Strage di Matera strage | |
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Tipo | Esplosione |
Data | 21 settembre 1943 |
Luogo | Matera |
Stato | Italia |
Responsabili | Soldati della 1. Fallschirmjäger-Division |
Conseguenze | |
Morti | 15 |
Sopravvissuti | 1 |
La strage di Matera, detta anche strage della milizia, fu un eccidio avvenuto in Italia durante la seconda guerra mondiale in cui morirono 15 persone, quattro delle quali ignote, compiuto durante l'insurrezione della città avvenuta il 21 settembre 1943; nel corso dell'insurrezione di quella giornata persero la vita altri 11 cittadini. Matera fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo.
Il contesto
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il proclama Badoglio dell'8 settembre 1943 che annunciava l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, i fascisti abbandonarono il Palazzo della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale che fu temporaneamente occupato dai soldati tedeschi appartenenti al Primo Battaglione della Prima Divisione Paracadutisti e capeggiati dal maggiore Wolf Werner Graf von der Schulenburg[1], che in un rapporto redatto dal capitano inglese R.L. Stayer per conto del War Crime Group di Padova, verrà inserito in un elenco di nazisti da "rintracciare e catturare" in quanto responsabile della strage di Matera e dell'eccidio di Pietransieri, un'altra strage compiuta dall'esercito tedesco il 21 novembre 1943 nel comune di Roccaraso.
Lo svolgimento
[modifica | modifica wikitesto]Con il passare dei giorni la situazione si fece sempre più tesa e cominciarono i rastrellamenti e gli arresti di civili e militari rinchiusi dai tedeschi nel Palazzo della Milizia, tra cui Natale Farina e Pietro Tataranni, due soldati materani di ritorno dal fronte arrestati nel primo pomeriggio del 21 settembre.
Immediatamente prima di abbandonare la città i nazisti fecero saltare in aria il Palazzo della Milizia, ormai divenuto una prigione, con al suo interno sedici persone: i civili Francesco Farina, intervenuto per chiedere la liberazione del figlio Natale e che invece fu imprigionato insieme a quest'ultimo, l'altro soldato materano di ritorno dal fronte Pietro Tataranni imprigionato poche ore prima insieme a Farina, il sedicenne Vincenzo Luisi catturato dai tedeschi davanti alla prefettura, quattro uomini di Martina Franca catturati dai tedeschi mentre si recavano a Matera per una causa in tribunale ed accusati di essere spie degli inglesi, e otto militari imprigionati nei giorni precedenti e accusati di diserzione e tradimento.
Nell'esplosione morirono quindici persone, cioè tutti coloro che si trovavano all'interno dell'edificio eccetto un soldato di nome Giuseppe Calderaro, classe 1922, nativo di San Donato, paesino della Provincia di Lecce, estratto dalle macerie il giorno seguente dai Vigili del Fuoco, gravemente ustionato ma ancora vivo. Proprio Calderaro nella sua deposizione affermerà con certezza che all'interno dell'edificio si trovavano in tutto sedici persone, sebbene i cadaveri ritrovati furono tredici, di cui dieci identificati e gli altri classificati come sconosciuti, tra i quali probabilmente vi era un bersagliere.
Un elemento inquietante a sostegno della testimonianza dell'unico sopravvissuto è che al cimitero di Matera, oltre alle bare contenenti i cadaveri, furono consegnate altre due casse contenenti resti umani ma non fu mai chiarito se essi appartenessero ad altre persone o erano parti dei corpi recuperati tra le macerie.
Documenti dell'eccidio sono stati celati nell'armadio della vergogna.
Monumenti
[modifica | modifica wikitesto]A ricordo della strage, in città è stato eretto un cippo in marmo nei pressi del palazzo della Milizia, sul quale sono riportati i nomi delle vittime.
Strade di Matera portano il nome delle vittime dell'eccidio.
Anche lo stadio di calcio cittadino prende il nome di XXI Settembre, data della strage.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Medaglia d'oro al valor civile
[modifica | modifica wikitesto]Il 19 agosto 2016 è stata conferita alla città la Medaglia d'oro al valor civile[2], consegnata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante una cerimonia svoltasi al Quirinale il 17 novembre 2016.
Medaglia d'argento al valor militare
[modifica | modifica wikitesto]Il 21 settembre 1966 fu conferita alla città di Matera la Medaglia d'argento al valor militare dal Ministro della Difesa Roberto Tremelloni; l'onorificenza fu consegnata tre anni dopo dal suo successore Luigi Gui, il quale decorò della medaglia il gonfalone della città e scoprì una lapide con l'iscrizione:
«Matera prima città del Mezzogiorno insorta in armi contro il nazifascismo addita l'epico sacrificio del 21 settembre 1943 alle generazioni presenti e future perché ricordino e sappiano con pari dignità e fermezza difendere la libertà e la dignità della coscienza contro tutte le prevaricazioni e le offese.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Nicola Antonio Imperiale, L’insurrezione di Matera: un episodio della storia che non può essere dimenticato, in https://www.bari-e.it/in-attualita/linsurrezione-di-matera-un-episodio-della-storia-che-non-puo-essere-dimenticato/.
- ^ Le onorificenze della Repubblica Italiana quirinale.it
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giorgio Bocca, Storia dell'Italia partigiana. Settembre 1943-maggio 1945, Roma-Bari, Laterza Editori, 1966, ISBN 978-88-07-17244-1.
- Vito Sebastiani, Voglia di riscatto. Quel 21 settembre 1943 a Matera, Matera, Altrimedia, 2003, ISBN 88-86820-33-X.
- Francesco Ambrico, War crimes at Matera. Le stragi tedesche del 21 settembre 1943 a Matera, Matera, Associazione culturale 21 settembre 1943, 2003.
- Giovanni Caserta, Dalla cronaca alla storia – il 21 settembre 1943 a Matera, Matera, BMG, 2008.
- Vittorio Sebastiani, Matera atrocities are murders - 21 settembre 1943, ultimo atto 70 anni dopo, Matera, Edizioni Giannatelli, 2014.
- Pino Oliva - Francesco Ambrico, Matera 21 settembre 1943, Villa d'Agri, Lavieri Edizioni, 2014.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- 21 settembre 1943 Matera storiedimenticate.wordpress.com