Vaphio | |
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Tazze auree di Vaphio | |
Localizzazione | |
Stato | Grecia |
Mappa di localizzazione | |
Vaphio o Vapheio (greco moderno: Βάφειο), italianizzato in Vafio[1][2][3] o Vafiò,[4][5][6][7] è un antico sito della Laconia, Grecia, sulla riva destra dell'Eurota, a circa 8–9 km a sud di Sparta, vicinissimo ad Amycles. Il luogo è diventato famoso per la sua tomba a thòlos o tomba ad "alveare", scavata nel 1889[8] da Christos Tsountas. Questa è costituita da un accesso cinto da mura, lungo circa 97 piedi, che conduce a una camera a (falsa) volta di circa 33 piedi di diametro, nel cui pavimento venne ricavata la tomba attuale.
Anche questo sito presenta la particolarità d'essere costruito sopra una collina. Le sue rovine sono ben note agli abitanti della regione, che ne riutilizzano le pietre tagliate; il sito archeologico ha subito inoltre la predazione da parte dei, cosiddetti in gergo, tombaroli.
Ritrovamento archeologico
[modifica | modifica wikitesto]La tomba conteneva le spoglie del « principe di Vaphio », di cui non rimane molto, così come degli oggetti funerari sepolti insieme a lui. Gli oggetti qui trovati e trasferiti al Museo archeologico nazionale di Atene includono una grande quantità di gemme e collane di ametista, insieme ad oggetti in oro, argento, bronzo, ferro, piombo, ambra e cristallo; tra questi oggetti vi è uno specchio, alcuni vasi in alabastro, delle daghe incrostate d'oro niellato, coppe in argento, giavellotti da caccia e in più un'ascia di tipo siriana.
Molti dei sigilli ed anelli trovati nella tholos hanno una tale forte affinità, nello stile e nell'argomento del soggetto, con la contemporanea arte glittica cretese che J.T. Hooker trova impossibile determinare se essi fossero o no stati realizzati localmente oppure importati da Creta.[9]
Il principe di Vaphio teneva fra le mani due splendide tazze d'oro, attualmente anch'esse conservate al Museo archeologico nazionale di Atene, che sono di gran lunga gli oggetti funerari più raffinati dell'intera collezione. Hanno un diametro di 10,4 cm. La coppia di tazze d'oro sono decorate con scene in rilievo (tecnica a sbalzo, quindi si tratta non di oro massiccio ma di doppia lamina, di cui quella interna liscia tronco-conica e ribattuta verso l'esterno a formare l'orlo), e rappresentano la cattura del toro selvatico su una di esse (il toro carica a testa alta i due cacciatori tra cui uno cade rovinosamente a terra, e l'altro viene lanciato in alto), e il suo addomesticamento sull'altra. Sono dotate di manico di interessante soluzione ergonomica. La loro altezza è di circa dieci centimetri. Queste formano forse i lavori più perfetti dell'arte micenea-minoica che sia mai sopravvissuta. Sembra probabile che queste tazze auree di Vaphio non rappresentino un'arte locale, ma semmai un'importazione da Creta, che in quel tempo arcaico era molto in anticipo rispetto alla Grecia continentale per quanto concerne lo sviluppo artistico.[10] Come ulteriore sostegno a questo collegamento all'isola di Creta, C. Michael Hogan annota il dipinto del toro che carica è evocativo di un'immagine ancora esistente nel Palazzo di Cnosso a Creta.[11]
La tomba, che probabilmente appartenne al territorio di Amykles piuttosto che a Pharis, come si è comunemente dichiarato, è adesso quasi interamente distrutta.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Paul Faure, La vita quotidiana a Creta ai tempi di Minosse (1500 a.C.), RIZZOLI LIBRI, 29 maggio 2018, ISBN 978-88-586-9383-4. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Anna Margherita Jasink, Luca Bombardieri e Giampaolo Graziadio, Preistoria e Protostoria egea e cipriota, Firenze University Press, 27 ottobre 2015, ISBN 978-88-6655-773-9. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Paul Faure, La vita quotidiana in Grecia ai tempi della guerra di Troia, RIZZOLI LIBRI, 18 maggio 2017, ISBN 978-88-586-8965-3. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Valerio Massimo Manfredi, Il mio nome è Nessuno - La trilogia, Mondadori, 20 luglio 2021, ISBN 978-88-357-1165-0. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Vafiò su Enciclopedia | Sapere.it, su sapere.it. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Anna Margherita Jasink, Luca Bombardieri e Giampaolo Graziadio, Preistoria e Protostoria egea e cipriota, Firenze University Press, 27 ottobre 2015, ISBN 978-88-6655-773-9. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Giulio Emanuele Rizzo, Storia Dell'arte Classica, Taylor & Francis, 1921. URL consultato il 28 ottobre 2021.
- ^ Ci sono delle incongruenze (almeno apparenti) di date fra la versione inglese e francese di Teknopedia. L'asserzione nella versione inglese è la seguente...
- It is famous for its tholos or "bee-hive" tomb, excavated in 1889 by Christos Tsountas (traduzione: il luogo è diventato famoso per la sua tomba a tholos o tomba ad "alveare", scavata nel 1889 da Christos Tsountas).
- - della pubblicazione della tomba : Archaiologike Ephemeris, 1888, p. 197-199 ;
- - della pubblicazione del contenuto : Archaiologike Ephemeris, 1889, p. 125-171, pl. VII-X.
- ^ J.T. Hooker, "Il Rhyton miceneo dell'assedio e la questione dell'influenza egiziana" American Journal of Archaeology 71.3 (luglio 1967:269-281) pag. 275.
- ^ Hooker 1967:275 note 44, i loro reperti "ben dentro la tradizione dell'arte cretese", e adduce una scena con il toro da Katsambas (ILN, 14 agosto 1965)
- ^ C. Michael Hogan, Note sul campo a Cnosso, Modern Antiquarian (2007)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Vaphio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Vafiò, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Vapheio, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Hugh Chisholm (a cura di), Vaphio, in Enciclopedia Britannica, XI, Cambridge University Press, 1911.
Controllo di autorità | J9U (EN, HE) 987012881574805171 |
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