L'hip hop italiano è un sottogenere della musica hip hop sviluppatosi nella penisola nei primi anni ottanta, passando da testi in inglese (es. Let get dizzy oppure Ontha Run degli storici Radical Stuff, 1992) a quelli in lingua italiana. Uno dei primi esperimenti è stato fatto nel 1986 dalla band bolognese "Raptus", fondata da Ohm Guru e Gaudi, con la Attack Punk Records, ma è negli anni novanta che i gruppi appartenenti alla scena hip hop incidono i loro primi lavori significativi. Dopo un periodo di crisi attorno ai primi anni duemila, negli anni seguenti l'hip hop italiano ha riscontrato una notevole crescita commerciale con il lancio mediatico di numerosi rapper, la nascita di diverse competizioni di freestyle e la diffusione tramite internet.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Anni ottanta
[modifica | modifica wikitesto]Jovanotti, che a Roma conobbe questo genere, nel 1987 incise e pubblicò l'album di debutto Jovanotti for President, caratterizzato da strofe rap cantate in lingua inglese. Con le pubblicazioni di La mia moto e di Giovani Jovanotti, l'artista abbandonò in buona parte il corso iniziato l'anno precedente e quando rientrò in scena con un disco rap nel 1991, fu già parte di un fenomeno più vasto.
Si può dire che Jovanotti fu uno dei primi a fare rap in Italia ed a farlo conoscere al grande pubblico ma senza mai avvicinarsi alla cultura hip hop. Successivamente gli venne riconosciuto un ruolo di "apripista" per l'hip hop in Italia, in realtà si può dire che Jovanotti fece sì che una forma di espressione già presente sul suolo italiano spesso in ben altra veste fosse conosciuta dal grande pubblico. I rapper di allora, tra cui Sangue Misto, Bassi Maestro e i Radical Stuff, rappavano prevalentemente in inglese testi propri sui modelli statunitensi, specializzandosi non solo nel rap ma in tutte le discipline dell'hip hop.
Anni novanta
[modifica | modifica wikitesto]All'inizio degli anni novanta si muovono i rapper delle "Posse", termine inglese che significa "gruppo", attivisti nel campo politico-sociale e di rivendicazione di diritti, che si servono della musica per esprimere le proprie opinioni e diffonderle. Il movimento si sviluppa essenzialmente nell'ambito dei centri sociali.
Le sonorità di quegli anni, molto semplici, vennero completamente abbandonate con l'arrivo di artisti quali Articolo 31, Bassi Maestro e Kaos al nord, Sangue Misto a Bologna, Flaminio Maphia, Colle der Fomento, Piotta a Roma, Lou X a Pescara, ognuno con un proprio stile e un proprio modo di fare rap. Senza dubbio fra i citati i maggiori esponenti sono gli Articolo 31 e i Sangue Misto (Neffa, Deda e DJ Gruff): questi ultimi segnano un'epoca con l'album SxM, diventato poi una pietra miliare del genere e considerato da molti il più grande album hip hop italiano. Il punto di forza del collettivo fu il rappresentare il rap in modo davvero eccezionale, con basi cupe e acide e metrica incredibile.
Nel 1993 l'album Strade di città degli Articolo 31 entrò nella classifica italiana degli album, vendendo oltre 90.000 copie, un record per un album hip hop dell'epoca. Anche Neffa nel 1996 ebbe un buon successo commerciale raggiungendo il disco d'oro con il suo lavoro corale Neffa & i messaggeri della dopa.
Comincia così quella che viene definita la "golden age" del rap italiano. Uno dei rapper rappresentativi di questa fase fu Joe Cassano, cresciuto musicalmente tra New York e vari collettivi italiani, tra cui la Porzione Massiccia Crew di Bologna. Con l'album Dio lodato, pubblicato postumo nel 1999 a causa della sua morte avvenuta per arresto cardiaco, Cassano venne definito come il "più grande cultore della golden age", segnando l'epoca con brani come Dio lodato per sta chance..., Gli occhi della strada e Nocche dure. Altri artisti rappresentativi di quest'epoca sono stati Sangue Misto, Kaos, Flaminio Maphia, Piotta, Uomini di Mare, Bassi Maestro e Sottotono.
Nel 1994 gli Articolo 31 pubblicarono Messa di vespiri, contenente il singolo Ohi Maria (vincitore del premio "Un disco per l'estate"), mentre due anni più tardi pubblicarono Così com'è, promosso dai singoli Tranqi Funky e 2030 e che vendette 600.000 copie.
Altri album di importanza rilevante nel corso di questo periodo sono Merda & melma di Kaos e Deda, Sotto effetto stono dei Sottotono, Novecinquanta di Fritz da Cat, Sindrome di fine millennio degli Uomini di Mare di Fabri Fibra, 107 elementi di Neffa, Verba Manent e La morte dei miracoli di Frankie hi-nrg mc.
Anni duemila
[modifica | modifica wikitesto]Sul finire del 1999 il gruppo milanese Sacre Scuole, composto da Jake La Furia, Gué Pequeno e Dargen D'Amico, pubblica l'album 3 MC's al cubo.
All'inizio del nuovo millennio il rapper pugliese Caparezza raggiunge il successo con l'album Verità supposte. Nel 2001 i Sottotono partecipano al Festival di Sanremo per poi sciogliersi poco tempo dopo.
Dopo lo scioglimento degli Articolo 31 e l'abbandono di Neffa dalla scena rap, si ha un periodo di stanchezza per la scena italiana che si risveglia con alcune produzioni: in primis vanno ricordati Mi fist dei Club Dogo, 60 Hz di DJ Shocca, Background di Bassi Maestro, Fabiano detto Inoki di Inoki e Mr. Simpatia di Fabri Fibra.
Nonostante l'Italia rimanga salda nell'underground, il mercato dei dischi, capeggiato da etichette indipendenti come la Portafoglio Lainz o la Vibra Records, dà comunque dei risultati. E nel 2006 diversi MC riescono ad ottenere un contratto discografico con delle major: Mondo Marcio, rapper milanese, firma per la EMI,[1] Inoki con la Warner,[2] Fabri Fibra e i Club Dogo con la Universal,[3][4] mentre i Cor Veleno firmano per la H2O Music, essendo i primi artisti italiani a sfruttare la musica formato digitale. Alcuni videoclip, come quello di Applausi per Fibra di Fabri Fibra, riescono ad arrivare su emittenti come All Music o MTV e guadagnare discrete posizioni nelle classifiche.
In questo periodo nascono anche i primi contesti di freestyle, tra cui 2theBeat, Tecniche Perfette ed MTV Spit. Tra il 2006 e il 2008 il genere si espande a un pubblico più ampio, inizialmente grazie all'album Solo un uomo di Mondo Marcio, che portò il genere al grande pubblico in italia,[5] successivamente seguirono gli album Tradimento di Fabri Fibra e Marracash di Marracash che riuscirono a conquistare le prime posizioni in classifica.
Anni duemiladieci
[modifica | modifica wikitesto]Dal 2010 dopo il successo del singolo Tranne te di Fabri Fibra si crea un vero e proprio fenomeno di rapper mainstream. Fanno il loro debutto nella musica rap italiana artisti come Fedez, Emis Killa, Clementino, Gemitaiz, MadMan, Vacca, Rocco Hunt e Moreno. Allo stesso tempo nascono artisti nell'underground che riescono a portare la loro musica ad alti livelli di vendita, esempi di questi artisti sono Salmo e Nitro.
Durante il biennio 2015-2016, dopo il successo statunitense, approda in Italia un sottogenere del rap, la trap, che vede utilizzo di auto-tune e tematiche vicine a quelle del gangsta rap. Successivamente a questo successo underground, artisti nel panorama mainstream hanno lavorato su suoni trap per i loro album, tra cui Fabri Fibra con Squallor, Marracash e Gué Pequeno per il loro album Santeria, Emis Killa con Terza stagione.[6]
L'uso del dialetto
[modifica | modifica wikitesto]I padri dell'uso del dialetto nel rap sono i Sud Sound System, gruppo orientato più al Raggamuffin, La Famiglia e i Menhir invece sulla sponda hip hop. L'impatto del parlato e delle relative rime spesso si coniuga con la cultura popolare e viene filtrato dai diversi dialetti della penisola, favorendo la divulgazione di realtà regionali e l'evoluzione complessiva dello stile italiano, evidente in produzioni prettamente underground come quelle dei Co'Sang, Clementino, Rocco Hunt, Luchè e il TruceKlan.
Le altre discipline dell'hip hop
[modifica | modifica wikitesto]Il fenomeno hip hop in Italia non ha comunque avuto un grande sviluppo. Il rap, pur avendo origini afroamericane, è riuscito a raggiungere le culture di tutti i paesi, sapendosi adattare nel tempo alle culture e ai costumi locali. Per quanto riguarda invece le altre discipline, sono rimaste fondamentalmente fenomeni "di nicchia", seguiti e praticati da un numero esiguo di persone. In ogni caso, dalla situazione d'oltreoceano, sono stati "importati" il writing, la beatbox e la break dance, oltre che al DJing. Tra i DJ, risaltano DJ Jad, DJ Gruff, Don Joe, Shablo, DJ Tayone, DJ Double S, Deleterio, DJ Nais, DJ Shocca, Mr. Phil, Bassi Maestro, Big Joe e DJ Harsh.
Freestyle
[modifica | modifica wikitesto]Sul versante italiano, i primi ad aver praticato freestyle sono stati Neffa, Danno dei Colle der Fomento, El Presidente e Moddi MC dei Pooglia Tribe.
La nascita delle competizioni Tecniche Perfette e MTV Spit hanno reso sempre più importante questa disciplina in Italia, che ha avvicinato molti rapper, sia affermati che emergenti, all'improvvisazione dei testi. Dal 2011 l'emittente televisiva MTV trasmette MTV Spit, il primo programma di freestyle nella televisione italiana; fino ad ora hanno avuto luogo tre edizioni, con vincitori Ensi, Shade e Nerone.
L'hip hop nel cinema
[modifica | modifica wikitesto]Nella produzione cinematografica italiana, l'hip hop ha ricoperto un ruolo affidato a produzioni low cost rintracciabili a fatica e fatte distribuzioni indipendenti ed alternative.
Il lungometraggio parla dell'hip hop come di un movimento in crescita parallelamente alle vicende di vita dei suoi protagonisti, sullo sfondo dell'Isola del Kantiere di Bologna; nel lungometraggio compaiono diversi esponenti della scena delle Posse tra cui i Sud Sound System. In Calabria sono riportate nel documentario in videocassetta Ampollino Rap, dove si ravvisa una moltiplicazione degli stili di rima. Nel documentario appaiono i Sangue Misto, 99 Posse, Bassi Maestro e Ensi.
Nel 2000 sempre sotto la direzione di Manetti Bros esce, Zora la vampira, selezione curata da Neffa ove sono presenti oltre allo stesso Neffa, anche Tormento aka Yoshi, DJ Gruff e Kaos per le colonne sonore e tra gli interpreti del film Chef Ragoo e G Max dei Flaminio Maphia.
Nel 2001 Mimmo Raimondi ha diretto Senza filtro, un film che racconta la storia degli Articolo 31. Nel 2007 alcuni rapper del TruceKlan e i Club Dogo hanno recitato nel film porno Mucchio selvaggio, la regia è affidata a Matteo Swaitz spesso regista dei videoclip dei rapper del TruceKlan.
Nel 2014 Enrico Biasi ha diretto Numero zero - Alle origini del rap italiano, documentario che ripercorre ciò che è stata la golden age hip hop degli anni novanta.[7]
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Alberto Belgesto, Mondo Marcio, il rap adesso parla italiano, su Corriere della Sera Brescia. URL consultato il 9 febbraio 2016.
- ^ Inoki firma per la Warner Music, su hotmc.rockit.it. URL consultato il 9 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Fabri Fibra rinnova il contratto con Uni... - Universal Music Pop, su www.universalmusic.it. URL consultato il 9 febbraio 2016.
- ^ News: Club Dogo con Universal - Newsic, su www.newsic.it. URL consultato il 9 febbraio 2016 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- ^ http://www.sorrisi.com/musica/dischi-in-uscita/fabri-fibra-questi-10-anni-sono-stati-una-guerra/
- ^ https://www.rockit.it/articolo/rap-italiano-dischi-2015
- ^ Numero zero, il film, su numerozeroilfilm.com, Numero zero. URL consultato il 9 gennaio 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marco Santoro e Marco Solaroli, Authors and Rappers: Italian Hip Hop and the Shifting Boundaries of Canzone d’Autore, in Popular Music, vol. 26, n. 3, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, DOI:10.1017/S0261143007001389.
- Jacopo Conti, Hip-Hop in Italy, in Paolo Prato e David Horn (a cura di), Encyclopedia of Popular Music of the World, XI, New York / London, Bloomsbury, 2017, pp. 386–387, ISBN 9781501326103.
- Pierfrancesco Pacoda, La CNN dei poveri, Einaudi, 2000, ISBN 978-88-06-15473-8
- Pierfrancesco Pacoda, Hip hop italiano: suoni, parole e scenari del Posse power, Einaudi, 2000, ISBN 88-06-15473-7
- Vincenzo Patané Garsia, Hip-Hop Sangue e Oro, 20 anni di cultura rap a Roma, Arcana, 2002, ISBN 88-7966-266-X
- Damir Ivic, Storia ragionata dell'Hip Hop italiano, Arcana, 2010, ISBN 978-88-6231-142-7
- Fabio Bernabei, Hip Hop Italia - Il rap italiano dalla breakdance alle rapstar, a cura di Primo dei Cor Veleno, Imprimatur Editore, 2014, ISBN 978-88-6830-136-1
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikinotizie contiene notizie di attualità su I rapper riscoprono l'impegno politico a favore dei giovani
Fonti da usare: [1] [2] [3] 4 elenco libri
Secondo Marco Santoro, i primi artisti hip hop italiani furono maggiormente influenzati dai cantautori della rispettiva terra di ogni decade. In particolare, nel suo libro (...), si possono tracciare quattro periodi di storia del genere nel paese:
- Il primo periodo, sorto intorno alla fine degli anni Ottanta, è composto da artisti che seguivano la disciplina hip hop accennata in film come Beat Street e Wild Style, diffusi nell'area "Muretto" di Milano e attorno al Teatro Regio a Torino;
- Il secondo periodo, che va dal 1989 al 1992, è il periodo in cui nascono le posse e molti centri sociali in cui si riuniscono molte comunità dedicate alla musica, fra cui, appunto, l'hip hop;
- Il terzo periodo, che va dal 1992 alla fine degli anni Novanta, in cui cominciò a svilupparsi un "linguaggio in codice" rap, in cui alcuni termini ottennero significati metaforici e divennero ricorrenti nei testi del genere, nei quali alcuni pionieri del genere (Jovanotti, Kaos, Ice One) cominciarono a scriverne in lingua italiana (o dialettale, nel caso di artisti come Almamegretta. Intorno a questo periodo, gruppi come i 99 Posse, Pitura Freska e Casino Royale si iscrissero al Club Tenco;
- Il quarto ed ultimo periodo, in cui alcuni artisti (Articolo 31, Sottontono, Neffa, Frankie hi-nrg mc, Piotta) ottennero un maggiore successo commerciale diminuendo la componente sociale nei testi e in cui alcuni di essi cercano di migliorare la propria capacità di freestyle.
Secondo alcune fonti, gli artisti hip hop italiani hanno avuto un'importanza non indifferente nella diffusione del vocabolario specifico del genere per comunicare in maniera universale con artisti stranieri, anche grazie alla condivisione di samples. In particolare, si distinguono per assumere una posizione contraddittoria riguardo alla cultura del genere, rigettandone la gerarchia ma facendone uso dei benefici generati dalla stessa. Gli Articolo 31 elaborarono una specifica forma di scrittura facendo riferimento alla musica italiana in generale, creando anche un collettivo chiamato Spaghetti Funk, il cui nome ha comunque una connotazione simbolica.