Yusuf ibn Abi Daqn, (in arabo ﻳﻮﺳﻒ ﺑﻦ أبي ﺩﻗﻦ?), noto in Occidente come Josephus Abudacnus o Josephus Barbatus (Il Cairo, ... – ...; fl. XVI secolo), è stato un copto egiziano che viaggiò in Europa insegnando prevalentemente la lingua araba nel XVII secolo.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque al Cairo intorno al 1570[1] e imparò in Egitto la lingua greca e quella turca.[1]. Nel 1595 fu inviato a Roma con una lettera di Papa Gabriele VIII di Alessandria per il Papa Clemente VIII, che attestava la sua conversione al Cristianesimo romano,[1] per poter studiare l'italiano, approfondire il greco e imparare il latino.[1] Si recò anche a Parigi e in Inghilterra.[1] La sua conoscenza dell'arabo era tuttavia abbastanza limitata, come egli stesso confessò a Scaliger e come fu confermato più tardi da Erpenius, che studiò sotto di lui.[1] Erpenius, che aveva già imparato un po' d'arabo con William Bedwell, commentò a questi che Barbatus gli aveva insegnato 'molti vocaboli arabi' ma in quel 'linguaggio corrotto' (nient'altro che il dialetto) che era parlato al tempo 'dagli Egiziani e da altri'.[1]
Viene considerato l'autore di vari testi, il più famoso dei quali è intitolato "Historia Jacobitarum, seu Coptorum, in Aegypto, Libya, Nubia, Aethiopia" che non è a rigori un'opera storica, bensì un resoconto dei riti liturgici copti del tempo. Il libro fu descritto da Edward Gibbon come di "basso valore".[2]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g Alastair Hamilton, "An Egyptian Traveller in the Republic of Letters: Josephus Barbatus or Abudacnus the Copt" Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, Vol. 57. (1994), pp. 123-150.
- ^ (in arabo) Wadi Al-Fransiskani, Yusuf ibn Abu Dhaqn and his history of the Copts-يوسف بن أبي دقن وتاريخه عن الأقباط[collegamento interrotto]. Priest's Friend Journal-مجلة صديق الكاهن . Retrieved 14-04-2008
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