Avvertenza: voce probabilmente da suddividere una volta ultimata.
La lingua greca (in greco Ἑλληνικὴ γλῶττα) è una lingua flessiva (ad elevato grado di sinteticità), di origine indoeuropea, i cui dialetti erano parlati nell'antica Grecia, nelle isole del Mare Egeo e nelle colonie greche sulle coste del Mediterraneo orientale e occidentale. Benché non sia più parlata, è una lingua di grande rilevanza culturale, poiché in essa furono redatti i primi testi letterari, filosofici e scentifici della civiltà occidentale. Essa era articolata in varii sotto-gruppi linguistici, i dialetti greci, che erano:
- il dialetto ionico-attico, parlato in Attica (la regione di Atene), nelle isole egee, nella Ionia microasiatica, nelle colonie ioniche d'oltremare;
- il dialetto dorico, parlato nel Peloponneso di sud-est, a Creta, nella Doride microasiatica -il dorico era inoltre la lingua franca delle colonie italiote della Magna Grecia;
- il dialetto eolico, parlato in Tessaglia, in Beozia, nelle Isole Cicladi settentrionali e nell'isola di Lesbo, nonché nell'Eolia microasiatica;
- il greco nord-occidentale, parlato nel Peloponneso di nord-ovest, nella Grecia centrale, in Epiro (ma i Greci consideravano μιξοβάρβαρος, semi-barbara, la lingua delle regioni periferiche di nord-ovest);
- il dialetto arcado-cipriota, ultimo relitto del dialetto miceneo, proprio dei discendenti dei profughi micenei scampati dai Popoli del Mare, parlato in Arcadia e a Cipro;
- il dialetto panfilio, anch'esso considerato μιξοβάρβαρος dai Greci della madre-patria, parlato sulle coste della Panfilia ed effettivamente contaminato da influssi adstratici di lingue epicoriche non greche.
Per la grammatica e le particolarità linguistiche di tutti questi dialetti, si rimanda alle voci indicate dai collegamenti. La grammatica greca di cui qui delineeremo gli aspetti fondamentali, è improntata in larga parte al dialetto attico, parlato ad Atene, ed impostosi dal V secolo a. C. in poi, a causa dell'egemonia militare, politica, economica, culturale di Atene, come lingua panellenica; tale dialetto, insieme a una componente ionica più o meno forte a seconda dei luoghi, era alla base della cosiddetta κοινὴ διάλεκτος di età ellenistica, la lingua franca del Mediterraneo nota anche come greco comune. Essa, tuttavia, non coincide appieno con il dialetto attico puro.
Ortografia e fonetica del greco antico
[modifica | modifica wikitesto]Il greco antico ha norme ortografiche e ortoepiche particolarmente raffinate. Qui le delineeremo in sintesi, rimandando di volta in volta alle voci correlate, per una trattazione più esaustiva e precisa dei singoli problemi.
Ortografia
[modifica | modifica wikitesto]In questa sezione cercheremo di delineare le caratteristiche salienti dell'alfabeto e dell'ortografia del greco antico (attico)
L'alfabeto
[modifica | modifica wikitesto]L'alfabeto greco era composto di ventiquattro lettere, di uso comune, più alcuni segni caduti in disuso in età arcaica come segni fonetici, e rimasti nella compitazione scritta dei numerali.
Qui di séguito sono elencate le lettere dell'Alfabeto greco ionico, che a partire dalla Ionia micro-asiatica venne soppiantando gli antichi alfabeti locali (alfabeti epicorici), dalla seconda metà del VI sec. a. C.:
- maiuscole: Α Β Γ Δ Ε Ζ Η Θ Ι Κ Λ Μ Ν Ξ Ο Π Ρ Σ Τ Υ Φ Χ Ψ Ω
- minuscole: α β γ δ ε ζ η θ ι κ λ μ ν ξ ο π ρ σ,ς τ υ φ χ ψ ω
- denominazione corrente italiana: alfa, beta, gamma, delta, epsilon, zeta, eta, teta, iota, cappa, lambda, mi, ni, csi, omicron, pi, ro, sigma, tau, fi, chi, psi, omega.
- valore fonetico: /a - a:/ /b/ /g/ /d/ /e/ /z/ /ɛ:/ /th/ /i - i:/ /k/ /l/ /m/ /n/ /ks/ /o/ /p/ /r/ /s/ /t/ /y - y:/ /ph/ /kh/ /ps/ /ɔ:/
La vera pronuncia del greco antico
[modifica | modifica wikitesto]La pronuncia del greco antico qui proposta è quella che più o meno è accreditata come plausibile per l'attico classico.
In età medievale e nel primo rinascimento predominava fra gli umanisti un'altra pronuncia, quella cosiddetta reuchliniana o roicliniana, così chiamata poiché fu l'umanista Giovanni Roiclinio, a sostenerne la validità. Tale lettura era legata alla pronuncia itacistica cosiddetta bizantina ma in realtà era assai più antica, visto che traspare dai papiri dell' età ellenistica e le prime avvisaglie di tale evoluzione della fonetica antica del greco sono già ampiamente adombrate dalla realtà fonetica sottesa ad alcune riflessioni linguistiche dei dialoghi di Platone.
La lettura itacistica fu importata in Italia dagli intellettuali bizantini scampati alla conquista e al saccheggio di Costantinopoli (1453) da parte dei Turchi. Quegli intellettuali (fra cui spiccavano il filosofo neoplatonico Emanuele Crisoloras e il cardinale Bessarione) impressero alla lettura dei classici greci il loro accento e la loro inflessione. Essi leggevano ι le lettere η e υ, i dittonghi ει e οι, e pronunciavano ε il dittongo αι; inoltre pronunciavano /v/ la lettera υ nei dittonghi αυ ed ευ, prima di vocale o consonante sonora, ed /f/ prima di consonante sorda; come /v/ era letta anche la β. Fu un altro grande umanista, l'olandese Desiderio Erasmo da Rotterdam ad opporsi alla pronuncia itacistica del greco antico. Questi, studiando le figure di suono nei poeti comici, in particolare le onomatopee scoprì che la pronuncia antica era diversa da quella roicliniana: il belato della pecora in Aristofane è infatti imitato con βῆ, il che denunciava il vero suono delle lettere greche che componevano questa particolare onomatopea: non /vi/, ma / ̀bɛ:/. Pertanto, Erasmo scoprì e cercò di ripristinare la vera pronunzia classica, che da lui prende il nome di erasmiana.
La vera pronuncia erasmiana, di cui i linguisti hanno perfezionato la ricostruzione con l'aiuto degli storici, definendo quindi i caratteri della vera pronuncia greca classica, del V secolo A.C., differisce tuttavia per diversi aspetti, dalla pronuncia scolastica convenzionale italiana:
- la pronuncia scolastica non distingue in modo sensibile le vocali brevi dalle lunghe, come invece andrebbe fatto;
- le consonanti φ θ χ, che usualmente si pronunciano rispettivamente come la f italiana di fede, come la th inglese di third (alcuni pronunciano il θ come la z aspra italiana di spazio), e come la ch tedesca di Bach (come il c toscano lenito, in pratica), nel greco classico erano delle vere e proprie occlusive come /p/ /t/ /k/, da cui si distinguevano, perché seguite da un'aspirazione.
- La consonante ζ (zeta), che in età ellenistica già si pronunciava /z/ (come la s intervocalica italiana di rosa), nel greco arcaico andava pronunciata /zd/ (e così ancora la pronunciavano nel V sec. i parlanti dorici e eolici, che scrivevano direttamente σδ. In età classica, in Attica, si cominciò a pronunciare questa lettera come /dz/ e, dalla seconda metà del IV sec. in poi, /z/. si ricordi peraltro che la zeta fu introdotta nell'alfabeto latino proprio dai Greci.
Osservazioni sommarie sulle lettere greche e sui segni diacritici dell'alfabeto greco
[modifica | modifica wikitesto]- L'alfabeto greco classico ha un duplice segno per il sigma: σ, sempre iniziale e interno, ς sempre finale.
- Il γ, davanti a consonante gutturale, κ γ χ, si legge come una nasale velare /ŋ/ (il cosiddetto "gamma nasale".
- il greco attico, che era un dialetto non psilotico, possedeva anche un'altro suono, la fricativa laringale sorda /h/, rappresentata dallo spirito aspro, un apice rivolto verso destra che nella canonica trascrizione in minuscolo, di età tardo-bizantina, si poneva al di sopra della vocale minuscola iniziale di parola, e in alto a sinistra delle maiuscole iniziali, sotto l'accento circonflesso e accanto all'accento acuto. Lo spirito aspro deriva, in genere, dalla caduta di una consonante inziale, sigma, jod, o digamma. Nel dialetto ionico, affine all'attico, si verificava la psilosi, cioè la totale sparizione dell'aspirazione iniziale. Una vocale non aspirata è contrassegnata dallo spirito dolce, un apice rivolto verso sinistra, collocato come lo spirito aspro.
- il greco antico possedeva inoltre alcune lettere, poi scomparse: la principale di esse era ildigamma (F) equivalente a una semivocale labiovelare /w/. Le lettere scomparse del greco sono ampiamente trattate nella voce sull' alfabeto greco.
Attenzione: nella scrittura tutta in maiuscole, spiriti e accenti non compaiono.
Segni di interpunzione
[modifica | modifica wikitesto]Il greco antico possedeva i seguenti segni di interpunzione:
- il punto fermo o punto in basso, equivalente al punto fermo e al punto esclamativo italiano (in greco manca un vero e proprio punto esclamativo);
- il punto in alto, scritto nettamente al di sopra del rigo, ed equivalente al nostro punto e virgola o ai due punti (serviva ad esempio a introdurre il discorso diretto);
- il punto e virgola, equivalente al nostro punto interrogativo;
- nell'introdurre il discorso diretto, il greco scritto nelle edizioni critiche moderne fa uso di virgolette non uncinate.
Attenzione:
Per una comprensione chiara della funzione dei segni aggiuntivi della scrittura del greco antico, e dei suoi segni di interpunzione, ai fini di una corretta lettura di tale lingua, è assolutamente necessario consultare la voce: segni diacritici dell'alfabeto greco.
Fonetica (1) - prosodia e divisione in sillabe
[modifica | modifica wikitesto]La prosodia del greco richiede una trattazione a sé, data la sua importanza nella struttura della lingua greca. Qui di séguito i suoi aspetti salienti.
Natura, articolazione e leggi dell'accento greco
[modifica | modifica wikitesto]L'accento del greco antico è assai diverso da quello delle lingue indoeuropee moderne. Esso è un accento di natura musicale, a tre toni, libero nei limiti delle ultime tre sillabe. In greco, l'accento ha valore distintivo: esistono cioè coppie minime di parole fondate sulla semplice differenza di accentazione: ad es. νόμος, "usanza, legge", vs. νομός, "pascolo". L'accentazione tritonale del greco, paragonabile a quella del vedico (fase arcaica del sanscrito) e a quella del lituano, costituisce una delle tre basi della ricostruzione dell'accento musicale tritonale indoeuropeo.
I tre accenti della prosodia tritonale del greco antico sono:
- L'accento acuto, che corrisponde ad un'elevazione del tono della voce e può cadere su vocali brevi e lunghe;
- L'accento grave, che marca sempre e soltanto l'ultima sillaba delle parole ossitone all'interno di frase, può cadere su vocali brevi e lunghe e consiste in un'abbassamento del tono della voce.
- L'accento circonflesso, che cade solo e soltanto sulle vocali lunghe, ed era pronunciato come un tono discendente (in pratica una ῆ era pronunciata più o meno: έε).
Classificazione delle parole sulla base dell'accento
[modifica | modifica wikitesto]Dal punto di vista dell'accento, le parole greche vengono classificate nel seguente modo:
- parole ossítone: hanno l'accento acuto sull'ultima sillaba (ad es. ἐγώ);
- parole parossítone: hanno l'accento acuto sulla penultima sillaba (ad es. ἄγω);
- parole proparossítone: hanno l'accento acuto sulla terzultima sillaba (ad es. ἔγωγε);
- parole perispòmene: hanno l'accento circonflesso sull'ultima sillaba (ad es. τιμῶ);
- parole properispòmene: hanno l'accento circonflesso sulla penultima sillaba (ad es. δῶρον).
Leggi di limitazione dell'accento greco
[modifica | modifica wikitesto]L'accento greco era regolato da precise leggi (leggi di limitazione) che ne limitavano i gradi di libertà:
- In primo luogo, si ribadisce che l'accento acuto e quello grave possono cadere sia su vocali lunghe sia su vocali brevi; l'accento circonflesso cade solo e soltanto su vocali lunghe.
- Trisillabismo: l'accento non può in nessun caso ritrarsi oltre la terz'ultima sillaba;
- Legge dell'ultima sillaba: se l'ultima sillaba è lunga, l'accento acuto cadrà sulla penultima, che sia lunga o meno.
- Parole ossitone all'interno di frase: L'accento grave cade sull'ultima sillaba di una parola ossitona, all'interno di frase, non mai però prima di segno di interpunzione debole o forte.
- legge del trocheo finale, o legge σωτῆρα: se l'ultima è breve e la penultima è lunga, allora la penultima avrà l'accento circonflesso, come nella parola σωτῆρα, "salvatore", fatti salvi i casi contemplati dalla seguente
- Legge di Vendryes, o legge delle parole anfibrache, o legge ἔγωγε: Le parole che hanno l'ultima breve, la penultima lunga, la terzultima breve, si sottraggono all'applicazione della legge σωτῆρα e hanno l'accento acuto sulla terzultima. La legge di Vendryes è chiamata appunto legge ἔγωγε, poiché la parola ἔγωγε la esemplifica perfettamente.
- Legge di Wheeler o legge del dattilo finale: una parola con l'accento acuto sull'ultima, ritrae l'accento sulla penultima, se la terzultima è lunga, mentre la penultima e la finale sono brevi: ad esempio, πατρασί che diventa πατράσι.
- Si tenga presente che in greco antico l'accento tende a permanere nella sua sede originaria, a meno che una delle leggi sopra descritte non ne alteri la posizione.
- Nota bene- Posizione grafica dell'accento rispetto agli spiriti aspro e dolce: come abbiamo già accennato, scritto sopra le vocali minuscole iniziali di parola accentate, l'accento acuto è posto a destra dello spirito aspro o dolce, come in ἔγωγε; l'accento circonflesso è posto al di sopra dello spirito aspro e dolce. Il gruppo grafico formato da accento e spirito è posto in alto a sinistra delle maiuscole. Attenzione: nei dittonghi propri, l'accento si scrive graficamente sulla vocale chiusa, ma si legge sulla vocale aperta, come nella parola κτείνω, letta /-kteinɔ:/. Nei dittonghi impropri, se la vocale lunga è un'iniziale maiuscola, l'accento e lo spirito vengono scritti in alto a sinistra della vocale lunga, non sull'iota ascritto, come in Ἅιδης, letto /-ha:dɛ:s/.
Clitiche
[modifica | modifica wikitesto]In ogni lingua, e dunque anche in greco antico, si definiscono clitiche le parole (in genere particelle e articoli, ma non solo) che sono prive di accentazione propria (fenomeno della clisi).
Se la clitica si appoggia per l'accento alla parola che precede, si ha un fenomeno di enclisi; se invece la clitica si appoggia alla parola che segue, si ha un fenomeno di proclisi. Le parole clitiche caratterizzate da enclisi si chiamano enclitiche; le parole clitiche caratterizzate da proclisi si chiamano proclitiche.
Proclitiche
[modifica | modifica wikitesto]In greco sono proclitiche, si appoggiano cioè per l'accento alla parola che segue:
- i nominativi maschili e femminili singolari e plurali dell'articolo determinativo: ὁ ἡ οἱ αἱ;
- alcune preposizioni proprie: ἐν, ἐς (e la sua variante εἰς), ἐκ (e la sua forma prevocalica ἐξ);
- le congiunzioni εἱ , ὡς;
- l'avverbio di negazione οὐ (e le sue forme prevocaliche οὐκ, οὐχ).
Le proclitiche possono ricevere l'accento quando si trovano alla fine di un periodo, prima di punto fermo o punto e virgola (=punto interrogativo), o quando sono seguite o fuse con un'enclitica.
Enclitiche
[modifica | modifica wikitesto]Il greco antico possiede un nutrito gruppo di enclitiche; fra queste si annoverano:
- il pronome indefinito τις (> i. e. *kwis, latino ali-quis) in tutta la sua declinazione;
- gli avverbi indefiniti derivati dal tema pronominale di τις, e cioè: που, "in qualche luogo", "forse", ποι, "verso qualche luogo", πῃ "in qualche maniera", πω e la sua variante πως "comunque", ποτε, "qualche volta", ποθεν "da qualche luogo";
- la congiunzione copulativa τε (> i.e. *kwe = lat. -que) e la particella modulante γε.
- i pronomi personali al genitivo, al dativo, all'accusativo singolare, nelle forme non enfatiche: μου, μοι, με (I persona singolare); σου, σοι, σε (II persona singolare); οὑ, οἱ, ἑ (III persona singolare); inoltre, i pronomi σφωιν (genitivo e dativo di III persona duale), e σφισιν (dativo plurale di III persona) -la cosa non suona tanto strana, se si pensa alle particelle pronominali, clitiche, dell'italiano;
- tutta la coniugazione del presente indicativo dei verbi atematici εἰμί, "io sono", e φημί, "io dico", escluse le seconde persone singolari. -Importante: quando la terza persona del verbo εἰμί, "io sono", assume la forma parossitona ἔστι, con accento acuto sulla penultima, assume il significato di: "esiste davvero", "è vero", "è reale", "è proprio", "è necessario", "è permesso", "è davvero possibile" (lat. extat).
Le enclitiche conservano il loro accento quando sono all'inizio del periodo, dopo l'elisione, e quando sono volutamente enfatizzate.
Accentazione con le enclitiche - catena di enclisi
[modifica | modifica wikitesto]Le enclitiche seguono regole ben precise, riguardo all'accentazione:
- ovviamente, perdono l'accento dopo una parola accentata sull'ultima; le ossitone seguite da un'enclitica non cambiano in grave l'accento acuto, perché l'enclitica fa corpo unico con la parola cui si appoggia;
- una parola proparossitona o properispomena a cui si appoggi un'enclitica, per non violare le leggi di limitazione, assume un accento secondario sull'ultima sillaba: es.: ἄνθρωπός τις.
- quando più enclitiche si susseguono una dietro l'altra, si crea una catena di enclisi, nella quale ogni enclitica getta il suo accento sulla parola precedente: es.: νεανίας τίς σοί τί πῄ φησι.
Divisione in sillabe e quantità sillabica
[modifica | modifica wikitesto]Quest'aspetto della prosodia greca è fondamentale per due questioni: 1) la corretta determinazione della posizione dell'accento; 2) in metrica, la determinazione della posizione dell'arsi e della tesi del verso greco.
Divisione in sillabe
[modifica | modifica wikitesto]In greco antico le sillabe si dividono in base a regole abbastanza simili a quelle che governano la divisione in sillabe in italiano e latino; unica differenza parziale: le parole composte con preposizioni vanno divise in sillabe secondo gli elementi che le compongono, a meno che la preposizione non termini in vocale e questa vocale non abbia subito elisione: dunque si dividerà προσ-έ-χω, ma, per contro, κα-τά-γω.
Quantità sillabica
[modifica | modifica wikitesto]Il greco antico, fino al III-IV sec. d. C. è una lingua quantitativa, vale a dire che la durata di pronuncia delle sillabe è pertinente per la determinazione dell'accento di parola, nonché funzionale alla costruzione del ritmo della poesia e della prosa d'arte. Appare dunque fondamentale determinare la quantità sillabica. Ciò è possibile in base alle seguenti norme:
- si considera breve per natura una sillaba aperta terminante in vocale breve (che si trova pertanto in positio debilis).
- si considera lunga per natura una sillaba che abbia vocale lunga o dittongo.
-Nota bene: ai fini della determinazione dell'accento di parola, contano unicamente le sillabe lunghe e brevi per natura.
Quantità sillabica e metrica
[modifica | modifica wikitesto]Ai fini della metrica sono importanti tanto le sillabe lunghe per natura, che abbiamo definite sopra, quanto le sillabe lunghe per posizione. Una sillaba è lunga per posizione, anche se ha una vocale breve come la o, se dopo la vocale ci sono due consonanti semplici o una consonante doppia (si definiscono doppie le consonanti ζ ξ ψ -ma per la classificazione delle consonanti, vedi sotto la sezione apposita): es. δό-ξα, dove la sillaba δό- è breve per natura (è aperta e finisce in o), e dunque porta l'accento acuto, ma ai fini della metrica si considera lunga per posizione (è in positio fortis), poiché seguita da ξ, equivalente a due consonanti, κ + σ. Nella metrica greca classica, convenzionalmente, una sillaba lunga è avvertita come dotata di durata pari a due sillabe brevi.
Fonetica (2) - il sistema vocalico
[modifica | modifica wikitesto]Le vocali del greco si classificano in aperte o forti, α ε ο η ω, e chiuse o deboli, ι υ. Le vocali ε ο sono sempre brevi, le vocali η ω sono sempre lunghe, le vocali α ι υ sono dette ancípiti, possono cioè essere sia brevi sia lunghe. Questa classificazione tradizionale è essenziale per rendere trasparente la descrizione dei fenomeni fonetici che interessano il sistema vocalico greco.
Dittonghi
[modifica | modifica wikitesto]I dittonghi fonetici, in greco, come in ogni altra lingua che li abbia, nascono genericamente dall'incontro di una vocale aperta o semi-aperta lunga o breve (α ε ο η ω), con una vocale chiusa breve (ι υ). In greco, dal punto di vista strettamente fonetico, esistevano due tipi di dittonghi, i dittonghi brevi (formati con ι υ precedute da α breve ε ο) e i dittonghi lunghi (formati con ι υ precedute da α lunga η ω). Teoricamente, i dittonghi del greco sarebbero i seguenti:
- dittonghi brevi: αι ει οι αυ ευ ου, inoltre υι;
- dittonghi lunghi: αι (con α lungo) ηι ωι ηυ.
Nei dittonghi lunghi con iota (ι), tuttavia, già in età arcaica, la vocale chiusa si era affievolita fino a sparire. Nella scrittura maiuscola propria dei codici papiracei d'età antica, lo iota veniva scritto vicino alla lunga, ma non era pronunciato (iota adscriptum). Al tempo della trascrizione in minuscola, lo iota venne scritto sotto le vocali lunghe minuscole (iota sottoscritto), e rimase adscritto solo accanto alle vocali maiuscole iniziali di parola. Così i dittonghi αι ηι ωι vennero scritti semplicemente ᾳ ῃ ῳ e, in maiuscolo Αι Ηι Ωι, e si definiscono tuttora dittonghi impropri, rispetto a αι ει οι υι, αυ ευ ου ηυ, che invece vengono considerati dittonghi propri.
Relativamente alla posizione grafica e fonetica dell'accento sui dittonghi propri del greco, vedi sopra, il paragrafo relativo alle leggi di limitazione dell'accento greco.
Quando l'incontro di una vocale aperta e di una chiusa non forma dittongo, ma provoca iato, sulla vocale dolce si scrive la dieresi; l'accento acuto si scrive fra i due puntini della dieresi, mentre l'accento circonflesso la sovrasta. Alcuni preferiscono non segnare la dieresi, lasciando che la posizione dell'accento grafico denunci l'assenza del dittongo.
Pronuncia dei dittonghi propri
[modifica | modifica wikitesto]Attenzione: quasi tutti i dittonghi greci venivano letti com'erano scritti. Tuttavia esiste un'eccezione: convenzionalmente, il dittongo ου è letto come un' u lunga, /u:/; in realtà è noto che nel V e nel IV secolo a. C. il dittongo ου era pronunciato come un' o lunga chiusa, /o:/, mentre il dittongo ει era già pronunciato come un' e lunga chiusa, /e:/, il cui suono era in opposizione fonemica rispetto alla η, una e lunga aperta /ε:/.
Contrazione fra vocali
[modifica | modifica wikitesto]Nel greco classico, improntato soprattutto sul dialetto attico, è diffuso il fenomeno della contrazione fra vocali. Esso nasce da ragioni di eufonia, dato che si verifica come rimedio allo iato, tutte le volte che si incontrano due vocali identiche, o anche due vocali di timbro diverso che non formino dittongo, o perfino quando si ha urto di suoni fra vocale e dittongo. Il risultato della contrazione è sempre una vocale lunga o un dittongo.
La contrazione segue alcune regole ben definite:
- due vocali uguali o simili si contraggono nella lunga corrispondente: αα dànno α lungo,ιι dànno ι lungo, υυ dànno υ lungo etc;
- si sottraggono alla regola precedente solo il gruppo εε che si contrae in ει, e il gruppo οο che si contrae in ου (ma vedi sopra la pronuncia dei dittonghi ει e ου;
- le vocali ε ed ο, se precedono dittonghi che cominciano anch'essi per ε ο, sono assorbite dai dittonghi; unica eccezione, il gruppo vocalico οει, che può contrarre sia in οι sia in ου
- Fra i suoni di timbro A ed E, prevale quello che precede: se precede A, la contrazione sarà α lungo; se precede E, sarà in η.
- Quando una vocale α η ω si contrae con un dittongo in iota (αι ει οι), il risultato è quasi sempre un dittongo improprio, cioè una lunga con iota sottoscritta (per i dittonghi impropri e lo iota sottoscritto, vedi sopra, nella sezione dedicata ai dittonghi e alla loro pronuncia). Uniche eccezioni: εαι può contrarsi sia in ῃ sia in ει; ῃ contratto con o dà οι.
Contrazioni parzialmente atipiche
[modifica | modifica wikitesto]Le regole fonetiche generali della contrazione possono essere in parte eluse nella flessione di nomi e verbi contratti, al fine di conservare la trasparenza della declinazione e della coniugazione. Ciò è dovuto all'azione dell'analogia linguistica, che tende a regolarizzare forme altrimenti anomale.
Eccezioni della contrazione:
- La contrazione è spesso interdetta fra vocali di timbro diverso fra cui era presente un digamma, poi scomparso;
- L'aggettivo verbale in -τέος, indicante opportunità ed equivalente al gerundivo latino, è refrattario alla contrazione.
Accento nella contrazione
[modifica | modifica wikitesto]L'accento nella contrazione dà luogo ai seguenti sviluppi:
- se la prima vocale è accentata, la lunga risultante dalla contrazione avrà l'accento circonflesso;
- se la seconda vocale è accentata, la lunga risultante dalla contrazione avrà l'accento acuto.
La crasi
[modifica | modifica wikitesto]Si definisce crasi la contrazione fra una vocale o un dittongo finale di parola e una vocale o un dittongo iniziale di parola. In genere i fenomeni di crasi interessano:
- la particella interiettiva ὦ, che introduce il vocativo: ad es.: ὤνθρωπε "o uomo" da ὦ ἄνθρωπε;
- l'articolo determinativo, che davanti ad α η ου αυ perde le sue vocali; contratto invece con il pronome ἕτερος dà luogo a crasi atipiche: ὁ ἕτερος diviene ἅτερος, τοῦ ἕτέρoυ diviene θἀτέρoυ, e così via;
- I nominativi e accusativi singolari e plurali del neutro del pronome relativo ὅ, ἅ "la qual cosa, le quali cose", che si comportano come l'articolo;
- il pronome personale ἐγώ "io", in espressioni come ἐγᾦδα "io so", da ἐγὼ οἶδα.
- la congiunzione copulativa καί, "e";
- la preposizione πρό;
Il segno grafico della crasi, nella scrittura in minuscola è la coronide, che è graficamente in tutto e per tutto uguale allo spirito dolce, con la differenza che quest'ultimo compare sempre nella vocale iniziale di parola non preceduta da aspirazione.
Circa alcuni fenomeni fonetici notevoli concomitanti con la crasi, va osservato che:
- l'accento della prima parola coinvolta nella crasi va perduto e la nuova unità prosodica risultante dalla fusione delle due parole va soggetta alle leggi di limitazione dell'accento;
- la iota si sottoscrive solo se è nella seconda parola, non si sottoscrive mai nella prima;
- lo spirito aspro dell'articolo e del relativo si conserva, e non si segna la coronide
- le consonanti mute π τ κ, quando si verifica crasi con una parola che ha lo spirito aspro, si aspirano in φ, θ, χ.
L'elisione
[modifica | modifica wikitesto]L'elisione è il fenomeno per cui una parola terminante per vocale perde la vocale finale davanti a una parola che comincia per vocale, senza che si verifichi crasi. L'elisione, in greco è segnalata dall'apostrofo, ed è governata da dinamiche in tutto simili a quelle dell'elisione italiana.
Due fenomeni sono tuttavia peculiari del greco:
- Le consonanti mute si trasformano in consonanti aspirate davanti a parole che hanno lo spirito aspro: es. κατὰ ἑαυτόν, che diviene καθ'ἑαυτόν;
- nelle preposizioni e nelle particelle ossitone in genere l'accento va perduto; le altre parole ossitone ritraggono l'accento.
La metatesi quantitativa e la sinizesi o sineresi
[modifica | modifica wikitesto]Due fenomeni fonetici che nel vocalismo del greco classico si verificano con dinamiche peculiari, sono la metatesi quantitativa e la sineresi, che spesso sono concomitanti.
La metatesi quantitativa
[modifica | modifica wikitesto]La metatesi quantitativa è un fenomeno che si verifica quando, all'interno di una parola, una vocale lunga è seguita da una vocale breve.
Si considerino ad esempio le voci ioniche arcaiche ληός "popolo, esercito", e πολῆος "di città" (gen. di πόλις) , che in attico hanno come corrispondenti λεὼς e πόλεως. Come si può notare, il dialetto attico trasforma il gruppo vocalico ηο in εω, per cui le vocali interessate si scambiano reciprocamente il timbro (il grado di apertura) e la durata (brevità e lunghezza): si dice allora che le vocali in questione vanno incontro a un fenomeno di metatesi (cambio di posizione), che interessa però solo le quantità vocaliche, ed è perciò detto metatesi quantitativa.
La sinizesi o sineresi
[modifica | modifica wikitesto]Spesso i gruppi vocalici interessati da metatesi quantitativa vanno incontro a sinizesi o sineresi. Si consideri ancora una volta la parola πόλεως. L'accento in essa appare ritratto sulla prima sillaba, poiché il gruppo εω è considerato alla stregua di un dittongo, pur non essendo composto da una vocale forte e una dolce. Il fenomeno per cui due vocali che non formano dittongo vengono considerate come facenti parte di una stessa sillaba, si chiama appunto sineresi, e in greco si verifica spesso negli stessi contesti articolatori dei fenomeni di metatesi quantitativa sopra descritti.
Fonetica (3) -il sistema consonantico
[modifica | modifica wikitesto]Assimilazione consonantica
[modifica | modifica wikitesto]Fenomeni consonantici al confine di parola
[modifica | modifica wikitesto]Morfologia (1) - declinazione nominale e pronominale
[modifica | modifica wikitesto]Come abbiamo già accennato sopra, la lingua greca è, sul piano tipologico, una lingua flessiva o fusiva, caratteristica che eredita dalla sua lingua madre, l'indoeuropeo. In quanto lingua flessiva, possiede un'ampia articolazione di declinazioni nominali, che qui vedremo in sintesi.
Aspetti generali della flessione nominale e pronominale del greco
[modifica | modifica wikitesto]Nella flessione nominale, il greco si differenzia fortemente dal latino per due ragioni essenziali.
Anzitutto, ha sviluppato un articolo determinativo, in tutto simile a quello di molte lingue europee occidentali moderne, a partire da un'antica forma di pronome dimostrativo, ὁ ἡ τό, che ancora in Omero significa "quello, egli, ella, esso", e assume la sua funzione tipica a partire dalla fine dell'VIII sec. a. C. Tale pronome dimostrativo - articolo è la filiazione diretta dell'indoeuropeo *so *sā *tod, ed ha il suo omologo nel sanscrito sa sā tad.
Il greco, come il latino e la stragrande maggioranza delle lingue indoeuropee antiche, ha una declinazione a tre generi: maschile, femminile e neutro.
Dal punto di vista della nozione del numero, il greco attico si differenzia dal latino poiché possiede ancora, nel verbo e nel nome, come il sanscrito, un duale ben differenziato, per indicare le coppie di oggetti. Il mantenimento del duale è un tratto assai arcaico dell' attico, rispetto ad altri dialetti greci, come lo ionico che lo perde molto per tempo, già nel VII sec. a. C.
A differenza della lingua latina, quella greca conserva solo cinque degli otto casi indoeuropei, e non sei. Questi casi sono:
- Il nominativo, che indica il soggetto della frase, l'attributo e l'apposizione del soggetto, il predicato nominale ed il complemento predicativo del soggetto;
- Il vocativo, indicante il complemento di vocazione;
- L'accusativo, indicante il complemento oggetto, l'attributo e l'apposizione e il complemento predicativo dell'oggetto;
- Il genitivo, che esprime la specificazione possessiva, oggettiva etc., e riveste le funzioni dell'ablativo di origine e provenienza, di estensione e di allontanamento, nonché di causa, mezzo e causa efficiente;
- Il dativo, indicante il complemento di termine, ma anche i complementi di causa, di mezzo, di stato in luogo e di tempo determinato.
Si sogliono definire, come anche in latino, casi diretti il nominativo, il vocativo e l'accusativo, e casi obliqui il genitivo e il dativo.
Il greco di età classica ha ormai perduto lo strumentale, antico caso indoeuropeo ancora vivo nel dialetto miceneo, di cui sopravvivono sparse vestigia in Omero.
Sono rintracciabili, in alcuni nomi notevoli, relitti del locativo indoeuropeo, ancora presente in altre lingue antiche, e tuttora categoria sistematica in molte lingue slave.
In sostanza, il greco attua, rispetto all'indoeuropeo, un fortissimo sincretismo dei casi.
Declinazione ed usi dell'articolo determinativo greco
[modifica | modifica wikitesto]L' articolo determinativo greco ὁ ἡ τό, traduzione "il - lo, la", si declina, come nomi, aggettivi e pronomi determinativi e indefiniti, per genere, numero e caso. Esso manca di vocativo, dato che si intende il caso vocativo come automaticamente determinato, non bisognoso d'alcun articolo. Come in tedesco, l'articolo determinativo si accorda sempre morfologicamente in genere, numero e caso al nome a cui si riferisce.
Come abbiamo già osservato, in Omero l'articolo è trattato come pronome dimostrativo sia anaforico (riferito a persona o cosa nominata in precedenza), sia cataforico.
In questa funzione, esso continuava l'antico pronome indoeuropeo da cui era disceso. L'articolo determinativo conserva tale funzione ancora in età classica solo in alcuni casi:
- quando si accompagna alle particelle correlative μὲν e δὲ. In tale circostanza, l'articolo si trasforma in un vero e proprio pronome correlativo, da tradursi "l'uno... l'altro";
- nelle espressioni cristallizzate: ὁ δὲ, "ed egli", e πρὸ τοῦ, "prima d'ora", τὸν καὶ τόν , "questo e quello"; ἐν δὲ τοῖς, "e tra gli altri..."
L'articolo greco, per il resto, ha impieghi abbastanza simili a quelli dell'articolo italiano, con un certo grado di versatilità in più:
- può sostantivare aggettivi, participi, infiniti, ma anche avverbi e perfino complementi, creando espressioni idiomatiche caratteristiche come οἱ νῦν, "quelli di ora", "i moderni", οἱ σὺν + caso dativo di nome di persona, "quelli al fianco di...", "i compagni", ad es. οἱ σὺν Σωκράτει: "quelli con Socrate", "quelli dalla parte di Socrate", "i discepoli, i sostenitori di Socrate", "quelli che hanno l'opinione di Socrate" etc.
- la posizione dell'aggettivo rispetto all'articolo è fondamentale: se l'aggettivo segue immediatamente l'articolo riferito ad un nome, esso va considerato attributo di quel nome, se l'aggettivo è staccato dall'articolo, ha una funzione predicativa. Si consideri ad esempio come muta il significato dell'aggettivo dimostrativo αὐτός, semplicemente spostandolo dall'articolo:
- ὁ αὐτὸς ἥρως, ὁ ἥρως ὁ αὐτός , "il medesimo eroe" (lo stesso che ha compiuto anche altre imprese);
- ὁ ἥρως αὐτός , "l'eroe in persona, l'eroe da solo" (con le sue sole forze).
- l'articolo può variare significativamente la funzione semantica di un aggettivo: ad es. οἱ ὀλίγοι, "i pochi", "gli oligarchi", contro il semplice ὀλίγοι, "pochi".
Declinazione
Singolare
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | ὁ | ἡ | τό |
Genitivo | τοῦ | τῆς | τοῦ |
Dativo | τῷ | τῇ | τῷ |
Accusativo | τόν | τήν | τό |
Duale
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | τώ | τά | τώ |
Genitivo | τοῖν | ταῖν | τοῖν |
Dativo | τοῖν | ταῖν | τοῖν |
Accusativo | τώ | τά | τώ |
Plurale
Maschile | Femminile | Neutro | |
Nominativo | οἱ | αἱ | τά |
Genitivo | τῶν | τῶν | τῶν |
Dativo | τοῖς | ταῖς | τοῖς |
Accusativo | τoύς | τάς | τά |
Nota bene -Il femminile duale distinto dell'articolo determinativo, nom. acc. τά, gen. dat. ταῖν, è arcaico, e ben presto è sostituito dalle forme del maschile, cosicché in età classica, dalla metà del V secolo. a. C. in poi, l'articolo duale (che comunque tende a essere usato sempre meno, in concomitanza con il ritrarsi del numero duale) avrà un'unica forma in tutti e tre i generi.
L'articolo determinativo greco si usa praticamente quasi sempre come in italiano, salvo per due eccezioni:
- si premette sempre anche ai nomi propri, davanti ai quali in italiano standard si omette, ad es. ὁ Σωκράτης, "Socrate";
- non si usa articolo davanti a nomi che indicano concetti astratti o oggetti considerati come categorie universali nei proverbi: ad es. ἐν οἴνῳ ὰλήθεια, "nel vino c'è la verità" (lat.in vino veritas).
In greco non esistono articoli indeterminativi. L'indefinitezza è marcata semplicemente dall'assenza dell'articolo. Al più, come marca di indeterminatezza, si può rinvenire il pronome indefinito τις, enclitico, che significa "un tale", "un certo" ( lat. quidam): ad es. ἄνθρωπός τις, "un certo uomo", "un uomo".
Declinazione del nome
[modifica | modifica wikitesto]Come abbiamo già detto, i nomi greci si declinano secondo tre generi (maschile, femminile e neutro), tre numeri (singolare, duale e plurale), e cinque casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo).
Declinazioni - nozioni generiche
[modifica | modifica wikitesto]La flessione dei nomi greci si articola in tre declinazioni, corrispondenti alle cinque del latino:
- la prima declinazione, tematica, dei maschili e dei femminili col tema in -α (corrispondente alla prima declinazione latina); della prima declinazione esiste altresì una sottospecie con desinenze alterate da contrazione (I declinazione contratta);
- la seconda declinazione, tematica, dei maschili, dei femminili e dei neutri col tema in -o (corrispondente alla seconda declinazione latina); della seconda declinazione esiste una sottospecie contratta (come per la prima) e una sottospecie le cui desinenze sono significativamente alterate da fenomeni di metatesi quantitativa, la cosiddetta declinazione attica;
- la terza declinazione, atematica, dei maschili, dei femminili e dei neutri, con la radice in consonante, in vocale chiusa, in dittongo (corrisponde grosso modo alla terza, quarta e quinta declinazione latina).
Prima declinazione
[modifica | modifica wikitesto]La prima declinazione greca raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in -α. Ne esiste inoltre una sottospecie contratta (prima declinazione contratta).
Prima declinazione regolare - caratteri generali
[modifica | modifica wikitesto]La prima declinazione regolare (non contratta) si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che nel nominativo, nel genitivo e nel vocativo singolare hanno desinenze a sé.
La struttura della prima declinazione greca risente, in attico, della caratteristica evoluzione fonetica dell'α in questo dialetto: nel greco attico, infatti, l'α si allunga sistematicamente in η, a meno che non sia preceduta da ε ι e ρ, nel qual caso non muta di timbro (si tratta del cosiddetto "alfa puro" assente del tutto nel dialetto ionico).
Sulla base delle alterazioni fonetiche dell'alfa lungo, i maschili e i femminili si classificano genericamente in "nomi in alfa puro", che conservano α in tutta la declinazione, poiché questa vocale è sistematicamente preceduta da ε ι e ρ, e "nomi in alfa impuro", che allungano α in η nel solo singolare. Ulteriori sottoclassi si rinvengono nella declinazione dei femminili.
La prima declinazione greca, che corrisponde in tutto e per tutto alla prima declinazione latina, raccoglie i sostantivi maschili e femminili con il tema in -α. Ne esiste inoltre una sottospecie contratta (prima declinazione contratta).
Prima declinazione regolare - caratteri generali
[modifica | modifica wikitesto]La prima declinazione regolare (non contratta) si articola in due sottoclassi: l'una comprendente esclusivamente i femminili, l'altra comprendente i maschili, che nel nominativo, nel genitivo e nel vocativo singolare hanno desinenze a sé.
La struttura della prima declinazione greca risente, in attico, della caratteristica evoluzione fonetica dell'α in questo dialetto: nel greco attico, infatti, l'α si allunga sistematicamente in η, a meno che non sia preceduta da ε ι e ρ, nel qual caso non muta di timbro (si tratta del cosiddetto "alfa puro" assente del tutto nel dialetto ionico).
Sulla base delle alterazioni fonetiche dell'alfa lungo, i maschili e i femminili si classificano genericamente in "nomi in alfa puro", che conservano α in tutta la declinazione, poiché questa vocale è sistematicamente preceduta da ε ι e ρ, e "nomi in alfa impuro", che allungano α in η nel solo singolare. Ulteriori sottoclassi si rinvengono nella declinazione dei femminili.
Declinazioni dei femminili: sottoclassi
[modifica | modifica wikitesto]I femminili si dividono in quattro sottoclassi:
- Femminili in alfa puro lungo, con la α lunga in tutto il singolare;
- Femminili in alfa puro breve, con la α breve nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo) del singolare;
- Femminili in alfa impuro lungo, che allungano α in η in tutto il singolare;
- Femminili in alfa impuro breve, che allungano α in η solo nei casi obliqui (genitivo e dativo) singolare.
Qui di séguito, esempi di declinazione per ciascuna delle quattro tipologie:
Alcune caratteristiche tipiche contraddistinguono i femminili e i maschili di I declinazione:
- la desinenza -αι dei nominativi e dei vocativi plurali, pur essendo un dittongo, è considerata breve per natura;
- il genitivo plurale ha sempre l'accento circonflesso, è cioè perispomeno, poiché deriva dalla contrazione della desinenza -άων, ancora ampiamente attestata in Omero -si sottraggono a questa regola i maschili: ἀφύης, "acciuga" χλούνης, "cinghiale", χρήστης, "usuraio", ed ἐτέσιαι, "vènti etèsii", che non accentano la desinenza del genitivo;
- fanno parte dei nomi in alfa puro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in -τρια, εια, οια, υια, ρα preceduto da dittongo o υ, fatta eccezione per ἑταῖρα, "compagna, amante, donna di piacere" e παλαίστρα, "palestra".
- fanno parte dei nomi in alfa impuro breve solo e soltanto i sostantivi che terminano in σα, -ξα, -ψα, ζα, -λλα, -ννα,
- ci sono alcuni nomi che non rispettano la distinzione fra alfa puro e impuro: κόρη "fanciulla", δέρη "collo", στοά "portico", δίαιτα "tenore di vita", τόλμα "audacia", e alcuni casi di sostantivi in -να: μέριμνα "angoscia", ἔχιδνα "vipera, Echidna (mostro mitologico)", πρύμνα "poppa".
- I nomi femminili solo singolari dei personaggi mitologici Λήδα e Φιλομήλα conservano la α in tutto il paradigma, poiché vengono dal dialetto dorico
.
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1. Declinazione dei femminili in alfa puro lungo - χώρα: "regione"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ χώρα | τὰ χώρα | αἱ χῶραι |
Genitivo | τῆς χώρας | ταῖν χώραιν | τῶν χωρῶν |
Dativo | τῇ χώρᾳ | ταῖν χώραιν | ταῖς χώραις |
Accusativo | τὴν χώραν | τὰ χώρα | τὰς χώρας |
Vocativo | ὦ χώρα | ὦ χώρα | ὦ χῶραι |
2. Declinazione dei femminili in alfa puro breve: μοῖρα "parte, destino, Moira"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ μοῖρα | τὰ μοίρα | αἱ μοῖραι |
Genitivo | τῆς μοίρας | ταῖν μοίραιν | τῶν μοιρῶν |
Dativo | τῇ μοίρᾳ | ταῖν μοίραιν | ταῖς μοίραις |
Accusativo | τὴν μοῖραν | τὰ μοίρα | τὰς μοίρας |
Vocativo | ὦ μοῖρα | ὦ μοίρα | ὦ μοῖραι |
3. Declinazione dei femminili in alfa impuro lungo: κρήνη: " fonte"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ κρήνη | τὰ κρήνα | αἱ κρῆναι |
Genitivo | τῆς κρήνης | ταῖν κρήναιν | τῶν κρηνῶν |
Dativo | τῇ κρήνῃ | ταῖν κρήναιν | ταῖς κρήναις |
Accusativo | τὴν κρήνην | τὰ κρήνα | τὰς κρήνας |
Vocativo | ὦ κρήνη | ὦ κρήνα | ὦ κρῆναι |
4. Declinazione dei femminili in alfa impuro breve: Μοῦσα "Musa"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ Μοῦσα | τὰ Μούσα | αἱ Μοῦσαι |
Genitivo | τῆς Μούσης | ταῖν Μούσαιν | τῶν Μουσῶν |
Dativo | τῇ Μούσῃ | ταῖν Μούσαιν | ταῖς Μούσαις |
Accusativo | τὴν Μοῦσαν | τὰ Μούσα | τὰς Μούσας |
Vocativo | ὦ Μοῦσα | ὦ Μούσα | ὦ Μοῦσαι |
Declinazione dei maschili -sottoclassi
[modifica | modifica wikitesto]I maschili della prima declinazione hanno caratteristiche autonome rispetto ai femminili:
- si dividono in due sole sottoclassi: maschili in alfa puro e maschili in alfa impuro;
- hanno il nominativo singolare in -ς (nominativo sigmatico);
- hanno il genitivo singolare in -ου, preso a prestito dalla II declinazione;
- i nomi d'agente in -της, e i sostantivi composti in -μήτρης e -πώλης escono in α breve al vocativo singolare; lo stesso vale per il nome Πέρσης "persiano".
Qui di séguito, la declinazione dei maschili:
Fra i maschili di I declinazione si notano alcune particolarità:
- Il nome δεσπότης "padrone", ritira l'accento al vocativo, δέσποτα;
1. Declinazione dei maschili in alfa puro: ταμίας, "dispensiere"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ταμίας | τὼ ταμία | οἱ ταμίαι |
Genitivo | τοῦ ταμίου | τοῖν ταμίαιν | τῶν ταμιῶν |
Dativo | τῷ ταμίᾳ | τοῖν ταμίαιν | τοῖς ταμίαις |
Accusativo | τὸν ταμίαν | τὼ ταμία | τoὺς ταμίας |
Vocativo | ὦ ταμία | ὦ ταμία | ὦ ταμίαι |
2. Declinazione dei maschili in alfa impuro: σατράπης "satrapo"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ σατράπης | τὼ σατράπα | οἱ σατράπαι |
Genitivo | τοῦ σατράπου | τοῖν σατράπαιν | τῶν σατραπῶν |
Dativo | τῷ σατράπῃ | τοῖν σατράπαιν | τοῖς σατράπαις |
Accusativo | τὸν σατράπην | τὼ σατράπα | τοὺς σατράπας |
Vocativo | ὦ σατράπη | ὦ σατράπα | ὦ σατράπαι |
Prima declinazione contratta
[modifica | modifica wikitesto]La prima declinazione contratta è caratteristica di pochi sostantivi: ad es. i femminili μνᾶ, "mina" (unità monetaria e di peso) e Ἀθηνᾶ, "Atena", συκῆ "fico"; notevole appare il nome maschile Ἑρμῆς, "Hermes", che però al duale e al plurale cambia di genere (diventa femminile), e di significato, dato che indica "le statue del dio Hermes", le Erme.
Seconda declinazione
[modifica | modifica wikitesto]La seconda declinazione comprende nomi maschili, femminili e neutri col tema in -o. Essa corrisponde in tutto e per tutto alla II declinazione latina.
Seconda declinazione regolare
[modifica | modifica wikitesto]1. Declinazione dei maschili e dei femminili
I maschili e i femminili di seconda declinazione si flettono allo stesso modo. Per entrambi sarà sufficiente fornire l'esempio del maschile λύκος, "lupo" (cfr. lat. lupus).
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ λύκος | τὼ λύκω | οἱ λύκοι |
Genitivo | τοῦ λύκου | τοῖν λύκοιν | τῶν λύκων |
Dativo | τῷ λύκῳ | τοῖν λύκοιν | τοῖς λύκοις |
Accusativo | τὸν λύκον | τὼ λύκω | τoὺς λύκους |
Vocativo | ὦ λύκε | ὦ λύκω | ὦ λύκοι |
2. Declinazione dei neutri
I neutri si distinguono dai maschili e dai femminili solo nei casi retti (nominativo, vocativo, accusativo), che in tutti e tre i numeri, sia nel singolare, sia nel duale, sia nel plurale, hanno una e una sola desinenza. Nei casi obliqui (genitivo e dativo) i neutri si flettono come i maschili e i femminili. Qui di séguito il paradigma del neutro ζυγόν, "giogo" (cfr. lat. jugum, il sscr. yugam, il gotico juk)
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ζυγόν | τὼ ζυγώ | τὰ ζυγά |
Genitivo | τοῦ ζυγοῦ | τοῖν ζυγοῖν | τῶν ζυγῶν |
Dativo | τῷ ζυγῷ | τοῖν ζυγοῖν | τοῖς ζυγοῖς |
Accusativo | τὸ ζυγόν | τὼ ζυγώ | τὰ ζυγά |
Seconda declinazione contratta
[modifica | modifica wikitesto]Declinazione attica
[modifica | modifica wikitesto]La seconda declinazione attica o, più semplicemente, declinazione attica (ne esiste infatti solo una) nonostante venga chiamata "attica" (dialetto attico) è un fenomeno presente anche nel dialetto ionico. Comprende un gruppo di pochi nomi che seguono in linea generale la seconda declinazione e pochi aggettivi di prima classe. Le antiche terminazioni di questi nomi (e aggettivi) erano in -ηο. Questi sono stati poi i cambiamenti per i sostantivi maschili:
CASO | MASCHILE E FEMMINILE | MUTAMENTO FONETICO |
---|---|---|
NOMINATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO SINGOLARE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
DATIVO SINGOLARE | ηῳ > εῳ | ABBREVIAMENTO IN IATO |
ACCUSATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
VOCATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
NOMINATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
GENITIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
DATIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
VOCATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
NOMINATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO PLURALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
DATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO PLURALE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
VOCATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
Questo invece è ciò che è accaduto per i sostantivi neutri:
CASO | NEUTRO | MUTAMENTO FONETICO |
---|---|---|
NOMINATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
GENITIVO SINGOLARE | ηου > εω | METATESI DEL GRADO DI APERTURA |
DATIVO SINGOLARE | ηῳ > εῳ | ABBREVIAMENTO IN IATO |
ACCUSATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
VOCATIVO SINGOLARE | ηο > εω | METATESI QUANTITATIVA |
NOMINATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
GENITIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
DATIVO DUALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
VOCATIVO DUALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
NOMINATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
GENITIVO PLURALE | ηω > εω | ABBREVIAMENTO IN IATO |
DATIVO PLURALE | ηοι > εῳ | METATESI QUANTITATIVA |
ACCUSATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
VOCATIVO PLURALE | ηα > εω | ANALOGIA |
Terza declinazione
[modifica | modifica wikitesto]La terza declinazione include i nomi maschili, femminili e neutri in consonante, vocale chiusa e dittongo. Essa appare come una declinazione atematica, dato che, a differenza delle altre due declinazioni, inserisce le desinenze direttamente sulla radice nominale, senza intermediazione di vocale tematica.
Le desinenze generali della III declinazione (che continua in vario modo la classe dei nomi atematici indoeuropei) sono le seguenti:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | -ς oppure allungam. organico; nei neutri, nessuna desinenza | -ε | -ες e nei neutri -α |
Genitivo | ος | οιν | ων |
Dativo | ι | οιν | σι |
Accusativo | α (temi in cons.); ν (temi in voc.); nei neutri = nominativo | -ε | ας (temi in cons.) vocale lunga seguita da -ς (temi in voc.); nei neutri -α |
vocativo | nessuna desinenza, oppure = nominativo; nei neutri = nominativo | -ε | -ες e nei neutri -α |
Tali desinenze sono tuttavia spesso oscurate da mutamenti fonetici, nelle diverse sottoclassi in cui la III declinazione si divide.
Attenzione: i sostantivi con nominativo monosillabico spostano l'accento sulla desinenza del genitivo e del dativo in tutti i numeri. Fanno eccezione solo pochi nomi, come: δᾴς "torcia", δμώς "schiavo", θώς "sciacallo", οὖς "orecchio", παῖς "ragazzo", φῶς "luce".
Delle varie sottoclassi della terza declinazione diamo qui sintetiche descrizioni.
Temi in consonante muta
[modifica | modifica wikitesto]I temi in consonante muta sono quelli che terminano in occlusiva bilabiale, dentale e gutturale. I maschili e i femminili, a eccezione dei temi in -οντ, hanno per lo più il nominativo in -ς (nominativo sigmatico). I neutri non hanno desinenze nei casi retti del singolare. Nei nomi in consonante muta, le desinenze che cominciano per σ (nominativo singolare, dativo plurale) dànno luogo a mutamenti fonetici. In particolare:
- le labiali, scontrandosi col σ, diventano ψ; le gutturali diventano ξ; davanti a σ, le dentali cadono.
- i nomi in dentale col nominativo in ιδ e in ιτ (nominativo in ις) hanno due forme di accusativi: ιν (preso a prestito dai temi in vocale dolce e molto diffuso) e le forme regolari ιδα ιτα: es. χάρις "grazia", all'accusativo, fa χάριν e χάριτα. Lo stesso accade con i nomi in υθ, come κόρυς, elmo.
- il nome θρίξ, gen. τριχός "pelo, capello", ha il tema τριχ, dalla radice θριχ, in tutti i casi, tranne il nominativo singolare e il dativo plurale, per effetto della legge di Grassmann.
- i nomi in οντ hanno il nominativo con allungamento organico -allungano la vocale dell'ultima sillaba della radice; tutti i temi in ντ nel dativo plurale perdono ντ davanti al sigma, e allungano per compenso la vocale che precede ντ.
Temi in consonante muta semplice e doppia
[modifica | modifica wikitesto]1. Maschili e femminili
Attenzione: tranne παῖς "ragazzo", che ha il vocativo παῖ e ἄναξ "principe, signore", che ha il vocativo ἄνα, tutti i nomi in consonante muta hanno nominativo e vocativo uguali.
Seguono i paradigmi di ἡ φλέψ "vaso sanguigno, vena", ἡ λαμπάς "lampada" e ἡ φύλαξ:
Temi in labiale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ φλέψ | τὰ φλέβε | αἱ φλέβες |
Genitivo | τῆς φλεβός | ταῖν φλεβοῖν | τῶν φλεβῶν |
Dativo | τῇ φλεβί | ταῖν φλεβοῖν | ταῖς φλεψί |
Accusativo | τὴν φλέβα | τὰ φλέβε | τὰς φλέβας |
Temi in dentale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ λαμπάς | τὰ λαμπάδε | αἱ λαμπάδες |
Genitivo | τῆς λαμπάδος | ταῖν λαμπάδοιν | τῶν λαμπάδων |
Dativo | τῇ λαμπάδι | ταῖν λαμπάδοιν | ταῖς λαμπάσι |
Accusativo | τὴν λαμπάδα | τὰ λαμπάδε | τὰς λαμπάδας |
Temi in gutturale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ φύλαξ | τὰ φύλακε | αἱ φύλακες |
Genitivo | τῆς φύλακος | ταῖν φυλάκοιν | τῶν φυλάκων |
Dativo | τῇ φύλακι | ταῖν φυλάκοιν | ταῖς φύλαξι |
Accusativo | τὴν φύλακα | τὰ φύλακε | τὰς φύλακας |
Un nominativo particolare ha πούς "piede":
2. Declinazione di πούς "piede"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πούς | τὼ πόδε | οἱ πόδες |
Genitivo | τοῦ ποδός | τοῖν ποδοῖν | τῶν ποδῶν |
Dativo | τῷ ποδί | τοῖν ποδοῖν | τοῖς ποσί |
Accusativo | τὸν πόδα | τὼ πόδε | τοὺς πόδας |
3. Neutri
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ σῶμα | τὼ σώματε | τὰ σώματα |
Genitivo | τοῦ σώματος | τοῖν σωμάτοιν | τῶν σωμάτων |
Dativo | τῷ σώματι | τοῖν σωμάτοιν | τοῖς σώμασι |
Accusativo | τὸ σῶμα | τὼ σώματε | τὰ σώματα |
Un neutro notevole in -κτ, solo singolare, è γάλα, gen. γάλακτος "latte".
Temi in nasale + dentale
[modifica | modifica wikitesto]Per questi temi, basti l'esempio di ὁ γίγας "gigante", e ὁ λέων "leone".
Temi in αντ | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ὁ γίγας | τὼ γίγαντε | οἱ γίγαντες |
Genitivo | τοῦ γίγαντος | τοῖν γιγάντοιν | τῶν γιγάντων |
Dativo | τῷ γίγαντι | τοῖν γιγάντοιν | τοῖς γίγασι |
Accusativo | τὸν γίγαντα | τὼ γίγαντε | τοὺς γίγαντας |
Vocativo | ὦ γίγαν | ὦ γίγαντε | ὦ γίγαντες |
Temi in οντ | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ὁ λέων | τὼ λέοντε | οἱ λέοντες |
Genitivo | τοῦ λέοντος | τοῖν λεόντοιν | τῶν λεόντων |
Dativo | τῷ λέοντι | τοῖν λεόντοιν | τοῖς λέουσι |
Accusativo | τὸν λέοντα | τὼ λέοντε | τοὺς γίγαντας |
Vocativo | ὦ λέον | ὦ λέοντε | ὦ λέοντες |
2. Declinazione di ὀδούς "dente"
Una declinazione con nominativo anomalo è quella di ὁ ὀδούς "dente".
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ὀδούς | τὼ ὀδόντε | οἱ ὀδόντες |
Genitivo | τοῦ ὀδόντος | τοῖν ὀδόντοιν | τῶν ὀδόντων |
Dativo | τῷ ὀδόντι | τοῖν ὀδόντοιν | τοῖς ὀδοῦσι |
Accusativo | τὸν ὀδόντα | τὼ ὀδόντε | τοὺς ὀδόντας |
Temi in consonante liquida e nasale
[modifica | modifica wikitesto]I temi in consonante liquida e nasale sono assai diffusi in greco e sono divisi in tre sottoclassi:
- la prima, quella dei temi in λ, è rappresentata dal solo ἅλς (cfr. latino sal), che può essere maschile, col significato di "sale", e femminile, col significato di "mare"; al plurale maschile questo sostantivo può essere usato nel senso di "battute salaci, motti di spirito" (cfr. il latino sales);
- I temi in ρ sono assai più numerosi, e si dividono a loro volta in due sottogruppi: quelli con apofonia (soprattutto nomi di parentela, ma non solo), che continuano la declinazione di antichissimi nomi indoeuropei; e quelli senza apofonia, soprattutto nomi d'agente.
- Il nominativo dei temi in ρ mostra sempre l'allungamento organico della vocale dell'ultima sillaba della radice.
Temi in λ
[modifica | modifica wikitesto]Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἅλς | ( τὼ ἅλε) | οἱ ἅλες |
Genitivo | τοῦ ἁλός | ( τοῖν ἁλοῖν) | τῶν ἁλῶν |
Dativo | τῷ ἁλί | ( τοῖν ἁλοῖν) | τοῖς ἁλσί |
Accusativo | τὸν ἅλα | ( τὼ ἅλε) | τοὺς ἅλας |
Temi in ρ
[modifica | modifica wikitesto]Fra i tempi in in ρ senza apofonia, quelli con l'accento sull'ultima sillaba hanno nominativo e vocativo eguale; quelli non ossitoni mostrano nel vocativo il puro tema.
1.Maschili e femminili
Temi in labiale | Singolare | Duale | Plurale |
Nominativo | ἡ θήρ | τὰ θῆρε | αἱ θῆρες |
Genitivo | τῆς θηρός | ταῖν θηροῖν | τῶν θηρῶν |
Dativo | τῇ θηρί | ταῖν θηροῖν | ταῖς θηρσί |
Accusativo | τὴν θῆρα | τὰ θῆρε | τὰς θῆρας |
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ρήτωρ | τὼ ρήτορε | οἱ ρήτορες |
Genitivo | τοῦ ρήτορος | τοῖν ρητόροιν | τῶν ρητόρων |
Dativo | τῷ ρήτορι | τοῖν ρητόροιν | τοῖς ρήτορσι |
Accusativo | τὸν ρήτορα | τὼ ρήτορε | τοὺς ρήτορας |
Vocativo | ὦ ρῆτορ | ὦ ρήτορε | ὦ ρήτορες |
2.Neutri
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ἦτορ | τὼ ἤτορε | τὰ ἤτορα |
Genitivo | τοῦ ἤτορος | τοῖν ἠτόροιν | τῶν ἠτόρων |
Dativo | τῷ ἤτορι | τοῖν ἠτόροιν | τοῖς ἤτορσι |
Accusativo | τὸ ἦτορ | τὼ ἤτορε | τὰ ἤτορα |
Neutri notevoli in ρ sono κῆρ "cuore" (da cui il più tardo femminile καρδία "cuore") e l'anomalo πῦρ "fuoco", che allunga la vocale del nominativo singolare.
Temi in ρ con apofonia
[modifica | modifica wikitesto]I temi in ρ apofonici costituiscono un gruppo ristretto di sostantivi, dalla declinazione estremamente conservativa. I gradi apofonici che essi mostrano sono tre:
- Il grado normale allungato nel nominativo (es. ὁ πατήρ );
- Il grado normale nel vocativo ὦ πάτερ e nella maggior parte dei casi;)
- Il grado debole della radice ( πατρ-) nel nominativo, nel dativo singolare e nel dativo plurale.
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πατήρ | τὼ πατέρε | οἱ πατέρες |
Genitivo | τοῦ πατρός | τοῖν πατέροιν | τῶν πατέρων |
Dativo | τῷ πατρί | τοῖν πατέροιν | τοῖς πατράσι |
Accusativo | τὸν πατέρα | τὼ πατέρε | τοὺς πατέρας |
Vocativo | ὦ πάτερ | ὦ πατέρε | ὦ πατέρες |
Un nome notevole per la sua flessione atipica è ἀνήρ "uomo, marito, cittadino, guerriero, eroe", il quale mostra in tutti i casi, tranne nominativo e vocativo singolare, il tema debole ἀνδρ-:
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἀνήρ | τὼ ἄνδρε | οἱ ἄνδρες |
Genitivo | τοῦ ἀνδρός | τοῖν ἀνδροῖν | τῶν ἀνδρῶν |
Dativo | τῷ ἀνδρί | τοῖν ἀνδροῖν | τοῖς ἀνδράσι |
Accusativo | τὸν ἄνδρα | τὼ ἄνδρε | τοὺς ἄνδρας |
Vocativo | ὦ ἄνερ | ὦ ἄνδρε | ὦ ἄνδρες |
Temi in nasale
[modifica | modifica wikitesto]I temi in nasale, al nominativo, allungano tutti la vocale dell'ultima sillaba della radice, tranne quelli in -ιν, i quali non mostrano allungamento organico, e hanno il nominativo in -ς (nominativo sigmatico). Fra i temi in nasale si verifica inoltre un fenomeno analogo a quello dei temi in -ρ: i nomi ossitoni hanno nominativo e vocativo identici, mentre quelli non ossitoni hanno nel vocativo il puro tema. Mancano forme in nasale con apofonia sistematica: gli unici nomi che conservino l'antica declinazione apofonica dei temi in nasale sono:
- ἀρήν, agnello, il cui nominativo disusato è sostituito con quello di ἀμνός, il quale a sua volta aveva un regolare paradigma di seconda declinazione.
Qui di séguito la declinazione di questi due nomi apofonici relitto:
1. Paradigma di ἀρήν
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ( ὁ ἀρήν) | τὼ ἄρνε | οἱ ἄρνες |
Genitivo | τοῦ ἀρνός | ( τοῖν ἀρνοῖν) | τῶν ἀρνῶν |
Dativo | τῷ ἀρνί | ( τοῖν ἀρνοῖν) | τοῖς ἀρνάσι |
Accusativo | τὸν ἄρνα | τὼ ἄρνε | τοὺς ἄρνας |
2. Paradigma di ὁ κύων
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ κύων | τὼ κύνε | οἱ κύνες |
Genitivo | τοῦ κυνός | τοῖν κυνοῖν | τῶν κυνῶν |
Dativo | τῷ κυνί | τοῖν κυνοῖν | τοῖς κυσί |
Accusativo | τὸν κύνα | τὼ κύνε | τοὺς κύνας |
Vocativo | ὦ κύον | τὼ κύνε | ὦ κύνες |
Gli altri temi in nasale seguono paradigmi più regolari, come si evince dalle tavole di declinazione che seguono.
1.Temi in nasale ossitoni
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ ἡγεμών | τὼ ἡγεμόνε | οἱ ἡγεμόνες |
Genitivo | τοῦ ἡγεμόνος | τοῖν ἡγεμόνοιν | τῶν ἡγεμόνων |
Dativo | τῷ ἡγεμόνι | τοῖν ἡγεμόνοιν | τοῖς ἡγεμόσι |
Accusativo | τὸν ἡγεμόνα | τὼ ἡγεμόνε | τοὺς ἡγεμόνας |
2.Temi in nasale non ossitoni
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ δαίμων | τὼ δαίμονε | οἱ δαίμονες |
Genitivo | τοῦ δαίμονος | τοῖν δαιμόνοιν | τῶν δαιμόνων |
Dativo | τῷ δαίμονι | τοῖν δαιμόνοιν | τοῖς δαίμοσι |
Accusativo | τὸν δαίμονα | τὼ δαίμονε | τοὺς δαίμονας |
Vocativo | ὦ δαῖμον | ὦ δαίμονε | ὦ δαίμονες |
3.Temi in -ιν
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ δελφίς | τὼ δελφῖνε | οἱ δελφῖνες |
Genitivo | τοῦ δελφῖνος | τοῖν δελφίνοιν | τῶν δελφίνων |
Dativo | τῷ δελφῖνι | τοῖν δελφίνοιν | τοῖς δελφῖσι |
Accusativo | τὸν δελφῖνα | τὼ δελφῖνε | τοὺς δελφῖνας |
Temi con elisione del σ intervocalico
[modifica | modifica wikitesto]Neutri
[modifica | modifica wikitesto]1.temi in -ες
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ γένος | τὼ γένει oppure γένη | τὰ γένη |
Genitivo | τοῦ γένους | τοῖν γενοῖν | τῶν γενῶν |
Dativo | τῷ γένει | τοῖν γενοῖν | τοῖς γένεσι |
Accusativo | τὸ γένος | τὼ γένει oppure γένη | τὰ γένη |
2.temi in -ας
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ κέρας | τὼ κέρατε oppure κέρα | τὰ κέρατα oppure κέρα |
Genitivo | τοῦ κέρατος oppure κέρως | τοῖν κεράτοιν oppure κερῷν | τῶν κεράτων oppure κερῶν |
Dativo | τῷ κέρατι oppure κέρᾳ | τοῖν κεράτοιν oppure κερῷν | τοῖς κέρασι |
Accusativo | τὸ κέρας | τὼ κέρατε oppure κέρα | τὰ κέρατα oppure κέρα |
Maschili e femminili
[modifica | modifica wikitesto]1.Declinazione di τριήρης "trireme"
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ τριήρης | τὰ τριήρει oppure τριήρη | αἱ τριήρεις |
Genitivo | τῆς τριήρους | ταῖν τριήροιν | τῶν τριήρων |
Dativo | τῇ τριήρει | ταῖν τριήροιν | ταῖς τριήρεσι |
Accusativo | τὴν τριήρη(ν) | τὰ τριήρει oppure τριήρη | τὰς τριήρεις |
Vocativo | ὦ τριῆρες | ὦ τριήρει oppure τριήρη | ὦ τριήρεις |
1.Nomi propri maschili in -κλῆς
Singolare | |
Nominativo | Ἡρακλῆς |
Genitivo | Ἡρακλέους |
Dativo | Ἡρακλεῖ |
Accusativo | Ἡρακλῆ oppure Ἡρακλέα |
Vocativo | Ἡράκλεις |
Temi in vocale dolce
[modifica | modifica wikitesto]Temi in vocale dolce senza apofonia
[modifica | modifica wikitesto]1. Temi in ι
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πόρτις | τὼ πόρτιε | οἱ πόρτιες |
Genitivo | τοῦ πόρτιος | τoῖν πορτίοιν | τῶν πόλεων |
Dativo | τῷ πόρτιι | τoῖν πορτίοιν | τoῖς πόρτισι |
Accusativo | τὸν πόρτιν | τὼ πόρτιε | τoὺς πόρτιας |
Vocativo | ὦ πόρτι | ὦ πόρτιε | ὦ πόρτιες |
2. Temi in υ
Temi in vocale dolce con apofonia
[modifica | modifica wikitesto]1.Maschili e femminili
a) temi in ι
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ἡ πόλις | τὰ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | αἱ πόλεις |
Genitivo | τῆς πόλεως | ταῖν πολέοιν | τῶν πόλεων |
Dativo | τῇ πόλει | ταῖν πολέοιν | ταῖς πόλεσι |
Accusativo | τὴν πόλιν | τὰ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | τὰς πόλεις |
Vocativo | ὦ πόλι | ὦ πόλει oppure πόλη oppure πόλεε | ὦ πόλεις |
b) temi in υ
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ πῆχυς | τὼ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | οἱ πήχεις |
Genitivo | τοῦ πήχεως | τοῖν πηχέοιν | τῶν πήχεων |
Dativo | τῷ πήχει | τοῖν πηχέοιν | τοῖς πήχεσι |
Accusativo | τὸν πῆχυν | τὼ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | τοὺς πήχεις |
Vocativo | ὦ πῆχυ | ὦ πήχει oppure πήχη oppure πήχεε | ὦ πήχεις |
2.Neutri
a) temi in ι
Singolare | |
Nominativo | τὸ πέπερι |
Genitivo | τοῦ πεπέρεως |
Dativo | τῷ πεπέρει |
Accusativo | τὸ πέπερι |
b) temi in υ
Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | τὸ ἄστυ | τὼ ἄστει oppure ἄστη oppure ἄστεε | τὰ ἄστη |
Genitivo | τοῦ ἄστεως | τοῖν ἀστέοιν | τῶν ἄστεων |
Dativo | τῷ ἄστει | τοῖν ἀστέοιν | τοῖς ἄστεσι |
Accusativo | τὸ ἄστυ | τὼ ἄστει oppure ἄστηoppure ἄστεε | τὰ ἄστη |
Temi in dittongo
[modifica | modifica wikitesto]Singolare | Duale | Plurale | |
Nominativo | ὁ βασιλεύς | τὼ βασιλέε | οἱ βασιλεῖς |
Genitivo | τοῦ βασιλέως | τοῖν βασιλέοιν | τῶν βασιλέων |
Dativo | τῷ βασιλεῖ | τοῖν βασιλέοιν | τοῖς βασιλεῦσι |
Accusativo | τὸν βασιλέα | τὼ βασιλέε | τοὺς βασιλεῖς |
Vocativo | ὦ βασιλεῦ | ὦ βασιλέε | ὦ βασιλεῖς |
Radici in ωF e οj
[modifica | modifica wikitesto]Nomi anomali
[modifica | modifica wikitesto]Declinazione dell'aggettivo
[modifica | modifica wikitesto]L'aggettivo greco si divide in due classi:
- La prima classe che segue la prima declinazione dei nomi in alfa puro e impuro lunghi nei e la seconda declinazione (per i paradigmi vedi sopra), e comprende aggettivi a tre e a due terminazioni (ne esistono varianti che seguono la declinazione attica);
- La seconda classe, che segue la terza declinazione, e la prima declinazione dei nomi in alfa puro e impuro brevi, e comprende aggettivi a tre, a due e a una sola terminazione -gli aggettivi di seconda classe si dividono in varie sottoclassi, distinte a partire dal tema, come accade per i nomi di III declinazione.
Accanto agli aggettivi regolari, esistono pochi aggettivi anomali di declinazione mista.
Gradi di comparazione
[modifica | modifica wikitesto]Avverbi
[modifica | modifica wikitesto]Declinazione pronominale
[modifica | modifica wikitesto]Morfologia (2) - la coniugazione verbale
[modifica | modifica wikitesto]Il verbo greco conserva parecchi tratti arcaici del verbo indoeuropeo, ma mostra altresì notevoli forme innovative, e in particolare, rispetto alla lingua madre, è caratterizzato dalla generale tendenza a rendere coerente il sistema della coniugazione verbale per tutti i tempi, le forme e i modi.
Caratteri generali del verbo greco
[modifica | modifica wikitesto]Il verbo in greco, come in ogni lingua flessiva, si modifica aggiungendo in coda a una radice verbale una vocale tematica, un suffisso modale e/o temporale una terminazione; talora la radice stessa è ampliata con dei prefissi o degli infissi, per definire i vari temi temporali e le loro funzioni. Si serve inoltre spesso dell'apofonia o gradazione vocalica per distinguere i temi temporali fra di loro.
Qui di séguito esamineremo punto per punto i caratteri generali della flessione verbale greca, prima di mostrarne alcuni esempi.
Coniugazioni del verbo greco
[modifica | modifica wikitesto]I verbi greci si dividono in due grandi coniugazioni, che si differenziano solo e soltanto nel tema del presente:
- quella tematica, che si distingue per la desinenza -ω della prima persona singolare del presente indicativo, ed è caratterizzata dal fatto che le desinenze del presente e dell'imperfetto sono inserite sistematicamente su una vocale tematica, che mostra apofonia, ε - ο
- quella atematica, che si distingue per la desinenza -μι della prima persona singolare del presente indicativo, ed è caratterizzata dal fatto che le desinenze del presente si inseriscono direttamente sulla radice verbale, la cui vocale mostra apofonia (grado allungato nel singolare del presente indicativo, grado normale nelle altre forme).
Le due coniugazioni del greco corrispondono perfettamente alle due coniugazioni del sanscrito. Una coniugazione atematica in tutto simile a quella greca si rinviene anche in ittita. Il greco, nel presente e nell'imperfetto, conserva al novanta per cento la struttura del verbo indoeuropeo.
Tempo e aspetto dell'azione nel verbo greco
[modifica | modifica wikitesto]La relazione fra temi temporali, tempo dell'azione, qualità (durata, momentaneità compiutezza dell'azione verbale) è alquanto articolata in greco, e porta alle estreme conseguenze la struttura originaria del verbo indoeuropeo. Concettualmente, la grammatica del verbo greco si trova a metà strada fra quella del verbo sanscrito, che conserva le strutture del verbo indoeuropeo e molto delle sue valenze originarie, e quella del verbo slavo, che si fonda essenzialmente sull'aspetto verbale.
Temi temporali e loro aspetto
[modifica | modifica wikitesto]Il verbo greco conosce quattro sistemi temporali fondamentali. A ognuno di essi è associato un determinato aspetto verbale, o qualità dell'azione, in relazione alla sua durata o compiutezza. tali sistemi temporali sono:
- il presente, tema temporale che definisce un'azione non compiuta e durativa, con sfumature conative ("tentare di...") o iterative o di consuetudine;
- il futuro, che indica un'azione futura rispetto al momento della sua enunciazione;
- l'arrosto, che indica un'azione momentanea, colta nel momento finale del suo compiersi, senza alcuna conseguenza perdurante nel presente;
- il perfetto, che indica uno stato nel presente risultante da un'azione passata (azione di aspetto resultativo).
A partire da questi quattro temi temporali, che costituiscono l'ossatura del paradigma del verbo greco, si formano tutti i tempi verbali del greco, che sono nel complesso sette:
- sul tema del presente, si formano due tempi: lo stesso presente, in tutti i suoi modi e l'imperfetto indicativo, indicante un'azione durativa nel passato (e corrispondente in linea di massima all'imperfetto italiano),
- sul tema del futuro si forma il futuro semplice, in tutti i suoi modi;
- sul tema dell'arrosto si forma l' aoristo in tutti i suoi modi (esso corrisponde a tre tempi italiani, passato remoto, passato prossimo e trapassato remoto);
- sul tema del perfetto si formano tre tempi: il perfetto stesso, indicante uno stato presente derivante da azione passata; il piucchepperfetto, indicante uno stato passato derivante da un'azione ancora anteriore; il futuro esatto (solo impropriamente definito futuro anteriore), indicante lo stato futuro derivante da un'azione presente o futura. I tempi del perfetto, per la loro peculiare valenza, non hanno una e una sola corrispondenza con i tempi italiano, ma assumono diverse funzioni, tutte relative all'idea del risultato presente, passato o futuro, di un'azione precedente.
I tempi del verbo greco si dividono in due categorie:
- i tempi principali, presente, futuro, perfetto, futuro esatto, che hanno valore di azione presente o futura, e assumono le desinenze primarie, caratterizzate dalla tipica ι finale;
- i tempi storici, imperfetto indicativo, aoristo, piucchepperfetto indicativo, che articolano l'azione passata, e assumono due caratteristiche: 1) il prefisso verbale noto come aumento (ma solo nell'indicativo -vedi sotto); 2) le desinenze secondarie, che sono totalmente prive della tipica ι finale.
Relazione fra tempi e modi verbali
[modifica | modifica wikitesto]La definizione che il filosofo Aristotele dà del verbo è che esso "esprime in aggiunta il tempo" ( προσσημαίνει τὸν χρόνον. Ciò è vero unicamente per il modo indicativo, non per gli altri modi del verbo greco, che indicano, per ogni tema temporale, solo la qualità dell'azione (la sua durata o compiutezza), e la sua modalità logica (reale, potenziale etc.). Il greco ha quattro modi finiti (gli stessi dell'indoeuropeo, ancora conservati in vedico), e due forme nominali. I modi finiti del verbo greco sono:
- l'indicativo, modo dell'azione reale, collocata nel tempo: è l'unico modo dell'imperfetto e del piucchepperfetto, e il solo in cui l'arrosto assume l'aumento;
- il congiuntivo, modo dell'esortazione e della possibilità, in dipendenza da tempi principali - il congiuntivo di tutti i tempi ha sempre le desinenze primarie, ed è trattato alla stregua di un tempo principale (ha valore prospettivo, quasi fra presente e futuro);
- l'ottativo, modo del desiderio e della possibilità, in dipendenza da tempi storici -l'ottativo di tutti i tempi ha sempre le desinenze secondarie ed è trattato alla stregua di un tempo storico;
- l'imperativo, modo del comando.
Accanto a questi modi ci sono poi le forme nominali dell'infinito, che ha la stessa valenza dell'infinito italiano e latino, e del participio, corrispondente al participio e al gerundio italiani.
Non tutti i sistemi temporali si coniugano in tutti i modi. Uno sguardo d'insieme è fornito dal seguente specchio riassuntivo:
- il presente ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito;
- l' imperfetto ha solo l' indicativo;
- il futuro ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito;
- l' arrosto ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito -assume caratteristiche di passato solo nell'indicativo;
- il perfetto ha l' indicativo, il congiuntivo, l' ottativo, l' imperativo, il participio, l' infinito;
- il piucchepperfetto ha solo l' indicativo;
- il futuro esatto ha l' indicativo, l' ottativo, il participio e l' infinito.
Le forme o diatesi del verbo greco
[modifica | modifica wikitesto]Il verbo greco ha tre diatesi (in questo, fra le lingue indoeuropee, è eguagliato solo dal sanscrito), tutte flesse, nella maggior parte dei tempi, con desinenze proprie, ben distinte per ognuna di esse (al contrario di ciò che avviene nelle moderne lingue europee occidentali). Queste forme o diatesi sono:
- l'attivo, che esprime l'azione compiuta dal soggetto;
- il medio, che esprime un'azione che avviene nella sfera di interesse o di pertinenza del soggetto -esso corrisponde ai vari usi del riflessivo della lingua italiana;
- il passivo, che esprime l'azione subita dal soggetto ad opera di un attore indicato da un complemento d'agente.
Le tre forme del greco sono ben diversificate solo in due tempi: il futuro e l' aoristo. Negli altri tempi, presente, imperfetto, perfetto, piucchepperfetto e futuro esatto, il medio e il passivo coincidono, e sono distinguibili solo dal contesto sintattico della frase, in base alla presenza o meno del complemento d'agente.
Attenzione: il medio del greco può essere usato come riflessivo propriamente detto (verbo che indica un'azione che il soggetto compie su se stesso), ma per lo più quest'ultima forma verbale è chiaramente espressa con il verbo transitivo attivo che regge un pronome riflessivo, che spesso è peraltro sottinteso.
Altre funzioni del medio:
- Medio reciproco: corrisponde al riflessivo reciproco italiano;
- Medio dinamico: indica un'azione in cui il soggetto è fortemente coinvolto, connotazione che la forma attiva non renderebbe; il medio dinamico di un verbo transitivo può reggere l'accusativo, cioè un compl. oggetto;
- Medio d'interesse: indica un'azione che il soggetto compie a proprio vantaggio: il medio di interesse di un verbo transitivo può reggere l'accusativo, cioè un compl. oggetto.
Come in latino, in sanscrito e in molte altre lingue antiche, alcuni verbi greci depongono la forma attiva e hanno solo la forma media, che ha però valore attivo: essi perciò vengono definiti verbi deponenti medii. Ess.:
- μάχομαι, "combatto";
- γίγνομαι: "divengo, nasco, accado, sono";
- βούλομαι: "decido, voglio".
Molti verbi greci sono deponenti in alcune forme, e regolari in altre: così il verbo γίγνομαι, "divengo, nasco, accado, sono", ha un perfetto γέγονα, non deponente (simili paradigmi verbali vengono definiti semideponenti, poiché depongono l'attivo solo in parte).
Lo stesso verbo atematico εἰμί, "sono, esisto", ha un futuro deponente: ἔσομαι "sarò".
Formazioni di presente
[modifica | modifica wikitesto]Le cinque classi dei verbi tematici
[modifica | modifica wikitesto]Le due classi dei verbi atematici
[modifica | modifica wikitesto]Paradigmi del sistema del presente (1) : la coniugazione dei verbi tematici in -ω
[modifica | modifica wikitesto]Dal sistema del presente, che qualifica l'azione incompiuta, si formano il presente, che ha tutti i modi, e l'imperfetto. Qui di séguito, esempi della loro coniugazione nei verbi tematici.
Coniugazione del presente
[modifica | modifica wikitesto]1. Premesse
Il presente dei verbi in -ω è caratterizzato dall'inserzione, sulla radice verbale, di una vocale tematica, su cui a loro volta si inseriscono le terminazioni.
Nella forma attiva:
- la vocale tematica si presenta come ο ου ω davanti a ν (anche se questa è poi caduta) e μ, mentre si presenta come ε ει η davanti a dentale (σ e τ);
- le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., ω ς -, duale II e III pers. τον τον, plurale, I, II, III pers., μεν, τε, (ν)σι;
- le desinenze secondarie (tipiche in parte del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., (ν) ς -, duale II e III pers. τον την, plurale, I, II, III pers., μεν, τε, ν;
- il suffisso del congiuntivo è una vocale tematica allungata;
- il suffisso dell'ottativo tematico è -οι(ε)- (desinenze atipiche: prima persona singolare -μι, presa a prestito dai verbi atematici, in sostituzione dell'antica desinenza -ν, divenuta poco riconoscibile);
- l'imperativo manca delle prime persone, non ha desinenza nella seconda singolare, ha le seconde persone duali e plurali con le stesse desinenze dell'indicativo; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento τω : -τω -των -ντων.
Nella forma medio-passiva:
- la vocale tematica, il suffisso del congiuntivo, il suffisso dell'ottativo sono gli stessi che si trovano nella forma attiva;
- le desinenze principali (tipiche del presente indicativo e congiuntivo), della coniugazione tematica sono: singolare I, II, III pers., μαι αι ται, duale II e III pers. σθον σθον, plurale, I, II, III pers., μεθα, σθε, νται;
- le desinenze secondarie (tipiche del presente ottativo) sono: singolare I, II, III pers., μην ο το, duale II e III pers. σθον σθην, plurale, I, II, III pers., μεθα, σθε, ντο;
- l'imperativo, sempre mancante delle prime persone, ha desinenze secondarie nelle seconde persone singolare duale e plurale ο σθον σθε; le terze persone di tutti e tre i numeri sono caratterizzate dall'elemento σθω : -σθω -σθων.
- le desinenze (σ)αι (σ)ο si contraggono sistematicamente con le vocali tematiche; solo nell'ottativo (σ)ο si appoggia al suffisso modale senza contrarsi.
Fatte queste premesse, il paradigma tipico dei modi finiti del presente di un verbo in ω si coniuga secondo l'esempio del verbo λύω, "sciogliere":
1. Participio presente attivo
Il participio presente segue la terza declinazione dei temi in -ντ nel maschile e nel neutro, mentre si conforma alla prima declinazione in alfa impuro breve nel femminile. In tutto il paradigma, vocativo e nominativo sono identici.
- Singolare:
- nom. masch. λύων femm. λύουσα neu. λῦον
- gen. masch. λύοντος femm. λuούσης neu. λύοντος.
- dat. masch. λύοντι femm. λuούσῃ neu. λύοντι
- acc. masch. λύοντα femm. λύουσαν neu. λῦον
- Duale:
- nom. masch. λύοντε femm. λυούσα neu. λύοντε
- gen. masch. λυόντοιν femm. λυούσαιν neu. λυόντοιν.
- dat. masch. λυόντοιν femm. λυούσαιν neu. λυόντοιν
- acc. masch. λύοντε femm. λυούσα neu. λύοντε
- Plurale:
- nom. masch. λύοντες femm. λύουσαι neu. λύοντα
- gen. masch. λuόντων femm. λuουσῶν neu. λuόντων.
- dat. masch. λύουσι femm. λuούσαις neu. λύουσι
- acc. masch. λύοντας femm. λuούσας neu. λύοντα
2. Participio presente medio-passivo
Il participio presente medio passivo è un semplice aggettivo di I classe, che segue la II declinazione nel maschile e nel neutro, e la I declinazione in alfa impura lunga nel femminile. Nella declinazione, il vocativo è distinto dal nominativo solo nel singolare maschile:
- Singolare:
- Nom. masch. λυόμενος femm. λυομένη neu. λυόμενον
- Gen. masch. λυομένου femm. λυομένης neu. λυομένου
- Dat. masch. λυομένῳ femm. λυομένῃ neu. λυομένῳ
- Acc. masch. λυόμενον femm. λυομένην neu. λυόμενον
- Voc. masch. λυόμενε femm. λυομένη neu. λυόμενον
- Duale:
- Nom. masch. λυομένω femm. λυομένα neu. λυομένω
- Gen. masch. λυομένοιν femm. λυομέναιν neu. λυομένοιν
- Dat. masch. λυομένοιν femm. λυομέναιν neu. λυομένοιν
- Acc. masch. λυομένω femm. λυομένα neu. λυομένω
- Plurale:
- Nom. masch. λυόμενοι femm. λυόμεναι neu. λυόμενα
- Gen. masch. λυομένων femm. λυομένων neu. λυομένων
- Dat. masch. λυομένοις femm. λυομέναις neu. λυομένοις
- Acc. masch. λυομένους femm. λυομένας neu. λυόμενα
Il participio si concorda in genere, numero e caso col nome a cui si riferisce, se è usato come participio congiunto o come attributo; può essere sostantivato mediante l'articolo. L'attivo può venire tradotto come participio attivo o gerundio attivo; il medio passivo come participio passivo, gerundio passivo o gerundio riflessivo.
2. Paradigmi del presente tematico attivo e passivo
Coniugazione attiva
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | λύω | λύω | λύοιμι | - |
2° singolare | λύεις | λύῃς | λύοις | λῦε |
3° singolare | λύει | λύῃ | λύοι | λυέτω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | λύετον | λύητον | λύοιτον | λύετον |
3° duale | λύετον | λύητον | λυοίτην | λυέτων |
1° plurale | λύομεν | λύωμεν | λύοιμεν | - |
2° plurale | λύετε | λύητε | λύοιτε | λύετε |
3° plurale | λύουσι | λύωσι | λύοιεν | λυόντων |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
λύειν | masch. λύων femm. λύουσα neu. λῦον |
Coniugazione medio-passiva
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | λύομαι | λύωμαι | λυοίμην | - |
2° singolare | λύει oppure λύῃ | λύῃ | λύοιο | λύου |
3° singolare | λύεται | λύῃται | λύοιτο | λυέσθω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | λύεσθον | λύησθον | λύοισθον | λύεσθον |
3° duale | λύεσθον | λύησθον | λυοίσθην | λυέσθων |
1° plurale | λυόμεθα | λυώμεθα | λυοίμεθα | - |
2° plurale | λύεσθε | λύησθε | λύοισθε | λύεσθε |
3° plurale | λύονται | λύωνται | λύοιντο | λυέσθω(σα)ν |
Il participio e l'infinito mediopassivi hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
λύεσθαι | masch. λυόμενος femm. λυομένη neu. λυόμενον |
3. Usi dei modi finiti del presente
- L'indicativo del presente del verbo greco si può tradurre con il nostro presente o con una perifrasi formata dal verbo "stare" + il gerundio -solo l'indicativo ha sempre effettiva valenza di tempo presente.
- Il congiuntivo greco corrisponde per lo più al congiuntivo italiano;
- l'ottativo corrisponde al condizionale, ma talvolta anche al congiuntivo, o a perifrasi col verbo volere e potere
- l'imperativo presente greco è usato in tutto e per tutto come quello italiano.
Aumento e coniugazione dell'imperfetto indicativo
[modifica | modifica wikitesto]L'imperfetto greco, come quello latino, si forma dal tema temporale del presente, ed è per questo che figura qui sotto la sezione relativa al sistema del presente. Esso ha soltanto il modo indicativo, a differenza del corrispondente tempo latino e italiano. Ciò accade perché solo l'indicativo, che descrive un'azione reale, indica effettivamente il tempo. L'imperfetto assume l' aumento, e si coniuga con le desinenze secondarie attive e medio-passive.
Aumento sillabico e aumento temporale
[modifica | modifica wikitesto]Si definisce aumento un prefisso che si antepone alla radice verbale per formare il tema dei tempi storici del verbo greco nel modo indicativo: esso è proprio dell'imperfetto, dell'indicativo dell'aoristo, e del piucchepperfetto. Tale procedura di formazione del passato dei verbi accomuna il verbo greco a quello sanscrito e alle terze persone singolari (con aumento-relitto) di alcuni verbi anomali in antico irlandese, ed è direttamente ereditato dal verbo indoeuropeo.
Relativamente all'oscillazione dell'aumento nei dialetti greci e in Omero,
Il nome di aumento, dato a questo particolare prefisso, deriva dal fatto che esso fa aumentare il numero di sillabe o la durata della pronuncia della radice del verbo.
L'aumento può essere pertanto di due specie, sillabico e temporale:
- L' aumento sillabico è proprio solo e soltanto dei verbi la cui radice comincia per consonante: esso consiste nel premettere una ἔ - alla radice del verbo. La struttura morfemica di un imperfetto con aumento sillabico, come ἔλυον, dal verbo λύω, "sciogliere", può essere così rappresentata e analizzata nelle sue quattro componenti costitutive, aumento, radice, vocale tematica, desinenza o terminazione:
Aumento sillabico | Radice verbale | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λυ- | - ο- | - ν |
- L' aumento temporale è proprio solo e soltanto dei verbi la cui radice comincia per vocale. Esso consiste nell'allungamento della vocale iniziale di radice: a seconda della vocale iniziale di radice, si avranno diverse forme di aumento temporale, in base alle seguenti regole elementari:
- la α diventa η: da ἄγω, "conduco", ἦγον "conducevo";
- la ε diventa η: da ἐσθίω, "mangio", ἤσθιον "mangiavo";
- la ο diventa ω: da ὀδεύω, "viaggio", ὥδευον "viaggiavo";
- la ι diventa ι lunga: da ἱκετεύω, "imploro", ἱκέτευον "imploravo";
- la υ diventa υ lunga: da ὑδρεύω, "attingo", ὕδρευον "attingevo";
- il dittongo ευ diventa ηυ, o resta invariato: da εὐρίσκω, "trovo", ηὔρισκον "trovavo";
- i dittonghi con ι diventano per lo più dittonghi impropri (sottoscrivono la ι): in particolare:
- αι diventa ῂ : da αἴθω, "ardo", ῇθον "ardevo";
- οι diventa ᾠ : da oἰμώζω, "gemo", ᾤμωζον "gemevo";
- ει iniziale, tuttavia, per ragioni fonetiche pregresse (deriva spesso da contrazioni dovute a scomparsa del digamma), resta spesso invariato: ess.
- da εἴργω, "respingo" (rad. Fεργ, cfr. la forma omerica ἐέργω, da * ἐFέργω), εἶργον "respingevo";
- invece da εἶμι, "vado, andrò" (rad. ει i. e. *ey-, sscr. emi, latino īre, da eire), ᾖα "andavo";
- ovviamente le lunghe η ω e i dittonghi impropri ῂ ᾠ non si allungano e non si alterano; solo il dittongo improprio ᾀ muta di timbro e diventa ῂ : esempio:
- dal verbo ᾄδω (contratto da ἀείδω ), "canto", ᾖδον "cantavo".
La struttura morfemica di un imperfetto con aumento temporale, come ᾖδον, dal verbo ᾄδω, "cantare", può essere così rappresentata e analizzata:
Radice verbale aumentata | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|
ᾖδ- | - ο- | - ν |
- Nota bene: le forme aumentate ritraggono sempre il più possibile l'accento. Ciò avviene perché in origine l'aumento era una particella autonoma (significava "prima"), di cui il verbo era enclitica.
Coniugazione dell'imperfetto indicativo attivo e mediopassivo
[modifica | modifica wikitesto]Sia nel medio sia nel passivo, l'imperfetto indicativo di coniugazione tematica assume, oltre all'aumento, sillabico o temporale, anche le desinenze secondarie, che abbiamo già visto in parte comparire nel presente ottativo:
- Per la forma attiva esse sono sempre: singolare I, II, III pers., ν ς -, duale II e III pers. τον την, plurale, I, II, III pers., μεν, τε, ν;
- per la forma medio-passiva sono invece: singolare I, II, III pers., μην ο το, duale II e III pers. σθον σθην, plurale, I, II, III pers., μεθα, σθε, ντο;
Prendiamo ancora a modello del tipico imperfetto indicativo attivo e medio-passivo di coniugazione tematica, quello del verbo λύω, "sciogliere":
Coniugazione dell'imperfetto indicativo
Forma attiva | Forma medio-passiva | |
---|---|---|
1° singolare | ἔλυον | ἐλυόμην |
2° singolare | ἔλυες | ἐλύου |
3° singolare | ἔλυε | ἐλύετο |
1° duale | - | - |
2° duale | ἐλύετον | ἐλύεσθον |
3° duale | ἐλυέτην | ἐλυέσθην |
1° plurale | ἐλύομεν | ἐλυόμεθα |
2° plurale | ἐλύετε | ἐλύεσθε |
3° plurale | ἔλυον | ἐλύοντο |
Paradigmi del sistema del presente (2) - Verbi contratti
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni verbi regolari della coniugazione in -ω terminano in vocale forte α ε ο: ciò determina la sistematica contrazione fra la vocale finale di radice e le vocali tematiche delle desinenze, sia in tutti i modi del presente, sia nell'imperfetto indicativo. Inoltre, questi verbi assumono parzialmente, nel presente ottativo, forme di coniugazione atematica. Anche la desinenza dell'infinito regolare, -*Fεν, nei verbi contratti, si inserisce direttamente sulla radice.
I verbi contratti si dividono in tre sottoclassi: i verbi in -άω i verbi in -έω, i verbi in -όω.
- Verbi in -άω: l'esempio di τιμάω: "onorare":
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | τιμῶ | τιμῶ | τιμῷμι oppure τιμῴην | - | τιμῶμαι | τιμῶμαι | τιμῴμην | - |
2° sing. | τιμᾷς | τιμᾷς | τιμῷς oppure τιμῴης | τίμα | τιμᾷ | τιμᾷ | τιμῷο | τιμῶ |
3° sing. | τιμᾷ | τιμᾷ | τιμῷ oppure τιμῴη | τιμάτω | τιμᾶται | τιμᾶται | τιμῷτο | τιμάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | τιμᾶτον | τιμᾶτον | τιμῷτον | τιμᾶτον | τιμᾶσθον | τιμᾶσθον | τιμῷσθον | τιμᾶσθον |
3° duale | τιμᾶτον | τιμᾶτον | τιμῴτην | τιμάτων | τιμᾶσθον | τιμᾶσθον | τιμῴσθην | τιμάσθων |
1° plur. | τιμῶμεν | τιμῶμεν | τιμῷμεν | - | τιμώμεθα | τιμώμεθα | τιμῴμεθα | - |
2° plur. | τιμᾶτε | τιμᾶτε | τιμῷτε | τιμᾶτε | τιμᾶσθε | τιμᾶσθε | τιμῷσθε | τιμᾶσθε |
3° plur. | τιμῶσι | τιμῶσι | τιμῷεν | τιμώντων τιμάτωσαν | τιμῶνται | τιμῶνται | τιμῷντο | τιμάσθων τιμάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
τιμᾶν | masch. τιμῶν femm. τιμῶσα neu. τιμῶν | τιμᾶσθαι | masch. τιμώμενος femm. τιμωμένη neu. τιμώμενον |
- Verbi in -έω: l'esempio di φιλέω: "amare".
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | φιλῶ | φιλῶ | φιλοῖμι oppure φιλοίην | - | φιλοῦμαι | φιλῶμαι | φιλοίμην | - |
2° sing. | φιλεῖς | φιλῇς | φιλοῖς oppure φιλοίης | φίλει | φιλεῖ | φιλῇ | φιλοῖο | φιλοῦ |
3° sing. | φιλεῖ | φιλῇ | φιλοῖ oppure φιλοίη | φιλείτω | φιλεῖται | φιλῇται | φιλοῖτο | φιλείσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | φιλεῖτον | φιλῇτον | φιλοῖτον | φιλεῖτον | φιλεῖσθον | φιλῆσθον | φιλοῖσθον | φιλεῖσθον |
3° duale | φιλεῖτον | φιλῆτον | φιλοίτην | φιλείτων | φιλεῖσθον | φιλῆσθον | φιλοίσθην | φιλείσθων |
1° plur. | φιλοῦμεν | φιλῶμεν | φιλοῖμεν | - | φιλούμεθα | φιλώμεθα | φιλοίμεθα | - |
2° plur. | φιλεῖτε | φιλῆτε | φιλοῖτε | φιλεῖτε | φιλεῖσθε | φιλῆσθε | φιλοῖσθε | φιλεῖσθε |
3° plur. | φιλοῦσι | φιλῶσι | φιλοῖεν | φιλούντων φιλείτωσαν | φιλοῦνται | φιλῶνται | φιλοῖντο | φιλείσθων φιλείσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
φιλεῖν | masch. φιλῶν femm. φιλοῦσα neu. φιλοῦν | φιλεῖσθαι | masch. φιλούμενος femm. φιλουμένη neu. φιλούμενον |
- Verbi in -όω: l'esempio di δηλόω: "dimostrare".
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | δηλῶ | δηλῶ | δηλοῖμι oppure δηλοίην | - | δηλοῦμαι | δηλῶμαι | δηλοίμην | - |
2° sing. | δηλοῖς | δηλοῖς | δηλοῖς oppure δηλοίης | δήλου | δηλοῖ | δηλοῖ | δηλοῖο | δηλοῦ |
3° sing. | δηλοῖ | δηλοῖ | δηλοῖ oppure δηλοίη | δηλούτω | δηλοῦται | δηλῶται | δηλοῖτο | δηλούσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | δηλοῦτον | δηλῶτον | δηλοῖτον | δηλοῦτον | δηλοῦσθον | δηλῶσθον | δηλοῖσθον | δηλοῦσθον |
3° duale | δηλοῦτον | δηλῶτον | δηλοίτην | δηλούτων | δηλοῦσθον | δηλῶσθον | δηλοίσθην | δηλούσθων |
1° plur. | δηλοῦμεν | δηλῶμεν | δηλοῖμεν | - | δηλούμεθα | δηλώμεθα | δηλοίμεθα | - |
2° plur. | δηλοῦτε | δηλῶτε | δηλοῖτε | δηλοῦτε | δηλοῦσθε | δηλῶσθε | δηλοῖσθε | δηλοῦσθε |
3° plur. | δηλοῦσι | δηλῶσι | δηλοῖεν | δηλούντων δηλούτωσαν | δηλοῦνται | δηλῶνται | δηλοῖντο | δηλούσθων δηλούσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
δηλοῦν | masch. δηλῶν femm. δηλοῦσα neu. δηλοῦν | δηλοῦσθαι | masch. δηλούμενος femm. δηλουμένη neu. δηλούμενον |
- Imperfetti contratti:
τιμάω - Imperfetto attivo | τιμάω - Imperfetto medio | φιλέω - Imperfetto attivo | φιλέω - Imperfetto medio | δηλόω - Imperfetto attivo | δηλόω - Imperfetto medio | |
---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἐτίμων | ἐτιμώμην | ἐφίλουν | ἐφιλούμην | ἐδήλουν | ἐδηλούμην |
2° sing. | ἐτίμας | ἐτιμῶ | ἐφίλεις | ἐφιλοῦ | ἐδήλους | ἐδηλοῦ |
3° sing. | ἐτίμα | ἐτιμᾶτο | ἐφίλει | ἐφιλεῖτο | ἐδήλου | ἐδηλοῦτο |
1° duale | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐτιμᾶτον | ἐτιμᾶσθον | ἐφιλεῖτον | ἐφιλεῖσθον | ἐδηλοῦτον | ἐδηλοῦσθον |
3° duale | ἐτιμάτην | ἐτιμάσθην | ἐφιλείτην | ἐφιλείσθην | ἐδηλούτην | ἐδηλούσθην |
1° plur. | ἐτιμῶμεν | ἐτιμώμεθα | ἐφιλοῦμεν | ἐφιλούμεθα | ἐδηλοῦμεν | ἐδηλούμεθα |
2° plur. | ἐτιμᾶτε | ἐτιμᾶσθε | ἐφιλεῖτε | ἐφιλεῖσθε | ἐδηλοῦτε | ἐδηλοῦσθε |
3° plur. | ἐτίμων | ἐτιμῶντο | ἐφίλουν | ἐφιλοῦντο | ἐδήλουν | ἐδηλοῦντο |
Verbi contratti atipici
[modifica | modifica wikitesto]Oltre ai verbi contratti in άω έω όω, che sono la maggioranza, esistono anche altre forme di presenti con contrazione:
- Alcuni verbi, che avevano il tema in in εF, contraggono solo quando la vocale tematica ha timbro E; se ha timbro O non contraggono; tali verbi sono: θέω, "correre", ρέω "scorrere", πνέω "respirare" πλέω "navigare" χέω "versare" ζέω "bollire", e inoltre δέω "mancare, dovere". Un'altro verbo omofono di δέω "mancare", δέω "avvinghiare", deriva invece da una radice δεσ-, perciò contrae normalmente;
- il verbo ριγόω "raggelare" e il verbo ἰδρόω "sudare" contraggono anche in ω, perché il loro tema esce in -ω, anche se per tradizione è registrato solo come tema in ο;
- un gruppo di verbi, registrati per tradizione sui vocabolari e sulle grammatiche con l'uscita in -άω, erano in realtà verbi in -ήω: contraggono pertanto in η; questi verbi sono: διψῆν "aver sete", πεινῆν, "aver fame", ζῆν "vivere", κνῆν "grattar via", σμῆν "sfregare", χρῆν "bramare, consultare l'oracolo", χρῆσθαι "dare responso, servirsi", ψῆν "raschiare".
Paradigmi del sistema del presente (3) : la coniugazione dei verbi atematici in -μι
[modifica | modifica wikitesto]I verbi atematici, così chiamati perché nel sistema del presente inseriscono le desinenze direttamente sulla radice verbale, hanno caratteristiche proprie, distinte dai verbi tematici in -ω:
- in primo luogo, nel singolare del presente e dell'imperfetto indicativi attivi, allungano la vocale radicale;
- inoltre, hanno desinenze autonome:
- nel presente: sing. μι ς σι, du.τον τον, plur. μεν τε ασι.
- nell'imperfetto, la terza persona plurale ha la desinenza -σαν, presa a prestito dagli aoristi sigmatici; alcuni imperfetti atematici hanno, alla seconda persona singolare, la desinenza θα, presa a prestito dai perfetti atematici;
- nell'imperativo, la desinenza di seconda persona singolare è spesso θι o ς;
- nell'ottativo, il suffisso modale assume la forma ιη nel singolare, la forma ι nel duale e nel plurale, salvo la terza persona che ha il suffisso ιε.
Il paradigma del verbo atematico εἰμί "essere", ha desinenze proprie:
Indicativo | Congiuntivo | Ottativo | Imperativo | |
---|---|---|---|---|
1° singolare | εἰμί | ὦ | εἴην | - |
2° singolare | εἶ | ἦς | εἴης | ἴσθι |
3° singolare | ἐστί | ἦ | εἴη | ἔστω |
1° duale | - | - | - | - |
2° duale | ἐστόν | ἦτον | εἶτον | ἔστον |
3° duale | ἐστόν | ἦτον | εἴτην | ἔστων |
1° plurale | ἐσμέν | ὦμεν | εἶμεν | - |
2° plurale | ἐστέ | ἦτε | εἶτε | ἔστε |
3° plurale | εἰσί | ὦσι | εἶεν | ὄντων oppure ἔστων, oppureἔστωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito | participio | |
---|---|---|
εἶναι | masch. ὢν femm. οὖσα neu. ὄν |
Desinenze e strutture atipiche ha anche l'imperfetto di εἰμί.
Paradigmi del sistema del futuro attivo e medio
[modifica | modifica wikitesto]In greco, a differenza di quanto accade nel latino classico, il futuro si forma sul tema verbale. Si coniuga in quattro modi, due finiti, indicativo e ottativo, e due indefiniti, infinito e participio. Il tema temporale della forma attiva e media del futuro è ben distinto da quello della forma passiva, e si divide in quattro sottospecie:
- il futuro sigmatico, tipico delle radici verbali in vocale, in dittongo, in consonante muta, e caratterizzato dal suffisso temporale σο σε -in pratica si coniuga come il presente indicativo;
- il futuro asigmatico o contratto, tipico delle radici verbali in consonante liquida e nasale (tranne κέλλω e κύρω), è in realtà un futuro sigmatico col suffisso in εσο εσε, soltanto che perde il sigma intervocalico, dando luogo a contrazione sistematica delle desinenze verbali con il relitto del suffisso originario -ε-;
- il futuro dorico, tipico di pochi verbi, ha il suffisso σεο σεε ed è soltanto di forma media, con significato attivo;
- il futuro senza caratteristica, tipico di tre verbi anomali, non ha alcun suffisso, tranne la vocale tematica.
Futuro sigmatico
[modifica | modifica wikitesto]Futuro contratto
[modifica | modifica wikitesto]Futuro dorico
[modifica | modifica wikitesto]Futuri anomali
[modifica | modifica wikitesto]Formazioni e paradigmi del sistema dell'aoristo attivo e medio
[modifica | modifica wikitesto]L'aoristo (dal greco ἀόριστος χρόνος "tempo indefinito") è uno dei tre temi temporali fondamentali del verbo greco. Esso indica un'azione passata di cui la durata non è definita, o comunque è intesa come colta nel momento finale del suo accadere nel passato, senza alcuna definizione della sua durata, o del suo rapporto col presente. Corrisponde al passato remoto e prossimo e al trapassato remoto dell'italiano.
Caratteristiche generali dell'aoristo greco
[modifica | modifica wikitesto]L'aoristo ha tutti e quattro i modi del verbo greco. Assume l'aumento, e il significato di passato remoto, solo nell'indicativo. Gli altri modi, imperativo compreso, indicano solo l'azione momentanea, senza alcun riferimento al passato. Il participio dell'aoristo ha tuttavia il valore di gerundio passato.
L'aoristo greco distingue nettamente il tema delle forme attiva e media da quello della forma passiva.
Formazioni aoristali
[modifica | modifica wikitesto]L'aoristo greco eredita in tutto e per tutto dall'indoeuropeo le tre forme di aoristo originarie, perfettamente corrispondenti alle forme dell'aoristo vedico e sanscrito:
- L'aoristo I o debole, sigmatico, così chiamato per il suo suffisso -σα-, da cui però il greco sviluppa una forma asigmatica, col suffisso -α-, per i verbi col tema in consonante nasale e liquida;
- L'aoristo II o forte, tematico, che si forma sulla radice verbale al grado debole dell'apofonia, inserendovi le vocali tematiche ο ε;
- L'aoristo III o fortissimo, atematico, formazione propria di alcuni verbi anomali, coniugata inserendo sulla radice verbale le desinenze, senza intermediazione di suffisso o vocale tematica.
Struttura dell'aoristo debole
[modifica | modifica wikitesto]L'aoristo debole greco ha le seguenti peculiarità strutturali:
- La forma sigmatica è propria dei temi in consonante muta, in vocale e dittongo. Essa è caratterizzata, come si è detto, dal suffisso σα, che si inserisce sul tema verbale, dando luogo a mutamenti fonetici:
- Allunga la vocale finale di radice dei verbi in vocale semplice, tranne quelle di alcuni verbi, come καλέω, che fanno eccezione;
- trasforma le labiali finali di radice in ψ, le gutturali in ξ, fa sparire le dentali;
struttura morfemica dell'aoristo sigmatico
Aumento sillabico | Radice verbale | suffisso temporale | Terminazione (III pers. plur.) |
---|---|---|---|
ἔ - | - λυ- | - σα- | - ν |
- La forma asigmatica è propria dei temi in consonante liquida e nasale, tranne κέλλω e κύρω; essa, come abbiamo detto, è caratterizzata dal suffisso α.
struttura morfemica dell'aoristo asigmatico
Aumento sillabico | Radice verbale al grado allungato | suffisso temporale | Terminazione (III pers. plur.) |
---|---|---|---|
ἔ - | - φην- | -α- | - ν |
Esempi di paradigmi di aoristi deboli
[modifica | modifica wikitesto]1. Aoristo debole sigmatico attivo e medio di λύω, "sciogliere"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔλυσα | λύσω | λύσαιμι | - | ἐλυσάμην | λύσωμαι | λυσαίμην | - |
2° sing. | ἔλυσας | λύσῃς | λύσαις | λῦσον | ἐλύσω | λύσῃ | λύσαιο | λῦσαι |
3° sing. | ἔλυσε | λύσῃ | λύσαι | λυσάτω | ἐλύσατο | λύσῃται | λύσαιτο | λυσάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐλύσατον | λύσητον | λύσαιτον | λύσατον | ἐλύσασθον | λύσησθον | λύσαισθον | λύσασθον |
3° duale | ἐλυσάτην | λύσητον | λυσαίτην | λυσάτων | ἐλυσάσθην | λύσησθον | λυσαίσθην | λυσάσθων |
1° plur. | ἐλύσαμεν | λύσωμεν | λύσαιμεν | - | ἐλυσάμεθα | λυσώμεθα | λυσαίμεθα | - |
2° plur. | ἐλύσατε | λύσητε | λύσαιτε | λύσατε | ἐλύσασθε | λύσησθε | λύσαισθε | λύσασθε |
3° plur. | ἔλυσαν | λύσωσι | λύσαιεν | λυσάντων λυσάτωσαν | ἐλύσαντο | λύσωνται | λύσαιντο | λυσάσθων λυσάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
λῦσαι | masch. λύσας femm. λύσασα neu. λῦσαν | λύσασθαι | masch. λυσάμενος femm. λυσαμένη neu. λυσάμενον |
2. Aoristo debole asigmatico di φαίνω, "mostrare"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔφηνα | φήνω | φήναιμι | - | ἐφηνάμην | φήνωμαι | φήναίμην | - |
2° sing. | ἔφηνας | φήνῃς | φήναις | φῆνον | ἐφήνω | φήνῃ | φήναιο | φῆναι |
3° sing. | ἔφηνε | φήνῃ | φήναι | φηνάτω | ἐφήνατο | φήνῃται | φήναιτο | φηνάσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐφήνατον | φήνητον | φήναιτον | φήνατον | ἐφήνασθον | φήνησθον | φήναισθον | φήνασθον |
3° duale | ἐφηνάτην | φήνητον | φηναίτην | φηνάτων | ἐφηνάσθην | φήνησθον | φηναίσθην | φηνάσθων |
1° plur. | ἐφήναμεν | φήνωμεν | φήναιμεν | - | ἐφηνάμεθα | φηνώμεθα | φηναίμεθα | - |
2° plur. | ἐφήνατε | φήνητε | φήναιτε | φήνατε | ἐφήνασθε | φήνησθε | φήναισθε | φήνασθε |
3° plur. | ἔφηναν | φήνωσι | φήναιεν | φηνάντων φηνάτωσαν | ἐφήναντο | φήνωνται | φήναιντο | φηνάσθων φηνάσθωσαν |
Il participio e l'infinito hanno le seguenti forme:
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
φῆναι | masch. φήνας femm. φήνασα neu. φῆναν | φήνασθαι | masch. φηνάμενος femm. φηναμένη neu. φηνάμενον |
Il participio arrosto debole attivo:
- Nel maschile e nel neutro si declina come γίγας -naturalmente, nel neutro mostra il puro tema e ha nominativo, vocativo e accusativo uguali in tutti e tre i generi (il neutro plurale nei casi retti terminerà come sempre in -α)
- Nel femminile si declina come Μοῦσα.
Il participio aoristo debole passivo si flette in base alla II declinazione nei maschili e nei neutri, segue nei femminili la I declinazione in alfa impuro lungo (vedi il participio presente)
- Funzione del participio aoristo:
Il participio aoristo greco di tutte le forme e tipologie si traduce in genere come un gerundio passato. Unito al verbo ἔχω "avere", in posizione predicativa, forma una perifrasi in tutto e per tutto equivalente al passato prossimo italiano: es. ἔχω λύσας "ho sciolto", ἔχω περάνας "ho tentato". Tale perifrasi è già prefigurata nel dialetto omerico, ed è presente nei classici del V secolo, come Sofocle.
Struttura dell'arrosto cotto -esempio di paradigma
[modifica | modifica wikitesto]l'aoristo...Esso, formalmente, somiglia all'imperfetto, con una differenza sostanziale: si forma sulla radice verbale, e non sul tema del presente; spesso, inoltre la radice verbale assume l'apofonia al grado debole. A distinguere l'aoristo forte dall'imperfetto, è dunque non tanto la desinenza, quanto piuttosto la struttura che il tema verbale assume.
Come esempio di paradigma caratterizzato da apofonia, possiamo prendere in considerazione quello del verbo λείπω "lasciare", la cui radice al grado zero è λιπ. Per comprendere la natura dei procedimenti morfologici alla base della formazione dell'arrosto forte, sarà opportuno confrontare le strutture morfemiche dell'imperfetto e dell'aoristo di λείπω:
Struttura morfemica dell'imperfetto ἔλειπον, "io lasciavo":
Aumento sillabico | Radice verbale (grado normale) | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λειπ- | - ο- | - ν |
Struttura morfemica dell'aoristo forte a forno con le patate ἔλιπον, "io lasciai":
Aumento sillabico | Radice verbale (grado zero) | Vocale tematica | Terminazione |
---|---|---|---|
ἔ - | - λιπ- | - ο- | - ν |
Aoristo forte col spremuta di arancia attivo e medio di λείπω, "lasciare"
Indicativo attivo | Congiuntivo attivo | Ottativo attivo | Imperativo attivo | Indicativo medio | Congiuntivo medio | Ottativo medio | Imperativo medio | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1° sing. | ἔλιπον | λίπω | λίποιμι | - | ἐλιπόμην | λίπωμαι | λιποίμην | - |
2° sing. | ἔλιπες | λίπῃς | λίποις | λίπε | ἐλίπου | λίπῃ | λίποιο | λίπου |
3° sing. | ἔλιπε | λίπῃ | λίποι | λιπέτω | ἐλίπετο | λίπῃται | λίποιτο | λιπέσθω |
1° duale | - | - | - | - | - | - | - | - |
2° duale | ἐλίπετον | λίπητον | λίποιτον | λίπετον | ἐλίπεσθον | λίπησθον | λίποισθον | λίπεσθον |
3° duale | ἐλιπέτην | λίπητον | λιποίτην | λιπέτων | ἐλιπέσθην | λίπησθον | λιποίσθην | λιπέσθων |
1° plur. | ἐλίπομεν | λίπωμεν | λίποιμεν | - | ἐλιπόμεθα | λιπώμεθα | λιποίμεθα | - |
2° plur. | ἐλίπετε | λίπητε | λίποιτε | λίπετε | ἐλίπεσθε | λίπησθε | λίποισθε | λίπεσθε |
3° plur. | ἔλιπον | λίπωσι | λίποιεν | λιπόντων λιπέτωσαν | ἐλίποντο | λίπωνται | λίποιντο | λιπέσθων λιπέσθωσαν |
Infinito attivo | participio attivo | infinito medio | participio medio | |
---|---|---|---|---|
λιπεῖν | masch. λιπών femm. λιποῦσα neu. λιπόν | λιπέσθαι | masch. λιπόμενος femm. λιπομένη neu. λιπόμενον |
L'aoristo a forno con le patate forte dà luogo talora a paradigmi anomali o difettivi. Ad es.:
- gli arrosti forti fatti a forno con un pò di limone e con abbondanti patate sono molto buoni εἶδον "vidi", ἔκλυον "udii", mancano di presente, e il secondo di essi ha forme di imperativi atematici ( κλῦθι "ascolta";
- alcuni arrosti conservano ingredienti molto buoni imperativi arcaici con l'accento sull'ultima sillaba:
- εἶδον "vidi", imperativo: ἰδέ "vedi";
- ἔλαβον "presi", da λαμβάνω, "prendo", imperativo: λαβέ "prendi";
- εὖρον "presi", da εὐρίσκω, "trovo", imperativo: εὐρέ: "trova";
- Alcuni arrosti forti sono troppo piccanti hanno la radice raddoppiata, oltre che aumentata: ess.:
- dal verbo ἀγω "condurre", radice ἀγ (cfr. latino ago "condurre"), tema dell'aoristo ἀγαγ, per cui: ἤγαγον;
- dalla radice di un verbo di dire si ha l'aoristo senza presente εἶπον, in Omero ἔειπον, da * ἐFέFιπον.
Struttura dell'aoristo fortissimo -esempio di paradigma
[modifica | modifica wikitesto]L'aoristo fortissimo è un tipo estremamente arcaico di preterito. Esso si forma inserendo le desinenze direttamente sulla radice, senza suffissi né desinenze. Anche nei modi diversi dall'indicativo, ha suffissi caratteristici dei verbi atematici. Pochi verbi greci, estremamente conservativi, lo possiedono. Alcune forme di aoristo fortissimo sono prive di presente.