Masada
Masada Metzada | |
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Civiltà | Ebraica |
Utilizzo | Palazzo-fortezza |
Stile | Ellenistico-Impero romano |
Epoca | I secolo a.C. - I secolo d.C. |
Localizzazione | |
Stato | Israele |
Distretto | Mehoz HaDarom |
Dimensioni | |
Superficie | 300 m² |
Scavi | |
Data scoperta | 1842 |
Date scavi | 1963 |
Archeologo | Yigael Yadin |
Amministrazione | |
Patrimonio | Patrimonio dell'UNESCO |
Visitabile | Sì |
Mappa di localizzazione | |
Bene protetto dall'UNESCO | |
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Masada | |
Patrimonio dell'umanità | |
Tipo | Culturali |
Criterio | [1][2][3] |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 2001 |
Scheda UNESCO | (EN) Masada (FR) Masada |
Masàda (o Massàda; in ebraico מצדה, Mətzadà) era un'antica fortezza, situata su una rocca a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, in territorio israeliano a circa 100 km a sud-est di Gerusalemme. Mura alte cinque metri – lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri – la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile. A rendere ancor più difficile un assedio contribuiva la particolare conformazione geomorfologica della zona: l'unico punto d'accesso infatti era l'impervio sentiero del serpente, così chiamato per i numerosi tornanti che lo rendevano un gravissimo ostacolo per la fanteria. La fortezza divenne nota per l'assedio dell'esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
Sentiero del serpente
[modifica | modifica wikitesto]Il sentiero del Serpente (o in ebraico Shvil HaNachash) è il sentiero che, a tutt'oggi, permette l'accesso alla fortezza di Masada.
Anticamente (secondo il racconto di Giuseppe Flavio) era talmente impervio, tortuoso, sinuoso e ripido da impedire a un soldato romano di «poggiare contemporaneamente entrambi i piedi»:
«[...] la chiamano il serpente, a cui somiglia per la sua strettezza e le continue curve e controcurve; il suo tracciato rettilineo s'interrompe per girare attorno a rocce sporgenti. Avanza a fatica, piegandosi continuamente su sé stessa, per poi distendersi ancora. Chi la percorre deve tenere ben saldi entrambi i piedi per evitare di cadere e perdere la vita; infatti sui due lati si aprono burroni così spaventosi da indurre a tremare anche l'uomo più coraggioso. Dopo un percorso di trenta stadi [pari a 5,5 km] la pista raggiunge la vetta, che non termina con un cocuzzolo a punta, ma con un altopiano.»
Palazzo di Erode il Grande
[modifica | modifica wikitesto]Tra il 37 e il 31 a.C. Erode il Grande fece migliorare le dotazioni della fortezza allo scopo di rifugiarvisi qualora la sua vita fosse stata in pericolo. Arroccata su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord, essa disponeva di terme con caldaia centrale, di magazzini sotterranei e di ampie cisterne per la raccolta dell'acqua piovana. Nell'estate del 66 d. C. era stata conquistata da un migliaio di Sicarii che vi si insediarono con donne e bambini. Quattro anni dopo – nell'anno 70 – caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non disposti a darsi per vinti.
Assedio da parte dei Romani
[modifica | modifica wikitesto]Flavio Giuseppe narra come, nella primavera del 73 d. C. (o, al più tardi, del 74), guidati da Flavio Silva, i Romani edificarono un'imponente rampa di accesso la quale, colmando quasi del tutto i 133 metri di dislivello tra il campo romano e la fortezza, consentì di condurre un ariete sotto alle mura e di sgretolarle. Tuttavia, prima che i soldati romani entrassero nella fortezza, gli assediati si diedero reciprocamente la morte. Le vittime furono in tutto novecentosessanta, fatta eccezione per due donne e per cinque bambini, che in seguito testimoniarono quanto avvenuto agli uomini di Silva.
Va comunque rimarcato come le evidenze archeologiche e l'opinione di numerosi studiosi[4] tendano a mettere in dubbio il racconto di Giuseppe, in particolare per quel che riguarda il contesto storico, la dimensione della rampa costruita, la veridicità del suicidio collettivo e il numero di assediati morti.
"Mai più Masada cadrà"
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai Romani fino a tutta l'epoca bizantina. In questo periodo venne a lungo abitata da monaci cristiani che vi costruirono anche una basilica. Dopo l'invasione araba il luogo venne abbandonato e piano piano si perse addirittura il ricordo della sua posizione; venne infine riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. A tutt'oggi reclute dell'esercito israeliano vengono condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: "Mai più Masada cadrà" (in ebraico: "Metzadà shenìt lo tippòl").
Masada è stata in parte ricostruita ed è diventata uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni sessanta sotto la guida dell'archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell'antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, i bagni e anche le grosse pietre lanciate dalle catapulte. Come segno della presenza ebraica resta solo una piccola sinagoga, mentre più recente (V secolo) è una basilica fatta costruire da monaci penitenziali.
Paesaggio
[modifica | modifica wikitesto]L'altopiano su cui sorge Masada, immerso nella depressione del Mar Morto, offre uno scenario naturale raro. Molti dei turisti che si recano al sito iniziano alle prime luci dell'alba la salita per il sentiero del Serpente (nel buio della notte rischiarato unicamente dalla luna e dalle stelle), per riuscire ad assistere, da dentro i resti dell'antica fortezza, al sorgere del sole che riversa la sua luce su tutto l'avvallamento circostante.
Nel 1998 è stata costruita una funivia che raggiunge la fortezza da una stazione a valle, superando un dislivello di 290 m; la stazione superiore della funivia è situata a una quota di 33 m s.l.m.
La Masada archeologica
[modifica | modifica wikitesto]La rupe di Masada è uno dei siti identificati da Edward Robinson nel 1834[5]. In seguito la visitarono e descrissero vari altri esploratori, ma la località cominciò a essere ben compresa solo dopo le eccezionali scoperte fatte nel periodo 1963-1965 dagli archeologi israeliani, diretti da Yigael Yadin[6]. Secondo il volume Sacrificing Truth: Archaeology and the Myth of Masada (Amherst, New York, Prometheus Books, 2002) di Nachman Ben-Yehuda, però, "gli scavi del sito di Masada, diretti dall’ex Capo di stato maggiore dell’esercito Yigael Yadin, furono condotti in maniera fraudolenta, allo scopo di accreditare la versione «ufficiale» della storia"[7].
Riferimenti a Masada
[modifica | modifica wikitesto]Musica
[modifica | modifica wikitesto]Alla fortezza è dedicato un brano del disco Aquadia del napoletano Lino Cannavacciuolo e John Zorn, jazzman e compositore ebreo-americano, ha chiamato due delle sue formazioni stabili "Acoustic Masada" e "Electric Masada". Nel 1992 il musicista reggae Alpha Blondy ha intitolato un suo album Masada.
La band heavy metal inglese "Iron Maiden" ha girato il video Man on the edge (dall'album The x factor) proprio sulla rocca di Masada.
Film
[modifica | modifica wikitesto]Altre citazioni
[modifica | modifica wikitesto]Anche un fucile d'assalto è dedicato a Masada. Si tratta appunto del Magpul Masada.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (iii) to bear a unique or at least exceptional testimony to a cultural tradition or to a civilization which is living or which has disappeared;
- ^ (iv) to be an outstanding example of a type of building, architectural or technological ensemble or landscape which illustrates (a) significant stage(s) in human history;
- ^ (vi) to be directly or tangibly associated with events or living traditions, with ideas, or with beliefs, with artistic and literary works of outstanding universal significance. (The Committee considers that this criterion should preferably be used in conjunction with other criteria);
- ^ https://storiainrete.com/masada-un-mito-che-si-infrange/
- ^ Masada l'ultima fortezza di Alan Millard, Archeologia e Bibbia. Edizioni Paoline s.r.l. 1988 pp. 174-175
- ^ Alan Millard, Treasurevfrom Bible Times, Lion Publishing plc 1985
- ^ Erminio Fonzo, Scrivere la storia in Israele : i nuovi storici e la nascita dello Stato ebraico, Ricerche di storia sociale e religiosa: 83, 1, 2013 , p. 237 (Roma : Storia e letteratura, 2013).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, da VII, 8,1 a VII, 10,1.
- Hannah M. Cotton, L'impatto dell'esercito romano sulla provincia della Giudea;
- Dan Bahat, La guerra giudaica: un'indagine archeologica; questo saggio e il precedente in: (a cura di) Filippo Coarelli, Divus Vespasianus: il bimillenario dei Flavi, Electa, Milano, 2009
- Giancarlo Biguzzi, L'ultimo attacco a Masada, "Euntes Docete". Commentaria Urbaniana 2002/2, pagg. 147-151. Online con il titolo cambiato in: Masada, la prima rivolta giudaica ed il suicidio di massa di Eleazar e dei suoi nel racconto di Flavio Giuseppe: alla ricerca della verità storica.
- Erminio Fonzo, Il mito di Masada nello Stato di Israele in Sulle spalle degli antichi. L’immaginario della grecità e della romanità nell’età contemporanea, Unicopli, Milano, 2014, pp. 139-150.
- Ben-Yehuda, Nachman. The Masada Myth: Collective Memory and Mythmaking In Israel, University of Wisconsin Press (December 8, 1995).
- Ben-Yehuda, Nachman. Sacrificing Truth: Archaeology and the Myth of Masada, Humanity Books, 2002.
- Maria Grazia Siliato. Masada, Rizzoli, 2007.
- G. Firpo, Le rivolte giudaiche, Bari 2023 (1ª ed. 1999).
- S. Rocca, Mai più Masada cadrà, Roma 2021.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Masada
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Masada
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Approfondimento sulla fortezza di Masada, su antikitera.net.
- Scheda UNESCO, su whc.unesco.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 126988327 · BAV 497/21162 · LCCN (EN) sh85081785 · GND (DE) 4037781-7 · BNE (ES) XX450714 (data) · BNF (FR) cb12350615p (data) · J9U (EN, HE) 987007555601705171 · NDL (EN, JA) 00629269 |
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