Zapote Bobal Hix Witz | |
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Stele 12, Zapote Bobal | |
Civiltà | maya |
Localizzazione | |
Stato | Guatemala |
Mappa di localizzazione | |
Zapote Bobal (lingua maya Hix Witz, che significa "Collina del Giaguaro") è il nome moderno per un sito archeologico della civiltà Maya situato a sud del fiume San Pedro Martir nel dipartimento di Petén in Guatemala. Il nome è stato ideato dall'archeologo Ian Graham, che scoprì il sito negli anni '70, e si riferisce agli alberi di Zapote Bobo' (un tipo di albero sapote).[1] Il sito venne studiato poco fino al 2003, quando il mayanista David Stuart collegò il sito al nome visto diverse volte in altri siti come Piedras Negras e Yaxchilán.[2] Gli studiosi scoprirono il nome negli anni '80 circa, e i vari indizi portarono a Zapote Bobal.
Archeologia e architettura
[modifica | modifica wikitesto]Costruito sopra ad una collinetta, il centro del sito mostra un palazzo reale, alcune piramidi tempio, e abitazioni per l'élite. Vi sono monumenti dedicati agli antichi re maya.
La città venne occupata solo per un breve periodo di tempo. La dinastia reale di Zapote Bobal riuscì a regnare in prosperità per 200 anni. La città venne abbandonata a partire dall'800. Molte altre città erano state abitate per periodi molto più lunghi prima di giungere al periodo del collasso generale dei Maya intorno al 900.[3].
Gli indizi archeologici mostrano che le zone di periferia di Zapote Bobal erano densamente popolate. Oltre 400 costruzioni sono state ritrovate fino a 2,5 km dal centro della città.[4] Secondo Fitzsimmons, ci fu una imposizione di un nuovo centro dominante, al di sopra di un panorama sociopolitico già esistente.[5]
Connessioni
[modifica | modifica wikitesto]Durante il periodo Tardo Classico (dal 600 al 900), Zapote Bobal fu il centro di un regno che controllava anche le città di Pajaral e La Joyanca. I regnanti portavano varianti del nome Chan Ahk ("Cielo - Tartaruga Serpente"). A differenza degli altri re maya che usavano il titolo k'uhul ajaw ("signore sacro") nel loro nome, i regnanti di Zapote usavano solo la parola ajaw, signore. Essendo la città piuttosto nuova e subordinata al potere di altre, i regnanti non potevano fregiarsi del titolo di signore sacro nelle iscrizioni su stele.[6]
Zapote Bobal sembra aver avuto diverse relazioni con altre città importanti dei Maya. Nelle città di Piedras Negras e Yaxchilán sono state ritrovate iscrizioni che riportano uccisioni di membri importanti della città, ma anche della loro cattura e dei matrimoni. Il Re B'alaj Chan K'awiil di Dos Pilas fuggì a Zapote Bobal in cerca di riparo nell'ottavo secolo, e fece costruire alcuni monumenti.[4] La maggiore influenza sulla città venne esercitata da El Perú.[7] Zapote Bobal viene illustrata nei geroglifici maya come una città snodo, che scendeva a patti e faceva trattati con altre entità governative delle regioni vicine, dovendo anche sottomettersi a città più potenti.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Breuil, Véronique, Laura Gamez, James L. Fitzsimmons, Jean-Paul Metailie, Edy Barrios, ed Edwin Roman (2004) - Primeras noticias de Zapote Bobal, una ciudad maya clásica del norocidente de Peten, Guatemala. Mayab 17: 61-83.
- Fitzsimmons, James (2006a) - The discovery of a Classic Maya kingdom. Documenti forniti al Peabody Museum per il Dipartimento di Antropologia, Università di Harvard.
- Fitzsimmons, James (2006b) - Kings of Jaguar Hill: Monuments and Caches at Zapote Bobal, Guatemala. Rapporto stilato presso il FAMSI
- Martin, Simon e Grube, Nikolai (2000) - Chronicle of the Maya Kings and Queens: Deciphering the Dynasties of the Ancient Maya. Thames and Hudson, 122 pagione. ISBN 0-500-05103-8.
- Stuart, David (2003) La identificacion de Hixwitz. Documenti presentati al XV Simposio de Investigaciones Arqueologicas en Guatemala, Museo Nacional de Arqueologia y Etnologia de Guatemala.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Fotografie e mappe relative a Hix Witz - Zapote Bobal, su authenticmaya.com. URL consultato l'11 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2010).