Velella (sommergibile 1912)

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Velella
Descrizione generale
Tiposommergibile di piccola crociera
ClasseMedusa
Proprietà Regia Marina
CantiereFiat San Giorgio, Muggiano
Impostazione6 giugno 1910
Varo25 maggio 1911
Entrata in servizio10 luglio 1912
IntitolazioneVelella
Radiazione26 settembre 1918
Destino finaledemolito
Caratteristiche generali
Dislocamento in immersione305 t
Dislocamento in emersione250 t
Lunghezza45,15 m
Larghezza4,2 m
Pescaggiom
Profondità operativa40 m
Propulsione2 motori Diesel FIAT da 650 cv
2 motori elettrici Savigliano da 300 cv complessivi
2 eliche
Velocità in immersione 8,2 nodi
Velocità in emersione 12,5 nodi
Autonomiain emersione 670 miglia nautiche a 12 nodi
o 1200 mn a 8 nodi
in immersione 24 mn a 8 nodi
54 mn a 6 nodi
Equipaggio2 ufficiali, 19 sottufficiali e marinai
Armamento
Siluri2 tubi lanciasiluri da 450 mm a prua con 4 siluri
dati tratti da www.betasom.it
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Il Velella è stato un sommergibile della Regia Marina.

Nella prima fase della sua vita operativa fu impiegato – in seno alla II Squadriglia Sommergibili – nell'addestramento nelle acque del Tirreno settentrionale (al largo di Liguria e Sardegna), con base dapprima a La Spezia ed in seguito a La Maddalena[1][2][3].

All'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale aveva base a Brindisi od a Taranto, inquadrato nella III Squadriglia della II Flottiglia Sommergibili; comandante dell'unità era il tenente di vascello De Feo[1][3][4].

Nella notte tra il 23 ed il 24 maggio 1915 fu inviato al largo di Cattaro (venendo trainato sino nella sua zona d'agguato dal cacciatorpediniere Espero): fu uno dei primi sommergibili italiani (insieme al Nereide) a svolgere una missione di guerra nel corso del primo conflitto mondiale[3][5].

L'11 luglio 1915 truppe italiane sbarcarono nell'arcipelago di Pelagosa, stazione di vedetta nel Basso Adriatico, e la occuparono; a sostegno delle unità impegnate nello sbarco, il Velella fu dislocato in agguato nei pressi di Pelagosa[6][3][1].

In una successiva missione (iniziata il 16 agosto e terminata tre giorni più tardi), svoltasi al largo di Cattaro, urtò una mina che però non scoppiò; scampò poi fortunosamente anche all'attacco di una torpediniera avversaria, che gli aveva lanciato un siluro[3][1]. Mentre faceva ritorno a Brindisi ebbe una collisione con il cacciatorpediniere Dardo, riportando danni che lo costrinsero ad un periodo di lavori in bacino di carenaggio[3][1].

Nel corso del 1915 il Velella effettuò in tutto 16 missioni offensive e 18 difensive[3].

Diventato caposquadriglia nel 1916 – con comandante il tenente di vascello Pietro Tacchini – nel corso di quell'anno svolse due missioni offensive e 14 difensive[3][1].

Nel 1917, al comando prima del tenente di vascello Franchini e poi del parigrado Vandone[7], compì 21 missioni offensive e due difensive[3].

Il 16 ottobre 1917 fu trasferito a Taranto, messo in riserva[3] e poi disarmato[1]; l'anno seguente fu radiato e quindi demolito.

In tutta la guerra aveva svolto 39 missioni offensive e 34 difensive, trascorrendo 1456 ore di navigazione in superficie e 1127 in immersione[3][1].

  • Franco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni aeree, navali, subacquee e terrestri in Adriatico, Gaspari Editore, 2008, ISBN 978-88-7541-135-0.
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