Gliese 35 | |
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La stella di van Maanen vista dalla simulazione astronomica Celestia da una distanza di 72 158 km | |
Scoperta | 1917 |
Classificazione | Nana bianca |
Classe spettrale | DZ7[1] |
Distanza dal Sole | 14,06 anni luce |
Costellazione | Pesci |
Coordinate | |
(all'epoca J2000.0) | |
Ascensione retta | 00h 49m 09,8992s[2] |
Declinazione | +05° 23′ 19,007″[2] |
Dati fisici | |
Raggio medio | 0,013 ± 0,002[3] R⊙ |
Massa | |
Temperatura superficiale | |
Luminosità | |
Indice di colore (B-V) | 0,56[3] |
Età stimata | ~4×109 anni[4] |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. | 12,36[2] |
Magnitudine ass. | 14,1 |
Parallasse | 231,88 ± 1,79 mas[6] |
Moto proprio | AR: 1231,72[2] mas/anno Dec: -2707,67[2] mas/anno |
Velocità radiale | +6 ± 15 km/s[3] |
Nomenclature alternative | |
Gliese 35 (nota anche come stella di van Maanen da Adriaan van Maanen, che la scoprì nel 1917[7]) è una nana bianca situata nella costellazione dei Pesci. Tra le nane bianche conosciute, è la terza più vicina al sistema solare (dopo Sirio B e Procione B),[8] nonché la terza ad esser stata scoperta, dopo Keid B e Sirio B.[9]
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]La stella di van Maanen si trova ad una distanza dal sistema solare di 14,1 anni luce, con un moto proprio di circa 2,98" ogni anno.[6] Pur avendo una massa pari a circa il 70% della massa solare, questa piccola stella possiede meno di un decimillesimo della sua luminosità, ed ha un diametro circa doppio rispetto a quello della Terra; risulta quindi troppo debole per essere osservata ad occhio nudo.[5] La sua temperatura superficiale, relativamente bassa per una nana bianca, è di circa 6750 K. Tenendo conto che le nane bianche tendono a raffreddarsi con il tempo, si stima che l'oggetto abbia un'età di circa 4 miliardi di anni.[5][4] Fra 900 000 anni,passerà a una distanza di 9,3 anni luce dal Sole[senza fonte].
Possibilità di compagni substellari
[modifica | modifica wikitesto]La possibilità dell'esistenza di compagni substellari (come nane brune o eventuali esopianeti) in orbita attorno alla stella è stata oggetto di controversie per trent'anni, durante i quali sono state annunciate e poi smentite diverse scoperte.[5] L'ultimo caso risale al 2004, quando una pubblicazione affermava l'esistenza di un compagno substellare mentre un'altra lo negava espressamente.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ WD 0046+051, database entry, Spectroscopically Identified White Dwarfs (4th edition, v.2), G. P. McCook and E. M. Sion, CDS ID III/210.
- ^ a b c d e f VAN MAANEN'S STAR -- White Dwarf, su simbad.u-strasbg.fr, SIMBAD. URL consultato il 9 luglio 2008.
- ^ a b c d George Gatewood, Jane Russell, Astrometric determination of the gravitational redshift of van Maanen 2 (EG 5), in Astronomical Journal, vol. 79, n. 7, luglio 1974, pp. 815–818.
- ^ a b c J. Farihi, E. E. Becklin, Mid-Infrared Observations of van Maanen 2: No Substellar Companion, in Astrophysical Journal Letters, vol. 608, 20 giugno 2004, pp. L109–L112, DOI:10.1086/422502.
- ^ a b c d Van Maanen's Star, su solstation.com. URL consultato il 12 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2012).
- ^ a b Entry, 0049+0523[collegamento interrotto], astrometry, NStars database. URL consultato il 9-07-2008
- ^ A. van Maanen, Two Faint Stars with Large Proper Motion, in Publications of the Astronomical Society of the Pacific, vol. 29, n. 172, dicembre 1917, pp. 258–259.
- ^ The One Hundred Nearest Star Systems, su chara.gsu.edu, RECONS, 1º gennaio 2008. URL consultato il 9 luglio 2008.
- ^ E. Schatzman, White Dwarfs, Amsterdam, North-Holland, 1958, p. 2.
- ^ Vedi Makarov, "A Substellar Companion to van Maanen 2 (Astrophys. J., 600, L71-L73, 2004), and Farihi et al., and "Mid-infrared observations of Van Maanen 2: no substellar companion (Astrophys. J., 608, L109-L112, 2004)
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gliese 35
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- I dati della stella sul sito dell'ARICNS, su ari.uni-heidelberg.de. URL consultato il 17 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2008).