Indice
Crisi di Agadir
Crisi di Agadir (seconda crisi marocchina) | |
---|---|
La cannoniera tedesca Panther, il cui approdo ad Agadir portò all'acutizzarsi della crisi. | |
Data | 1º luglio - 4 novembre 1911 |
Luogo | Agadir, Marocco |
Causa | Occupazione francese delle città marocchine di Fès e Rabat |
Esito | Trattato Marocco-Congo |
Modifiche territoriali | Inserimento del Marocco nella sfera d'influenza francese in cambio di concessioni territoriali alla Germania in Africa equatoriale |
Schieramenti | |
Voci di crisi presenti su Teknopedia | |
La crisi di Agadir, detta anche seconda crisi marocchina, fu innescata dall'occupazione francese delle città di Fès e Rabat, con la quale la Francia intendeva estendere la sua influenza sul Marocco, e dalla risposta del Kaiser Gulielmo II di schierare la nave cannoniera Panther al largo della città marocchina di Agadir, il 1° luglio 1911[1]. Nell'occasione i giornali tedeschi parlarono del "Salto della pantera ad Agadir".
La Germania non si oppose all'espansione territoriale della Francia, ma pretendeva in cambio un risarcimento territoriale. Questa pretesa tedesca significò per Francia e Gran Bretagna, che avevano deciso le rispettive sfere d'influenza in Africa con l'Entente cordiale, una minaccia di guerra. Di fronte al pericolo di un conflitto i tedeschi fecero marcia indietro. La crisi cessò quando fu annunciato un accordo tra Francia e Germania che portò al Trattato Marocco-Congo del 4 novembre 1911. Con questo accordo la Francia avrebbe reso ben presto il Marocco un suo protettorato, cedendo un piccolo lembo di territorio del Congo francese che sarebbe passato al Camerun tedesco.
Nel corso di questa crisi si delineò l'ulteriore avvicinamento politico del Regno Unito alla Francia (e anche all'Impero Russo), già iniziato dopo la Crisi di Fascionda del 1898 e all'Entente cordiale del 1904.
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]Corsa d'Africa
[modifica | modifica wikitesto]La Corsa d'Africa[N 1] fu un processo che iniziò nel 1881 (l'anno in cui la Francia proclamò il suo protettorato sulla Tunisia[2]) e terminò nel 1914 (l'anno in cui scoppiò la prima guerra mondiale). Durante questo processo le principali potenze europee come la Francia, la Gran Bretagna, e in misura minore, la Germania, il Portogallo, l'Italia, il Belgio e la Spagna[3], si spartirono quasi tutto il territorio africano, imponendo governi coloniali e protettorati per lo sfruttamento delle locali risorse naturali. La colonizzazione europea portò alla creazione di nuove infrastrutture e alla crescita economica, ma al costo della sottomissione delle popolazioni africane, con effetti che ancora oggi influenzano i rapporti socio-economici e politici di molti Paesi africani con l'Europa[N 2].
La Conferenza di Berlino del 1884-1885 (chiamata anche Conferenza sul Congo), convocata per regolare la colonizzazione e il commercio in Africa equatoriale, segnò l'inizio formale della spartizione del continente. Da quel momento ogni potenza iniziò a occupare nuovi territori, spesso con la forza, provocando tensioni tra le potenze europee e conflitti con le popolazioni locali. Al termine di questo processo, l'Africa risultò divisa in Stati indipendenti entro confini in gran parte tracciati dalle ex potenze coloniali.
All'inizio del Novecento alcuni imperi o regni erano in crisi e apparentemente al collasso come l'impero ottomano, l'impero coloniale portoghese e anche il Sultanato del Marocco.
Marocco indipendente
[modifica | modifica wikitesto]La dinastia che regnava sul Marocco era quella degli Alawiti, che governava dal 1666 sull'intero Paese[N 3].
Ma per vari motivi l'autorità del sovrano marocchino rimase sempre in bilico. Nel XIX secolo uno di questi motivi fu la guerra ispano-marocchina del 1859-1860, che culminò con la vittoria spagnola[N 4] e che costrinse il sultano Muhammad IV a promuovere riforme amministrative e militari e a fronteggiare le resistenze interne.
D'altro canto Francia e Spagna si erano già affermate nella regione nordafricana del Maghreb[N 5]. Quanto alla Germania di Otto von Bismarck, essa non era interessata alle colonie, poiché la sua politica puntava all'isolamento della Francia e a ottenere l'Alsazia-Lorena. Solo dopo la vittoria nella guerra franco-prussiana, la proclamazione dell'Impero tedesco e la Conferenza di Berlino si diffuse in Germania l'idea dell'espansionismo coloniale, che si concretizzò nell'impero coloniale tedesco[N 6][4].
Nel 1880 il sultano Hassan I richiese di riunire le principali potenze europee alla Conferenza di Madrid per sottoscrivere accordi e risolvere la questione degli abusi del sistema dei protégé[N 7], che fu esteso anche agli europei. In tali accordi il principio della "porta aperta" e lo status quo furono garantiti. Ben presto, quindi, quasi ogni potenza europea aveva le proprie dispute e accordi commerciali in Marocco.
Per realizzare ammodernamenti, la costruzione di infrastrutture e risarcire le spese di guerra alla Spagna, i sultani dovettero ricorrere a finanziamenti esteri. Gli inglesi furono i primi ad assecondarli. Per rimborsare tali prestiti il mercato marocchino fu aperto ancora di più agli europei, e di conseguenza furono necessari miglioramenti delle infrastrutture (porti, ferrovie e servizi telegrafici, ecc.) e un maggiore ricorso alle competenze europee. Ma il tentativo di modernizzazione del Marocco per resistere alle pressioni esterne e interne fu inutile perché risultò parziale e limitato per l'eccessivo addebitamento e la mancanza di formazione e conoscenze tecniche.
Ciò fece accrescere ancora di più le rivalità e le contese commerciali. Le aziende di armi tedesche e francesi si contendevano i ricchi giacimenti minerari e il relativo mercato delle armi. Ciò, come vedremo tra poco, portò a un aspro scontro diplomatico tra Germania e Francia.
La crisi di Tangeri e la conferenza di Algeciras
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1905 scoppiò la Crisi di Tangeri, detta anche prima crisi marocchina, che scaturì dall'accordo dell'Entente cordiale tra Francia e Gran Bretagna. Con questo accordo la Francia ebbe il nulla osta da parte della Gran Bretagna ad allargare la propria influenza sul Marocco.
La Germania, per contrastare l'espansione francese e difendere i propri interessi, sostenne l'indipendenza marocchina. Così, il 31 marzo 1905, l'imperatore tedesco Guglielmo II attraccò a Tangeri con la nave di linea Hamburg e dichiarò la propria solidarietà al sultano Mulay 'Abd al-'Aziz. Inizialmente Guglielmo II non era favorevole alla visita, definendola un atto politico grave, ma fu poi convinto a partire dal suo Cancelliere Bernhard von Bülow[5].
Questa crisi diplomatica cessò con la Conferenza di Algeciras del 1906, in cui si riunirono tutte le potenze europee. Fu stabilito che alla Spagna e alla Francia fosse affidata la gestione delle forze di polizia, delle frontiere, delle dogane, e della Banca di Stato del Marocco[N 8]. Questo nuovo concordato rappresentò una sconfitta politica per la Germania, dato che dovette accettare la parziale ingerenza francese negli affari del Paese nordafricano.
Inizio di una nuova crisi
[modifica | modifica wikitesto]In seguito alla Conferenza di Algeciras la Francia ottenne un primo successo diplomatico sulla colonizzazione del Marocco. La Germania dovette infatti riconoscere l'ingerenza della Francia negli affari del Paese africano.
Anche Guglielmo II sembrò rassegnarsi, perché nell'ottobre del 1908 affermò che la Germania non avrebbe avuto alcuna possibilità di fermare l'instaurazione di un protettorato francese in Marocco: «Per noi non c'è nulla da fare, il Marocco è destinato a diventare francese... La nostra politica marocchina si è finora rivelata un fallimento»[6].
Questa politica di desistenza portò alcuni vantaggi economici: le industrie francesi Schneider-Creusot e il complesso tedesco della Krupp si accordarono per lo sfruttamento dei giacimenti minerari marocchini e il 9 febbraio 1909 fu stipulato il trattato coloniale franco-tedesco. Con questo accordo la Germania riconosceva la particolare posizione della Francia nel Paese e da parte loro i francesi si impegnavano a rispettare gli interessi economici tedeschi.
Tuttavia nel 1911 i francesi si resero conto che soltanto con un'azione di forza avrebbero potuto imporre un protettorato sul Marocco.
Il finanziere Joseph Caillaux, divenuto ministro delle Finanze a marzo, era disposto ad arrivare oltre e a servirsi dell'accordo del 1909 come punto di partenza per giungere ad una riconciliazione franco-tedesca a spese della Gran Bretagna. Nel corso di negoziati segreti, Caillaux ventilò al Ministro degli Esteri tedesco Alfred von Kiderlen-Waechter la prospettiva di un generoso compenso alla Germania se questa avesse lasciato mano libera alla Francia[7].
Tuttavia, nel 1911 la Francia costrinse il sultano Mulay Abd al-Hafiz a firmare un nuovo documento che lo vincolasse a non sottoscrivere altri trattati senza l'approvazione francese. Probabilmente ciò violava gli accordi stipulati in precedenza e le tensioni tra Germania e Francia ricrebbero.[senza fonte]
Eventi
[modifica | modifica wikitesto]Ribellione marocchina
[modifica | modifica wikitesto]Negli stessi anni, Bou Hmara, pretendente al trono del Marocco, fra il 1902 e il 1909[8], estese la sua sfera d'influenza nella parte orientale del sultanato, in particolare nella città di Oujda e nei suoi sobborghi. Così, il sultano Mulay Abd al-Hafiz chiese alla Francia di intervenire militarmente per occupare Oujda. La Francia ne approfittò e il generale Hubert Lyautey, con il pretesto dell'assassinio del medico francese Emile Mauchamp[9], intervenne e occupò Oujda e la regione orientale del Paese nel 1907. L'azione portò alla rivolta delle tribù del Marocco orientale[10][N 9] che nel marzo del 1911 arrivò alla capitale del sultanato, Fès. Nello stesso anno, La Francia, sostenendo di voler prevenire una guerra civile e di rafforzare l'autorità del sultano, intervenne su più larga scala e il 21 maggio truppe francesi, sotto il comando del generale Charles Émile Moinier (1855-1919), entrarono in Marocco e occuparono Fès e Rabat[11] con la giustificazione di dover proteggere le vite e le proprietà degli europei[12]. Per non inimicarsi le tribù locali, il sultano Mulay Abd al-Hafiz negò di aver chiesto aiuto. Si mostrò tuttavia grato per la soppressione delle rivolte dirette contro il suo regime[N 10].
Intervento navale tedesco
[modifica | modifica wikitesto]A questo punto Kiderlen si agitò e spinse il Cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg ad occupare un porto del Marocco per costringere Parigi a riprendere i negoziati. Venne scelto il porto di Agadir[13]. Il Kaiser Guglielmo II respinse tale idea adducendo il fatto che i francesi sarebbero stati comunque disposti alle trattative[14].
Il Kaiser, infatti, non sembrava entusiasta di aprire una nuova crisi internazionale, e in questo fu dissuaso anche dal re d'Inghilterra Giorgio V. Nello stesso maggio 1911 infatti Guglielmo II, a conclusione della sua visita per l'inaugurazione del monumento alla regina Vittoria a Londra, chiese a Giorgio V se i metodi francesi si conciliavano con il patto di Algeciras. Secondo quanto ricorda Guglielmo nelle sue memorie «il re rispose che, secondo lui, il concordato [di Algeciras], effettivamente, non esisteva più; la miglior cosa da farsi era di porlo in dimenticanza. In realtà, i francesi, aveva aggiunto [Giorgio V], al Marocco non facevano niente di dissimile da quello che gli inglesi a loro volta avevano fatto in Egitto. […] non rimaneva che riconoscere il fatto compiuto dell'occupazione, e venire ad accomodamenti con la Francia per delle garanzie commerciali»[15].
Di diversa opinione e con altri progetti, il 19 giugno 1911, il ministro tedesco Kiderlen richiese alla compagnia Hamburg-Marokko di raccogliere delle firme fra le aziende che avevano interessi in Marocco affinché chiedessero protezione ufficiale. Due giorni dopo, tale petizione venne consegnata.
Così, durante la settimana delle regate a Kiel, Kiderlen comunicò a Guglielmo II che aveva intenzione di ordinare alla nave cannoniera Panther, di ritorno dall'Africa occidentale, di fare rotta verso Agadir col suo equipaggio di 125 uomini. Il Kaiser dapprima dissentì, ma poi cedette[16]. Il ministero degli Esteri tedesco aveva originariamente progettato di inviare ben due incrociatori ad Agadir e due a Mogador (oggi Essaouira), ma le navi non poterono essere disponibili per tempo e lo scopo della missione non venne comunque mai spiegato alle autorità navali tedesche[17].
Per giustificare polticamente l'azione, il ministro chiese al direttore della compagnia Hamburg-Marokko-Gesellschaft Wilhelm Regendanz (1882-1955)[N 12] di far raccogliere delle firme tra le aziende che avevano interessi in Marocco affinché chiedessero una protezione ufficiale e di annettere il sud del Marocco. Contemporaneamente, però, il 20 giugno, la Francia accettava di iniziare i colloqui.
Nei giorni seguenti, il 21 e il 22 giugno, nella città termale tedesca di Bad Kissingen, Kiderlen ebbe un lungo colloquio con l'ambasciatore francese Jules Cambon (1845-1935), mentre in Francia moriva in un incidente aereo il ministro della guerra Maurice Berteaux (1852-1911). Questa fatalità portò il 27 alla formazione di un nuovo governo presieduto da Joseph Caillaux, sempre ben disposto verso la Germania.
Durante i colloqui l'idea della compensazione fu subito discussa: i tedeschi volevano il Congo francese[18] fino al fiume Sangha, allo scopo di stabilire un collegamento tra il Camerun tedesco e l'Africa Orientale Tedesca[19]. Ma dopo dieci giorni il governo francese non aveva ancora avviato i negoziati ufficiali[20].
Il 1° luglio 1911, pertanto, la cannoniera tedesca Panther apparve al largo del porto di Agadir, con il pretesto di proteggere gli interessi economici tedeschi. Lo stesso giorno i vari governi interessati furono informati dalla Germania che la nave era lì per proteggere la vita "di alcuni mercanti amburghesi che risiedevano nella zona"[N 13] e le aziende tedesche situate a sud del Marocco (des maisons allemandes, établies au Sud du Maroc et notamment á Agadir et dans ses environs[21]). Cosa abbastanza improbabile dato che Agadir era un porto chiuso e inaccessibile ai commercianti europei fin dal 1881. Un ingegnere minerario tedesco, Hermann Wilberg, che viveva a 110 chilometri di distanza da Agadir, fu inviato a sud della città portuale per fornire un pretesto per l'arrivo della Panther, ma raggiunse Agadir solo tre giorni dopo l'arrivo della nave. Il 4 luglio la Gran Bretagna fece partire una lettera di richiesta di chiarimenti alla Germania.
Reazioni iniziali
[modifica | modifica wikitesto]Sui giornali tedeschi questo intervento fu celebrato con entusiasmo con titoli come "Marocco occidentale tedesco!", "Evviva, un atto!" e "Quando marceremo?"[22]. L'esecutivo del partito Partito Socialdemocratico tedesco invitò invece a protestare contro l'imperialismo, contro le "le attività degli sciovinisti" e a manifestare per la pace[23]. Nel settembre 1911, il congresso del partito approvò una risoluzione che stabiliva l'impegno da parte della classe operaia tedesca a prevenire una ipotetica guerra mondiale con qualsiasi mezzo[24].
Dall'altro lato dello schieramento il neo-presidente del Consiglio francese Joseph Caillaux era perplesso. Tentava fin dal maggio 1911 di riconciliare i due Paesi, e lo faceva in maniera segreta poiché l'azione non avrebbe riscosso il consenso dell'opinione pubblica francese e del suo stesso governo. A Londra, invece, il governo britannico chiese alla Germania il motivo della presenza della Panther di fronte ad Agadir, e inizialmente non ottenne risposta.
Fin quando, il 15 luglio, Kiderlen-Waechter non fece ufficialmente una proposta ai francesi: in cambio della rinuncia tedesca a ogni pretesa sul Marocco, la Germania avrebbe ricevuto l'intero Congo francese. Il cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg ammise che, per ottenere tanto, Berlino doveva far sentire tutto il suo peso[25]. Apparve chiaro che il governo tedesco volesse gettare le basi per un impero coloniale in Africa equatoriale, e che volesse indebolire l'Entente cordiale facendo trasparire le debolezze della Francia.
Quando Guglielmo II venne a conoscenza di tale richiesta era in crociera in Norvegia. Ebbe subito la sensazione che una guerra con la Francia fosse alle porte e pensò di tornare in patria. Nelle sue memorie scrisse: «Non posso infatti permettere al mio governo di assumere un atteggiamento simile, senza che io sia sul luogo per esaminare attentamente le conseguenze, e prendervi parte. Sarebbe imperdonabile, non mi farebbe apparire altro che un sovrano costituzionale. Le roi s'amuse![N 14] E nel frattempo ci stiamo incamminando verso la mobilitazione. Una cosa del genere non deve avvenire in mia assenza»[26].
In effetti, per tutta la storia, Kiderlen-Waechter non aveva fatto altro che intimorire la Francia. Il ministro tedesco sfruttò la convinzione che le dichiarazioni rese in una lettera d'amore fossero più degne di fede dei dispacci diplomatici. Fece quindi trapelare delle confidenze rese alla misteriosa “Madame Jonina”, sforzandosi così, e in ogni altro modo possibile, di far credere che la Germania avrebbe combattuto una guerra contro la Francia per il Marocco[26].
Discorso di David Lloyd George
[modifica | modifica wikitesto]Il governo britannico liberale di Herbert Henry Asquith ritenne inizialmente responsabile la Francia dell'innesco della crisi e che dovesse essere esortata a concedere terreno ai tedeschi. Si tentò quindi di impedire alla Francia di inviare truppe. Tuttavia il gabinetto era sempre più diviso tra sostenitori della Francia (come Sir Edward Grey, David Lloyd George e Asquith) e non-interventisti (la maggioranza liberale del gabinetto). Già ad aprile Grey aveva scritto: «Ciò che i francesi pensano di fare non è saggio, ma non possiamo interferire in base al nostro accordo»[27], riferendosi all'Entente Cordiale. Quando infatti informò i francesi che la Gran Bretagna avrebbe potuto accettare un'eventuale presenza tedesca in Marocco, la Francia rispose che con tale gesto la Gran Bretagna avrebbe violato l'accordo dell'Entente Cordiale.
Di sicuro il governo britannico temeva, come accadde durante la Crisi di Tangeri, che l'obiettivo della Germania fosse quello di stabilire una base navale nell'Atlantico ad Agadir. In caso di guerra ciò avrebbe potuto influire sulle rotte marittime britanniche verso l'Egitto, il Canale di Suez e l'India. Tali timori permisero a Grey, il 21 luglio, di ottenere l'approvazione da parte del gabinetto di informare l'ambasciatore tedesco che la Gran Bretagna avrebbe risposto con la forza a un'eventuale dichiarazione di guerra della Germania alla Francia.
Il Cancelliere dello Scacchiere Lloyd George, dopo essersi imposto all'attenzione della politica interna, propose così al ministro degli Esteri Grey di far sentire la propria presenza all'estero. Nel famoso discorso alla Mansion House a Londra del 21 luglio 1911, Lloyd George fu così autorizzato da Asquith e Grey a dichiarare:
«Se si volesse forzare su di noi una situazione nella quale la pace potesse essere preservata solamente con la resa della grande e benefica posizione che la Gran Bretagna ha guadagnato con secoli di eroismo e di conquiste, permettendo che la Gran Bretagna sia trattata, là dove i suoi interessi sono vitalmente in gioco, come se essa non contasse nel consorzio delle nazioni, allora io dico semplicemente che la pace ad un tal prezzo sarebbe una umiliazione intollerabile per un grande paese come il nostro.»
Fu la prima esplicita dichiarazione di un ministro britannico che il suo Paese, se necessario, avrebbe combattuto a fianco della Francia.
Il visconte liberale John Morley, Segretario di Stato per l'India, definì il discorso una ingiustificata provocazione nei confronti della Germania. Robert Threshie Reid, conte di Loreburn (1846-1923), Lord Cancelliere, supplicò Grey di assumere una posizione non-interventista e di sconfessare il discorso. Più tardi, nello stesso anno, ci furono ulteriori prese di posizione contro Grey che non ebbero successo. Il discorso fu interpretato come un avvertimento che non poteva portare a un accordo ragionevole tra Francia e Germania.
Lloyd George nelle sue memorie descrive la situazione così come la percepì:
«Quando la scortese indifferenza del governo tedesco alla nostra comunicazione era durata per 17 giorni – dal 4 al 21 luglio – io ho avuto l'impressione che la faccenda si faceva molto critica e che noi andavamo stupidamente alla deriva verso la guerra. Non dandoci nemmeno formalmente ricevuta della lettera del nostro Ministro degli Esteri, i tedeschi non solo ci trattavano con una intollerabile insolenza, ma il loro silenzio avrebbe potuto significare che essi non sospettavano nemmeno che noi intendevamo osservare gli obblighi derivanti dal trattato,[N 15] sicché avrebbero potuto accorgersi troppo tardi che noi ci sentivamo in dovere di metterci accanto alla Francia. Queste ragioni mi consigliarono di pronunciare il mio discorso alla Mansion House[N 16] […]»
Ma non tutti gli inglesi si sentivano coinvolti nella prospettiva di una guerra in difesa degli interessi francesi. Scrivendo sul The Guardian, il direttore del The Economist, Francis Hirst, definiva «stravagante» immaginare un ministro inglese «che chiede a milioni di suoi innocenti concittadini di sacrificare la loro vita per una disputa continentale di cui non sanno niente e di cui non si curano minimamente». Il The Nation, infine, accusò Grey di portare il Paese «sull'orlo di un conflitto […] per interessi non britannici» e di sottoporlo a «un tormentoso ricatto da parte delle potenze associate»[28].
L'apice della crisi
[modifica | modifica wikitesto]Winston Churchill, allora ministro degli Interni, testimonia l'acuirsi della tensione internazionale: «Quattro giorni dopo [il discorso del 21 luglio], verso le 17,30, stavo passeggiando con Lloyd George davanti a Buckingham Palace quando un messo di sir Edward Grey ci raggiunse veloce con la preghiera di recarsi subito da lui. […] Recatici in tutta fretta ai Comuni, salimmo subito nello studio di Sir Edward Grey che ci accolse con queste parole: “Ho ricevuto in questo momento una comunicazione così grave dall'ambasciatore di Germania da farmi temere la possibilità di un attacco improvviso contro la flotta”»[29].
L'ambasciatore tedesco a Londra Paul Metternich aveva dichiarato a Grey che dopo il discorso di Lloyd George, il suo governo non poteva fornire ulteriori spiegazioni, e assumendo quindi un tono sempre più aspro aveva aggiunto che se la Francia si ostinava a respingere la mano che le stendeva l'imperatore, la Germania sarebbe stata costretta a tutelare «con tutti i mezzi» la sua dignità e i suoi diritti. Ricorda Churchill: «Di lì a poco, fra le antenne radiotelegrafiche dell'Ammiragliato e gli alberi delle navi lontane venivano scambiate nell'aria poche frasi in un freddo e calmo stile burocratico che accennavano […] a un pericolo mortale che sovrastava quelle stesse navi, e il Paese intero»[30].
Allertata, la flotta inglese non si dimostrò in grado di organizzare la difesa. Le unità da battaglia erano a corto di carbone, le navi carboniere erano trattenute a Cardiff da uno sciopero di minatori, gli equipaggi erano in libera uscita di quattro giorni e le misure anti-torpediniere[31] non erano state prese. La Kaiserliche Marine (la flotta tedesca) era in mare già da quattro giorni, e nessuno all'Ammiragliato sembrava aver idea di dove fosse. Si dovette così in gran fretta improvvisare delle misure d'emergenza[32]. Seguì una mobilitazione di prova e l'imposizione di un divieto di ferie per i militari, nonché ulteriori acquisti di carbone e la ricerca dei movimenti delle navi da guerra tedesche nel Mare del Nord[33].
Il generale britannico Henry Hughes Wilson partì per Parigi per coordinare eventuali azioni militari franco-britanniche contro la Germania.
Crisi finanziaria tedesca
[modifica | modifica wikitesto]La reazione dei governi francese e britannico che interpretarono l'invio della Panther in Marocco come una minaccia militare, si tradusse in preoccupazione sui mercati finanziari, soprattutto in quelli tedeschi.
Si vociferava che fosse stato il ministro delle Finanze francese Caillaux ad avere orchestrato questa crisi. Nelle sue memorie Caillaux scrisse che quando l'ambasciatore tedesco avanzò richieste eccessive, fece in modo che i finanziatori francesi delle banche tedesche tagliassero le linee di credito. Allo stesso tempo, ottenne il ritiro delle forniture russe dal mercato tedesco grazie all'addetto finanziario dell'ambasciata russa.
Gli effetti di questa crisi portarono a un calo della fiducia degli investitori che iniziarono a ritirare capitali dai mercati finanziari tedeschi, portando a un calo dei titoli e delle azioni delle principali industrie. Il mercato azionario crollò del 30% in un solo giorno[34]. A causa dell'incertezza politica e del rischio di guerra, il Marco subì una svalutazione e un deprezzamento rispetto ad altre valute. Le banche e le industrie tedesche si trovarono a fronteggiare un aumento dei tassi di interesse, rendendo più onerosi i prestiti e le operazioni finanziarie. Il pubblico cominciò a cambiare le banconote in oro e ci fu una corsa agli sportelli bancari. La Reichsbank perse un quinto delle sue risorse auree in un mese.
La Germania, soggetta a questa pressione economica e alla possibilità di essere cacciata dal sistema aureo, si decise a trovare un compromesso con la Francia e a fare una marcia indietro riguardo alla questione marocchina.
Negoziati
[modifica | modifica wikitesto]Di fronte a tali eventi, gli alleati della Germania, cioè l'Italia e l'Austria-Ungheria, nel timore di una guerra non sostennero diplomaticamente la causa tedesca. La Panther, tuttavia, rimase al largo del porto di Agadir fino al 25 luglio, quando fu sostituita dalla cannoniera Eber. Il 4 luglio la Panther fu affiancata dall'incrociatore di Classe Bremen Berlin che lasciò Agadir il 28 novembre[35].
Verso la fine di luglio, un'unità dell'esercito francese camuffata da carovana del deserto apparve e issò la bandiera francese sulla casba di Agadir. Il comandante dell'incrociatore Berlin, il capitano di fregata Heinrich Löhlein, chiese istruzioni via telegrafo. Gli fu risposto "aspetta e vedi". La questione fu risolta per via diplomatica e la bandiera francese fu ammainata.
I francesi, intanto, erano riusciti a decifrare il codice segreto tedesco e vennero a conoscenza delle trattative segrete che il loro primo ministro, Caillaux, intratteneva con la Germania, mentre a Berlino, un'ondata di panico in Borsa, che si disse provocata dal ritiro dei fondi britannici e francesi, cominciava a rendere più conciliante l'atteggiamento tedesco. Poi, i tedeschi furono informati che nel caso non avessero ridimensionato la richiesta del Congo francese, una cannoniera francese, seguita da una inglese, sarebbe stata inviata ad Agadir. Questo mandò Guglielmo II su tutte le furie:
«Scandaloso! È un oltraggio! Nessuno mi ha mai minacciato così direttamente. L'ambasciatore deve immediatamente inviare un intermediario ai francesi e ottenere entro ventiquattr'ore la loro assicurazione che: a) ritireranno la minaccia; b) presenteranno le scuse; c) prometteranno di farci senza indugio una concreta offerta. Se ciò non avviene entro ventiquattr'ore, abbandonerò i negoziati, dal momento che il tono in cui essi vengono condotti è incompatibile con la dignità dell'impero e del popolo tedesco.»
Gli accordi diplomatici
[modifica | modifica wikitesto]Ovviamente i negoziati non furono interrotti. Anzi, a poco a poco, i tedeschi si resero conto che dovevano ridurre le loro pretese, e i francesi che dovevano rendere possibile una dignitosa ritirata. Così il 4 novembre 1911 venne finalmente firmato il trattato Marocco-Congo in base al quale la Francia aveva mano libera in Marocco, e la Germania, al costo di una zona insignificante nel nord-est del Camerun tedesco[N 17], riceveva dai francesi due strisce di terra utili al commercio: una lungo il fiume Congo e l'altra lungo il fiume Ubangi. I nuovi territori costituirono il cosiddetto Neukamerun[N 18].
L'accordo in realtà non appagò né la Francia né la Germania. Di lì a poco, a causa di esso, cadeva a Parigi il governo Caillaux, e a Berlino il sottosegretario alle colonie Friedrich von Lindequist (1862-1945), che aveva negoziato per la Germania, fu costretto a dimettersi davanti agli attacchi dei nazionalisti.
Scrive Lloyd George nelle sue memorie: «Kiderlen qualificò il mio discorso, parlando con l'ambasciatore austriaco a Berlino, come un “bluff colossale ed ingiusto”. La verità è che non era affatto un bluff e se, in un certo mese di luglio di tre anni più tardi, noi avessimo fatto una dichiarazione egualmente esplicita sull'attitudine che avremmo preso, è assai probabile che per la seconda volta il pericolo di cadere sconsideratamente in una terribile guerra[N 19] sarebbe stato evitato»[36].
Fu così che il 30 marzo 1912 la Francia e il Sultanato del Marocco siglarono il Trattato di Fès, attraverso il quale fu instaurato un protettorato francese in Marocco che pose fine all'indipendenza dello Stato africano.
Il prestigio del sovrano alawita Mulay Abd al-Hafiz fu gravemente compromesso, con le élite politiche marocchine che lo accusarono di aver ceduto il sultanato marocchino alla Francia. Questo discredito ebbe un effetto dannoso sulla coesione interna del Marocco e portò a una rivolta dei Tabors che insorsero a Fès il 17 aprile 1912 e massacrarono molti europei durante il saccheggio della città[37]. La criticata gestione della crisi da parte del generale Moinier accelerò il ritorno del generale Hubert Lyautey, che si trovava allora nella Francia continentale. Il 27 aprile 1912, Lyautey divenne Resident General (Governatore del Marocco). L'ultimo tentativo di conquista avvenne nel 1933-1934, data dopo la quale poté dirsi completa la "pacificazione del Marocco" dopo 22 anni di continue tensioni.
Invece il 27 novembre 1912 Spagna e Francia siglarono un trattato, attraverso il quale alla Spagna fu concessa una propria zona d'influenza (zone d'influence espagnole): a nord la zona costiera del Mediterraneo e sui Monti del Rif e a sud una fascia con la provincia di Tarfaya. La Spagna stabilì su questi nuovi territori il protettorato spagnolo del Marocco, con Tétouan come capitale.
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]In Germania
[modifica | modifica wikitesto]In Germania la stampa nazionalista e l'opinione pubblica accolse con disappunto il Trattato Marocco-Congo e fu per loro la "nuova Olmütz"[38][39], dato che i tedeschi non sarebbero stati "risarciti" a dovere, e che la Germania aveva rischiato una guerra per gli "stagni congolesi". La seconda crisi marocchina rivelò quindi l'isolamento della Germania in politica estera, ma anche la perdita di credibilità delle autorità tedesche in patria[40]. Infatti, a differenza della Triplice Intesa, la Triplice alleanza, non disponendo di grandi imperi coloniali, non era pronta a un conflitto su scala mondiale. L'Austria-Ungheria e l'Italia probabilmente non avrebbero aiutato la Germania se non fossero state attaccate per primi[senza fonte].
Inoltre, ci fu un peggioramento del clima politico, tanto che il blocco cattolico-conservatore, che governò fino a quel momento in Germania, perse le elezioni parlamentari del 1912. Intanto il sottosegretario alle colonie Friedrich von Lindequist, che aveva negoziato per la Germania, fu costretto a dimettersi a causa degli attacchi dei nazionalisti, sempre più una forza significativa nel Paese. Il cancelliere Bethmann-Hollweg dovette difendersi dalle richieste di dimissioni e dall'accusa di eccessivo lassismo, appoggiato solo da August Bebel, rappresentante dell'SPD, un partito che andava contro la politica di Bethmann-Hollweg.
In Francia
[modifica | modifica wikitesto]In Francia fu decifrato il codice segreto tedesco e si venne a conoscenza delle trattative segrete tra Caillaux e i tedeschi. Ciò causò le dimissioni del premier francese Joseph Caillaux il 21 gennaio 1912, dopo il suo mandato durato sette mesi.
Il primo ministro francese successivo, Raymond Poincaré fece un'osservazione: «ogni volta che abbiamo adottato un approccio conciliatorio nei confronti della Germania... ne hanno abusato; dall'altra parte, ogni volta che abbiamo mostrato fermezza, ha ceduto»[41].
In Regno Unito
[modifica | modifica wikitesto]Questo incidente portò il ministro dell'Interno britannico Winston Churchill a concludere che la Royal Navy doveva passare dal carbone al petrolio, per preservare la sua supremazia. Fino ad allora, il carbone, abbondante localmente, era stato favorito rispetto al petrolio importato (per lo più dalla Persia), ma la potenza e l'efficienza offerte dal petrolio lo convinsero che «la padronanza stessa era il premio dell'impresa». In seguito, Churchill fu invitato dal primo ministro Asquith a diventare Primo Lord dell'Ammiragliato, carica che accettò[42].
La crisi portò la Gran Bretagna e la Francia a stipulare un accordo navale segreto con vantaggi strategici per entrambe le potenze. Secondo tale documento, la Royal Navy doveva rafforzare la sua presenza nel Mare del Nord e nel Canale della Manica per difendere i francesi dagli eventuali attacchi della Hochseeflotte (la flotta d'alto mare tedesca), e a sua volta la Francia doveva garantire le comunicazioni tra le colonie nordafricane nel Mediterraneo occidentale e difendere gli interessi britannici.
Proteste in Europa
[modifica | modifica wikitesto]La seconda crisi marocchina fu, fino ad allora, il conflitto più pericoloso tra le potenze europee. Molti erano consapevoli del pericolo dello scoppio di una guerra e ci fu una protesta diffusa. Nella maggior parte dei Paesi europei, ci furono manifestazioni di protesta contro l'eventualità di una guerra. Oltre ai pacifisti borghesi, i protagonisti più importanti di queste proteste furono la socialdemocrazia e, in molti Paesi, il movimento sindacale. Manifestazioni e riunioni si svolsero regolarmente a Parigi e in altre città francesi, durante le quali vennero invitati sindacalisti o esponenti dei rispettivi partiti socialdemocratici o operai dei Paesi coinvolti nella crisi. Il 13 agosto 1911, diverse migliaia di persone si riunirono a Trafalgar Square a Londra e tennero una manifestazione insieme a lavoratori francesi[43].
Nel corso della crisi marocchina, in Germania ci fu una fase di radicalizzazione delle lotte operaie e lavorative senza precedenti, che comportò anche il dispiegamento di militari. Le manifestazioni più grandi si svolsero in questo Paese, dove il il partito socialdemocratico rappresentava il più grande partito operaio socialista del mondo. Tuttavia, per molto tempo, la direzione del partito ebbe difficoltà anche solo a pubblicare una dichiarazione sul pericolo di conflitto o a lanciare un invito a protestare. La direzione del partito socialdemocratico tedesco si rifiutò di convocare una riunione straordinaria della Seconda Internazionale. Questo comportamento fu criticato in modo particolarmente aspro da Rosa Luxemburg e dall'ala sinistra del partito con l'aiuto del quotidiano Leipziger Volkszeitung. Dopo violente critiche, alla fine, il consiglio decise di mobilitare le masse per eventi di protesta. Per tutto il mese di agosto, praticamente ogni giorno in molti luoghi si svolsero proteste con una partecipazione massiccia, la più grande delle quali si tenne il 3 settembre a Berlino. Qui più di 200.000 persone si radunarono al Treptower Park per protestare. Questa manifestazione fu probabilmente la più grande che avesse avuto luogo fino a quel momento.
Anticipazione di una guerra
[modifica | modifica wikitesto]La prima guerra mondiale fu il risultato di una serie di tensioni che sfuggirono al controllo dei governanti. Gli Stati si trovarono in un sistema di alleanze e in una logica di prestigio che rese inevitabile la guerra. La Germania può essere considerata la principale responsabile a causa della sua politica aggressiva e del suo ruolo nel sostegno all'Austria-Ungheria, ma probabilmente è più corretto vedere il conflitto come un evento la cui responsabilità fu condivisa dalle principali potenze europee.
Lo storico statunitense Raymond James Sontag (1897–1972) sostenne nel 1933 che si trattava di una commedia degli errori che divenne un tragico preludio alla prima guerra mondiale: «La crisi sembra comica: la sua origine oscura, le questioni in gioco, la condotta degli attori, in effetti lo erano. Ma i risultati furono tragici. Le tensioni tra Francia e Germania e tra Germania e Gran Bretagna sono aumentate; la corsa agli armamenti ha ricevuto nuovo impulso; la convinzione che una guerra precoce fosse inevitabile si è diffusa nella classe dirigente d'Europa».[senza fonte]
Per il politico statunitense e studioso di relazioni internazionali Henry Kissinger, il principale problema tedesco fu che, intimidendo o minacciando diversi Paesi di guerra nel giro di pochi anni, senza nemmeno essere in grado di formulare un obiettivo ben ponderato, la Germania intensificò il clima di paura e fece nascere una coalizione contro di essa, la Triplice Intesa, senza alcun guadagno sostanziale in cambio o consolidamento della propria coalizione: la Triplice alleanza. Una conseguenza indiretta di Agadir fu che inglesi e francesi si spartirono le aree marittime da proteggere: i primi avevano l'Atlantico, i secondi il Mediterraneo. Questa situazione, tre anni dopo, aumentò la necessità per il Regno Unito di entrare nella prima guerra mondiale.
In quel momento la corsa agli armamenti da parte dei Paesi europei era sempre più intensa e inevitabile. Lo storico tedesco Oswald Spengler fu ispirato dall'episodio di Agadir per scrivere il libro "Il tramonto dell'Occidente" (The Decline of the West). «La crisi di Agadir del 1911, che all'improvviso sollevò lo spettro di una guerra generale europea e rivelò in modo sorprendente il pericolo dell'accerchiamento della Germania da parte dell'Intesa, cristallizzò la nascente visione di Spengler della futura trasformazione politica internazionale dell'Occidente»[44].
Note
[modifica | modifica wikitesto]Esplicative
[modifica | modifica wikitesto]- ^ chiamata in inglese scramble for Africa, traducibile in "zuffa per l'Africa".
- ^ Mentre in precedenza era stato applicato l'imperialismo "informale" o "indiretto" caratterizzato dalla superiorità militare ed economica, intorno alla seconda metà dell'Ottocento emerse sempre di più l'imperialismo "formale" o "diretto". (Vedi Bagnato, p. 117) D'altro canto la Corsa d'Africa fece parte di un processo più ampio: il nuovo imperialismo, un periodo nel quale le potenze europee, gli Stati Uniti e il Giappone espansero i loro imperi coloniali per lo più in Asia e in Africa. (Vedi Wm. Roger Louis, p. 910) Ciò è da distinguere dall'imperialismo moderno (1402-1815) che riguardò la colonizzazione di territori in Siberia e nelle Americhe.
- ^ La Gran Bretagna acquistò dal Portogallo la città di Tangeri come parte della dote di Caterina di Braganza dal suo matrimonio con Carlo II Stuart nel 1652, ma ritenuta troppo costosa da amministrare, fu restituita al Marocco nel 1684. Gli inglesi avevano mantenuto un ruolo dominante nel mercato estero del Marocco fin dal XVIII secolo, tanto che nel 1900 ne deteneva circa il 48%. Invece i tedeschi nel 1910 si stimava che possedessero solo il 10% di quote. Gli inglesi stipularono nel 1856 un trattato commerciale che mirava a ridurre i livelli tariffari, ma ciò fu applicato anche agli altri commercianti europei.
- ^ e il riconoscimento della sovranità territoriale di Ceuta e Melilla, e anche della provincia di Ifni (che fu brevemente occupata nel corso del conflitto).
- ^ la prima aveva conquistato l'Algeria nel 1830, e la seconda aveva ottenuto alla Conferenza di Berlino del 1884 la zona costiera dell'attuale Sahara Occidentale e possedeva già da secoli sulla costa del Mediterraneo le città di Ceuta e Melilla
- ^ e nella nascita della società commerciale Deutsche Kolonialgesellschaft (1887) fondata da mercanti di Amburgo e Brema, il cui obiettivo era quello di proteggere i mercati già conquistati.
- ^ Il Marocco, alla fine del XIX secolo, consentiva alle persone che lavoravano per consoli e vice-consoli stranieri alcuni privilegi e protezioni legali non disponibili al resto della popolazione.
- ^ La Banca Statale del Marocco (Banque d'État du Maroc - BEM) iniziò a operare nel 1907. Fu fondata con capitale internazionale, con la partecipazione di Francia, Spagna e altre nazioni europee, sotto la supervisione internazionale.
- ^ Tali eventi influiranno sulla scelta di Mulay Abd al-Hafiz di abdicare a favore di suo fratello Yusuf ben al-Hasan dopo il Trattato di Fès del 1912.
- ^ L'azione francese allarmò, tuttavia, la Spagna che, vedendo i propri interessi minacciati dalla presenza militare francese, allertò le proprie truppe, e il 5 giugno occupò Larache e Ksar El Kebir. (Vedi Christopher Clark, p. 204)
- ^ Dipinto di Philip Alexius de László.
- ^ che il 1° luglio era a bordo della cannoniera Panther.
- ^ All'epoca c'erano quattro cittadini tedeschi nella valle del Souss, compresi i rappresentanti della società Mannesmann. (Alfred Colling, p. 339)
- ^ Tradotto dal francese: "Il re si diverte!". Guglielmo II cita il titolo del dramma "Il re si diverte" di Victor Hugo per descrivere l'imbarazzo di trovarsi in crociera mentre in Germania saliva la tensione per la crisi.
- ^ Lloyd George si riferisce al trattato anglo-francese dell'Entente Cordiale che tuttavia non prevedeva una vera e propria alleanza difensiva fra Gran Bretagna e Francia.
- ^ Residenza del sindaco di Londra.
- ^ Tale territorio fu denominato "Becco d'anatra" (in tedesco "Entenschnabel") o "Alto Camerun" ed era situato a sud-est di Fort Lamy (oggi situato nel Ciad).
- ^ Quest'area di 275.000 km² era per lo più paludosa (dove la malattia del sonno era diffusa). Nel corso della prima guerra mondiale tornò in mano alla Francia nel 1916.
- ^ Il riferimento è alla prima guerra mondiale
Bibliografiche
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Canfora, p. 36
- ^ Faroqui, p. 117
- ^ Catherine Coquery-Vidrovitch, p. 158
- ^ Erich Prager
- ^ Guglielmo II, pp. 96-97
- ^ Balfour, pp. 407-408
- ^ Balfour, p. 409.
- ^ Susan Gilson Miller
- ^ Emile Mauchamp, su memoireafriquedunord.net.
- ^ Ross E. Dunn, Vol. 17, pp. 31-48
- ^ Bulletin de la Société de géographie commerciale de Paris, su gallica.bnf.fr.
- ^ Christopher Clark, pp. 208-210
- ^ Balfour, pp. 409-410.
- ^ Christopher Clark, p. 207
- ^ Guglielmo II, pp. 126-127
- ^ Guglielmo II, p. 127
- ^ Balfour, p. 410
- ^ Helmut M. Müller, Gernot Dallinger, Hans-Georg Golz, Heike Kruger, Mathias Münter-Elfner, Gerhard Baum, p. 351
- ^ Oncken, p. 234.
- ^ Sidney Bradshaw Fay, pp. 278-284
- ^ Johannes Lepsius, Albrecht Mendelssohn Bartholdy, Friedrich Thimme
- ^ Mann, p. 542
- ^ Vorwärts: 4.7.1911, Nr. 153, Jahrgang: 28, su deutsche-digitale-bibliothek.de.
- ^ Chronik der deutschen Sozialdemokratie, su library.fes.de.
- ^ Balfour, p. 411
- ^ a b Balfour, p. 412
- ^ F. H. Hinsley, p. 271
- ^ Ferguson, p. 129
- ^ Churchill, p. 45.
- ^ Churchill, pp. 45-46
- ^ Le misure contro le piccole torpediniere, navi veloci siluranti.
- ^ Balfour, p. 414.
- ^ Hans H. Hildebrand, Albert Röhr, Hans-Otto Steinmetz, p. 40
- ^ Liaquat Ahamed, p. 43
- ^ (DE) 1911,26: No. 26, 25. Juni 1911 - Deutsche Digitale Bibliothek, su www.deutsche-digitale-bibliothek.de. URL consultato il 20 novembre 2024.
- ^ Lloyd George, p. 52.
- ^ Arnaud Teyssier, p. 468, p. 260
- ^ In riferimento al Trattato di Olmütz.
- ^ Wernecke, p. 62
- ^ Mann, pp. 542-543
- ^ Clark Christopher, pp. 208-209
- ^ Daniel Yergin, pp. 11-12, 153-154, 928
- ^ Vorwärts, 4. September 1911., su deutsche-digitale-bibliothek.de.
- ^ John Farrenkopf, p. 12
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Guglielmo II, Memorie dell'Imperatore Guglielmo II scritte da lui stesso, Milano, Fratelli Trevas, 1923.
- (EN) David Lloyd George, War memoirs of David Llyod George, Vol. 1 (di 2), Londra, Odhams Press, 1938. Edizione italiana Memorie di guerra, Vol. 1 (di 3), Milano, Mondadori, 1933-1935-1938.
- (EN) Winston Churchill, The World Crisis, Vol. 1 (di 6), Londra, Thornton Butterworth, 1923–1931. Seconda edizione italiana Crisi mondiale e Grande Guerra 1911-1922, Vol. 1 (di 4), Milano, Il Saggiatore, 1968.
- (EN) Christopher Clark, The Sleepwalkers, HarperCollins, 2013, ISBN 978-0-06-219922-5, OCLC 1002090920.
- (EN) Sidney Bradshaw Fay, The Origins of the World War, Vol. 1, Macmillan Publishers, 1930.
- (EN) Liaquat Ahamed, Lord of Finance, Londra, Wndmill Books, 2010, ISBN 978-0-09-949308-2.
- (EN) F. H. Hinsley, British Foreign Policy Under Sir Edward Grey, Cambridge University Press, 1977, ISBN 978-0521090155.
- (EN) Daniel Yergin, The Prize: The Epic Quest for Oil, Money & Power, Free Press, 1993.
- (EN) John Farrenkopf, Prophet of Decline: Spengler on World History and Politics, Lousiana State University Press, 2001, ISBN 9780807127278, OCLC 462269293.
- (FR) Alfred Colling, La Prodigieuse Histoire de la Bourse, Parigi, Société d'éditions économiques et financiers, 1949.
- (FR) Arnaud Teyssier, Lyautey, Parigi, Éditions Perrin, 2004.
- (EN) Michael Balfour, The Kaiser and his Times, New York-Londra, W. W. Norton, 1964-1972, ISBN 0-393-00661-1. Edizione italiana Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, Il Saggiatore, 1968.
- (DE) Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten: Von der Marokko-krise bis zum Abschied, Vol. 2, Berlino, Ullstein Verlag, 1930. Edizione italiana Memorie: Dalla crisi marocchina alle missioni da Cancelliere, traduzione di L. Emery, Vol. 2, Milano, Mondadori, 1931.
- (DE) Erich Prager, Die deutsche Kolonialgesellschaft 1882 - 1907 : im Auftrage des Ausschusses der Deutschen Kolonialgesellschaft dargestellt, Berlino, Reimer, 1908.
- (EN) Susan Gilson Miller, A history of modern Morocco, New York, Cambridge University Press, 2013, ISBN 978-1-139-62469-5, OCLC 8555022840.
- (ES) José Luis Comellas, La guerra civil europea: 1914-1945, Madrid, Ediciones Rialp., 2010, ISBN 9788432138225, OCLC 851099026.
- (EN) Ross E. Dunn, The Bu Himara Rebellion in Northeast Morocco: Phase I, Vol. 17, Middle Eastern Studios, 1981.
- (EN) Niall Ferguson, The Pity of War, Londra-New York, Allane Lane, 1998, ISBN 0-713-99246-8. Edizione italiana La Verità taciuta, Milano, Corbaccio, 2002, ISBN 88-7972-404-5.
- (DE) Luciano Canfora, August 1914. Oder: Macht man Krieg wegen eines Attentats?, Neue Kleine Bibliothek, 2010, ISBN 9783894384401.
- (DE) Helmut M. Müller, Gernot Dallinger, Hans-Georg Golz, Heike Kruger, Mathias Münter-Elfner, Gerhard Baum, Schlaglichter der Weltgeschichte, Bonn, Bundeszentrale für politische Bildung, 1992, ISBN 3-89331-146-7.
- (DE) Emily Oncken, Panthersprung nach Agadir. Die deutsche Politik während der Zweiten Marokkokrise 1911, Düsseldorf, Droste, 1981, ISBN 3770005929.
- (DE) Golo Mann, Deutsche Geschichte des 19. und 20. Jahrhunderts, 1964. Edizione italiana Storia della Germania moderna 1789 - 1958, Garzanti, 1978, ISBN 8811690102.
- (DE) Johannes Lepsius, Albrecht Mendelssohn Bartholdy, Friedrich Thimme, Die Große Politik der europäischen Kabinette 1871–1914., Berlino, 1922-1927.
- (DE) Hans H. Hildebrand, Albert Röhr, Hans-Otto Steinmetz, Die deutschen Kriegsschiffe, Vol. 5, Koehlers, 1983, ISBN 3-7822-0456-5.
- (DE) Suraiya Faroqui, Geschichte des Osmanischen Reiches, C. H. Beck, 2006. Edizione italiana L'impero ottomano, traduzione di Lea Nocera, Il Mulino, 2018, ISBN 978-3406723957.
- (FR) Catherine Coquery-Vidrovitch, Petite histoire de l'Afrique, La Découvert, 2010. Edizione italiana Breve storia dell'Africa, Il Mulino, 2011.
- Bruna Bagnato, L'Europa e il mondo: origini, sviluppo e crisi dell'imperialismo coloniale, Firenze, Mondadori Education, 2006, ISBN 88-00-86054-0.
- (EN) Wm. Roger Louis, The Ends of British Imperialism: The Scamble for Europe, Suez and Decolonisation, Londra, I. B. Tauris, 2006, ISBN 978-1-84511-347-6.
- (DE) Klaus Wernecke, Der Wille zur Weltgeltung. Außenpolitik und Öffentlichkeit im Kaiserreich am Vorabend des Ersten Weltkrieges, Düsseldorf, Droste, 1970.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su crisi di Agadir
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Agadir Incident, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85002032 · GND (DE) 4199706-2 · BNF (FR) cb12050241m (data) · J9U (EN, HE) 987007293086705171 |
---|