Vir bonus dicendi peritus ("uomo di valore, ed esperto nell'arte della parola") è una locuzione latina attribuita a Catone[1] e in seguito ripresa da Cicerone e Quintiliano.
Descrive le qualità dell'oratore ideale, enfatizzando l'importanza delle qualità morali (bonus) insieme alla perizia tecnica dell'eloquenza (dicendi peritus).
È stata spesso posta in correlazione con un'altra celebre massima attribuita a Catone: Rem tene, verba sequentur ("se conosci l'argomento, le parole seguiranno"), perché si è sospettato che come l'altra potrebbe essere stata solo mutuata, e non creata, da Catone che le avrebbe entrambe attinte dai suoi contatti con il mondo greco[2].
In particolare, Cicerone in alcuni scritti usa la locuzione come sinonimo di "avvocato", affiancando alla professionalità del peritus dicendi (esperto nel parlare) le qualità morali del vir bonus (della persona dall'alta moralità, eticamente irreprensibile), e la locuzione assume quindi un suo rilievo in deontologia forense in quanto il rhetor spende per il suo assistito il suo peculio di reputazione professionale, composta di capacità di euléghein (dire il bene), da cui il peritus, e di valore, un concetto più ampio della mera bonomia, ma comunque riassumibile nel bonus[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Quintiliano, Institutio oratoria, XII, 1: «Sit ergo nobis orator, quem constituimus, is, qui a M. Catone finitur, vir bonus dicendi peritus».
- ^ Per rem tene, C.O. Brink, Horace on Poetry: The "Ars Poetica", Cambridge University Press, 1971 - ISBN 0521077842: la frase sarebbe, per questo autore, rintracciabile nei testi di Dionigi di Alicarnasso, in particolare in Lisia (in Περὶ τῶν Ἀττικῶν ῥητόρων - Perì tôn Attikôn rhētórōn), e dunque "importata".
Per il vir bonus, invece, il Ludwig Radermacher, in Rheinisches Museum für Philologie 54, 1899, indica in Diogene lo Stoico l'autore originario, incontrato da Catone a Roma nel 155 a.C. - ^ cfr. (a cura di) M. Manzin, P. Moro, Retorica e deontologia forense, Giuffrè Editore, 2010 - ISBN 8814155666.