Gli Statuti di Dervio del 1389 (in latino Statuta comunis Dervii, a volte indicati anche come Statuti di Dervio e Corenno) sono una raccolta di norme, realizzata dal comune di Dervio durante il dominio di Gian Galeazzo Visconti.
Aspetti generali
[modifica | modifica wikitesto]Originariamente il territorio di Dervio comprendeva anche gli attuali comuni di Dorio e della bassa Valvarrone (Vestreno, Introzzo, Sueglio e Tremenico).
Il 18 giugno 1364 Galeazzo II Visconti fu nominato protettore, governatore e rettore delle terre di Bellano, Dervio, Teglio, Valsassina (esclusi Taleggio e Averara), Galliate, Valsolda, Lesa e Vergante, poste sotto il dominio temporale dell'arcivescovo di Milano.[1] In pochi anni vennero separati da Dervio i comuni della Valvarrone, pertanto all'epoca di compilazione degli Statuti il territorio comprendeva gli attuali territori di Dervio e di Dorio.[2]
Agli inizi del XV secolo si separarono i comuni di Dorio e di Corenno (oggi frazione di Dervio) e nel 1452 venne autenticati gli Statuti di Corenno (quasi identici a quelli di Dervio del 1389).[3]
Fonti
[modifica | modifica wikitesto]Nelle edizioni critiche realizzate sono riportati tre diversi manoscritti degli Statuti.
Nel 1858 era citato anche un manoscritto posseduto dal "prof. Valsecchi di Padova",[4] ma era indicato come non rintracciabile da Emilio Anderloni nel 1911.[5]
Codice Sormani
[modifica | modifica wikitesto]Esiste un'unica copia manoscritta della versione del 1389 degli Statuti di Dervio, di proprietà privata.
È considerato uno degli originali realizzati all'epoca e contiene il testo completo degli Statuti e diverse correzioni dell'epoca.[5]
Biblioteca del Senato
[modifica | modifica wikitesto]Una fonte manoscritta realizzata tra i secoli XIV e XV (ms. 130) è conservata presso la Biblioteca del Senato a Roma.[3]
Contiene un breve proemio di una versione dell'anno 1384 e un indice della stessa versione. Riporta anche la versione del testo degli Statuti autenticata nel 1452, sotto il dominio di Francesco Sforza, con alcune varianti rispetto al primo manoscritto. Nel testo il nome di Dervio è sostituito quasi ovunque con quello di Corenno.[3]
Codice Andreani
[modifica | modifica wikitesto]Per l'edizione critica curata da Emilio Anderloni nel 1911 venne utilizzato un codice manoscritto del XVIII secolo, con contenuti simili a quelli del manoscritto conservato dalla Biblioteca del Senato a Roma. Era indicata come appartenuta al ragionier Carlo Andreani di Corenno Plinio e depositata presso la Biblioteca Civica di Como.[5]
All'epoca venne riprodotta una pagina del manoscritto.
Contenuti
[modifica | modifica wikitesto]Gli Statuti di Dervio sono composti da 213 articoli, più due altri articoli aggiunti in momenti diversi.
Proemio
[modifica | modifica wikitesto]Il proemio degli Statuti è di particolare interesse perché, a differenza degli altri Statuti della zona (Valsassina, Bellano e Mandello), non si limita a poche righe, ma descrive la realizzazione degli Statuti e riporta la richiesta inviata il 2 giugno 1389 da Gian Galeazzo Visconti per provvedere alla riforma degli Statuti.
Tale lettera risulta identica a quella inviata con la stessa data per la riforma degli Statuti viscontei di Milano.[6]
I. De iuramento rectoris et eius offitio
[modifica | modifica wikitesto]Il libro I contiene articoli relativi agli obblighi e ai limiti della carica di rettore o vicario (articoli 1-27).
II. De malefitiis
[modifica | modifica wikitesto]Il libro II è relativo alla procedura penale e alle pene per diversi crimini (27-75).
III. De civilibus
[modifica | modifica wikitesto]Il libro III riguarda la procedura del diritto civile (76-137).
IV. De offitialibus et victualibus
[modifica | modifica wikitesto]Il libro IV contiene la descrizione di diverse cariche comunali:
- consiglieri (138-143)
- consoli (144-147)
- notaio (148-149)
- servitore o messo comunale (150-152)
- procuratori, tesoriere, ambasciatori, soldati, stimatori del pane, banditori, campari, taratori (153-159)
Seguono le norme per alcune attività:
- mugnai e panettieri (160-161)
- macellai (162-163)
- pescatori (164-165)
- utilizzo delle unità di misura (167)
Al termine sono riportate le sanzioni per danni a proprietà pubbliche o private (168-187).
V. De incantis comunis
[modifica | modifica wikitesto]Raccolta di incanti o appalti per lo sfruttamento di beni (boschi, acque del lago per la pesca) e di diritti comunali (dazi e diritti di trasporto sul lago) (188-213).
Aggiunte
[modifica | modifica wikitesto]Al termine vennero aggiunti due articoli:
- articolo del 26 novembre 1389 per l'abolizione dell'articolo relativo al diritto di allevare capre
- articolo del 15 settembre 1543 per l'istituzione di un dazio sul ponte sul torrente Varrone
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ E. Motta, Notai milanesi del Trecento, in Archivio Storico Lombardo, 1895, p. 375.
- ^ M. Casanova, Dervio. Il territorio e la storia, 2014.
- ^ a b c Scheda Statuti ms. 130 (PDF), su Biblioteca del Senato della Repubblica.
- ^ F. Berlan, Statuti italiani. Saggio bibliografico, Venezia, 1858.
- ^ a b c Emilio Anderloni, Statuto di Dervio e Corenno dell'anno MCCCLXXXIX. Prefazione, in Statuti dei Laghi di Como e di Lugano del secolo XIV, vol. 1, 1911.
- ^ Lettera pubblicata in M. Formentini, Il ducato di Milano. Studi storici documentati, Milano, 1899, p. 149.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Emilio Anderloni (a cura di), Statuto di Dervio e Corenno dell'anno MCCCLXXXIX, in Statuti dei Laghi di Como e di Lugano del secolo XIV, Corpus statutorum italicorum, 1911.
- M. Casanova e R. Pozzi (a cura di), Statuto del Comune di Dervio. Anno 1389, Missaglia, 2003.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Dervio
- Statuti di Lecco del XIV secolo
- Statuti della Valsassina del 1393
- Statuti di Mandello del XIV secolo
- Statuti di Bellano del 1370
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda Statuti ms. 130 (PDF), su Biblioteca del Senato della Repubblica.