Afrodite pudica è un modo di rappresentare la dea, nuda e seminuda, mentre con le braccia si copre il pube e/o il seno.
La figura femminile nuda dell'arte greca fu scolpita da Prassitele ed era la celebre Afrodite cnidia che, prima di immergersi nel bagno rituale, afferrava un panno e con la sinistra accennava a coprirsi le parti intime, colta in un gesto naturale che umanizzava la dea fino ad allora rappresentata in maniera solenne e sacrale.
Il tema della venere pudica ebbe particolare sviluppo in epoca ellenistica, con le prove di Doidalsa (Venere accovacciata) e di altri scultori anonimi, quali la Venere Landolina, la Capitolina e la Medici. Amatissimo anche in età romana, il tema venne poi ripreso dagli artisti dal Rinascimento in poi: il più antico tributo in scultura è quello di Giovanni Pisano nella figura della Temperanza nel pulpito del duomo di Pisa (1310), mentre in pittura è quello nell'Eva di Masaccio nella Cappella Brancacci (1424-1425).
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gisela Richter, L'arte greca, Torino, Einaudi, 1969.
- Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, L'arte dell'antichità classica. Grecia, Torino, UTET Libreria, 1986, ISBN 88-7750-183-9..
- Antonio Giuliano, Storia dell'arte greca, Carocci, Roma, 1998 ISBN 88-430-1096-4
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano, 1999. ISBN 88-451-7107-8
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