Uebi Scebeli | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Adua |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | Tosi, Taranto |
Impostazione | 11 gennaio 1937 |
Varo | 3 ottobre 1937 |
Entrata in servizio | 21 dicembre 1937 |
Destino finale | autoaffondato dopo essere stato danneggiato da cacciatorpediniere britannici il 29 giugno 1940 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 856,397 t |
Dislocamento in emersione | 697,254 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici Magneti Marelli da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2200 mn a 14 nodi o 3180 mn a 10 nodi in immersione:7,5 mn alla velocità di 7,5 nodi o 74 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento | [1]
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informazioni prese da Regio Sommergibile Uebi Scebeli | |
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Lo Uebi Scebeli è stato un sommergibile della Regia Marina.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il 10 giugno 1940 fu inviato in agguato al largo di Cerigotto, ma fece ritorno alla base cinque giorni dopo senza riportare avvistamenti[2].
Svolse poi una seconda missione, in funzione difensiva, nel Golfo di Taranto[2].
Il 27 giugno 1940 lasciò Taranto al comando del tenente di vascello Bruno Zani, diretto in un punto 35 miglia a nordest di Derna, sua area d'operazioni[3][2].
Alle 6.30 del 29 giugno, mentre navigava in superficie lungo la rotta d'avvicinamento, avvistò i tre cacciatorpediniere britannici Dainty, Defender ed Ilex che si trovavano in mare nell'ambito dell'operazione inglese «MA 3» (di protezione al traffico convogliato britannico tra l'Egitto, Malta e la Grecia): queste navi avevano già affondato, due giorni prima, il sommergibile italiano Liuzzi, e pochissimo prima dell’Uebi Scebeli avevano attaccato ed affondato un altro sommergibile italiano, l’Argonauta[3][2].
L’Uebi Scebeli dovette effettuare l'immersione rapida – non era infatti in posizione adatta ad attaccare – e cercò poi, a quota periscopica, di portarsi all'attacco; rilevato però dai cacciatorpediniere inglesi, il sommergibile fu pesantemente bombardato con cariche di profondità che non riuscì ad evitare nonostante le varie manovre fatte, subendo così gravi danni[3].
Venuto forzatamente a galla, l’Uebi Scebeli, subito cannoneggiato e mitragliato, fu abbandonato dall'equipaggio, che aveva frattanto avviato le manovre di autoaffondamento; parte dei documenti segreti furono gettati in mare ed altri rinchiusi all'interno del sommergibile ormai irreparabilmente in via di affondamento, ma una scialuppa del Defender lo abbordò prima che colasse a picco e scese, insieme al comandante Zani che ancora non aveva abbandonato l'unità, al suo interno, dovendo però ritornare poco dopo sull'imbarcazione: colpito anche da un'altra cannonata a prua, infatti, il sommergibile affondò alle ore 7, nel punto 35°29' N e 20°06' E[3][2].
Tuttavia una parte dei cifrari gettati in acqua non affondò subito – nonostante tali documenti fossero muniti di pesi appositamente per questo scopo – e cadde così in mano inglese[3].
L'intero equipaggio dell’Uebi Scebeli fu recuperato – e fatto prigioniero – dai cacciatorpediniere britannici[2][3].
Il sommergibile aveva svolto 3 missioni offensivo-esplorative, percorrendo in tutto 1437 miglia in superficie e 149 in immersione[4].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Da Navypedia.
- ^ a b c d e f Regio Sommergibile Uebi Scebeli
- ^ a b c d e f Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, pp. 239-241, ISBN 978-88-04-50537-2.
- ^ Attività Operativa