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Gli Stati Uniti erano effettivamente neutrali anche durante la [[seconda guerra mondiale]] dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione]] [[Germania nazista|nazista]] della [[Polonia]] nel settembre 1939, ma cominciarono la fornitura di materiali agli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] nel marzo 1941 con il programma [[Lend-Lease]]. Il 7 dicembre seguente gli Stati Uniti entrarono in guerra con gli Alleati contro le [[potenze dell'Asse]] dopo un [[Attacco di Pearl Harbor|attacco]] a sorpresa su [[Pearl Harbor]] da parte dell'[[Impero giapponese]]. La seconda guerra mondiale ebbe un costo economico superiore a qualsiasi altra guerra nella storia degli Stati Uniti,<ref>{{cita web|url=http://www.csmonitor.com/2005/0829/p15s01-cogn.html|autore=David R. Francis|titolo=More Costly than "The War to End All Wars"|accesso=28 febbraio 2010|data=29 agosto 2005|lingua=en|editore=Christian Science Monitor}}</ref> ma favorì l'economia, fornendo capitali e garantendo l'occupazione. |
Gli Stati Uniti erano effettivamente neutrali anche durante la [[seconda guerra mondiale]] dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione]] [[Germania nazista|nazista]] della [[Polonia]] nel settembre 1939, ma cominciarono la fornitura di materiali agli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] nel marzo 1941 con il programma [[Lend-Lease]]. Il 7 dicembre seguente gli Stati Uniti entrarono in guerra con gli Alleati contro le [[potenze dell'Asse]] dopo un [[Attacco di Pearl Harbor|attacco]] a sorpresa su [[Pearl Harbor]] da parte dell'[[Impero giapponese]]. La seconda guerra mondiale ebbe un costo economico superiore a qualsiasi altra guerra nella storia degli Stati Uniti,<ref>{{cita web|url=http://www.csmonitor.com/2005/0829/p15s01-cogn.html|autore=David R. Francis|titolo=More Costly than "The War to End All Wars"|accesso=28 febbraio 2010|data=29 agosto 2005|lingua=en|editore=Christian Science Monitor}}</ref> ma favorì l'economia, fornendo capitali e garantendo l'occupazione. |
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[[Immagine:Bikini Atoll Nuclear Test Site-115009.jpg|thumb|Bunker |
[[Immagine:Bikini Atoll Nuclear Test Site-115009.jpg|thumb|Bunker statunitense situato in un'isola dell'[[Atollo di Bikini]], dove sono stati fatti i primi test nucleari prima dello [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|sgancio]] della [[bomba atomica]] sulle città giapponesi di [[Hiroshima]] e [[Nagasaki]]]] |
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Tra i grandi Paesi combattenti gli Stati Uniti sono stati gli unici a diventare di gran lunga più ricchi in conseguenza alla guerra.<ref>{{cita libro|nome=Paul|cognome=Kennedy|titolo=The Rise and Fall of the Great Powers|anno=1989|editore=Vintage|città=New York|lingua=inglese|pagine=358|isbn=0-394-54674-1}}</ref> Le conferenze di [[Conferenza di Bretton Woods|Bretton Woods]] e [[Conferenza di Jalta|Jalta]] delinearono un nuovo sistema nelle organizzazioni internazionali, ponendo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica al centro del mondo. Con la vittoria in Europa nel 1945 venne tenuta una [[Conferenza di San Francisco|conferenza internazionale]] a San Francisco che portò allo [[Statuto delle Nazioni Unite]], divenuto attivo appena dopo la guerra.<ref>{{cita web|url=http://www.state.gov/r/pa/ho/pubs/fs/55407.htm|titolo=Gli Stati Uniti e la fondazione delle Nazioni Unite, Agosto 1941–Ottobre 1945|accesso=28 febbraio 2010|editore=U.S. Dept. of State, Bureau of Public Affairs, Office of the Historian|lingua=en|anno=2005|mese=ottobre}}</ref> Dopo aver sviluppato le prime armi nucleari gli Stati Uniti [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|sganciarono]] la [[bomba atomica]] sulle città giapponesi di [[Hiroshima]] e [[Nagasaki]] nell'agosto del 1945 e il [[Giappone]] si arrese il 2 settembre seguente, ponendo definitivamente fine alla guerra dopo sei anni.<ref>{{cita libro|autore=Pacific War Research Society|titolo=Japan's Longest Day|anno=2006|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=inglese|isbn=4-7700-2887-3}}</ref> |
Tra i grandi Paesi combattenti gli Stati Uniti sono stati gli unici a diventare di gran lunga più ricchi in conseguenza alla guerra.<ref>{{cita libro|nome=Paul|cognome=Kennedy|titolo=The Rise and Fall of the Great Powers|anno=1989|editore=Vintage|città=New York|lingua=inglese|pagine=358|isbn=0-394-54674-1}}</ref> Le conferenze di [[Conferenza di Bretton Woods|Bretton Woods]] e [[Conferenza di Jalta|Jalta]] delinearono un nuovo sistema nelle organizzazioni internazionali, ponendo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica al centro del mondo. Con la vittoria in Europa nel 1945 venne tenuta una [[Conferenza di San Francisco|conferenza internazionale]] a San Francisco che portò allo [[Statuto delle Nazioni Unite]], divenuto attivo appena dopo la guerra.<ref>{{cita web|url=http://www.state.gov/r/pa/ho/pubs/fs/55407.htm|titolo=Gli Stati Uniti e la fondazione delle Nazioni Unite, Agosto 1941–Ottobre 1945|accesso=28 febbraio 2010|editore=U.S. Dept. of State, Bureau of Public Affairs, Office of the Historian|lingua=en|anno=2005|mese=ottobre}}</ref> Dopo aver sviluppato le prime armi nucleari gli Stati Uniti [[Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki|sganciarono]] la [[bomba atomica]] sulle città giapponesi di [[Hiroshima]] e [[Nagasaki]] nell'agosto del 1945 e il [[Giappone]] si arrese il 2 settembre seguente, ponendo definitivamente fine alla guerra dopo sei anni.<ref>{{cita libro|autore=Pacific War Research Society|titolo=Japan's Longest Day|anno=2006|editore=Oxford University Press|città=New York|lingua=inglese|isbn=4-7700-2887-3}}</ref> |
Versione delle 21:59, 10 ago 2017
Stati Uniti d'America | |
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Stati Uniti d'America |
Nome ufficiale | United States of America |
Lingue ufficiali | Inglese[1] |
Altre lingue | Spagnolo,[2][3] francese.[4] Seguono per numero di parlanti il cinese, tagalog, vietnamita, coreano, italiano, tedesco (vedi anche le lingue dei nativi americani) |
Capitale | Washington (642.323 ab. / 2012) |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica presidenziale federale |
Presidente | Donald Trump |
Indipendenza | Dalla Gran Bretagna 4 luglio 1776 (dichiarata) 3 settembre 1783 (riconosciuta) |
Ingresso nell'ONU | 24 ottobre 1945[5] Membro permanente del Consiglio di sicurezza |
Superficie | |
Totale | 9.372.614 km² (4º) |
% delle acque | 6,76% |
Popolazione | |
Totale | 325.127.000 ab. (2017) (3º) |
Densità | 34 ab./km² |
Tasso di crescita | 0,81% (2016, stima)[6] |
Nome degli abitanti | Statunitensi |
Geografia | |
Continente | America |
Confini | Canada, Messico |
Fuso orario | Da UTC-5 a -10 Da UTC-4 a -10 (ora legale) |
Economia | |
Valuta | Dollaro statunitense (USD, $) |
PIL (nominale) | 18 143 712[7] milioni di $ (2015) (1º) |
PIL pro capite (nominale) | 55,805 $ (2015) (5º) |
PIL (PPA) | 18,143,712 milioni di $ (2015) (2º) |
PIL pro capite (PPA) | 55,805 $ (2015) (10º) |
ISU (2015) | 0,915 (molto alto) (8º) |
Fecondità | 1,8 (2015)[8] |
Varie | |
Codici ISO 3166 | US, USA, 840 |
TLD | .us .um .edu .gov .mil |
Prefisso tel. | +1 |
Sigla autom. | USA |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | The Star-Spangled Banner |
Festa nazionale | 4 luglio |
Evoluzione storica | |
Stato precedente | Tredici colonie |
Gli Stati Uniti d'America (in inglese: United States of America o anche solo United States o America; in sigla USA[9] o anche solo U.S.), comunemente indicati come Stati Uniti e impropriamente[10] con la sineddoche America, sono una repubblica federale composta da cinquanta Stati e un distretto federale.
I quarantotto Stati contigui e il distretto di Washington D.C. (la capitale federale) occupano la fascia centrale dell'America settentrionale tra il Canada e il Messico e sono bagnati dall'oceano Atlantico a est e dall'oceano Pacifico a ovest. Lo Stato dell'Alaska occupa i territori nord-occidentali dell'America settentrionale e confina con il Canada a est e separata dallo stretto di Bering con la Russia (Asia) a ovest. Lo Stato delle Hawaii è un arcipelago a metà strada tra America e Asia nel nord del Pacifico. Il Paese ha anche cinque territori disabitati e nove territori popolati nel Pacifico e nei Caraibi.
Con Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. in totale e circa 325 milioni di abitanti gli Stati Uniti sono il quarto Paese al mondo per superficie e il terzo per popolazione. La geografia e il clima degli Stati Uniti sono estremamente vari, con deserti, pianure, foreste e montagne che sono anche sede di una grande varietà di fauna selvatica. È una delle nazioni più multietnica e multiculturale al mondo, prodotto di larga scala dell'immigrazione da molti Paesi.
Storicamente i paleoamericani migrarono dall'Asia verso quelli che sono gli Stati Uniti circa 12 000 anni fa. La colonizzazione europea cominciò intorno al 1600 e venne per lo più dall'Inghilterra. Gli Stati Uniti nacquero dalle tredici colonie britanniche situate lungo la costa atlantica. Le controversie tra la Gran Bretagna e le colonie hanno portato alla rivoluzione americana: il 4 luglio 1776 i delegati delle tredici colonie hanno emesso all'unanimità la dichiarazione di indipendenza, che ha dato ufficialmente vita agli Stati Uniti d'America. La guerra di indipendenza americana, che si è conclusa con il riconoscimento dell'indipendenza degli Stati Uniti dal Regno di Gran Bretagna, è stata la prima guerra d'indipendenza dalle potenze europee. La Costituzione è stata adottata il 17 settembre 1787 e da allora ventisette emendamenti sono stati aggiunti alla Costituzione. I primi dieci emendamenti, collettivamente denominati «Dichiarazione dei diritti» (Bill of Rights), sono stati ratificati nel 1791 e hanno garantito molti diritti civili e le libertà fondamentali.
Gli Stati Uniti intrapresero una vigorosa espansione per tutto il XIX secolo, spinti dalla controversa dottrina del destino manifesto. L'acquisizione di nuovi territori e l'ammissione di nuovi Stati membri causarono anche numerose guerre con i popoli nativi. La guerra civile americana si concluse con l'abolizione della schiavitù negli Stati Uniti. Alla fine del XIX secolo gli Stati Uniti si estesero fino all'oceano Pacifico. La guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale hanno confermato lo stato del Paese come potenza militare globale. Gli Stati Uniti sono usciti dalla seconda guerra mondiale come una superpotenza globale, il primo Paese dotato di armi nucleari e quale uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Dopo una grave crisi politica e sociale negli anni sessanta e settanta come conseguenza anche della sconfitta nella guerra del Vietnam, che sembrava minare il predominio mondiale statunitense, l'inattesa fine della guerra fredda e la dissoluzione dell'Unione Sovietica negli anni novanta hanno invece riconfermato il ruolo dominante degli Stati Uniti che sono rimasti l'unica superpotenza militare e politica globale.
Gli Stati Uniti sono un Paese sviluppato, con una stima nel 2012 del prodotto interno lordo (PIL) di 15 600 miliardi di dollari (il 19% del PIL mondiale a parità di potere di acquisto, a partire dal 2011) e tra i più multietnici al mondo. Il PIL pro capite degli Stati Uniti è stato il sesto più alto del mondo dal 2010, anche se la disparità di reddito del continente americano è stata anche classificata la più alta all'interno dell'OCSE e i Paesi dalla Banca Mondiale. L'economia è alimentata da un'abbondanza di risorse naturali, numerose infrastrutture ed elevata produttività. Il Paese rappresenta il 39% della spesa militare mondiale, essendo la prima potenza economica e militare, una forza politica guida nel mondo e al primo posto nel settore della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica, ma anche uno stato sociale ridotto rispetto a molti altri Paesi del mondo occidentale.
Generalità
La nazione fu fondata dalle tredici colonie del Regno di Gran Bretagna situate lungo la costa atlantica. Con la dichiarazione di indipendenza il 4 luglio 1776 proclamarono la loro indipendenza dalla Gran Bretagna. Le colonie si ribellarono e sconfissero i britannici nella guerra di indipendenza americana: furono le prime colonie a rivoltarsi con successo contro le leggi coloniali.[11] Una convenzione federale (convenzione di Filadelfia) adottò la Costituzione degli Stati Uniti d'America il 17 settembre 1787 e con la ratifica l'anno successivo nasceva una repubblica con un forte governo centrale. La carta dei diritti, che comprendeva dieci emendamenti costituzionali per garantire molti diritti civili fondamentali e libertà, venne ratificata nel 1791. Il regime di apartheid e discriminazione razziale negli Stati Uniti è terminato nel 1964 con l'Atto dei diritti civili (Civil Rights Act).[12]
Nel corso del XIX secolo gli Stati Uniti acquisirono nuovi territori da Francia, Spagna, Regno Unito, Messico e Impero russo, annettendo la repubblica del Texas e la repubblica di Hawaii. Le controversie tra il sud agrario e il nord industriale sull'affermazione dei diritti e l'espansione dell'istituzione della schiavitù provocarono la guerra di secessione americana del 1861. Il nord impedì una scissione del Paese e portò la fine della schiavitù legale negli Stati Uniti. La guerra ispano-americana e la prima guerra mondiale confermarono lo stato di potenza militare. Nel 1945 gli Stati Uniti emersero dalla seconda guerra mondiale come il primo Paese dotato di armi nucleari, membro permanente del consiglio di sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e uno dei membri fondatori della Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO). La fine della guerra fredda e il conseguente crollo dell'Unione Sovietica lasciarono gli Stati Uniti come unica superpotenza. L'economia statunitense è infatti la più grande del mondo, con una stima del PIL nel 2008 di 16 245 miliardi di dollari (che rappresenta il 22% del totale mondiale basato sul PIL nominale e quasi il 20% del PIL calcolato a parità di potere di acquisto).[7][13]
Con una superficie di oltre 9 milioni di km² e con circa 325 milioni di abitanti gli Stati Uniti sono il quarto Paese più esteso al mondo e il terzo più popolato, generalmente suddiviso a un primo livello in tre unità distinte: il «Mainland», ovvero il gruppo continentale di quarantotto Stati contigui che confina a nord con il Canada e a sud con il Messico, mentre a est e a ovest è bagnato rispettivamente dall'oceano Atlantico e dall'oceano Pacifico; l'Alaska (lo Stato più vasto), che sul continente confina unicamente con il Canada, mentre le acque territoriali confinano con la Russia (stretto di Bering); lo Stato delle Hawaii, un arcipelago localizzato nel centro dell'oceano Pacifico. A questa principale tripartizione vanno aggiunti anche alcuni territori esterni, zone insulari dipendenti economicamente o politicamente dagli Stati Uniti (un esempio è il Guam, un territorio non incorporato) e sparsi tra il mar dei Caraibi e il Pacifico.
Sebbene gli abitanti siano molto numerosi la densità di popolazione è di circa 34 ab/km², il che significa che la maggior parte delle terre è scarsamente abitata. I principali nuclei urbani si concentrano sulla East Coast (la costa Atlantica), dove sorgono grandi metropoli come New York, Boston, Filadelfia, Washington, Baltimora e Miami; nella parte continentale sulle rive dei Grandi Laghi, dove sorgono Chicago, Detroit e Milwaukee; oppure sulla West Coast, con San Diego, Los Angeles, San Francisco, Portland, Seattle e San Jose. Gli Stati Uniti sono uno dei Paesi con la maggior diversità etnica e la sua multietnicità è il prodotto di un'immigrazione su larga scala dai più svariati Paesi dei diversi continenti.[14]
Etimologia
Secondo la teoria che si è prevalentemente diffusa nei secoli il continente americano prenderebbe il nome dall'esploratore fiorentino Amerigo Vespucci: secondo tale ipotesi fu un cartografo tedesco, Martin Waldseemüller, a suggerire l'idea di chiamare il Nuovo Mondo in tale modo, usando il genere femminile (America) del suo nome latinizzato (Americus Vespucius) per indicare il nuovo continente in una carta del mondo disegnata nel 1507, contenuta nella Cosmographiae Introductio.
Il nome completo Stati Uniti d'America è stato utilizzato per la prima volta ufficialmente nella dichiarazione di indipendenza con la dicitura di «unanime dichiarazione dei tredici Stati Uniti d'America», adottata dai Rappresentanti degli Stati Uniti d'America il 4 luglio 1776.[15] Il nome è stato sensibilmente corretto il 15 novembre 1777, quando il secondo Congresso Continentale adottò gli articoli della confederazione, utilizzando The United States of America (Gli Stati Uniti d'America), anche se la forma più breve di Stati Uniti è normalmente utilizzata. Altre forme comuni includono le sigle U.S. e U.S.A., o semplicemente America (termine erroneamente utilizzato poiché America è il nome del continente e non di una singola nazione). Il nome Columbia, un tempo nome popolare per le Americhe e per gli Stati Uniti (in onore di Cristoforo Colombo), permane nel distretto di Columbia. Le norme tecniche per fare riferimento a un cittadino degli Stati Uniti è con il termine statunitense (American). Tuttavia l'aggettivo americano è erroneamente e comunemente adottato per riferirsi al Paese («i valori americani», «le forze americane»), in quanto American è raramente usato nella lingua inglese per riferirsi a persone o cose che non siano relative agli Stati Uniti.[16]
Storia
Nativi americani e colonizzazione europea
Le popolazioni indigene del continente americano, tra cui i nativi dell'Alaska, migrarono dall'Asia in una data variabile (a secondo della ricerca) tra i 50 000 e i 12 000 anni fa.[17] Alcune civiltà precolombiane svilupparono un'avanzata agricoltura, una grande architettura e un alto livello di società. Nel 1492 l'esploratore genovese Cristoforo Colombo sotto la corona spagnola raggiunse diverse isole dei Caraibi, contribuendo al primo contatto dell'uomo bianco con le popolazioni indigene. Milioni di indigeni americani morirono a causa delle epidemie portate dagli europei.[18] Il 2 aprile 1513 il conquistatore spagnolo Juan Ponce de León sbarcò in una regione che chiamò «La Florida», il primo contatto europeo documentato su quello che sarebbero diventati gli Stati Uniti. Degli insediamenti spagnoli nella regione rimane solo St. Augustine, fondata nel 1565.
Altri insediamenti spagnoli vennero creati nell'odierno sud degli Stati Uniti, attirando migliaia di persone attraverso il Messico. I commercianti di pellicce francesi stabilirono avamposti nella Nuova Francia nella regione dei Grandi Laghi e successivamente la Francia si impossessò di gran parte del Nord America, penetrando fino al golfo del Messico. La prima colonia inglese di una certa entità fu Jamestown (Virginia) fondata nel 1607. Nel 1628 venne fondata la Colonia della Massachusetts Bay da parte dei puritani che portò a un'ondata migratoria, tanto che nel 1634 nella Nuova Inghilterra erano insediati circa 10 000 puritani. Tra la fine degli anni dieci del Seicento e la rivoluzione americana vennero spediti circa 50 000 detenuti nelle colonie americane britanniche.[19] Nel 1614 venne fondato un insediamento olandese lungo il fiume Hudson inferiore, includendo l'isola di Manhattan che venne chiamata New Amsterdam. Nel 1664 gli olandesi cedettero il loro territorio americano all'Inghilterra e la provincia dei Nuovi Paesi Bassi venne ribattezzata New York. Molti dei nuovi immigrati, soprattutto nel sud, erano schiavi (circa due terzi di tutti gli immigrati della Virginia tra il 1630 e 1680).[20] Alla fine del secolo erano gli schiavi africani a diventare la principale forza-lavoro. Nel 1729 con la divisione della Carolina e la colonizzazione della Georgia del 1732 si completava il cerchio delle tredici colonie britanniche che sarebbero diventate gli Stati Uniti d'America. Con tassi di natalità elevati, bassi tassi di mortalità e una costante immigrazione la popolazione coloniale crebbe rapidamente. Nella guerra franco-indiana le forze britanniche si impadronirono del Canada francese. Esclusi i nativi americani, le tredici colonie avevano una popolazione di 2,6 milioni di abitanti nel 1770, circa un terzo della Gran Bretagna e quasi uno su cinque erano schiavi neri.[21] Anche se soggetti alla tassazione britannica, le colonie americane non avevano rappresentanza nel Parlamento della Gran Bretagna.
L'indipendenza e l'espansione
Tensioni crescenti tra i coloni americani e gli inglesi durante gli anni sessanta e settanta del Settecento portarono alla guerra di indipendenza americana, combattuta dal 1775 al 1781. Il 14 giugno 1775 il Congresso continentale (tenutosi a Filadelfia) istituì un esercito continentale sotto il comando di George Washington. Annunciando che «tutti gli uomini sono stati creati uguali» e dotati di «diritti inalienabili», il 4 luglio 1776 il Congresso adottò la Dichiarazione di indipendenza, redatta in gran parte da Thomas Jefferson. Tale data è celebrata ogni anno come il giorno dell'Indipendenza.
Dopo la sconfitta dell'esercito britannico da parte delle forze americane assistite dai francesi venne riconosciuta dalla Gran Bretagna l'indipendenza degli Stati Uniti e la sovranità sul territorio americano fino al fiume Mississippi. La Costituzione degli Stati Uniti d'America venne ratificata nel 1788 e il primo presidente fu George Washington, che entrò in carica nel 1789.
Gli atteggiamenti verso la schiavitù mutarono e una clausola nella Costituzione protesse il commercio di schiavi africani solo fino al 1808. Il nord abolì la schiavitù tra il 1780 e il 1804.
La necessità di occupazione di nuovi spazi a occidente portò a una lunga serie di guerre contro gli abitanti originari dei territori interessati. Definito da alcuni come un processo di pulizia etnica,[22] culminò nel 1830 con l'approvazione della «Legge di rimozione degli Indiani» (Indian Removal Act),[23] che fornì la base legale per le deportazioni e il confinamento in riserve dei nativi americani.[24]
L'acquisto della Louisiana francese sotto la guida del presidente Thomas Jefferson nel 1803 raddoppiò quasi la dimensione della federazione. La guerra del 1812 contro la Gran Bretagna rafforzò il nazionalismo. Una serie di incursioni militari statunitensi in Florida portarono la Spagna a cedere altro territorio lungo la costa del golfo del Messico nel 1819. Ci fu l'annessione della repubblica del Texas nel 1845. Nel 1846 fu siglato il trattato dell'Oregon con la Gran Bretagna, portando al controllo da parte statunitense sul nord-ovest americano. La vittoria degli Stati Uniti nella guerra contro il Messico nel 1848 (trattato di Guadalupe Hidalgo) portò all'annessione della California e di gran parte dell'odierno sud-ovest americano. La corsa all'oro tra il 1848 e 1849 portò a un'ulteriore migrazione verso occidente. La nuova rete ferroviaria rese più facile il trasferimento di coloni e l'aumento dei conflitti con i nativi americani. In mezzo secolo vennero abbattuti fino a quaranta milioni di bisonti americani per le pelli e la carne (quest'ultima risorsa primaria che scompariva dalle pianure), causando un grave contraccolpo in molte culture native.
Guerra civile e industrializzazione
Le tensioni tra gli Stati del nord e quelli del sud nacquero principalmente su argomenti quali il rapporto tra Stato e governi federali e l'utilizzo della schiavitù nei nuovi Stati membri. Abraham Lincoln fu eletto presidente nel 1860. Poco prima sette Stati schiavisti (in ordine di secessioneː Carolina del Sud, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana e Texas) dichiararono la loro secessione. Cominciò così la guerra di secessione americana, cominciata con l'attacco a Fort Sumter. Dopo la vittoria dell'Unione nel 1865 tre emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti d'America garantirono la libertà a quasi quattro milioni di africani americani un tempo schiavi, rendendoli cittadini e dando loro il diritto di voto. La guerra e la sua risoluzione portarono a un aumento sostanziale del potere federale.[25]
Nonostante la grave recessione postbellica e le crisi economiche del 1873 e del 1907 la classe dirigente statunitense perseguì la via del guadagno e della speculazione, mentre l'industria tecnica e il capitale privato erano in espansione. Dal 1860 al 1914 la popolazione crebbee da 31,9 a 91,9 milioni di abitanti, tra cui 21 milioni di immigrati e nel decennio post-bellico le dieci più grandi città statunitensi aumentarono del 70% i loro abitanti, tanto che fra 1860 e il 1890 la popolazione urbana crebbe da 25% a oltre il 35% della popolazione. Un esempio clamoroso fu Chicago che nel 1833 aveva solo 350 abitanti, che divennero 30 000 nel 1850, 300 000 nel 1870, fino a quasi 1 100 000 nel 1890. Nel nord l'urbanizzazione e un afflusso senza precedenti di immigrati provenienti dagli Stati meridionali e orientali affrettò il processo di industrializzazione fino al 1929. Tra il 1830 e il 1860 gli immigrati sbarcati negli Stati Uniti furono 4,6 milioniː irlandesi (39%), tedeschi (30%), scandinavi (15%) e anglo-americani (16%).
Massicce protezioni tariffarie, costruzione di infrastrutture e nuovi regolamenti bancari incoraggiarono la crescita economica e i monopoli. Nel 1914 il Paese in testa tra i Paesi produttori di ferro, carbone, petrolio, rame e argento. Il vapore venne sostituito dall'elettricità che accelerava la produzione nazionale. Sorsero anche i «trust» e i giganteschi complessi industriali dei re del cosiddetto «big business» (grandi affari). Famiglie come quelle degli Astor per le pellicce e le pelli, i Rockefeller per la Standard Oil Company, i Carnegie per la United States Steel Corporation, i Morgan, i Vanderbilt per le ferrovie, i Westinghouse per la Air Brake Company, i Fulton, gli Eastman per la Kodak Company, i Ford per la Ford e i Du Pont de Nemours per la DuPont Company dominarono l'economia statunitense e mondiale. Morgan e Rockefeller controllavano da soli il 20% del patrimonio nazionale (341 grandi aziende con un capitale di circa 22 miliardi di dollari).
Le organizzazioni dei lavoratori condussero dure lotte salariali, arrivando a oltre mille scioperi l'anno. Cominciò in questi anni la politica imperialistica statunitense, con l'acquisto dell'Alaska dalla Russia nel 1867 e completando l'espansione continentale che insieme allo sfruttamento nel commercio delle pellicce e della scoperta dell'oro fruttarono 81 milioni di dollari nel 1913. Nel 1890 il Massacro di Wounded Knee fu l'ultimo grande conflitto armato delle guerre indiane. Nel 1893 la monarchia indigena delle Hawaii venne rovesciata in un colpo di Stato attuato dagli americani residenti: gli Stati Uniti annetterono l'arcipelago nel 1898.
La vittoria nella guerra ispano-americana dello stesso anno dimostrò che gli Stati Uniti erano oramai una potenza mondiale e con la pace di Parigi portò all'annessione di Porto Rico, Guam e delle Filippine, che ottennero l'indipendenza solo mezzo secolo più tardi, mentre Porto Rico e Guam sono ancora territori degli Stati Uniti. Nel 1899 fu la volta delle isole Samoa e di Tutuila, aumentando la propria presenza nel Pacifico. Numerosi interventi militari furono effettuati nell'America centrale e nelle Antille: Panama per ottenere l'area del canale nel 1903 e Cuba nel 1902, creando una sorta di protettorato fino alla metà del XX secolo, oltre a Nicaragua (1911) e Haiti (1915). Nel 1917 furono inoltre acquistate dalla Danimarca le isole Vergini di Saint Croix, Saint Thomas e Saint John.
In questo periodo si collocano anche la corsa all'oro del Klondike, la corsa all'oro dello Yukon e la corsa all'oro californiana.
Le due guerre mondiali
Quando la prima guerra mondiale scoppiò nel 1914 gli Stati Uniti rimasero neutrali, sebbene la maggior parte degli statunitensi simpatizzava per i britannici e i francesi, anche se molti erano contrari all'intervento.[26] Nel 1917 gli Stati Uniti si unirono agli Alleati (Triplice intesa) contro gli Imperi Centrali.[27] Dopo la guerra il Senato non ratificò il trattato di Versailles che istituiva la Società delle Nazioni e il Paese perseguì una politica unilaterale di quasi isolazionismo.[28] Negli anni venti un emendamento costituzionale concesse il suffragio alle donne, ma la prosperità dei ruggenti anni venti si concluse con il crollo di Wall Street del 1929 che diede inizio alla «grande depressione». Dopo la sua elezione a presidente nel 1932 Franklin Delano Roosevelt diede inizio al «New Deal», una serie crescente di politiche di intervento del governo nell'economia statunitense, ma il «Dust Bowl» a metà degli anni trenta impoverì molte comunità agricole e stimolò ulteriormente una nuova ondata migratoria verso occidente.
Gli Stati Uniti erano effettivamente neutrali anche durante la seconda guerra mondiale dopo l'invasione nazista della Polonia nel settembre 1939, ma cominciarono la fornitura di materiali agli Alleati nel marzo 1941 con il programma Lend-Lease. Il 7 dicembre seguente gli Stati Uniti entrarono in guerra con gli Alleati contro le potenze dell'Asse dopo un attacco a sorpresa su Pearl Harbor da parte dell'Impero giapponese. La seconda guerra mondiale ebbe un costo economico superiore a qualsiasi altra guerra nella storia degli Stati Uniti,[29] ma favorì l'economia, fornendo capitali e garantendo l'occupazione.
Tra i grandi Paesi combattenti gli Stati Uniti sono stati gli unici a diventare di gran lunga più ricchi in conseguenza alla guerra.[30] Le conferenze di Bretton Woods e Jalta delinearono un nuovo sistema nelle organizzazioni internazionali, ponendo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica al centro del mondo. Con la vittoria in Europa nel 1945 venne tenuta una conferenza internazionale a San Francisco che portò allo Statuto delle Nazioni Unite, divenuto attivo appena dopo la guerra.[31] Dopo aver sviluppato le prime armi nucleari gli Stati Uniti sganciarono la bomba atomica sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki nell'agosto del 1945 e il Giappone si arrese il 2 settembre seguente, ponendo definitivamente fine alla guerra dopo sei anni.[32]
Guerra fredda e dei diritti civili
Durante la guerra fredda gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica si spartirono il potere dopo la seconda guerra mondiale e dominarono gli affari militari dell'Europa attraverso la NATO e il Patto di Varsavia. Gli Stati Uniti promossero la democrazia liberale e il capitalismo, mentre l'Unione Sovietica promosse il comunismo e un'economia pianificata a livello centrale. Le truppe degli Stati Uniti combatterono le forze comuniste nella guerra di Corea dal 1950 al 1953 e si sperimentò la crisi missilistica di Cuba.
Al lancio sovietico del primo equipaggio umano nello spazio nel 1961 risposero con il primo uomo sulla Luna nel 1969. Il Paese conobbe una forte espansione economica e un crescente movimento dei diritti civili, guidata da afroamericani, come il presidente Martin Luther King, combatterono la segregazione e la discriminazione razziale. Dopo l'assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy nel 1963 vennero approvati l'Atto dei diritti civili del 1964 e l'Atto del diritto di voto (Voting Rights Act) del 1965 dal presidente Lyndon B. Johnson. Johnson portò nel 1965 il Paese a una nuova guerra nel sud-est asiatico, la guerra del Vietnam, che si concluse dopo dieci anni di polemiche, insuccessi militari e proteste popolari con un totale fallimento strategico per gli Stati Uniti e con laceranti divisioni all'interno delle società statunitense. In questi anni furono grandi le riforme socialiː nacque il movimento femminista e omosessuale, si sviluppò il dibattito sui problemi ambientali (come l'effetto serra e l'inquinamento) e sui diritti civili e l'opposizione alla guerra.
Come risultato dello scandalo Watergate Richard Nixon divenne il primo presidente degli Stati Uniti a dimettersi nel 1974. Durante il governo di Jimmy Carter alla fine degli anni settanta l'economia degli Stati Uniti sperimentò la stagflazione. L'elezione di Ronald Reagan come presidente nel 1980 segnò un significativo spostamento verso destra della politica statunitense, che si rifletté nelle principali modifiche in materia fiscale e nelle priorità di spesa.[33] Tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta l'Unione Sovietica crollò, ponendo fine alla guerra fredda dopo quasi cinquant'anni.
Nel XXI secolo
Con il comando assunto dagli Stati Uniti e dei suoi alleati la guerra del Golfo sotto la guida del presidente George H. W. Bush e la guerra in Jugoslavia sotto la guida del presidente Bill Clinton contribuì a preservare la propria posizione di superpotenza. La più lunga espansione economica nella storia moderna degli Stati Uniti coprì il periodo tra marzo 1991 e marzo 2001, prevalentemente sotto l'amministrazione Clinton.[34]
Gli attentati dell'11 settembre 2001 che colpirono il World Trade Center di New York e il Pentagono uccisero quasi tremila persone. In risposta il presidente George W. Bush lanciò la guerra contro il terrorismo. Alla fine del 2001 le forze statunitensi invasero l'Afghanistan, rovesciando il governo dei talebani che però continuarono le operazioni di guerriglia. Nel 2002 l'amministrazione Bush cominciò a premere per il cambiamento del regime in Iraq. Sebbene senza il sostegno della NATO o di un esplicito mandato dell'ONU si arrivò all'invasione dell'Iraq nel 2003 che portò alla cattura del presidente iracheno Saddam Hussein. La guerra in Iraq vide l'opposizione dalla maggior parte degli statunitensi.[35] Nel 2005 l'uragano Katrina ha causato gravi distruzioni lungo la costa del Golfo e devastato New Orleans.
Il 4 novembre 2008 il senatore democratico Barack Obama è stato eletto presidente (il suo mandato è cominciato il 20 gennaio 2009), primo presidente afro-americano nella storia degli Stati Uniti, battendo il senatore repubblicano John McCain. Inoltre il 9 ottobre 2009 Obama è stato insignito del Premio Nobel per la pace. Obama ha promosso l'approvazione di un'ampia riforma sanitaria e misure economiche per riportare a crescere l'economia degli Stati Uniti in seguito alla grande recessione. Tuttavia si è attirato critiche sia da parlamentari del Partito Repubblicano sia da quello Democratico per l'eccessiva spesa pubblica nei primi anni di mandato.[36][37] Inoltre sotto il governo del presidente Obama è stato ucciso in Pakistan nel 2011 Osama bin Laden da una squadra di Navy Seals e operativi CIA. Altri avvenimenti importanti avvenuti durante l'era Obama furono l'accordo sul nucleare iraniano, la legalizzazione del matrimonio omosessuale e la riapertura delle relazioni diplomatiche con Cuba.
Alle elezioni dell'8 novembre 2016 il candidato repubblicano Donald Trump è stato eletto presidente battendo la candidata senatrice democratica Hillary Clinton.
Geografia fisica
Gli Stati Uniti d'America occupano una fascia del Nordamerica compresa fra l'oceano Atlantico a est e il Pacifico a ovest e fra il Canada a nord e il Messico e il golfo del Messico a sud. Si tratta di un'area di Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. (escludendo le acque interne), che fa degli Stati Uniti la quarta nazione al mondo per superficie (dopo Russia, Canada e Cina). Agli Stati Uniti appartengono anche alcune regioni geograficamente isolate come le Hawaii e l'Alaska.
Regioni geografiche
L'Ufficio del censimento degli Stati Uniti divide il territorio continentale in quattro grandi regioni censuarie che raggruppano diversi stati: Northeast (a sua volta suddiviso in Nuova Inghilterra e Medio Atlantico), Midwest (suddiviso in centro nord-est e centro nord-ovest), South (suddiviso in Atlantico meridionale, centro sud-est e centro sud-ovest) e West (suddiviso in regione delle Montagne Rocciose e regione del Pacifico).
Gli Stati della costa orientale sono da nord a sudː Maine, New Hampshire, Vermont (che non è sulla costa), Massachusetts, Rhode Island (il più piccolo degli Stati), Connecticut, New York, Pennsylvania (che è vicino alla costa e la cui metà occidentale è spesso considerata parte del Midwest), New Jersey, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia e Florida. Gli ultimi cinque (dalla Virginia) vengono anche contati come Stati del sud. Geograficamente questa zona comprende montagne basse e molto antiche, gli Appalachi, con un andamento generalmente da nord-est a sud-ovest, oltre a molti fenomeni locali, compresi i fenomeni glaciali a nord, le faglie tettoniche della valle del fiume Hudson e la zona di origine calcarea (corallina) della Florida. Il corso dei fiumi è generalmente da ovest verso est e i fiumi tendono a essere di lunghezza limitata, ma ampi e dal flusso regolare. Le maree sono spesso forti, soprattutto al nord. Gli inverni sono freddi (nel nord) o moderati (al sud) e umidi, le estati ugualmente umide.
Gli Stati del sud comprendono i summenzionati Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia, Florida e anche la Virginia Occidentale (spesso considerata parte del Midwest, dato che era dalla parte del nord nella guerra civile), Kentucky, Tennessee, Alabama, Louisiana, Arkansas, Oklahoma e Texas (spesso considerato fra gli Stati del sud-ovest). Questa zona comprende la parte meridionale e le cime più elevate degli Appalachi e più a ovest l'altopiano di Ozark. I fiumi comprendono le foci del Mississippi e del Río Grande. La più grande influenza climatica viene dal golfo del Messico e comprende inverni miti, umidità e di tanto in tanto uragani.
Gli Stati del Midwest comprendonoː Ohio, Michigan, Indiana, Wisconsin, Illinois, Missouri, Minnesota, Iowa, Dakota del Nord, Dakota del Sud, Nebraska e Kansas. Sono in gran parte Stati agricoli e industriali (compresa la «Rust Belt», la zona industriale "arrugginita" negli anni settanta e ottanta del XX secolo dalla concorrenza, soprattutto giapponese), freddi di inverno, caldi di estate e con clima da umido (verso est) a secco (verso ovest). È qui che si trova il "cuore" (heartland) degli Stati Uniti ed è considerato un centro di valori morali (lavoro serio, casa e famiglia, i pionieri sulla prateria e così via) per il resto del Paese.
Gli Stati della zona montana invece comprendonoː Montana, Idaho, Wyoming, Nevada, Utah, Colorado, Arizona e Nuovo Messico. Gli ultimi quattro spesso anche considerati gli Stati del sud-ovest. Soprattutto a sud la zona è secca, con molti deserti (deserto Sonorano) e le Montagne Rocciose. A nord ci sono inverni molto freddi ed estati miti, mentre a sud gli inverni sono miti e le estati calde. Questa è la zona meno abitata del Paese ed è dove si trovano molte delle destinazioni sceniche degli Stati Uniti, per esempio il Grand Canyon (Arizona) e Yellowstone (Wyoming). La geografia della costa occidentale (Washington, Oregon e California) comprende montagne elevate (Sierra Nevada), vari vulcani, deserti (Valle della Morte) e zone molto umide (la costa, soprattutto a nord).
Morfologia
Gli Stati Uniti si trovano interamente nell'emisfero boreale: i quarantanove Stati continentali sono bagnati dall'oceano Pacifico a ovest, dall'oceano Atlantico a est e a sud-est dal golfo del Messico. I Paesi confinanti sono il Canada a nord e il Messico a sud. L'Alaska è lo Stato più vasto, mentre le isole non mancano nel Pacifico centrale. Dopo la Russia, il Canada e la Cina gli Stati Uniti hanno il quarto posto come Paese più esteso del mondo, ma la classifica varia a seconda di come vengono conteggiati i due territori contestati dalla Cina con l'India e la superficie stessa degli Stati Uniti: il World Factbook della CIA segnala 9 826 630 km²,[38] la Commissione statistica delle Nazioni Unite fornisce 9 629 091 km²[39] e l'Encyclopædia Britannica 9 522 055 km².[40] Gli Stati Uniti possiedono anche diversi territori insulari sparsi tra l'oceano Pacifico (ad esempio Guam) e i Caraibi (compreso Porto Rico, che è legato agli Stati Uniti in un'associazione chiamata Commonwealth).
Dalla pianura costiera dell'Atlantico spostandosi verso l'interno si incontrano i boschi decidui e le dolci colline del Piedmont. I monti Appalachi dividono la costa orientale dai Grandi Laghi e dalle praterie del Midwest. Il fiume Mississippi-Missouri, il quarto sistema fluviale più lungo del mondo, attraversa da nord verso sud il centro del Paese. Le piatte e fertili praterie delle Grandi Pianure si estendono a ovest, interrotte da un altopiano nella regione sud-est. Le Montagne Rocciose al margine occidentale delle Grandi Pianure si estendono da nord a sud attraverso tutto il Paese, raggiungendo altitudini superiori ai 4 300 metri in Colorado. Più a ovest si incontrano le rocce del Gran Bacino e deserti come il Mojave. Le catene montuose della Sierra Nevada e la Catena delle Cascate si snodano prossimi oramai alla costa del Pacifico. Con i suoi 6 194 metri sul livello del mare il monte Denali in Alaska è la vetta più elevata del Paese.[41][42] Vulcani attivi sono comuni e presenti in tutta la regione costiera che va dall'arcipelago Alexander alle isole Aleutine, attraversando la penisola di Alaska, oltre che nell'arcipelago delle Hawaii. Il supervulcano presente nel Parco Nazionale di Yellowstone nelle Montagne Rocciose è il più grande vulcano presente all'interno della parte continentale degli Stati Uniti.[43]
Clima
Gli Stati Uniti hanno in comune un clima continentale piuttosto accentuato all'interno, ma data l'enorme estensione del territorio si notano differenze considerevoli tra le varie parti, specialmente se ci si sposta da nord a sud con l'andamento meridiano dei rilievi che non oppone ostacoli ai venti freddi del nord che giungono fino nel Texas e a quelli caldi tropicali che giungono dal golfo del Messico oppure se si considerano le due sponde oceaniche. Le influenze nordiche si fanno sentire anche sulla costa atlantica, lungo la quale scende la fredda corrente del Labrador che annulla in gran parte l'influenza mitigatrice marina fino all'altezza del capo Hatteras (New York ha medie di gennaio oscillanti da 0 a -4 °C e medie di luglio da 21 a 25 °C) assieme all'influenza delle correnti occidentali che favoriscono di inverno le irruzioni anche forti di aria fredda di provenienza continentale-canadese (bufera di neve nota come «blizzard»).[44] Cosìcché a est il clima varia da umido continentale nel nord fino a subtropicale umido a sud, con clima tropicale nella punta meridionale della Florida e nelle Hawaii.
Procedendo verso ovest il Midwest ha un clima continentale, le Grandi Pianure a ovest sono generalmente semi-aride, arido nel Gran Bacino, desertico nel sud-ovest, mediterraneo lungo la costa californiana, temperato umido lungo il golfo del Messico e il sud, oceanico lungo le costiere di Oregon, Washington e Alaska meridionale (la maggior parte dell'Alaska rientra però nel clima subartico o polare), infine gran parte delle regioni montane dell'ovest sono caratterizzate da un clima alpino. Fenomeni meteorologici estremi non sono rari, con le regioni costiere lungo il golfo del Messico soggette al rischio uragani nella stagione autunnale e con le Grandi Pianure soggette a linee temporalesche e tornado laddove si assiste allo scontro tra masse di aria fredda secche provenienti dalle alte latitudini e masse di aria caldo umida di provenienza tropicale,[45] oltre alla già citata bufera di neve nel nord della costa est e nel Midwest.
Ambiente
Flora e fauna
L'ecosistema degli Stati Uniti è molto vario: circa 17 000 specie di piante vascolari sono presenti negli Stati Uniti contigui e nell'Alaska, oltre a 1 800 specie di piante fiorite situate nelle isole Hawaii, alcune delle quali presenti anche nel continente.[46]
Gli Stati Uniti sono anche la patria di oltre più di 400 specie di mammiferi, 700 specie di uccelli, 500 specie di rettili e anfibi e 90 000 specie di insetti.[47] Sono presenti sessanta parchi nazionali e centinaia di altri parchi, foreste e zone desertiche protette a livello federale.[48] Nel complesso il governo gestisce il 28,8% del territorio, buona parte del quale è protetta.[49]
Inquinamento
L'inquinamento negli Stati Uniti è sottoposto a controllo da parte di uffici federali come l'Agenzia per la protezione dell'ambiente (Environmental Protection Agency, EPA).
Inquinamento atmosferico
Nel 2012 il governo degli Stati Uniti intendeva regolare le emissioni di CO2 dalle centrali elettriche con il piano Greenhouse Gas New Standard Performance.[50] L'EPA ha segnalato come inquinanti più di 450 aziende statunitensi.
Inquinamento del suolo
L'inquinamento del suolo è causato principalmente dai rifiuti solidi urbani. Nell'ambito del programma Vital Signs (segni vitali) il Worldwatch Institute di Washington ha segnalato che gli Stati Uniti producono 621.000 tonnellate al giorno di rifiuti solidi urbani non totalmente riciclabili che causano un inquinamento delle acque, portando nella catena alimentare metalli pesanti come il cadmio, lo stronzio, il nichel e il cromo.
Società
Demografia
Nel 2010 l'Ufficio del censimento degli Stati Uniti ha riportato 308,7 milioni di persone, con un aumento del 9,7% rispetto all'anno 2000, che era di 281,4 milioni di persone. La percentuale di crescita è circa in media con le percentuali dei decenni precedenti a partire dal 1900.[51] La popolazione è generalmente in crescita, specie grazie a una forte immigrazione, proveniente in buona parte dall'America Latina e dall'Asia orientale. La presenza di immigrati o di loro discendenti diretti è molto rilevante nella parte sud occidentale del paese. Più di 37 milioni di cittadini sono nati all'estero e circa 15 milioni di questi sono stati naturalizzati cittadini statunitensi. Il 6% della popolazione è di origine italiana, costituita dai discendenti degli immigranti arrivati sulle coste degli Stati Uniti perlopiù dalla seconda metà del XIX secolo fino alla seconda guerra mondiale e provenienti in maggioranza dal Mezzogiorno, dal Veneto e dal Friuli-Venezia Giulia. Sono circa 18 milioni gli italoamericani (cifra che tuttavia non considerava tutti coloro che posseggono solo parziale origine italiana e non deducibile dal cognome), ma solo un milione di essi parla o comprende l'italiano. L'Affirmative Action, una politica a favore dei gruppi minoritari, ha permesso negli ultimi decenni agli appartenenti alle minoranze etniche un più facile accesso alle Università, a molti posti di lavoro che precedentemente erano loro preclusi e a incarichi di grande responsabilità nel mondo politico e nell'alta finanza. Questo però da qualcuno è visto come una sorta di razzismo al contrario nei confronti di una parte di popolazione.
Immigrazione
L'immigrazione negli Stati Uniti fu sempre molto intensa nel corso della storia, specialmente dall'Europa, tanto che la parte meridionale fu interessata dall'immigrazione dalla Spagna, tranne la zona della Louisiana che al tempo si estendeva fino al Canada. I primi immigrati nelle tredici colonie provenivano dal Regno Unito, ma in seguito fu molto forte l'immigrazione dalla Germania dove il numero degli abitanti era quasi pari a quello degli immigrati britannici, mentre nella zona dello Stato di New York erano presenti immigrati dai Paesi Bassi. L'immigrazione dalla Francia fu frequente dopo la cessione della Louisiana agli Stati Uniti da parte di Napoleone Bonaparte. Nell'Ottocento fu enorme l'immigrazione dall'Irlanda e altrettanto forte quella dall'Italia, specie a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento. L'immigrazione proseguì nel Novecento con l'arrivo di immigrati dai Paesi scandinavi e durante la seconda guerra mondiale di ebrei (circa 6 milioni) specialmente dalla Russia, dalla Polonia e dall'Ungheria.
Etnie e minoranze straniere
Con più di 316,7 milioni di abitanti (censimento del maggio 2012)[52] gli Stati Uniti sono il terzo Paese al mondo per popolazione dopo Cina e India. La zona più popolata del Paese è quella nordorientale di antica urbanizzazione, ma si sono espanse anche le zone urbane della costa pacifica, specie in California.
Secondo le stime ufficiali del 2013[53] il 77% della popolazione è bianca (compreso tuttavia anche un 16% di ispanici o latinoamericani di origine europea o prevalentemente europea,[54] ovvero i bianchi ispanici),[55] il 12,9% nera o afroamericana, il 4,6% asiatica e l'1% di origine amerindia.
Gli americani di origine europea (ma anche araba e turca) non ispanica, ovvero i bianchi non ispanici (non-hispanic whites), costituivano all'incirca il 61% della popolazione nel 2012, considerevolmente calati e in continuo calo,[56] sia in percentuale sia in numero assoluto[57] rispetto all'89% del 1960.[58][59][60][61]
Secondo il vecchio censimento ufficiale del 2000 i residenti di ascendenza tedesca erano il 12,2%, quelli di origine britannica il 20,6% (di cui l'11,9% di irlandesi e l'8,7% di inglesi). I residenti di ascendenza italiana rappresentavano il 5,6% della popolazione totale. Il gruppo comunemente identificato come White Anglo-Saxon Protestant (WASP, in italiano Bianco, Anglosassone, Protestante) pur detenendo ancora le leve del potere politico ed economico, non costituisce più la maggioranza della popolazione del Paese.
Nel censimento del 2010 è stato rilevato il 23% dei bambini sotto i quindici anni ha genitori bianchi (i bianchi di origine europea, ma anche arabi e turchi, sono definiti come bianchi non ispanici nel censimento ufficiale, o anche bianchi di origine non latino-americana),[62] che entro il 2042 sarebbero una minoranza se proseguono le tendenze migratorie e la bassa natalità tra i bianchi.[63][64] Questa proiezione su un futuro scenario demografico in cui i bianchi (da sempre ai vertici dei poteri e della gestione dello Stato) potrebbero essere in netta minoranza ha cominciato a scatenare forti dibattiti circa l'identità degli Stati Uniti nel futuro prossimo e sull'immigrazione in entrambi gli schieramenti politici. Per quanto riguarda le origini della popolazione statunitense (stima del 2010)[65] si calcola che essa abbia le seguenti discendenze (anche se solo lontane o parziali):
223 553 265[66] sono bianchi non ispanici così suddivisiː[67]
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- britannici – 37,5 milioni o 59,2 milioni (numero che varia a seconda che si includa o meno coloro che hanno indicato "americani" come etnia – colore rosso nella mappa – quasi tutti di discendenza inglese coloniale, mentre i britannici includono anche coloro che si definiscono di origine inglese, scozzese o gallese)[69]
- tedeschi – 50,7 milioni
- irlandesi – 34,5 milioni (sette volte la popolazione dell'Irlanda stessa)
- italiani – 18 milioni
- francesi – 11,8 milioni (inclusi alcuni milioni di franco-canadesi)
- polacchi – 10,6 milioni
- ebrei – 6,4 milioni[70] (la comunità ebraica più grande del mondo fuori da Israele)
- olandesi – 4,5 milioni
- norvegesi – 4,3 milioni
- svedesi – 4,3 milioni
- russi – 3,1 milioni
- ungheresi – 1,5 milioni
- cechi – 1,4 milioni
- danesi – 1,4 milioni
- portoghesi – 1,4 milioni
- greci – 1,3 milioni
- ucraini – 900 mila
- slovacchi – 800 mila
- austriaci – 700 mila
- lituani – 700 mila
- finlandesi – 700 mila
- rumeni – 500 mila
- croati – 400 mila
- armeni – 400 mila[71]
Circa 42 milioni sono gli afroamericani, compresi i neri ispanici.[72]
Circa 20 milioni di persone sono di origine asiatica, soprattutto:
- cinesi – 3,7 milioni
- arabi – 3,5 milioni
- indiani – 3,4 milioni
- filippini – 3,4 milioni
- + coreani – 2 milioni
- vietnamiti – 1,5 milioni
- giapponesi – 1,3 milioni
- iraniani – 400 mila
- pakistani – 300 mila
- turchi – 200 mila
Secondo il censimento del 2010 risultavano 50,4 milioni di cittadini statunitensi di origine ispanica[73] (di qualsiasi etnia), in particolare:
- messicani – 34,5 milioni
- portoricani – 5,1 milioni
- cubani – 1,9 milioni
- dominicani – 1,7 milioni
- salvadoregni – 1,1 milioni
- guatemaltechi – 1 milione
- colombiani – 900 mila
- honduregni – 600 mila
- spagnoli – 600 mila[74]
- ecuadoregni – 500 mila
- peruviani – 500 mila
Nel censimento governativo del 2009 gli statunitensi ispanici erano circa 48,5 milioni, con un incremento di quasi 3 milioni di unità in due anni.[75]
I nativi americani (compresi i sanguemisti) sono circa 5 milioni.[76]
Negli Stati Uniti vive la comunità di rom più grande al mondo, contando circa 1 milione di individui.[77]
L'immigrazione ispanica è la più numerosa, tanto che alcuni Stati come California, Arizona e Texas sono già a maggioranza ispanica (definiti come «minoranza-maggioranza» nel censimento ufficiale).[78] Va comunque fatto notare che tutti questi Stati del sud-est facevano parte in passato del primo Impero messicano e prima ancora del Vicereame di Nuova Spagna, oltre ai numerosi ispanici che vi risiedevano già storicamente,[79][80] ben prima dell'annessione agli Stati Uniti dei territori e dell'immigrazione di massa. È stato inoltre calcolato che negli Stati Uniti vivano approssimativamente 12 milioni di clandestini (unauthorized immigrants), principalmente messicani, salvadoregni, guatemaltechi e filippini.[81]
Religione
- Cristiani: 78,4%[82]
- Protestanti: 51,3%[82]
- Cattolici: 23,9%[82]
- Mormoni: 1,4%[senza fonte]
- Ortodossi: 1%[senza fonte]
- Ebrei: 1,7%[82]
- Buddhisti: 0,7%[82]
- Musulmani: 0,6%[82]
- Induisti: 0,4%[82]
- Atei e agnostici: 16,1%[82]
Gli Stati Uniti sono contraddistinti da un tanto forte quanto variegato spirito religioso che si spiega facendo riferimento alla storia e alla costituzione materiale del Paese. Di fatto si osserva che nascono continuamente numerose confessioni religiose. I valori religiosi sono una parte assai importante della vita degli statunitensi, come dimostrano le elezioni vinte dal candidato repubblicano George W. Bush, puntando sui valori familiari della società.[83]
Il cristianesimo è presente in tutte le sue grandi derivazioni: in maggioranza protestanti (51,3%), seguiti dai cattolici (23,9%), mormoni (1,4%) e cristiani ortodossi (1%).
Le confessioni protestanti di maggiori tradizioni sono quelle della tradizione calvinista-riformata (presbiteriana, congregazionalista, nonché i battisti) e gli episcopali, questi ultimi ramo americano dell'anglicanesimo, cui tradizionalmente fanno riferimento le classi alte: è la confessione della famiglia Bush. Le confessioni protestanti più diffuse sono nell'ordine la battista (17,2%), la metodista (7,2%), fede abbracciata dal presidente George W. Bush dopo il matrimonio, la luterana (4,9%), la presbiteriana (2,8%) e la episcopale (1,8%), oltre a una miriade di Chiese evangeliche, pentecostali e minori. La singola Chiesa più diffusa è quella cattolica, presente fin dall'epoca coloniale, soprattutto nel Maryland: uno dei primi governatori dello Stato era Charles Carroll (che nel 1776 fu tra i firmatari della Dichiarazione di indipendenza) era fratello del primo vescovo cattolico degli Stati Uniti. I cattolici statunitensi (in prevalenza bianchi ed europei) hanno tuttavia visto rafforzare la loro presenza grazie all'immigrazione ispanica degli ultimi trent'anni.[83] Vi sono anche presenze ebraiche (1,7%), islamiche (0,6%), buddisti (0,5%), induisti (0,4%), sikh, caodaisti, shintoisti e bahai.[83][84]
Negli ultimi decenni si è sviluppato il fenomeno delle TV and Web Church, guidate dei cosiddetti "telepredicatori" della Christian Coalition, tra i quali vanno ricordati William M. Branham, Billy Graham, Pat Robertson e Jerry Falwell, animatori della destra cristiana, fondamentale per le vittorie elettorali di Ronald Reagan nel 1980 e 1984, nonché per quelle di George W. Bush nel 2000 e nel 2004 e va ricordato anche il controverso telepredicatore Benny Hinn. Parallelamente sono nate e cresciute le cosiddette «megachurch», grandissime Chiese evangeliche non-denominazionali come la Lakewood Church di Joel Osteen a Houston (Texas), che è la più grande chiesa degli Stati Uniti con più di 45 000 fedeli, seguita dalla Crystal Cathedral di Los Angeles che dispone di 2736 posti a sedere (è situata nei pressi di Disneyland, commissionata nel 1980 dal telepredicatore Robert Schuller).
Spesso la religione è dietro a molte questioni e controversie politiche riguardanti il razzismo (il movimento per la desegregazione dei neri era guidato da Martin Luther King, un pastore protestante), il pacifismo (la stessa guerra in Iraq ha diviso il panorama religioso tra favorevoli e contrari), la pena di morte (sostenuta dalle Chiese protestanti di stampo evangelicale e fermamente contestata dai cattolici), la bioetica, l'omosessualità, l'insegnamento della teoria dell'evoluzione delle specie e il Neodarwinismo.
Fenomeno minoritario anche se in forte crescita è il neopaganesimo,[85] le cui numerose religioni sono tutte presenti negli Stati Uniti. I neopagani statunitensi sono in maggioranza wiccani, ma sono presenti anche ampie comunità di eteni, celtisti e dodecateici. In netta minoranza sono i neopagani romani. Le religioni neopagane hanno trovato negli Stati Uniti terreno fertile per l'istituzione di innumerevoli organizzazioni chiamate chiese nella maggior parte dei casi, come previsto dalla politica religiosa.
Lingue
Anche se gli Stati Uniti d'America non hanno mai adottato una lingua ufficiale, l'inglese è di fatto la lingua nazionale. Secondo un dato del 2003 circa 215 milioni, ossia il 82% della popolazione in età scolare, ha come lingua madre l'inglese.[86] Oltre all'inglese le lingue più diffuse secondo il censimento del 2000 sono: lo spagnolo, utilizzato regolarmente da 28 milioni di abitanti; il cinese (2 milioni); il francese (1,6 milioni, comprendendo il creolo-francese 1,9 milioni); il tedesco (1,4 milioni); il tagalog (1,2 milioni); il vietnamita (1,1 milioni); l'italiano (1 milione). Le lingue autoctone e inuit sono parlate da meno dello 0,5% della popolazione. Tra queste la più parlata è il navajo, con circa 180 000 persone che lo parlano oltre all'inglese.[87][88]
L'inglese è adottato in tutti gli atti pubblici formali, ma non è ufficiale a livello federale. È ufficiale in ventotto dei cinquanta Stati dell'Unione. Oltre all'inglese alcuni Stati hanno come lingua ufficiale, un'altra lingua: in Louisiana il francese, nelle Hawaii l'hawaiiano, nel Nuovo Messico lo spagnolo. Il 18 maggio 2006 il Senato ha approvato una risoluzione proposta dal repubblicano James Inhofe, con cui si stabilisce che l'inglese è la lingua «comune e unificatrice degli Stati Uniti». Per entrare in vigore deve però essere votata anche dalla Camera dei Rappresentanti e approvata dal presidente in carica, che ha il diritto di veto.
Istruzione
Sistema sanitario
Sistema giudiziario
Ordinamento dello Stato
Il sistema politico degli Stati Uniti comprende il sistema federale che unisce gli Stati e il sistema di ciascuno Stato. Nonostante la possibilità teorica di ampia indipendenza gli Stati tendono ad assomigliarsi nei sistemi di governo e generalmente sono basati sul sistema federale con un capo dello Stato (il presidente degli Stati Uniti o il governatore di ciascun Stato), un'assemblea legislativa (di solito bicamerale con un Senato e una Camera dei Rappresentanti – House o House of Representatives) e un sistema di giudici e tribunali, federali e statali, ciascuno con una propria giurisdizione. Il rapporto fra il governo federale e gli Stati è regolato dalla Costituzione, interpretata dalla Corte suprema. Per Costituzione il governo federale ha il solo potere di regolare il commercio fra gli Stati, di proteggere i diritti dei cittadini e di difendere il Paese. Di fatto e con l'avallo della Corte suprema col tempo ha acquisito grandi poteri, che esercita attraverso organismi federali i quali, ad esempio, regolamentano la circolazione delle droghe o la cattura dei criminali, ma anche l'educazione e i diritti dei disabili.
Ogni Stato elegge al congresso due senatori e un numero di rappresentanti proporzionale alla popolazione (almeno uno), un sistema che offre un maggiore peso agli Stati più piccoli. Il sistema politico statunitense è bipolare e assegna il potere a chi ha ricevuto più voti tra i due partiti maggiori, il Partito Democratico (di centro-sinistra e di tendenze progressiste) e il Partito Repubblicano (di centro-destra e di tendenze conservatrici).
L'elezione del presidente avviene ogni quattro anni, il primo martedì dopo il primo lunedì di novembre. L'elezione del presidente avviene in modo indiretto, in quanto i cittadini eleggono i grandi elettori che a loro volta si riuniscono ed eleggono il presidente. Ogni Stato possiede un numero di grandi elettori pari al numero di deputati e di senatori che lo Stato esprime. Con rare eccezioni in ciascuno Stato i grandi elettori vengono assegnati alla lista che prende il maggior numero di voti («the winner takes all»). Il meccanismo elettorale spinge i candidati a concentrare i propri sforzi per ottenere i voti di pochi decisivi Stati nei quali il risultato è incerto, trascurando invece gli Stati nei quali con ragionevole certezza il risultato finale è scontato. La scelta del candidato alla presidenza avviene attraverso elezioni primarie che avvengono nel corso di diverse settimane, secondo un calendario che rispecchia la tradizione e vede nell'Iowa e nel New Hampshire i primi Stati interessati da questo tipo di voto.
Se il presidente si rifiuta di firmare una legge (ponendo il suo diritto di "veto"), maggioranze di due terzi sia nella Camera sia nel Senato possono approvare una legge senza la firma del presidente, superandone il suo "veto". Talvolta le leggi passate dal Senato e dalla Camera sono diverse e in tal caso un comitato formato da senatori e rappresentanti («conference committee») si riunisce per cercare un compromesso accettabile a entrambe le camere: compromesso che spesso esprime più le preferenze del comitato che delle due camere. Ciononostante molto spesso le leggi vengono approvate comunque. In tali battaglie politiche spesso il conflitto non è a viso aperto: infatti spesso il presidente firma una legge approvata dai due terzi di ciascuna delle due camere («a veto-proof majority») pur dichiarandosi contrario.
Nel Senato per oltre un secolo una maggioranza di tre quinti era necessaria per porre fine al dibattito: questo permette a una sostanziale minoranza di bloccare leggi particolarmente sfavorevoli, con un processo chiamato «filibuster». Con la cosiddetta opzione nucleare, una serie di modifiche regolamentari hanno limitato l'operatività di questa regola: l'abbassamento della "supermaggioranza" fu statuito, nel 113º Congresso, per le proposte presidenziali di nomine alle Corti inferiori; nel 115º Congresso degli Stati Uniti d'America, la nuova maggioranza repubblicana al Senato ha abbassato la maggioranza anche per le proposte presidenziali alla Corte suprema, consentendo la nomina del giudice Neil M. Gorsuch.
Per quanto riguarda la Costituzione può essere emendata mediante due procedure:
- con la prima il Congresso con l'approvazione di due terzi di ciascuna delle camere propone agli Stati l'emendamento in questione;
- con la seconda (che non è stata mai applicata) il Congresso dietro richiesta delle assemblee legislative di due terzi degli Stati convoca una convenzione nazionale per discutere e presentare l'emendamento. A questo punto in entrambi i casi è necessario che tre quarti degli Stati approvino l'emendamento. Questa approvazione può essere opera dell'assemblea legislativa dello Stato o di un'apposita convenzione. Tranne in un caso, l'approvazione degli emendamenti è sempre stata opera delle assemblee legislative degli stati.
Vari emendamenti si sono succeduti nella storia statunitense. Sono famose le modifiche dopo la guerra civile intese a proibire la schiavitù.
Clamoroso fu il XVIII emendamento, che proibì il consumo dell'alcol: esso fu successivamente abrogato dal XXI, emendamento che è stato l'unico a essere approvato mediante convenzioni statali e l'unico ad abrogare un precedente emendamento (lo stesso XVIII).
Suddivisioni amministrative
Stati federati
In origine la Dichiarazione di indipendenza fu firmata da tredici dei cinquanta Stati che avrebbero poi costituito i moderni Stati Uniti insieme al distretto federale di Columbia (la data fra parentesi nell'elenco sottostante indica l'epoca della loro entrata nella federazione):
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Un distretto separato sotto la diretta autorità del Congresso è il Distretto di Columbia, ossia Washington, che è anche la capitale della federazione.
Inoltre ci sono anche alcuni territori esterni che dipendono dagli Stati Uniti:
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Contee
Il secondo livello amministrativo è generalmente quello delle contee. I cinquanta Stati sono suddivisi in 3 141 contee o entità amministrative assimilabili a esse. Il rapporto tra Stati, contee e livelli amministrativi inferiori è regolato in modo autonomo nei diversi Stati dalla Costituzione di ognuno di essi.
Città principali
Pur con importanti differenze nei diversi Stati il terzo livello amministrativo è solitamente quello delle città (city e borough). Una città occupa in genere una parte del territorio di una contea, ma vi possono essere "città indipendenti" il cui territorio non è compreso in alcuna contea o le «consolidated city-county», cioè città il cui territorio si sovrappone completamente a quello della contea di appartenenza. Un caso unico è invece quello della città di New York, il cui territorio copre cinque diverse contee (rappresentate dai cinque quartieri detti «borough»). I centri urbani maggiori sono tuttavia ben più estesi dei loro confini cittadini e vengono identificati da un'area metropolitana. Le aree metropolitane censite dall'Ufficio del censimento degli Stati Uniti sono 363. Esse comunque non costituiscono un'entità amministrativa, ma hanno una funzione esclusivamente statistica. Nel 2008 l'83,6% della popolazione viveva in un'area metropolitana.[89] Dall'anno 2000 la maggiore crescita demografica si è registrata soprattutto nelle città del sud (la cosiddetta «Sun Belt»), in particolare nelle aree metropolitane di Dallas, Houston, Phoenix, Miami e Atlanta, oltre alla California Meridionale.[90]
Principali città degli Stati Uniti d'America | ||||
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Città | Popolazione | Area metropolitana | ||
New York (New York) | 8 336 697 – (1ª) | 18 897 109 – (1ª) | ||
Los Angeles (California) | 3 857 799 – (2ª) | 12 828 837 – (2ª) | ||
Chicago (Illinois) | 2 853 114 – (3ª) | 9 461 105 – (3ª) | ||
Houston (Texas) | 2 160 821 – (4ª) | 6 177 035 – (5ª) | ||
Filadelfia (Pennsylvania) | 1 547 607 – (5ª) | 5 965 343 – (6ª) | ||
Phoenix (Arizona) | 1 488 750 – (6ª) | 4 263 236 – (14ª) | ||
San Antonio (Texas) | 1 382 951 – (7ª) | 2 194 927 – (26ª) | ||
San Diego (California) | 1 338 348 – (8ª) | 3 095 313 – (17ª) | ||
Dallas (Texas) | 1 241 162 – (9ª) | 6 700 991 – (4ª) | ||
San Jose (California) | 948 279 – (10ª) | 1 819 198 – (31ª) | ||
San Francisco (California) | 825 863 – (14ª) | 4 335 391 – (11ª) | ||
Boston (Massachusetts) | 636 429 – (21ª) | 4 591 112 – (10ª) | ||
Seattle (Washington) | 634 535 – (22ª) | 3 905 026 – (15ª) | ||
Denver (Colorado) | 634 265 – (23ª) | 2 599 504 – (21ª) | ||
Washington (Distretto di Columbia) | 632 323 – (24ª) | 5 703 948 – (9ª) | ||
Stime dell'Ufficio del censimento degli Stati Uniti d'America, "Annual Estimates of the Population of Metropolitan and Micropolitan", 2012 |
Istituzioni, enti e associazioni
Forze di polizia
Negli Stati Uniti vi sono forze di polizia in ambito federale, statale, di contea e di città. Le agenzie federali con competenza in tutto il territorio nazionale sono:
- Federal Bureau of Investigation (FBI)
- Federal Bureau of Narcotics (FBN)
- United States Marshals Service (USMS)
- Drug Enforcement Administration (DEA)
- United States Secret Service (USSS)
- Naval Criminal Investigative Service (NCIS)
Ogni Stato ha poi una polizia, mentre nelle contee la giurisdizione è dello sceriffo. Nelle città vi sono i dipartimenti di polizia e i più conosciuti sono: Los Angeles Police Department, Chicago Police Department, New York City Police Department e Miami-Dade Police Department.
Forze armate
Con la caduta dell'Unione Sovietica all'inizio degli anni novanta del XX secolo gli Stati Uniti sono rimasti l'unica superpotenza globale, nonostante i notevoli tagli di fondi destinati al settore della difesa. Nel corso degli anni (in particolar modo dopo la fine della seconda guerra mondiale), grazie alla ricerca di una sempre maggiore efficienza e superiorità tecnologica (piuttosto che numerica) nei confronti dei potenziali nemici, le forze armate statunitensi hanno raggiunto una capacità operativa molto elevata. I corpi militari sono così suddivisi:
- United States Navy (USN): unica marina militare al mondo dotata di undici "superportaerei" (più decine di sottomarino nucleari e varie tipologie di navi da battaglia) in grado di "proiettare" il potenziale militare statunitense in qualsiasi parte del globo in pochi giorni; Questo corpo ha anche un servizio investigativo: il Naval Criminal Investigative Service (NCIS)
- United States Army (USA): l'esercito, composto da più di un milione di soldati bene addestrati e dotati di armi ed equipaggiamenti tecnologicamente avanzati;
- United States Air Force (USAF): l'aviazione militare, dotata di migliaia di aerei ed elicotteri, unica al mondo a essere dotata di aeromobili con tecnologia "furtiva";
- United States Marine Corps (USMC): corpo militare elitario gestito come una piccola forza armata a sé stante e con navi dedicate, fanteria sbarcabile e una propria forza aerea di appoggio. Il Corpo dei marines dispone di una “forza di intervento rapido” in grado di raggiungere in poche ore qualsiasi punto del globo terrestre;
- United States Reserve (USAR): riserva militare, corpo composto da cittadini civili che in caso di necessità possono essere richiamati in servizio.
- United States National Guard (USNG): guardia nazionale, una branca dell'esercito principalmente indicata per agire in situazioni di crisi interna al Paese.
Il presidente detiene il titolo di comandante in capo della forze armate e nomina i suoi capi, il Segretario della Difesa e i comandi congiunti del personale. Il Dipartimento della difesa gestisce le forze armate, compresa esercito, marina, Corpo dei marines, e l'Air Force. La guardia costiera è gestita dal Dipartimento di sicurezza della patria in tempo di pace e dal Dipartimento della marina in tempo di guerra. Nel 2011 i militari erano 1,43 milioni di personale in servizio attivo,[91] insieme a diverse centinaia di migliaia di riserva, oltre alla guardia nazionale, per un totale di 2,3 milioni di soldati. Il Dipartimento della difesa impiega inoltre circa 700 000 civili.
Il servizio militare è volontario, anche se la coscrizione può verificarsi in tempo di guerra. Le forze statunitensi possono essere impiegate rapidamente grazie alla grande flotta di aerei da trasporto e aerei cisterna di rifornimento dell'Air Force, oltre alle undici portaerei attive nelle flotte dislocate nell'oceano Atlantico e Pacifico. Al di fuori degli Stati Uniti i militari americani sono schierati su 770 basi e strutture presenti in ogni continente tranne l'Antartide.[92] La spesa totale in campo militare nel 2006 ammontava a più di 528 miliardi di dollari, cioè quasi il 46% della spesa militare globale. La spesa pro capite è di 1 756 miliardi di dollari, circa dieci volte la media mondiale.[93] Nel 2010 la spesa militare statunitense è stata pari al 4,60% del PIL.[94]
Servizi segreti
Bandiera
Politica
Politica interna
Politica estera
Gli Stati Uniti esercitano a livello globale una grande influenza economica, politica e militare. Sono membro permanente delle Nazioni Uniti e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la città di New York ospita la sede dell'ONU. Quasi tutti i Paesi hanno ambasciate a Washington e numerosi consolati sono presenti in tutto il Paese. Allo stesso modo quasi tutte le nazioni ospitano missioni diplomatiche statunitensi, ma Iran, Corea del Nord, Bhutan, Sudan e Taiwan non hanno formali relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. Gli uomini del governo degli Stati Uniti percepiscono le minacce poste dai governanti di alcuni di questi Stati come una giustificazione per le proprie iniziative militari e di politica estera, come nel caso dei programmi per il missile anti-balistico, iniziative fondate sul timore che questi Stati non sarebbero (in ipotesi infausta di aggressione) dissuasi dalla cosiddetta distruzione mutua assicurata. Di conseguenza si giustifica nei confronti di questi Stati misure di difesa preventiva,[95] regolamentata dalla Strategia di difesa nazionale (National Defense Strategy).[96][97] Gli Stati Uniti godono di un rapporto speciale con il Regno Unito e mantengono forti legami con Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Israele, e tutti i membri della NATO. Lavorano inoltre a stretto contatto con i vicini continentali tramite l'Organizzazione degli Stati americani e accordi di libero scambio come il NAFTA con Canada e Messico. Nel 2005 gli Stati Uniti hanno speso 27 miliardi di dollari in aiuti pubblici allo sviluppo, il maggior Paese contributore del mondo. Tuttavia relativamente al reddito interno lordo gli Stati Uniti contribuiscono con il 0,22%, classificandosi al ventesimo posto tra i ventidue principali Stati donatori. Enti non governativi come fondazioni private, imprese e istituzioni religiose donano 96 miliardi di dollari e il totale complessivo sale così a 123 miliardi di $, il settimo in percentuale del reddito interno lordo.[98]
Politica economica
Economia
Gli Stati Uniti hanno un sistema economico capitalista di tipo misto con un grande contributo delle imprese private nelle decisioni microeconomiche, regolate però dalle scelte del governo. Caratterizzata da alta produttività, alimentata da abbondanti risorse naturali e da una sviluppata rete di infrastrutture secondo il Fondo monetario internazionale l'economia degli Stati Uniti genera un PIL annuale di 16 245 miliardi di dollari, che costituisce il 22% del prodotto interno lordo mondiale ai prezzi di mercato e quasi il 20% del prodotto mondiale lordo a parità di potere d'acquisto (PPA).[7] È la più grande economia statuale del pianeta in termini di PIL (nominale) con circa lo stesso PIL combinato di tutti i Paesi dell'Unione europea a PPA generato nel 2012. Il PIL pro capite è il decimo in termini nominali e il sesto in termini di PPA.[7] Gli Stati Uniti sono il più grande importatore di merci e il terzo maggiore esportatore, anche se le esportazioni pro capite sono relativamente basse. Canada, Cina, Messico, Giappone e Germania sono i principali partenariati commerciali.[99] Le principali merci di esportazione sono macchinari elettrici, mentre i veicoli costituiscono la principale voce delle importazioni.[100]
Il settore privato costituisce la maggior parte dell'economia, mentre le attività governative partecipano al 12,4% del PIL. L'economia è prevalentemente postindustriale, con il settore dei servizi che contribuisce al 67,8% del PIL.[101] Il principale settore in termini di giro di affari è quello del commercio all'ingrosso e al dettaglio, ma in termini di reddito netto è quello della finanza e assicurazioni.[102] Gli Stati Uniti hanno avuto un collasso economico a partire dal 2009 e con loro anche gran parte delle nazioni del pianeta. Al settembre 2012 il debito estero ammontava a 16 000 miliardi di dollari, il più alto del mondo, ma nel 2013 gli Stati Uniti hanno registrato un'ottima ripresa economica: infatti dal dicembre 2013 si è registrato il minore tasso di disoccupazione al mondo e la creazione di nuovi posti di lavoro grazie all'apertura di nuove aziende o fabbriche per i disoccupati oltre che un notevole aumento del PIL e un forte aumento del turismo. Gli Stati Uniti sono la prima superpotenza economica mondiale e industriale con produzioni nell'industria chimica, nell'industria nucleare, nell'industria elettrica e nell'industria informatica, oltre che in tutta l'industria tecnologica e nel settore della ricerca, tanto da detenerne il primato nel settore e in tutti i vari tipi di manifatturiera.[103]
Il New York Stock Exchange è la più grande borsa valori del mondo.[104]
Risorse
Petrolio
Gli Stati Uniti sono il terzo più grande produttore di petrolio del mondo, così come il più grande importatore di questa materia prima.[105][106][107]
Acqua e altri minerali
È al primo posto nella produzione di energia elettrica e nucleare, nell'estrazione di gas naturale, zolfo, fosfati e sale.
Agricoltura
Sebbene l'agricoltura rappresenti poco meno dell'1% del PIL, gli Stati Uniti sono i maggiori produttori mondiali di mais[108] e soia.[109]
Industria
Nel 2005 la forza lavoro retribuita era pari a 155 milioni di persone, di cui l'80% a tempo pieno.[110] Secondo stime del 2009 la maggioranza della forza lavoro, ossia il 77% del totale, era impiegata nel settore dei servizi.[38]
Grazie alla ricchezza di risorse minerarie gli Stati Uniti sono un Paese autosufficiente per quanto riguarda la maggior parte delle materie prime. I principali centri dell'industria meccanica sono Chicago e Detroit. In California oltre all'industria cinematografica di Hollywood si trova un'alta concentrazione di aziende specializzate nel comparto delle nuove tecnologie e dell'informatica.
Servizi
Insieme alla Cina e al Sudafrica gli Stati Uniti sono le sole nazioni industrializzate a non avere una copertura sanitaria universale; questo è causa di un forte dibattito negli Stati Uniti sulla possibilità di ampliare a tutti le cure sanitarie.
Il 25 marzo 2010 il presidente Barack Obama ha firmato la legge della riforma sanitaria: l'aumento del numero di persone tutelate dal sistema sanitario (32 milioni in più), la diminuzione della spesa governativa per la sanità (pari al 4% del pil nel 2007, il doppio della media delle nazioni facenti parte dell'OCSE). Inoltre si stima come la metà delle bancarotte individuali siano cagionate da spese mediche improvvise e non coperte da tutela assicurativa: tale fenomeno dovrebbe pertanto subire un decremento.
Con circa 15,5 milioni di persone il settore dell'assistenza sanitaria e assistenza sociale rappresentava il principale settore di occupazione.[111] Circa il 12% dei lavoratori è sindacalizzato, contro il 30% dell'Europa occidentale.[112] La Banca Mondiale classifica gli Stati Uniti nel primo posto per facilità nell'assunzione dei lavoratori.[113] Tra il 1973 e il 2003 le ore lavorative medie per un lavoratore statunitense è cresciuto di 199 ore,[114] pertanto gli Stati Uniti mantengono la più alta produttività del lavoro del mondo, anche se non in termini di produttività per ora lavorata come fino ai primi anni novanta: i lavoratori di Norvegia, Francia, Belgio e Lussemburgo si trovano meglio piazzati in questo indicatore.[115] Rispetto all'Europa negli Stati Uniti le tasse su proprietà e reddito delle società sono in genere più elevate, mentre il lavoro sconta in genere aliquote fiscali più basse.[116]
Il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti dovrebbe restare stabile nel 2012 ed essere intorno all'8,4% a fine anno.[117]
Reddito e sviluppo umano
Secondo lo il Censimento degli Stati Uniti il reddito medio lordo delle famiglie statunitensi nel 2007 è stato di 50 233 dollari, con medie che variano dai 68 080 dollari nel Maryland ai 36 338 dollari del Mississippi. A parità di potere di acquisto la media è simile ai quella delle maggiori nazioni sviluppate. Dopo essere scesi bruscamente durante la metà del XX secolo i tassi di povertà si sono stabilizzati dai primi anni settanta, ma sono decisamente aumentati dalla fine degli anni novanta e la povertà affligge oltre il 30% della popolazione. Lo stato sociale è ormai tra i più austeri nel mondo sviluppato, ma mentre esso tutela e riduce la fascia debole tra la popolazione anziana,[118] in proporzione poco è fatto per la fascia più giovane.[119] Uno studio 2007 dell'UNICEF sul benessere dei bambini tra le ventuno nazioni più industrializzate ha posto gli Stati Uniti tra gli ultimi posti.[120]
Nonostante i forti aumenti di produttività la bassa disoccupazione e la bassa inflazione, gli incrementi di reddito a partire dagli anni ottanta hanno avuto una crescita lenta rispetto ai precedenti decenni, oltre a essere stato meno ampiamente condivisi, e accompagnati da una maggiore insicurezza economica.
Tra il 1947 e il 1979 il reddito medio è aumentato di oltre l'80% nell'insieme di tutte le classi di reddito, con i redditi più bassi cresciuti a un ritmo più elevato rispetto a quelli elevati.[121][122] Il reddito familiare medio è aumentato dal 1980[123] in gran parte a causa di un doppio reddito all'interno delle famiglie, la riduzione del divario tra i sessi e per il maggior numero di ore lavorate, ma la crescita è stata più lenta e maggiormente concentrata nei redditi più elevati.[121][124][125][126] Di conseguenza i redditi di gran lunga più elevati, che corrispondono all'1% dei redditi, hanno generato il 21,8% del reddito totale prodotto nel Paese nel 2005, cifra che è più che raddoppiata dal 1980,[127] rendendo gli Stati Uniti uno dei Paesi con la maggiore disparità di reddito tra nazioni sviluppate.[128][129] La ricchezza come reddito è estremamente concentrata: il 10% della popolazione è la fascia più ricca e possiede il 69,8% della ricchezza del Paese, la seconda quota più elevata tra le nazioni sviluppate.[130] L'1% posto al vertice possiede il 33,4% del patrimonio netto.[131]
Secondo le statistiche del 2012 il 24% degli statunitensi è ricco (ha cioè un reddito superiore ai 200 000 dollari annui), il 61% appartiene al ceto medio (ha un reddito che oscilla tra i 199 999 e i 28 000 dollari) e il 15% è povero (cioè guadagna in un anno meno di 28 000 dollari). La povertà colpisce soprattutto una parte degli afroamericani e gli immigrati arrivati da poco (messicano-statunitensi, albanesi, slavi arrivati dopo il crollo del muro di Berlino e arabi). Nel corso degli anni il governo ha dato vita a numerose iniziative e strutture nel campo della solidarietà sociale, la più importante delle quali è la Corporation for National and Community Service (CNCS), un'agenzia governativa nella quale a cominciare dal 1993 sono confluite attraverso un complesso processo di progressivo accorpamento numerose e diverse iniziative umanitarie e assistenziali interne, tra cui la AmeriCorps VISTA.
Turismo
Un settore florido è quello del turismo, sia interno sia internazionale, nelle varie zone ad alto interesse naturalistico (molti eretti a monumenti nazionali) e nelle grandi città simbolo. Tra le aree naturali simbolo oltre ai tanti parchi naturali si ricordano:
- gli Appalachi
- le Montagne Rocciose
- il Gran Canyon
- la Monument Valley
- il Parco Nazionale di Yellowstone
- lo Yosemite Valley
- il Sequoia National Park
- la Valle della Morte
- il monte Rushmore
- le Grandi Pianure
- i Grandi Laghi
- il Missouri-Mississippi
- le cascate del Niagara
- il Denali
- il Mauna Loa e il Mauna Kea
- la Route 66
- le riserve indiane
- le spiagge della California e della Florida
Le città più visitate sono:
Arte e cultura
Sebbene la classe dirigente abbia in maggioranza origini inglesi (i primi coloni giunsero sulla costa est degli Stati Uniti a seguito della repressione dei puritani dopo la restaurazione stuartiana), la maggior parte degli statunitensi ha origini tedesche.[65] La composizione etnica della federazione varia molto a seconda della regione, ma la cultura statunitense nasce dalla fusione di numerose culture: europei, neri africani, ispanofoni e nativi americani.
Importanti da segnalare sono le grosse differenze culturali e filosofiche fra le diverse regioni statunitensi. Spesso visti dall'estero come un'entità unica e "unita", la realtà degli Stati Uniti è tutt'altro: sulle coste prevalgono gli statunitensi "progressisti", mentre nel grande centro (con l'eccezione delle grandi città come Chicago e Denver) rimane una visione più tradizionale, legata maggiormente alla religione, che fanno parte della cosiddetta «Bible Belt» (cintura della Bibbia), forse la regione meno accessibile alla mentalità filosofica prevalente in Europa.
Si usa l'acronimo WASP (White Anglo-Saxon Protestant) per indicare una tipologia di statunitense specifica senza ambiguità: bianco, anglosassone e protestante. Nonostante ciò la percentuale di statunitensi cattolici è massiccia, composta in gran parte dai discendenti irlandesi, tedeschi, italiani e polacchi nel contesto europeo e di latinoamericani (principalmente dal Messico al primo posto seguito dalla Colombia e dalla Repubblica Dominicana).
Al momento della rivoluzione statunitense (1775) oltre al rifiuto alle tasse imposte dal regime la nuova federazione si pone il problema di avere una propria cultura distinta da quella dell'Inghilterra, che fino ad allora aveva governato quei territori. Questo problema è affrontato da Ralph Waldo Emerson in uno dei saggi cruciali della letteratura statunitense, Lo studioso statunitense, che O. W. Holmes definì «la Dichiarazione di Indipendenza intellettuale statunitense». Lo stesso problema è affrontato in tutta l'opera di Emerson, tanto che Harold Bloom lo definì «la figura centrale nella cultura statunitense».
Nel corso dei decenni gli apporti di altre culture si sono fatti sentire, a seconda dei flussi migratori che si sono succeduti: hanno contribuito l'Irlanda, l'Italia, l'Europa orientale (soprattutto a seguito della forte immigrazione ebraica dalla Russia, Polonia, Ucraina e Bielorussia) e in minor proporzione (ma non di minore importanza) la Grecia.
Nel frattempo si è sviluppata in territorio statunitense tra mille contraddizioni e lacerazioni una cultura afro-americana, legata alla peculiare e travagliata storia degli statunitensi discendenti degli schiavi. Una delle realizzazioni più rappresentative di questa cultura è il jazz, il più grande e innovativo contributo statunitense nel campo musicale. In modo ancora più faticoso e drammatico è cominciata a uscire dall'isolamento la cultura dei nativi americani, ridotti allo 0,8% della popolazione e confinati nelle riserve dove però hanno la possibilità di professare la loro religione e continuare a vivere secondo le proprie tradizioni.
L'immigrazione dal Messico soprattutto e secondariamente dagli altri Paesi latinoamericani ispanofoni, quella dell'est asiatico e dell'India hanno contribuito a far sì che la cultura statunitense assunse (non senza resistenze e incomprensioni) anche caratteri non-europei. La più recente ondata immigratoria è quella dai Paesi latinoamericani e islamici, che ancora non si può dire abbia segnato la cultura statunitense nel suo complesso (per quanto l'islam si sia diffuso già a partire dagli anni 1930 tra gli afro-americani), ma bisogna però considerare che nonostante l'origine il 55% degli immigrati dai Paesi arabi è di fede cristiana.
Per quanto riguarda la cultura degli Stati Uniti ciò che subito salta all'occhio è lo smodato utilizzo dell'intrattenimento, ossia la spettacolarizzazione degli eventi. Tutto o quasi negli Stati Uniti è reso pubblico sotto forma di spettacolo e anche le elezioni sono estremamente spettacolarizzate, con fastosi raduni e convegni. Un'importante componente della cultura statunitense si sta ponendo in questione tra i progressisti nel film e il sogno americano dove l'idea che con il duro lavoro, il coraggio e l'autodeterminazione una persona possa guadagnarsi una vita migliore.[132]
Scienza e tecnologia
Gli Stati Uniti sono sede di importanti centri di ricerca quali: Fermilab, Brookhaven National Laboratory, Bell Laboratories, SLAC, Oak Ridge National Laboratory, Institute for Advanced Study e Los Alamos National Laboratory sede operativa del famoso progetto Manhattan. Altri centri di ricerca importanti sono la NASA, il NOAA, il NCAR e NCEP. Scienziati importanti (anche naturalizzati statunitensi) sono stati: Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Thomas Alva Edison, Joseph Henry, Alexander Graham Bell, Nikola Tesla, Albert Einstein, Kurt Godel, Enrico Fermi, Robert Oppenheimer, John Von Neumann, Richard Feynman, Carl David Anderson, Karl Schwarzschild, James Van Allen, Wernher von Braun, Norbert Wiener, Murray Gell-Mann, Claude Shannon, John Bardeen, John Nash e Milton Friedman.
Filosofia
Letteratura
I primi scrittori popolari a livello internazionale negli Stati Uniti sono stati Washington Irving con il racconto La leggenda di Sleepy Hollow (1819) e James Fenimore Cooper con L'ultimo dei Mohicani (1826) nel XIX secolo. Hanno dipinto un paesaggio letterario statunitense pieno di umorismo e avventura. Questi autori sono stati succeduti da Nathaniel Hawthorne, Edgar Allan Poe, Herman Melville, Ralph Waldo Emerson, Henry Wadsworth Longfellow e Henry David Thoreau, che hanno stabilito una voce letteraria distintiva statunitense nella metà del XIX secolo.
Mark Twain, Henry James e il poeta Walt Whitman erano figure importanti nella seconda metà del secolo, mentre Emily Dickinson, praticamente sconosciuta durante la sua vita, sarebbe stata riconosciuta come un altro poeta essenziale degli Stati Uniti. Undici cittadini statunitensi hanno vinto il premio Nobel per la letteratura, tra cui John Steinbeck, William Faulkner, Eugene O'Neill, Pearl S. Buck, T.S. Eliot e Sinclair Lewis. Il premio Nobel del 1954 Ernest Hemingway è spesso indicato come uno degli scrittori più influenti del ventesimo secolo.
Opere che hanno catturato gli aspetti fondamentali dell'esperienza nazionale e il carattere statunitense sono Moby Dick (1851) di Melville, Le avventure di Huckleberry Finn (1885) di Twain e Il grande Gatsby (1925) di Francis Scott Fitzgerald, ognuno dei quali reputato grande romanzo statunitense. Generi letterari popolari come il romanzo poliziesco sono stati sviluppati negli Stati Uniti. Altri romanzi, come Sulla strada (On the road) di Jack Kerouac, hanno ispirato intere generazioni.
Noti romanzi della letteratura statunitense moderna con successo internazionale sono la saga vampiresca di Twilight (di Stephenie Meyer) e la trilogia di Hunger Games (di Suzanne Collins), da cui in entrambi i casi sono stati tratti dei lungometraggi.
Cinema
Gli Stati Uniti sono la patria del cinema moderno con i suoi studi di Hollywood, avendo influenzato profondamente la produzione cinematografica di molti altri Stati occidentali, nonché la visione a livello mondiale delle sue produzioni. Tra i cineasti più famosi si ricordano Walt Disney, Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick. Appartiene alla cultura cinematografica statunitense e mondiale il premio Oscar con la sua cerimonia di premiazione.
Musica
Assieme al Regno Unito gli Stati Uniti sono la patria di numerosi generi musicali come jazz, rock, pop, folk, country, dance, gospel, soul e altri ancora. Numerosi sono gli artisti e i gruppi di fama internazionale che hanno segnato le scene e i palcoscenici musicali di tutto il mondo, tra cui si ricordano: Louis Armstrong, Ray Charles, Frank Sinatra, Elvis Presley, Chuck Berry, Jimi Hendrix, Frank Zappa, James Brown, Little Richard, Aretha Franklin, Bob Dylan, Stevie Wonder, Carlos Santana, Bruce Springsteen, Prince, Michael Jackson, Madonna, Beyoncé, Patti Smith, Tina Turner, The Velvet Underground, The Doors, The Beach Boys, Guns N' Roses, Talking Heads, Eagles, Nirvana, Aerosmith e Metallica.
Monumenti
Sport
Lo sport è molto importante nella cultura statunitense, tanto che le università statunitensi affiancano spesso alla funzione educativa primaria l'organizzazione di squadre sportive formate da studenti con borse di studio per attrarre i giovani atleti più promettenti e con la concessione di lauree per meriti sportivi. I tornei universitari per tutte le discipline sono organizzati dalla National Collegiate Athletic Association (NCAA).
Tra gli sport professionistici con il maggior numero di spettatori vi sono:
- Baseball, il principale campionato professionistico è quello MLB (Major League Baseball)
- Football americano (football), il principale campionato professionistico è quello NFL (National Football League), la cui finale è Super Bowl, uno degli eventi televisivi più seguiti del mondo
- Pallacanestro (basketball), il principale campionato professionistico è quello NBA (National Basketball Association)
- Hockey su ghiaccio, il principale campionato professionistico è quello NHL (National Hockey League)
- Golf, lo sport negli Stati Uniti è gestito dall'associazione nazionale USGA (United States Golf Association)
- Pugilato, le federazioni mondiali più importanti sono IBF, WBA, WBC e WBO.
- Wrestling, la principale federazione è la WWE (World Wrestling Entertainment)
- Arti marziali miste, la principale federazione è la UFC (Ultimate Fighting Championship)
- Lacrosse, il principale campionato professionistico è quello MLL (Major League Lacrosse)
- NASCAR (automobilismo), oltre a Indycar e ChampCar
Fra gli sport individuali molto praticati negli Stati Uniti sono l'atletica leggera, il nuoto, il tennis, lo sci alpino, il poker sportivo e il rugby.
Il calcio (noto negli Stati Uniti come soccer) è lo sport più praticato dalle ragazze (la rappresentativa statunitense ha vinto tre dei sette campionati mondiali femminile e quattro delle cinque Olimpiadi), ma non conta molti spettatori. Ciononostante l'organizzazione da parte degli Stati Uniti del Mondiale 1994 ha suscitato un discreto interesse per lo sport e per il campionato locale della MLS (Major League Soccer), fondata nel 1993, la cui prima edizione si è svolta nel 1996, proprio come un impulso alla diffusione del calcio statunitensi dopo i Mondiali nel 1994.
Otto edizioni dei Giochi olimpici si sono svolte negli Stati Uniti (quattro olimpiadi estive e quattro olimpiadi invernali), che sono anche al primo posto nel medagliere complessivo dei Giochi olimpici.
Note
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- ^ Parlato a casa dal 12% della popolazione, con stato ufficiale a Porto Rico e speciale in New Mexico.
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Voci correlate
- 51º Stato
- Architettura statunitense
- Americanismo
- Antiamericanismo
- Bandiera degli Stati Uniti d'America
- Bandiere degli Stati federati degli Stati Uniti d'America
- Bench trial
- Cittadinanza statunitense
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Collegamenti esterni
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 130168302 · ISNI (EN) 0000 0001 2331 5230 · SBN BVEV001855 · SBN MUSL003483 · BAV 494/17090 · LCCN (EN) n78095330 · GND (DE) 4078704-7 · BNE (ES) XX4575366 (data) · BNF (FR) cb118636082 (data) · J9U (EN, HE) 987007552545705171 · NDL (EN, JA) 00871907 |
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