nel XV secolo la famiglia parmigiana dei Prati era costituita da uomini di legge e, secondo lo storico coevo Angelo Mario Edoari Da Erba, apparteneva già all'aristocrazia cittadina.[2]
Nel XVII secolo la casata fu investita del titolo marchionale su Collecchio.[2]
I più illustri membri della famiglia furono:
- Gaspare Prati (XV secolo). Fu giureconsulto di vaglia.[2]
- Bartolomeo Prati (1471 - 1542). Figlio di Bartolomeo, fu allievo di Sceva de Corte a Pavia e divenne dottore collegiato; in suo onore fu eretto un monumento nel duomo.[2]
- Antonio Maria Prati (XVII secolo). Fu notaio, procuratore, scrittore e poeta.[2]
I Dalla Rosa
[modifica | modifica wikitesto]Nel XV secolo i Dalla Rosa erano importanti uomini politici. Il personaggio più illustre fu Scipione Dalla Rosa (circa 1470 - 1550), inviato dalla comunità di Parma in qualità di legato straordinario al cospetto dei papi Clemente VII e Paolo III; grazie al matrimonio nel 1507 con Caterina, sorella della badessa Giovanna Piacenza, divenne amministratore di quest'ultima[3] e sotto tale veste chiamò a Parma il Correggio per la decorazione della Camera della Badessa all'interno del monastero di San Paolo; commissionò inoltre la tribuna sull'altare maggiore della basilica di Santa Maria della Steccata.[2]
I Dalla Rosa Prati
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1694, Marianna Prati, unica figlia del marchese Marcello juniore, sposò il marchese Pier Luigi Dalla Rosa, che aggiunse al proprio cognome quello della famiglia della consorte, ereditandone il titolo.[4]
I più celebri membri della famiglia furono:
- Filippo Dalla Rosa Prati di Pietro Luigi (1763 - 1827), che dopo il breve e semplice battesimo "ondoiement" del 1763, a sua volta ebbe un battesimo solenne nella residenza ducale di Parma nel febbraio 1770, con - come padrini - il Duca di Parma Ferdinando e la sposa Maria Amalia d'Asburgo-Lorena. Fu podestà di Parma dal 1815 al 1821, membro dell'Accademia degli Scelti, presidente della facoltà di legge dell'Università degli Studi, ciambellano e consigliere intimo della duchessa Maria Luigia;[2] fu inoltre cavaliere dell'Ordine costantiniano di San Giorgio, di cui divenne in seguito commendatore; scrisse numerosi sonetti.[3]
- Lodovico Dalla Rosa Prati (1794 - 1866). Figlio di Filippo e di Paola Sanvitale, fu ciambellano di Maria Luigia nel 1825 e successivamente podestà e sindaco di Collecchio; sposò Luigia Sanvitale, figlia di Jacopo Sanvitale.[3]
- Giulio Dalla Rosa Prati (1815 - 1900). Figlio di Lodovico, fu membro dell'Anzianato di Collecchio e poi sindaco; fu anche organista della pieve del paese e della Cattedrale di Parma; fu compositore di musica sacra e di un melodramma, "L'arciero", su libretto del marchese Filippo, "pastore àrcade".[3]
- Ferdinando Dalla Rosa Prati (1818 - 1885). Fratello del precedente, visse a Collecchio nella villa Dalla Rosa Prati e a Parma nel palazzo Dalla Rosa Prati; sopravvissuto straordinariamente al colera, fu consigliere anziano del Comune di Collecchio dal 1855 al 1879.[3]
- Guido Dalla Rosa Prati (1821 - 1888). Figlio di Pietro Maria e della marchesa Clementina Paveri, fu tra i nove professori dell'Università destituiti dal duca Carlo III di Borbone per motivi politici; dopo l'uccisione del Duca, rientrò a Parma, dove riprese l'insegnamento; fu tra gli scopritori delle fonti termali di Salsomaggiore e delle loro proprietà salsoiodiche; scoprì anche le saline di Trapani. Dopo l'Unità d'Italia fu tra i soci della Società Nazionale Italiana, dal motto "Indipendenza e unificazione", e colonnello della Guardia nazionale. Fu inoltre deputato del partito monarchico costituzionale, dapprima per il collegio di Langhirano e in seguito per il primo collegio di Parma; fu sindaco di Salsomaggiore tra il 1863 e il 1874 e di Parma tra il 1875 e il 1877, oltre che consigliere comunale e provinciale. Fu insignito dell'Ordine del merito sotto il titolo di San Lodovico. Scrisse poesie, romanzi e commedie in dialetto parmigiano.[3]
- Lodovico Dalla Rosa Prati (1879 - 1972). Sposo di Maria Guardasoni, fu campione nazionale di tirassegno, oltre che grande appassionato di caccia, amante delle auto e appassionato di fotografia.[3]
- Sisto Dalla Rosa Prati (1901 - 1977). Ingegnere, fu fabbriciere del Duomo di Parma e promosse il primo restauro della cupola correggesca; tra i suoi progetti merita una menzione il Santuario Guido Maria Conforti, all'interno della Casa madre dei Missionari Saveriani. Fu presidente della giunta dell'Ordine costantiniano di San Giorgio; fu inoltre consigliere comunale del Partito Liberale Italiano dal 1964 al 1970.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Le grandi famiglie storiche: Dalla Rosa Prati - 1, su pramzanblog.com. URL consultato il 2 novembre 2015.
- ^ a b c d e f g Le origini del Palazzo e della Famiglia, su palazzodallarosaprati.it. URL consultato il 20 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
- ^ a b c d e f g h Le grandi famiglie storiche: Dalla Rosa Prati - 2, su pramzanblog.com. URL consultato il 2 novembre 2015.
- ^ Marcheselli, pp. 96-97.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Guido Dalla Rosa, Ricerche Paleotnologiche nel litorale di Trapani, Parma, Dalla Tipografia di Pietro Grazioli, 1870.
- Tiziano Marcheselli, Collecchio di una volta, Parma, Gazzetta di Parma Editore, 2008.