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Enrico I di Stade
Enrico I di Stade | |
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Conte di Stade con Sigfrido I di Stade (forse) | |
In carica | ? – 11 maggio 976 |
Predecessore | Wichmann II il Giovane |
Successore | Enrico II di Stade |
Morte | 11 maggio 976 |
Dinastia | Odoniani |
Padre | Lotario II di Stade |
Madre | Swanhild di Sassonia |
Coniugi | Giuditta di Wetterau Ildegarda di Reinhausen |
Figli | Enrico II il Buono Lotario Udo I di Stade Gerberga di Stade Cunigonda di Stade Hathui di Stade Emnilde di Stade Sigfrido II di Stade Ildegarda di Stade (di secondo letto) |
Enrico I, detto il Calvo, (... – 11 maggio 976) fu conte di Stade.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Era figlio di Lotario II, conte di Stade e di Swanhild di Sassonia. Enrico è segnalato come cugino di Ottone I, imperatore del Sacro Romano Impero, ma la loro relazione familiare esatta rimane un mistero. Enrico fu anche nominato conte di Heilangau, l'antica capitale dello Stade, nel 959.
Quando il padre di Enrico morì nella battaglia di Lenzen, la contea di Stade fu detenuta da Wichmann il Vecchio e dai suoi due figli, e tornò alla famiglia di Lotario solo nel 967. Egli fondò la dinastia degli Odoniani, che resse la contea per buona parte della sua storia. Enrico ed il fratello Sigfrido compaiono nelle Res Gestae Saxonicae di Vitichindo di Corvey[1], in cui viene detto che aiutarono il margravio Ermanno Billung contro il nipote Wichmann II il Giovane, predecessore di Enrico nel governo della contea. Il nipote di Enrico, Tietmaro di Merseburgo, racconta che Enrico sfuggì alla cattura del margravio Ermanno Billung, nella cattedrale di Magdeburgo, retta dall'arcivescovo Adalberto, ove era in corso un'assemblea.
Nonostante avesse tentato di catturarlo, il duca gli ordinò di recarsi a Roma presso l'imperatore e parente di Enrico, Ottone I, per pacificare i loro rapporti. Benché l'imperatore fosse adirato con il duca per avere usurpato le prerogative imperiali in quella parte della Germania, Enrico, in virtù della loro consanguineità e della sua abilità, riuscì a far sì che Ottone concedesse la grazia al duca, e venne ringraziato dall'imperatore per il suo lavoro con una collana d'oro[2][3].
Su suo consiglio e su quello del duca di Sassonia Bernardo, Ottone II espugnò il Danevirke nell'agosto del 974[4][5].
A Enrico succedette come conte di Stade da suo fratello Sigfrido I. La data della successione non è chiara, ma probabilmente avvenne nel 973. È anche probabile che in realtà i due fratelli regnarono assieme.
Matrimonio e figli
[modifica | modifica wikitesto]Enrico sposò prima Giuditta di Wetterau (925-973), sorella di Corrado I, duca di Svevia. Il loro padre era Corrado o Udo, figlio di Gebeardo, duca di Lotaringia. Enrico sposò in seconde nozze Ildegarda di Reinhausen, figlia di Elli I, conte di Reinhausen.
Enrico e Giuditta ebbero sette figli:
- Enrico II il Buono, conte di Stade[6];
- Lotario Udo I, conte di Stade[6];
- Gerberga di Stade († 1000), che sposò Teodorico I, conte di Querfurt. Essi ebbero un figlio, Teodorico, vescovo di Münster[6];
- Cunigonda di Stade (956-997), che sposò Sigfrido I il Vecchio, conte di Walbeck . Essi ebbero come figlio Tietmaro di Merseburgo, cronista della dinastia ottoniana e del Sacro Romano Impero[6];
- Hathui di Stade, badessa di Hesslingen[6];
- Emnilde di Stade[6], suora;
- Sigfrido II, conte di Stade[6].
Enrico e Ildegarda ebbero una figlia:
- Ildegarda di Stade (974-3 ottobre 1011), sposò Bernardo I, duca di Sassonia, figlio di Ermanno Billung, margravio della marca Billunga e duca di Sassonia, e della contessa Oda[6].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Widukind di Corvey, Libro III, LI, in Le imprese dei Sassoni, traduzione di Paolo Rossi, Pisa, Pisa University Press, 2021, p. 96, ISBN 978-88-3339-512-8.
- ^ Tietmaro di Merseburgo, Introduzione all'opera, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 15, ISBN 978-8833390857.
- ^ Tietmaro di Merseburgo, Libro II, 28, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 63, ISBN 978-8833390857.
- ^ Tietmaro, Libro III, 6, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 76, ISBN 978-8833390857.
- ^ Tietmaro di Merseburgo, Libro III, 6, in Piero Bugiani (a cura di), Chronicon. L'anno mille e l'impero degli Ottoni, collana Bifröst, traduzione di Piero Bugiani, Viterbo, Vocifuoriscena, 2020, p. 201, ISBN 978-88-99959-29-6.
- ^ a b c d e f g h Tietmaro, Alberi genealogici, in Cronaca di Tietmaro, collana Fonti tradotte per la storia dell'Alto Medioevo, traduzione di Matteo Taddei, Pisa University Press, p. 323, ISBN 978-8833390857.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Warner, David A., Germania ottoniana: The Chronicon of Thietmar of Merseburg, Manchester University Press, Manchester, 2001
- Reuter, Timothy, Germania nell'alto medioevo, 800-1036, Londra e New York, 1992
- Bachrach, BS (traduttore), Widukind of Corvey, Deeds of the Saxons, The Catholic University of America Press, Washington, DC, 2004
- Leyser, Karl, Germania medievale e vicini 900-1250, The Hambledon Press, Londra, 1982
- Bury, JB (a cura di), The Cambridge Medieval History: Volume III, Germany and the Western Empire, Cambridge University Press, 1922
Collegamenti esterni
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