Giovanni Maria Vittorio Amedeo Vialardi di Verrone | |
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Nascita | Verrone, 17 gennaio 1759 |
Morte | 1839 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Sardegna Regno di Sardegna |
Forza armata | Armata sarda |
Arma | Fanteria Cavalleria |
Corpo | Guardie |
Grado | Tenente generale |
Guerre | Guerre napoleoniche |
Campagne | Prima coalizione Campagna d'Italia (1800) |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821)[1] | |
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Giovanni Maria Vittorio Amedeo Vialardi di Verrone (Verrone, 17 gennaio 1759 – 1839) è stato un generale italiano, veterano delle guerre napoleoniche, dopo la restaurazione del 1814 fu comandante della Brigata "Guardie", comandante della Divisione militare di Alessandria e governatore della fortezza di Fenestrelle. Cavaliere di Gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Verrone, provincia di Biella, il 17 gennaio 1759, figlio del conte Giuseppe Francesco Bernardino e di Costanza Elisabetta Loyra di Mongardo.[1][2] Arruolatosi nell'Armata sarda divenne cadetto del Reggimento "Guardie" il 9 luglio 1776, sottotenente il 14 aprile 1777, tenente il 13 maggio 1781, capitano tenente il 20 marzo 1789[1] e capitano il 21 marzo 1793.[3] In tale grado partecipò al combattimento delle Linières (8 giugno 1793), nei pressi dell'Authion, contro le truppe francesi, venendo fatto prigioniero di guerra.[2] Scambiato il mese successivo con un parigrado francese, partecipò poi al combattimento di Giletta (18 ottobre 1793), riconquistando una batteria caduta nelle mani del nemico, alla battaglia del Tanarello (24-25 aprile 1794), al combattimento di Briga (28 aprile 1794), alla difesa di Cima del Bosco (27-28 luglio 1794),[3][N 1] e a quella di Mondovì (21 aprile 1796).[2] Promosso capitano dei cacciatori (27 maggio 1796), alla ripresa delle operazione partecipò alla difesa della Chiusella (1800).[2]
Rientrato in servizio attivo dopo la Restaurazione fu nominato capitano dei granatieri il 3 luglio 1814, e dopo la ricostituzione dei reggimenti di linea "Guardie", "Savoia", "Monferrato", "Piemonte", "Saluzzo", "Aosta", "Cuneo", "Alessandria" e "La Regina",[4][2] fu promosso da re Vittorio Emanuele I tenente colonnello per meriti di guerra l'8 di quello stesso mese.[3] Divenne vicecomandante della Brigata Guardie.[4] Nel maggio 1815 sostituì il marchese Solaro del Borgo al comando del Reggimento "Guardie", e alla testa del suo reparto prese parte alla operazioni belliche contro la Francia che culminarono nella conquista di Grenoble.[5] Il 5 febbraio 1817 fu insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro per il valore dimostrato in faccia al nemico, e venne promosso maggior generale per meriti di guerra il 27 settembre 1820.[3] Quando scoppiarono i Moti del 1820-1821 fu tra i firmatari della petizione trasmessa al principe reggente Carlo Alberto di Carignano affinché concedesse la costituzione di Spagna.[3][6] Dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele I e la nomina a re di Carlo Felice I rimase comunque fedele a quest'ultimo.[6] Al comando delle sue truppe partecipò alla battaglia di Novara (8 aprile 1821) contro i rivoltosi,[7] e il 10 aprile 1821 venne nominato membro della commissione inquirente sulla condotta degli Ufficiali.[3] La Commissione era composta da: presidente cavaliere Ignazio Thaon di Revel conte di Pralungo, conte di Venanzone, cavaliere Vialardi, conte Sambuy, marchese di Faverges, maggiori generali; dal conte Langosco, presidente nel Real Senato di Piemonte, e dal cavaliere Roget de Cholex, già intendente generale in Sardegna, quali membri, mentre l'uditore generale di guerra, conte Calvi , era incaricato delle funzioni di relatore.[8] Insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine della Corona ferrea per per la lodevole condotta tenuta negli ultimi tempi di calamità e per i servizi prestati non solo al re di Sardegna ma alla causa comune della tranquillità d'Europa.[3] Nominato Cavaliere di Gran croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro il 4 aprile 1822, intendente generale della Divisione militare di Alessandria (nel 1824), fu promosso tenente generale nel 1827.[3] Lasciato il comando della Brigata "Guardie" al colonnello Bonifacio Negri di Sanfront il 18 ottobre 1827, venne nominato governatore della fortezza di Fenestrelle con diritto di portare a vita la divisa della Brigata "Guardie".[N 2][3][2] Senza avere l'obbligo di risiedere nella fortezza fu autore della Storia del Reggimento Granatieri Guardie.[3] Si spense nel 1839.[9]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— 4 aprile 1822 .
Onorificenze estere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La difesa di Cima Bosco fu una lotta che sfiorò l’epico e nella quale i soldati piemontesi, per scarsità di munizioni ricacciarono i francesi a colpi di pietra.
- ^ Tale riconoscimento, dato in data 16 ottobre 1827, in premio dell’azione di comando svolta nel 1821 ebbe la seguente motivazione per un riguardo affatto particolare ed a lui solo”.
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Ilari, Shamà 2008, p. 511.
- ^ a b c d e f Di Vigliano 1953, p. 40.
- ^ a b c d e f g h i j Ilari, Shamà 2008, p. 512.
- ^ a b Pinelli 1834, p. 405.
- ^ Pinelli 1834, p. 476.
- ^ a b Di Vigliano 1953, p. 41.
- ^ Pinelli 1834, p. 617.
- ^ Pinelli 1834, p. 624.
- ^ Di Vigliano 1953, p. 42.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Invorio, Widerholdt Frères srl, 2008, ISBN 978-88-902817-9-2.
- Fernando A. Pinelli, Storia militare del Piemonte. Vol.I dalla pace d'Aquisgrana ai dì nostri (1748-1796), Torino, T. De Giorgis Libraio-Editore, 1834.
- Fernando A. Pinelli, Storia militare del Piemonte. Vol.II dalla pace d'Aquisgrana ai dì nostri (1796-1831), Torino, T. De Giorgis Libraio-Editore, 1834.
- Giorgio Marsego e Giuseppe Parlato, Dizionario dei piemontesi compromessi nei moti del 1821, Torino, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1986.
- Tommaso Vialardi di Sandigliano, Verrone l'immagine ricostruita, Savigliano, L'Artistica Editrice, 2005, ISBN 88-7320-121-0.
- Periodici
- Federico Di Vigliano, Antiche famiglie Biellesi: I Vialardi (PDF), in Rivista Biellese, n. 17, gennaio-febbraio 1953, pp. 40-43.