Stanislao Medolago Albani

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Stanislao Medolago Albani (Bergamo, 30 luglio 1851Bergamo, 3 luglio 1921) è stato un politico italiano, tra i protagonisti del movimento cattolico nazionale.

La presidenza del II gruppo generale dell'Opera dei Congressi. Stanislao Medolago Albani è il primo seduto a sinistra

«Il conte Medolago Albani per più di trent'anni dette al grandioso movimento cattolico italiano e bergamasco, il lustro del casato, l'autorità del nome, il consiglio saggio e prudente, l'indirizzo sempre e sicuramente cristiano, lo studio profondo e pratico dei problemi religiosi, morali ed economici, l'operosità instancabile della sua persona»

Stanislao Medolago Albani nacque a Bergamo, figlio del conte Gerolamo della nobile famiglia Medolago-Albani[1], e da Benedetta de Maistre figlia di Joseph de Maistre che morì di parto alla sua nascita. Il padre Gerolamo sposò in seconde nozze la cognata Filomena il 10 maggio 1855, ma solo quattro mesi dopo il matrimonio morì d'epidemia colerica lasciando che fosse la nuova moglie a curarsi dell'educazione del giovane Stanislao. I suoi primi anni di vita si divisero tra Bergamo, Medolago e la Francia. I suoi maestri furono don Giovanni Torri, un canonico nella comunità di Calusco d'Adda[2] e il vescovo di Bergamo Pietro Luigi Speranza. Si recò spesso in Francia per fare visita ai parenti materni, dove incontrò molte volte Charles-Louis Gay, che era stato importante collaboratore del cardinale Louis-Edouard-François-Desiré Pie.

Visse gli anni della sua gioventù nel periodo storico che vedeva la formazione del nuovo stato unitario che cercava di impedire l'influenza culturale cattolica sulla società che stava per nascere.[3] Questo portò, da parte dei cattolici, alla nascita e allo sviluppo dell'associazionismo laicale. A diciassette anni Stanislao fu nominato segretario della «Società per gli Interessi Cattolici» e presidente del «Circolo San luigi» della Gioventù Cattolica. Si impegnò alla ricerca di una soluzione alla questione sociale che a causa della crescente industrializzazione avrebbe provocato la soppressione del sistema cooperativo creando il pericolo di un incremento del socialismo in Italia. Nel 1873 sposò Maria Luisa Callori, originaria di Vignale, da cui ebbe quattro figli: Gerolamo, Pio Leone, Federico (che morì a soli diciassette anni di tifo), e Benedetta (che si dedicò alla vita religiosa).

Fondò e guidò il circolo Operaio «San Giuseppe» che arrivò ad avere millecinquecento iscritti, con opere di soccorso e di assistenza pubblica. Malgrado il divieto di partecipare alle elezioni politiche dello Stato italiano, emanato nel 1868 dalla Santa Sede (non expedit), i bergamaschi cattolici parteciparono alle elezioni amministrative, e Medolago nel 1880 fu eletto consigliere comunale di Bergamo nelle elezioni parziali, e successivamente nelle elezioni del 1887/88. Rimase attivo come consigliere comunale per ben trent'anni. Le attività dei cattolici di Bergamo seguivano e dipendevano dall'Opera dei congressi e dei comitati cattolici, che vide l'appoggio del vescovo Gaetano Camillo Guindani, la presenza di Nicolò Rezzara e Giambattista Caironi. Dopo l'elezione nel consiglio comunale, nel 1882 fu eletto in quello provinciale diventando dapprima vicepresidente (1889) e dal 1894 al 1909 presidente. Con il Rezzara fondò il Piccolo Credito Bergamasco (poi Credito Bergamasco).[4]

Nel 1885 divenne presidente della II sezione permanente dell'Opera dei congressi («Economia sociale cristiana»). Ebbe l'occasione di conoscere Giuseppe Toniolo. Tra i due intellettuali nacque un'amicizia, rapporto che sarà particolarmente duraturo e operoso. Il suo programma s'ispirò all'Unione cattolica internazionale di Friburgo, che lo avevano visto partecipe. A Lucca nel 1887 al VII congresso nazionale fu eletto nel Comitato generale permanente dell'Opera dei congressi.

Essendo uno dei massimi dirigenti del movimento sociale cattolico rigettava il concetto di eguaglianza elaborato dal socialismo, e neppure dell'individualismo e del liberalismo pur accettandone le parti che considerava positive. Riteneva che le richieste della classe operaia che si stava modificando con la nuova industrializzazione, erano diritti intoccabili. Riteneva parimenti che anche la parte imprenditoriale avesse dei diritti e che quindi era necessaria la formazione di cooperative che fossero solidali con entrambi. Medolago Albani propose che il Parlamento intervenisse sulla questione. Dichiarò più volte la necessita di nuove leggi che vedeva risolte nelle formazione delle nuove corporazioni che non erano in contrasto con la libertà economica ma si basava sull'istituzionalizzazione dei rapporti tra le classi sociali, degli operai e degli imprenditori. Nel suo intervento all'VIII congresso cattolico (Lodi, 21-23 ottobre 1890) dichiarò l'importanza dello Stato presente nelle problematiche sociali ponendosi come intermediario legislatore tra le diverse organizzazioni.[5]

L'enciclica di papa Leone XIII Rerum novarum (1891) invitò i laici e il clero a non eludere i problemi sociali sostenendo le necessità equilibrandole anche con chi sosteneva il cattolicesimo più rigoroso. Questo allontanò Medolago da Giovanni Battista Paganuzzi e nel 1899 guardò con particolare interesse il nascere del nuovo movimento della Democrazia Cristiana di Romolo Murri. Nel 1904 il bergamasco chiarì quali dovevano essere secondo lui le caratteristiche delle associazioni sociali cattoliche. Queste dovevano dichiararsi pubblicamente cattoliche aderenti al II gruppo, dovevano essere miste nei membri delle diverse classi sociali. Nel 1904 fu sciolta l'Opera dei congressi, rimanendo solo il II gruppo: proprio quello da lui presieduto. Medolago Albani dichiarò che lo scioglimento era causato dall'impronta sociale dei seguaci di Murri sconfinata «dai limiti assegnati al sociologo cristiano» e portata ad «abbracciare e confondere in una sola azione questioni filosofiche e religiose […] con concetti e intendimenti che potevano lasciare fondato dubbio sulla ortodossia dei principi»[6]. Per questo nel 1905 il gruppo cambio nome diventando «Unione economico sociale».
Nel primo decennio del XX secolo le casse rurali e le società di mutuo soccorso cattoliche diventarono oltre 5000.

Nel 1905 Medolago confessò il suo insuccesso a disciplinare i numerosi democratici cristiani impegnati socialmente. Egli, fedele a papa Pio X, riteneva che la confessionalità del sindacato indicasse anche quali erano i dettami dei vescovi e della Santa Sede. Medolago Albani trovò che era stato un errore lo sciopero del 1909 a Ranica organizzato dall'Ufficio del Lavoro che giudicò «gran birbonata» e «con imperdonabile leggerezza dai dirigenti dell'Ufficio del lavoro»[7] L'anno successivo fu eletto presidente della scuola sociale cattolica appena costituita. Nel 1912 denunciò l'eccessiva contrapposizione del modello socialista con gli industriali: riteneva che lo sciopero fosse uno strumento non sempre d'utilità, portando a volte più danno del risultato ottenuto, che portavano al dover creare associazioni di soli padroni. Malgrado nel 1914 il periodico «Civiltà Cattolica» pubblicasse alcuni articoli di appoggio alla linea del Medolago, egli era consapevole che le sue leggi non erano accettate da buona parte degli iscritti delle leghe del lavoro dichiarate cattoliche che distribuite su tutto il territorio erano ben 636. Allontanato da molti dopo la morte di Pio X, e anche a causa del primo conflitto mondiale uscì lentamente dalla scena nazionale. Il 25 marzo 1920 l'Unione economico sociale fu definitivamente sciolta.
Stanislao Medolago Albani morì l'anno successivo. Il suo corpo fu inumato nella cappella di famiglia del cimitero di Medolago.

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Gerolamo Medolago Albani  
 
 
Giovanni Giacomo Medolago Albani  
Caterina Zanchi  
 
 
Gerolamo Medolago Albani, conte  
 
 
 
Giulia Grumelli Pedrocca  
 
 
 
Stanislao Medolago Albani, conte  
Joseph de Maistre, conte François-Xavier de Maistre, conte  
 
Christine de Motz de La Salle  
Rodolphe de Maistre, conte  
Franceline Morand de Saint-Sulpice Jean-Pierre Morand de Saint-Sulpice  
 
Anne-Marie Favier du Noyer  
Bénédicte de Maistre  
François Frédéric de Plan de Sieyès de Veynes, marchese Jean Marie de Plan de Sieyès  
 
Marguerite Emilie Esther de Veynes  
Charlotte Espérance Azélie de Plan de Sieyès de Veynes  
Marie Marguerite de Laurencin Jean Espérance de Laurencin  
 
Marie Anne Julienne d'Assier de La Chassagne  
 
  1. ^ Medolago, su servizi.ct2.it, EFL Società Storico Lombarda. URL consultato il 6 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2021).
  2. ^ Stanislao Medolago-Albani- tetimoni, su santiebeati.it, santi e Beati. URL consultato il 6 giugno 2021.
  3. ^ Pietro Scppola, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, editore=Laterza, 1967.
  4. ^ Credito Bergamasco- La storia, su archive.org. URL consultato il 6 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2015).
  5. ^ Stanislao Medolago Albani, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 6 giugno 2021.
  6. ^ A. Medolago Albani, L'aspetto di una interessante polemica sul «sindacalismo cristiano» negli scritti lasciati dal conte Stanislao. Medolago Albani, 1975, p. 19.
  7. ^ A. Cova, Problemi del movimento cattolico nel carteggio Toniolo, in P. Pecorri (a cura di), Giuseppe Toniolo tra economia e società, Pieve di Soligo, Atti del Convegno, 1988, p. 232.
  • Pietro Scoppola, Chiesa e Stato nella storia d'Italia, Bari, Laterza, 1967, OCLC 868636108.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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