La locuzione latina Rem tene, verba sequentur può essere tradotta in italiano come «possiedi[1] l'argomento e le parole seguiranno [da sé]».
La paternità di questa sententia viene attribuita a Catone il Censore da parte del retore Gaio Giulio Vittore, il quale lo cita all'interno della sua opera didascalica denominata Ars rhetorica[2].
Tale massima, il cui significato può essere espresso come «abbi chiaro l'argomento del tuo discorso e le parole verranno da sole» è una novità nell'ambito dell'arte forense: secondo Catone, difatti, al fine di poter elaborare un discorso gradevole, convincente ed equilibrato, non è necessario prepararne a priori la struttura e gli artifici linguistici, poiché chi ne conosce a fondo gli argomenti, è automaticamente capace di svilupparli in qualsiasi discorso, in maniera del tutto spontanea[senza fonte].
La massima di Catone è in antitesi con la teoria sostenuta da Aristotele (Retorica, III, 1): secondo lo Stagirita, infatti, non è sufficiente conoscere a fondo l'argomento che si vuole esporre, bensì è necessario che anche il discorso stesso venga preparato in una buona forma espositiva.
Il concetto, espresso con parole simili, si ritrova in Cicerone nel saggio De oratore, 3.125: Rerum enim copia verborum copiam gignit ("L'abbondanza di argomenti produce ricchezza di parole").
L'espressione è moderatamente nota ed utilizzata anche nel linguaggio italiano contemporaneo[senza fonte].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nel senso di «sii padrone di».
- ^ (LA) Gaio Giulio Vittore, Ars rhetorica, su digiliblt.uniupo.it, De inventione, p. 374. URL consultato il 12 aprile 2020.