m Annullata la modifica 112095654 di Giallupone (discussione): l'ampio divario tecnico tra Nord/Sud non è un'affermazione «di parte» ma un fatto storico del calcio italiano nel tempo - comprovato dai parziali "tennistici" delle varie finalissime -, che andrà ad annullarsi solo con l'avvento del 'girone unico'; e anche basta col tentare di trasformare quel paragrafo in un palco di istanze laziali...
Il virgolettato è una affermazione di parte per definizione. Lo stesso concetto è espresso due righe dopo. Caro Danyele stai palesando la tua poca terzietà, come peraltro hai già fatto più volte in passato. Vuoi agire di prepotenza? Prego, continua pure. D'altronde ne hai il potere...
Il 20 luglio 2016 la Commissione di Saggi nominata dal presidente della FIGC, [[Carlo Tavecchio]], per analizzare il caso, dopo aver esaminato la documentazione a riguardo e constatato che negli archivi federali e in quelli pubblici non vi è traccia della delibera di attribuzione dello scudetto al Genoa, ha espresso parere favorevole all'assegnazione congiunta del campionato a genoani e laziali.<ref name=relazione1915/>
Il 20 luglio 2016 la Commissione di Saggi nominata dal presidente della FIGC, [[Carlo Tavecchio]], per analizzare il caso, dopo aver esaminato la documentazione a riguardo e constatato che negli archivi federali e in quelli pubblici non vi è traccia della delibera di attribuzione dello scudetto al Genoa, ha espresso parere favorevole all'assegnazione congiunta del campionato a genoani e laziali.<ref name=relazione1915/>
L'iniziativa è stata avversata dalla Fondazione Genoa, la quale nel giugno 2017 ha risposto al dossier in favore della Lazio sia sul piano giuridico, trasmettendo alla FIGC la propria documentazione onde contrastare le argomentazioni propugnate da Mignogna e l'assegnazione del titolo a pari merito, sia su quello sportivo, sottolineando come «il risultato della finale nazionale era, all'epoca, considerato pressoché scontato»<ref>{{Cita web|url=http://www.pianetagenoa1893.net/fondazione/scudetto-1915-la-fondazione-genoa-ha-trasmesso-un-dossier-alla-figc/1/|titolo=Scudetto 1915: la Fondazione Genoa ha trasmesso un dossier alla Figc|data=16 giugno 2017}}</ref> data la netta superiorità che per tutto il periodo delle finalissime venne palesata dai club settentrionali rispetto ai meno quotati centro-meridionali.<ref>{{cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1163_01_1926_0200A_0002_24352407/anews,true/|titolo=Una riunione delle società calcistiche dell'Italia Settentrionale|pubblicazione=La Stampa|data=23 agosto 1926|p=2}}</ref> La ''querelle'' è proseguita nel corso degli anni seguenti: Mignogna ha continuato a depositare presso la Federazione fascicoli integrativi a supporto della propria tesi,<ref>{{Cita web|autore=Fabio Belli|url=https://www.laziostory.it/2017/07/04/scudetto-1915-lavv-mignogna-figc-dossier-integrativo-ex-aequo-inoppugnabile/|titolo=Scudetto 1915, l'avv. Mignogna: "In FIGC Dossier Integrativo, ex aequo inoppugnabile!"|data=4 luglio 2017}}</ref> nonché ulteriore documentazione volta a dimostrare come la Lazio sarebbe da considerare la vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale,<ref>{{cita web|autore=Gian Luca Mignogna|url=https://www.laziostory.it/2019/05/23/scudetto-1915-il-23-maggio-1915-la-lazio-fu-campione-italia-centro-sud/|titolo=Scudetto 1915, ecco perché il 23 Maggio 1915 la Lazio fu Campione del Centro-Sud|data=23 maggio 2019}}</ref> con conseguente qualificazione alla finalissima,<ref>{{cita web|url=https://www.leggo.it/pay/roma_pay/scudetto_1915_la_verita_di_ghirelli-4331284.html|titolo=Scudetto 1915, la verità di Ghirelli|data=1º marzo 2019}}</ref><ref>{{cita web|autore=Gian Luca Mignogna|url=https://www.laziostory.it/2019/05/25/scudetto-1915-lavv-mignogna-dopo-brera-e-ghirelli-ecco-tosatti-la-lazio-era-in-finalissima-nazionale/|titolo=Scudetto 1915, l'Avv. Mignogna: "Dopo Brera e Ghirelli, ecco Tosatti: la Lazio era in finalissima nazionale!"|data=25 maggio 2019}}</ref><ref name=italiasportiva>{{cita web|url=http://www.laziopress.it/2019/01/13/nuovi-documenti-su-scudetto-1915-lavv-mignogna-la-figc-convochi-il-comitato-di-presidenza/|titolo=Nuovi documenti su Scudetto 1915, l'Avv. Mignogna: "La FIGC convochi il Comitato di Presidenza"|autore=Andrea Tommassini|data=13 gennaio 2019|accesso=30 gennaio 2019}}</ref> e che l'attribuzione dello scudetto al Genoa nel 1921 sarebbe da ritenere un «falso storico» confermato dagli ''Annuari Ufficiali'' editi dalla FIGC,<ref name=comunicato/><ref>{{cita web|url=https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/lazio/2020/03/31-68408608/lazio_scudetto_1915_ecco_la_prova_ufficiale_che_condanna_il_genoa_/|titolo=Lazio, scudetto 1915: "Ecco la prova ufficiale che condanna il Genoa"|data=31 marzo 2020|accesso=2 aprile 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/lazio/2020/04/03-68503628/lazio_scudetto_1915_e_la_diatriba_con_il_genoa_incongruenze_storiche_/|titolo=Lazio, scudetto 1915 e la diatriba con il Genoa: "Incongruenze storiche"|data=3 aprile 2020|accesso=9 aprile 2020}}</ref> mentre la Fondazione ha pubblicato nuovi comunicati ufficiali di obiezione alle affermazioni dell'avvocato romano.<ref>{{cita web|url=https://www.pianetagenoa1893.net/fondazione/la-replica-del-gruppo-degli-storici-della-fondazione-genoa-sul-titolo-nazionale-191415/|titolo=La replica del gruppo degli Storici della Fondazione Genoa sul titolo nazionale 1914/15|data=18 luglio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.fondazionegenoa.com/2019/07/22/comunicato-sul-campionato-italiano-di-calcio-1914-15/|titolo=Comunicato sul Campionato Italiano di calcio 1914/15|data=22 luglio 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ilsecoloxix.it/sport/2020/04/02/news/scudetto-1914-1915-la-fondazione-genoa-replica-alla-lazio-serve-una-ricostruzione-veritiera-e-completa-dei-fatti-1.38670182|titolo=Scudetto 1914/1915, la Fondazione Genoa replica alla Lazio: «Serve una ricostruzione veritiera e completa dei fatti»|autore=Valerio Arrichiello|data=2 aprile 2020|accesso=2 aprile 2020}}</ref>
L'iniziativa è stata avversata dalla Fondazione Genoa, la quale nel giugno 2017 ha risposto al dossier in favore della Lazio sia sul piano giuridico, trasmettendo alla FIGC la propria documentazione onde contrastare le argomentazioni propugnate da Mignogna e l'assegnazione del titolo a pari merito, sia su quello sportivo, <ref>{{Cita web|url=http://www.pianetagenoa1893.net/fondazione/scudetto-1915-la-fondazione-genoa-ha-trasmesso-un-dossier-alla-figc/1/|titolo=Scudetto 1915: la Fondazione Genoa ha trasmesso un dossier alla Figc|data=16 giugno 2017}}</ref> data la netta superiorità che per tutto il periodo delle finalissime venne palesata dai club settentrionali rispetto ai meno quotati centro-meridionali.<ref>{{cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,2/articleid,1163_01_1926_0200A_0002_24352407/anews,true/|titolo=Una riunione delle società calcistiche dell'Italia Settentrionale|pubblicazione=La Stampa|data=23 agosto 1926|p=2}}</ref> La ''querelle'' è proseguita nel corso degli anni seguenti: Mignogna ha continuato a depositare presso la Federazione fascicoli integrativi a supporto della propria tesi,<ref>{{Cita web|autore=Fabio Belli|url=https://www.laziostory.it/2017/07/04/scudetto-1915-lavv-mignogna-figc-dossier-integrativo-ex-aequo-inoppugnabile/|titolo=Scudetto 1915, l'avv. Mignogna: "In FIGC Dossier Integrativo, ex aequo inoppugnabile!"|data=4 luglio 2017}}</ref> nonché ulteriore documentazione volta a dimostrare come la Lazio sarebbe da considerare la vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale,<ref>{{cita web|autore=Gian Luca Mignogna|url=https://www.laziostory.it/2019/05/23/scudetto-1915-il-23-maggio-1915-la-lazio-fu-campione-italia-centro-sud/|titolo=Scudetto 1915, ecco perché il 23 Maggio 1915 la Lazio fu Campione del Centro-Sud|data=23 maggio 2019}}</ref> con conseguente qualificazione alla finalissima,<ref>{{cita web|url=https://www.leggo.it/pay/roma_pay/scudetto_1915_la_verita_di_ghirelli-4331284.html|titolo=Scudetto 1915, la verità di Ghirelli|data=1º marzo 2019}}</ref><ref>{{cita web|autore=Gian Luca Mignogna|url=https://www.laziostory.it/2019/05/25/scudetto-1915-lavv-mignogna-dopo-brera-e-ghirelli-ecco-tosatti-la-lazio-era-in-finalissima-nazionale/|titolo=Scudetto 1915, l'Avv. Mignogna: "Dopo Brera e Ghirelli, ecco Tosatti: la Lazio era in finalissima nazionale!"|data=25 maggio 2019}}</ref><ref name=italiasportiva>{{cita web|url=http://www.laziopress.it/2019/01/13/nuovi-documenti-su-scudetto-1915-lavv-mignogna-la-figc-convochi-il-comitato-di-presidenza/|titolo=Nuovi documenti su Scudetto 1915, l'Avv. Mignogna: "La FIGC convochi il Comitato di Presidenza"|autore=Andrea Tommassini|data=13 gennaio 2019|accesso=30 gennaio 2019}}</ref> e che l'attribuzione dello scudetto al Genoa nel 1921 sarebbe da ritenere un «falso storico» confermato dagli ''Annuari Ufficiali'' editi dalla FIGC,<ref name=comunicato/><ref>{{cita web|url=https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/lazio/2020/03/31-68408608/lazio_scudetto_1915_ecco_la_prova_ufficiale_che_condanna_il_genoa_/|titolo=Lazio, scudetto 1915: "Ecco la prova ufficiale che condanna il Genoa"|data=31 marzo 2020|accesso=2 aprile 2020}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/lazio/2020/04/03-68503628/lazio_scudetto_1915_e_la_diatriba_con_il_genoa_incongruenze_storiche_/|titolo=Lazio, scudetto 1915 e la diatriba con il Genoa: "Incongruenze storiche"|data=3 aprile 2020|accesso=9 aprile 2020}}</ref> mentre la Fondazione ha pubblicato nuovi comunicati ufficiali di obiezione alle affermazioni dell'avvocato romano.<ref>{{cita web|url=https://www.pianetagenoa1893.net/fondazione/la-replica-del-gruppo-degli-storici-della-fondazione-genoa-sul-titolo-nazionale-191415/|titolo=La replica del gruppo degli Storici della Fondazione Genoa sul titolo nazionale 1914/15|data=18 luglio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.fondazionegenoa.com/2019/07/22/comunicato-sul-campionato-italiano-di-calcio-1914-15/|titolo=Comunicato sul Campionato Italiano di calcio 1914/15|data=22 luglio 2019}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ilsecoloxix.it/sport/2020/04/02/news/scudetto-1914-1915-la-fondazione-genoa-replica-alla-lazio-serve-una-ricostruzione-veritiera-e-completa-dei-fatti-1.38670182|titolo=Scudetto 1914/1915, la Fondazione Genoa replica alla Lazio: «Serve una ricostruzione veritiera e completa dei fatti»|autore=Valerio Arrichiello|data=2 aprile 2020|accesso=2 aprile 2020}}</ref>
Dopo che l<nowiki>'</nowiki>''iter'' ha subito una battuta d'arresto durante il [[commissariamento]] della Federazione, avvenuto dal febbraio all'ottobre del 2018, in occasione del Consiglio Federale del 30 gennaio 2019 il neopresidente [[Gabriele Gravina]] ha proposto la creazione di una commissione ''ad hoc'' per analizzare, con approccio storico-scientifico, sia la richiesta del titolo 1915 della Lazio, sia le petizioni di Genoa, Bologna e Torino relative ai campionati [[Prima Divisione 1924-1925|1924-1925]] e [[Divisione Nazionale 1926-1927|1926-1927]]. L'organo collegiale è stato istituito il successivo 30 maggio, incaricando il vicepresidente della "[[Museo del Calcio|Fondazione Museo del Calcio]]", [[Matteo Marani]], di coordinare i docenti universitari che lo compongono.<ref>{{cita web|url=https://www.figc.it/it/federazione/news/il-consiglio-federale-d%C3%A0-il-via-alla-riforma-dei-campionati-dal-201920-la-serie-b-a-20-squadre/|titolo=Il Consiglio federale dà il via alla riforma dei campionati, dal 2019/20 la Serie B a 20 squadre|data=30 gennaio 2019}}</ref>
Dopo che l<nowiki>'</nowiki>''iter'' ha subito una battuta d'arresto durante il [[commissariamento]] della Federazione, avvenuto dal febbraio all'ottobre del 2018, in occasione del Consiglio Federale del 30 gennaio 2019 il neopresidente [[Gabriele Gravina]] ha proposto la creazione di una commissione ''ad hoc'' per analizzare, con approccio storico-scientifico, sia la richiesta del titolo 1915 della Lazio, sia le petizioni di Genoa, Bologna e Torino relative ai campionati [[Prima Divisione 1924-1925|1924-1925]] e [[Divisione Nazionale 1926-1927|1926-1927]]. L'organo collegiale è stato istituito il successivo 30 maggio, incaricando il vicepresidente della "[[Museo del Calcio|Fondazione Museo del Calcio]]", [[Matteo Marani]], di coordinare i docenti universitari che lo compongono.<ref>{{cita web|url=https://www.figc.it/it/federazione/news/il-consiglio-federale-d%C3%A0-il-via-alla-riforma-dei-campionati-dal-201920-la-serie-b-a-20-squadre/|titolo=Il Consiglio federale dà il via alla riforma dei campionati, dal 2019/20 la Serie B a 20 squadre|data=30 gennaio 2019}}</ref>
Il campionato fu sospeso a causa dell'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale e mai più terminato; la vittoria del torneo fu assegnata al Genoa, al suo settimo titolo, per una decisione postbellica della FIGC che si presume essere stata assunta fra il 1919[2][3][4] e il 1929,[5][6][7][8][9] ancorché la delibera federale risulti irreperibile.[10][11]
Sempre più condizionata dalle piccole società, la Federazione ripescò le retrocesse continuando a inflazionare il campionato. La concessione che venne accordata alle grandi squadre all'assemblea federale del 2 agosto 1914 fu un nuovo format con minor spazio alle eliminatorie locali e maggiore per gli scontri a livello nazionale. Questa riforma non risolse tuttavia il problema, anzi lo aggravò, perché la fase regionale divenne un incomodo, con tante gare squilibrate atte solo a procurare infortuni ai giocatori, taluni oramai ingaggiati dalle grandi società con l'esborso di migliaia di lire. La soluzione della vertenza venne rinviata al 1915-1916, allorquando la Prima Categoria dell'Alta Italia sarebbe stata suddivisa in due tornei, una Categoria A e una Categoria B ciascuna di 18 squadre, sostanzialmente riportando il massimo campionato a una versione revisionata del progetto Valvassori-Faroppa, e istituendo una seconda categoria nazionale.[12][13]
All'assemblea presero parte anche i delegati delle società romane, che protestarono per la negligenza della Federazione nei confronti del calcio centro-meridionale, ma senza risultati. Nel regolamento dei campionati 1914-15 gli articoli dal 5 al 13 (relativi ai campionati di Prima Categoria, Riserve, Promozione e Terza Categoria) riguardano implicitamente solo i gironi settentrionali, relegando agli articoli successivi (dal 14 al 16) il regolamento dei tornei di ogni categoria disputati nell'Italia Centrale, Meridionale e Insulare, a conferma di come la Federazione mettesse in secondo piano il movimento calcistico del Centro-Sud rispetto a quello del Nord; il Comitato Regionale Lazio, inoltre, chiese invano che i due campionati potessero concludersi a breve distanza l'uno dall'altro, onde evitare che la finalista peninsulare arrivasse a disputare la finalissima nazionale dopo uno stop di alcuni mesi e un inevitabile scadimento di forma, com'era accaduto nel biennio precedente. Ciononostante, il regolamento non subì modifiche circa la disputa della finalissima per il titolo di Campione d'Italia tra il club campione settentrionale e quello centro-meridionale.[14][15]
La riunione, tenutasi la stessa domenica della dichiarazione di guerra della Germania alla Russia, si svolse tuttavia all'ombra delle ben più rilevanti notizie di politica internazionale, e già il completamento di quella stagione venne messo esplicitamente in dubbio.[16] La mobilitazione preventiva dell'esercito, decisa da Vittorio Emanuele III, mise in seria difficoltà i numerosi club già penalizzati dalla partenza della classe 1894 per la leva obbligatoria, avvenuta tra il settembre e l'ottobre del 1914.[17] Il Savoia di Milano rinunciò già dalla prima gara,[18] e l'Itala Firenze addirittura prima della redazione dei calendari, mentre un mese di gioco bastò per stroncare l'esistenza del Piemonte.[19] La situazione divenne ancor più grave nella primavera 1915, quando furono precettati i nati nel primo semestre della classe 1895, e ciò ben prima della mobilitazione generale stabilita dal Ministero della Guerra.[17]
Formula
Il torneo settentrionale era strutturato in sei gironi locali (gestiti dai Comitati Regionali) composti da sei squadre ciascuno: alla fase nazionale accedevano le prime due classificate oltre alle quattro migliori terze. Tutti i club del Nord piazzatisi oltre il terzo posto sarebbero dovuti retrocedere.[12][20] La fase nazionale si articolava su gironi di semifinale di quattro squadre ciascuno, le cui vincitrici accedevano al girone finale per l'assegnazione del titolo settentrionale: il campione del Nord si contendeva il titolo nazionale in una finalissima contro la squadra vincitrice del torneo centro-meridionale.
Il torneo peninsulare, secondo le previsioni originarie, era stato diviso in tre Sezioni su base geografica: Centrale (Marche, Toscana, Umbria, Lazio e Abruzzi), Meridionale (Campania, Calabria, Basilicata e Puglie) e Insulare (Sicilia e Sardegna). A loro volta, le Sezioni erano state organizzate in gironi regionali, le cui squadre prime classificate avrebbero avuto accesso ai gironi interregionali atti a determinare le vincitrici di zona. La primatista insulare avrebbe dovuto sfidare in gara doppia la primatista meridionale e la vincente di tale incontro, sempre in gara doppia, avrebbe dovuto disputare contro la primatista centrale la finale per il titolo di "Campione dell'Italia centro-meridionale". Alla competizione, tuttavia, parteciparono solo club di Toscana, Lazio e Campania, e la FIGC cambiò in corsa le regole ammettendo al girone finale dell'Italia Centrale le prime due classificate dei campionati di Lazio e Toscana.[21][22][23]
Avvenimenti
Il campionato
La nuova formula aveva reso le eliminatorie regionali del Nord Italia un fastidioso incomodo dall'esito scontato. Tutte le principali società non ebbero difficoltà a superarle, mentre l'unico fatto di rilievo avvenne fuori dal campo, con la punizione a tavolino del Brescia per il tesseramento irregolare di Alessandro Bollani; tuttavia, la retrocessione in Categoria B delle rondinelle che la sanzione avrebbe teoricamente comportato non si verificò a causa dei successivi eventi extrasportivi.[24] Il gioco si fece interessante solo dopo le vacanze natalizie, quando iniziarono i quattro gironi di semifinale. I due gruppi più interessanti furono l'A e il C, in cui il Genoa riuscì a eliminare i campioni casalesi in carica che non furono in grado di ripetere l'impresa dell'anno precedente, e il Torino a sua volta ebbe la meglio su una ormai vecchia Pro Vercelli. Decisamente più agevoli furono, invece, i percorsi delle due grandi milanesi nei rispettivi raggruppamenti.
Nel frattempo le eliminatorie toscane e laziali, che qualificarono al Girone Finale Centro il Pisa, il Lucca, il Roman e la Lazio, furono caratterizzate da una modifica regolamentare in itinere nonché dal cosiddetto "caso Lissoni". A inizio stagione, il portiere del Roman Pasquale Lissoni aveva effettuato, all'insaputa di tutti, un doppio tesseramento col Roman e col Genoa: nel gennaio 1915 il portiere si trasferì al Genoa, ma nel mese precedente fu schierato dal Roman irregolarmente in due partite vittoriose contro la Fortitudo e l'Audace, le quali presentarono ricorso.[14][25] Come da regolamento, il Roman rischiava di subire due sconfitte a tavolino oppure di ripetere i match incriminati, con eventuale perdita dell'accesso alle finali interregionali, originariamente previsto solo per le capoliste dei gironi regionali.[22][23] Il Roman, però, non fu colpito da alcuna penalizzazione in seguito al presunto intervento del presidente giallorosso Luigi Millo, il quale era anche a capo del Comitato Regionale Laziale; contestualmente, la Federazione decise il 4 febbraio[26] di ammettere al Girone Finale Centro anche le seconde classificate delle eliminatorie regionali (sebbene «in conformità delle disposizioni prese nell'assemblea generale delle società», l'inclusione era già stata stabilita dalla Commissione Tecnica il 7 novembre 1914).[27] L'allargamento dei quadri, auspicato dai club romani fin dal luglio 1914 ma contestato dal Pisa primatista toscano, venne preso a gare in corso per ragioni ignote: le ipotesi più probabili sono la necessità di non penalizzare il Roman senza far torti alle altre squadre laziali che ambivano alla fase interregionale e/o l'esigenza di allungare il torneo centro-meridionale, facendo sì che avesse termine a breve distanza temporale da quello settentrionale e che il campione del Centrosud potesse disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali.[14][28][29]
Le semifinali del Nord Italia furono assai perturbate dalle abbondanti nevicate invernali slittando di diverse settimane, un particolare, questo, normalmente marginale, ma in questo caso, come vedremo, determinante. L'inizio delle finali slittò dopo Pasqua, e l'andamento del torneo fu alquanto equilibrato. Clamorosa fu la rotta in cui il Genoa incappò a Torino incassando sei gol, eppure i grifoni si dimostrarono la squadra più regolare e si apprestavano ad accogliere i granata a Marassi il 23 maggio, giorno di Pentecoste, per la gara decisiva: un pareggio e sarebbe stato accesso alla finalissima nazionale. Questa gara, però, non si sarebbe mai più disputata a causa dell'insorgenza bellica.
Nel Girone Finale Centro la Lazio, piazzatasi al secondo posto nelle eliminatorie regionali, si prese la sua rivincita contro il Roman battendolo sia all'andata che al ritorno, laureandosi campione dell'Italia centrale e ottenendo l'accesso alla finale per il titolo di campione dell'Italia centro-meridionale.[30][31] Intanto le finali meridionali fra le campane Internazionale Napoli e Naples (uniche iscritte per le sezioni meridionali e insulari), inizialmente previste nel mese di marzo, erano state rinviate al mese successivo per problemi logistici dell'Internazionale: le partite del 18 e del 25 aprile che videro l'Internazionale passare il turno, però, furono annullate e fatte ripetere dalla FIGC per irregolarità nel tesseramento dei giocatori "interisti" Pellizzoni e Steiger.[32][33] I nuovi match si svolsero il 16 e il 23 maggio, con una vittoria a testa per le sfidanti. Non è appurato, tuttavia, se la seconda gara sia stata omologata o meno: in caso positivo si sarebbe dovuto tenere uno spareggio per determinare la finalista avversaria della Lazio.[34][35][36][37] In ogni caso, la sospensione bellica si abbatté sul campionato e il titolo meridionale rimase inassegnato.
La sospensione bellica
Il 23 maggio avrebbe dovuto svolgersi l'ultima giornata del Girone Finale Nord, con in programma i decisivi match Genoa-Torino e Milan-Inter. Eventi politici di ben più alta levatura investirono tuttavia la settimana precedente le gare. Il Parlamento italiano aveva votato giovedì 20 i pieni poteri al governo, al fine dell'ingresso nella prima guerra mondiale. Sabato 22 venne dichiarata la mobilitazione generale, e domenica 23 la FIGC decise l'immediata sospensione del campionato senza curarsi di consultare con un referendum le società interessate. Nella stessa domenica l'Italia dichiarò guerra all'Impero austro-ungarico.[38]
«Il Comitato Direttivo della F.I.G.C., riunitosi d'urgenza, ha stanotte deliberato di sospendere i due matches pel campionato di I Categoria che dovevano svolgersi oggi a Milano e a Genova. L'annuncio è stato dato agli interessati con questo sibillino telegramma: "In seguito mobilitazione per criteri opportunità sospendesi ogni gara".»
Lo stesso giorno, Il Messaggero riportò testualmente quanto segue:
«Il comitato direttivo della Federazione Italiana Giuoco Calcio, riunitosi d'urgenza, ha deliberato di sospendere ogni match di campionato dandone avviso ai clubs interessati, e ciò in seguito alla mobilitazione.»
In precedenza la FIGC, per evitare la possibilità preventivata che il campionato venisse sospeso per la guerra, aveva proposto al Genoa, primatista del Girone Finale Nord, di giocare la penultima giornata il 13 maggio, come turno infrasettimanale, in modo da anticipare l'ultima giornata al 16 maggio, ma il club rossoblù aveva rifiutato, presumibilmente per impedimenti organizzativi. Ciò nonostante, il provvedimento federale di interruzione del torneo fu criticato con un comunicato ufficiale dallo stesso club genoano.[40]
Lo svolgimento della maggior parte degli incontri fu quindi rinviato: il 23 maggio vennero disputate regolarmente soltanto alcune partite di campionati minori fra società con sedi territorialmente vicine, fra cui l'incontro decisivo di Terza Categoria fra Olona e Stelvio conclusosi 3-0. In linea teorica, il criterio di contiguità geografica avrebbe reso possibile la disputa di Naples-Internazionale Napoli, sfida di ritorno del campionato meridionale, nonché di Inter-Milan, valevole per l'ultima giornata del Girone Finale Nord. Secondo fonti partenopee, il derby napoletano si sarebbe effettivamente disputato, terminando col punteggio di 4-1:[41] l'omologazione di tale gara non è tuttavia accertata, in quanto la delibera FIGC sanciva la sospensione di "ogni match di campionato";[10][34][35][38] nell'Alta Italia, invece, la stracittadina milanese fu necessariamente posticipata, poiché il suo risultato era vincolato a quello dell'annullato match Genoa-Torino.[41][42] Di fronte alle proteste subite, la Federazione diede come motivazione ufficiosa del rinvio di quest'ultima partita l'impossibilità logistica da parte del Torino di raggiungere la città di Genova in quella giornata.[14][41] Il quotidiano genovese Il Lavoro avallò la decisione del presidente FIGC Carlo Montù, sostenendo che la sfida di Genova non si sarebbe comunque potuta svolgere a causa di un forte temporale.[41]
L'interruzione definitiva
Quando avvenne l'interruzione del campionato il suo esito era ancora incerto. Sebbene bastasse un solo punto al Genoa per accedere alla finalissima nazionale, in caso di vittoria del Torino sui genoani e di mancato successo dell'Inter nella stracittadina milanese si sarebbe dovuto disputare uno spareggio tra la compagine piemontese e quella ligure per stabilire il club campione settentrionale. Nel caso in cui, invece, l'Inter fosse riuscita a battere il Milan all'ultima giornata con contemporanea vittoria del Torino, i nerazzurri avrebbero raggiunto i granata e i rossoblù in vetta, rendendo necessario addirittura un triangolare di spareggi. Restava, inoltre, ancora da disputare la succitata finale nazionale con il club campione centro-meridionale, anche se il divario tecnico fra i sodalizi delle due parti della penisola, emerso nelle due sfide delle stagioni precedenti, rendeva più probabile la vittoria del club campione del Nord.[41][43][44]
I giornali dell'Alta Italia dell'epoca si chiesero se il titolo sarebbe stato assegnato al Genoa, in vetta alla classifica settentrionale al momento della sospensione, e vi fu chi auspicò una decisione in tal senso.[45][46][47] Andrebbe notato, peraltro, che il Bollettino Ufficiale della FIGC, negli articoli concernenti i pronostici sul possibile vincitore del campionato, prendeva in considerazione le sole Milan, Torino, Inter e Genoa, definite «le quattro squadre finaliste del Campionato Italiano»: su sette pronostici espressi da altrettanti critici, quattro vedevano i granata favoriti e tre i rossoblù, e in particolare Nereo Squarzini riteneva il club piemontese quello più accreditato alla vittoria finale «per le speciali doti di resistenza» mostrate nel corso della stagione.[48]
Nonostante tali considerazioni, per regolamento il titolo di "Campione d'Italia" poteva essere assegnato esclusivamente nell'ambito della finalissima tra la formazione campione settentrionale e quella centro-meridionale. Inoltre, i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), essendo convinti che il conflitto si sarebbe concluso vittoriosamente nel giro di poche settimane, stabilirono che la manifestazione sarebbe stata ultimata alla cessazione delle ostilità. Viceversa, la prima guerra mondiale terminò sul fronte italiano soltanto il 4 novembre 1918: il Consiglio Federale, nuovamente presieduto da Carlo Montù, tornò a riunirsi l'anno dopo per organizzare il campionato 1919-1920, col titolo rimasto vacante da quattro anni e non avendo più senso far giocare le gare restanti del torneo.
La disputa sull'assegnazione del titolo
L'assegnazione postuma al Genoa
Secondo la storiografia tradizionale, la Federazione avrebbe pertanto deciso nel maggio 1919 di attribuire la vittoria del campionato italiano al Genoa, in quanto primo in classifica nel Girone Finale Nord al momento della sospensione bellica e più prossimo alla vittoria del torneo,[2][3][49] ignorando totalmente i pari diritti delle squadre centro-meridionali poiché ritenute a priori meno competitive.[10][50] Di tale decisione, tuttavia, allo stato non vi è alcuna traccia documentale ufficiale, perché nel 2016 la Federazione non riuscì a rinvenire nei propri archivi la relativa delibera.
In ogni caso, secondo la ricostruzione della "Fondazione Genoa 1893" (ente deputato allo studio della storia rossoblù), su cui si basò anche il giornalista Carlo Felice Chiesa, l'assegnazione del campionato si protrasse per le lunghe causa i reclami di Inter e Torino. La vicenda si sarebbe chiusa solo nel 1921: nel settembre di quell'anno la rivista sociale genoana avrebbe annunciato che il club era stato dichiarato vincitore del campionato 1914-1915, mentre la cerimonia di premiazione avrebbe avuto luogo l'11 dicembre 1921, durante la fase di risoluzione dello scisma in corso tra la FIGC e la Confederazione Calcistica Italiana (CCI), quest'ultima della quale faceva parte lo stesso sodalizio ligure.[5][51]
La tesi della Fondazione Genoa, tuttavia, non è materia condivisa; la ricostruzione dell'avvocato Gian Luca Mignogna e del "Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento" (ente deputato allo studio della storia della Lazio) posticiperebbe l'assegnazione del titolo al 1929. Il primo documento ufficiale ad attestare i rossoblù quali vincitori del suddetto campionato fu, infatti, l'albo d'oro della FIGC pubblicato nel secondo volume dell'Annuario Italiano Giuoco del Calcio, edito dalla Federazione nel 1930, in cui però non vengono menzionate né la relativa delibera, né la data, né tantomeno le motivazioni sulla base delle quali il titolo fu «aggiudicato al Genoa Club»;[7] al contrario, nel primo volume del summenzionato annuario, edito nel 1928, il campionato 1914-1915 risultava ancora «sospeso». In un articolo del quotidiano La Stampa, datato 1923, si afferma che il club ligure ricevette le medaglie del campionato 1914-1915 dalla FIGC, ma senza spiegare a che titolo vennero consegnate.[4] Sempre sulla Stampa, in una retrospettiva del 1927 sui primi trent'anni di storia del calcio italiano, Vittorio Pozzo, allenatore torinista dal 1912 al 1922, affermò che, stante l'interruzione del campionato per via della mobilitazione militare, il titolo era stato aggiudicato al Genoa, la società meglio classificata al momento della sospensione;[9] nella propria autobiografia, egli aggiunse che il titolo fu attribuito ai rossoblù dal Consiglio Federale:[52] in entrambi i casi, tuttavia, Pozzo non fornì ulteriori specificazioni.
Furono venticinque i tesserati del Genoa, fra calciatori e membri della società, che non appresero mai dell'assegnazione postuma, poiché scomparsi durante la guerra.[53] I presunti conflitti di interessi intercorrenti fra Carlo Montù (alla guida della Federazione nel 1919), Luigi Bozino (presidente prima federale e poi confederale negli anni 1921-1922), e i dirigenti genoani Edoardo Pasteur (vicepresidente FIGC e CCI sotto Montù e Bozino) e George Davidson (capo della Federazione Ciclistica Italiana) gettarono, comunque, un'ombra sull'intera vicenda.[6][54] Una delle maggiori censure successivamente mosse nei confronti della Federazione e della stampa dell'epoca, a cominciare dalle note critiche del giornalista Gianni Brera, fu inoltre quella di aver assunto posizioni e compiuto atti di palese discriminazione territoriale ai danni dei club centro-meridionali.[50]
La petizione della Lazio
Il 24 maggio 2015, in occasione del centenario dall'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, dalle colonne del Nuovo Corriere Laziale l'avvocato Gian Luca Mignogna ha lanciato l'idea dell'assegnazione ex aequo del titolo a Genoa e Lazio, in quanto la squadra romana fu l'unica a qualificarsi alla finale centro-meridionale prima della sospensione del torneo, risultando consequenzialmente la compagine del Centrosud più vicina al raggiungimento della finalissima nazionale.[55] Nel dicembre dello stesso anno Mignogna, avvalendosi di una petizione online sottoscritta dalla tifoseria laziale, della collaborazione del "Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento" e di un dossier emerotecario a supporto della propria tesi,[56][57] ha avanzato una richiesta ufficiale alla FIGC di attribuzione del titolo ai biancazzurri, a pari merito coi rossoblù.[58] Oltre che su ragioni giuridiche e sportive, l'istanza è stata fondata sull'argomentazione etico-morale di rendere onore all'importante contributo, in termini di vite umane e opere sociali, prestato dal club capitolino nel corso della prima guerra mondiale, a cui seguì la nomina del sodalizio laziale a ente morale con Regio Decreto del 2 giugno 1921.[56][59]
Il 20 luglio 2016 la Commissione di Saggi nominata dal presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, per analizzare il caso, dopo aver esaminato la documentazione a riguardo e constatato che negli archivi federali e in quelli pubblici non vi è traccia della delibera di attribuzione dello scudetto al Genoa, ha espresso parere favorevole all'assegnazione congiunta del campionato a genoani e laziali.[10]
L'iniziativa è stata avversata dalla Fondazione Genoa, la quale nel giugno 2017 ha risposto al dossier in favore della Lazio sia sul piano giuridico, trasmettendo alla FIGC la propria documentazione onde contrastare le argomentazioni propugnate da Mignogna e l'assegnazione del titolo a pari merito, sia su quello sportivo, [60] data la netta superiorità che per tutto il periodo delle finalissime venne palesata dai club settentrionali rispetto ai meno quotati centro-meridionali.[61] La querelle è proseguita nel corso degli anni seguenti: Mignogna ha continuato a depositare presso la Federazione fascicoli integrativi a supporto della propria tesi,[62] nonché ulteriore documentazione volta a dimostrare come la Lazio sarebbe da considerare la vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale,[63] con conseguente qualificazione alla finalissima,[64][65][66] e che l'attribuzione dello scudetto al Genoa nel 1921 sarebbe da ritenere un «falso storico» confermato dagli Annuari Ufficiali editi dalla FIGC,[11][67][68] mentre la Fondazione ha pubblicato nuovi comunicati ufficiali di obiezione alle affermazioni dell'avvocato romano.[69][70][71]
Dopo che l'iter ha subito una battuta d'arresto durante il commissariamento della Federazione, avvenuto dal febbraio all'ottobre del 2018, in occasione del Consiglio Federale del 30 gennaio 2019 il neopresidente Gabriele Gravina ha proposto la creazione di una commissione ad hoc per analizzare, con approccio storico-scientifico, sia la richiesta del titolo 1915 della Lazio, sia le petizioni di Genoa, Bologna e Torino relative ai campionati 1924-1925 e 1926-1927. L'organo collegiale è stato istituito il successivo 30 maggio, incaricando il vicepresidente della "Fondazione Museo del Calcio", Matteo Marani, di coordinare i docenti universitari che lo compongono.[72]
Torneo maggiore
Squadre partecipanti
Sezione piemontese-ligure
Gestita dal Comitato Regionale Piemontese-Ligure - sede: Torino presso Ristorante Fiorina, Via Pietro Micca. Il C.R.P.L. gestì le qualificazioni dei soli gironi A e B. Le squadre piemontesi inserite nel girone C furono gestite dal Comitato Regionale Lombardo.[73]
Gestita dal Comitato Regionale Lombardo - sede: Milano presso "Ristorante Orologio" - Piazza del Duomo. Il C.R.L. gestì le qualificazioni dei gironi C, D e E. Su delega della Presidenza Federale ai suoi gironi furono aggregate le piemontesi Casale e Pro Vercelli, e tutte le emiliane.[73]
Pisa e Lucca qualificate alle semifinali dell'Italia centrale.
Virtus Juventusque fusasi il 14 febbraio con la SPES Livorno fondando l'US Livorno.
Itala Firenze ritiratasi prima dell'inizio del campionato e rinunciataria alla categoria.[86]
Nota
La qualificazione al turno successivo era inizialmente prevista per la sola capolista del girone. Con una delibera a eliminatorie in corso, la seconda classificata venne ammessa alle semifinali per allargamento dei quadri.[22][23][14][28]
Roman e Lazio qualificate alle semifinali dell'Italia centrale.
Nota
La qualificazione al turno successivo era inizialmente prevista per la sola capolista del girone. Con una delibera a eliminatorie in corso, la seconda classificata venne ammessa alle semifinali per allargamento dei quadri.[22][23][14][28]
Le partite del 18 e del 25 aprile (Internazionale-Naples 4-1 e Naples-Internazionale 1-1) furono annullate e fatte ripetere dalla FIGC il 16 e il 23 maggio per irregolarità nel tesseramento dei giocatori Pellizzoni e Steiger dell'Internazionale.[32] Secondo alcune fonti, l'esito non risolutivo dei match di maggio avrebbe reso obbligatorio uno spareggio per determinare la finalista del torneo centro-meridionale, incontro mai avvenuto in seguito alla sospensione del campionato.[36][37] L'omologazione della partita del 23 maggio, tuttavia, risulta essere dubbia, a causa della suddetta sospensione.[10][34][35]
Finali dell'Italia centromeridionale
Non disputate per la sospensione bellica, che impedì il completamento delle finali meridionali fra Internazionale Napoli e Naples e la stessa disputa della finale tra il campione meridionale e la Lazio.
Nota
In un articolo del 18 giugno 1920 pubblicato sul quotidiano L'Italia Sportiva (nominato Organo Ufficiale per i comunicati della Federazione nell'ottobre 1920) la Lazio viene definita vincitrice del Campionato dell'Italia centro-meridionale, ma non sono reperibili delibere che dimostrino che la Lazio sarebbe stata riconosciuta dalla FIGC campione del Centro-sud a tavolino.[66]
^ab Giorgio Dell'Arti, Martedì 23 settembre 1919, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 7 maggio 2015.
^abcLa Stampa, 2 luglio 1923, p. 2: "nel 1914-15 la Federazione attribuì le medaglie del campionato ai genoani, dopo che le finali erano state interrotte dallo scoppio della guerra".
^abcAnnuario Italiano Giuoco del Calcio - Pubblicazione ufficiale della F.I.G.C. - Vol. II (1929), p. 91, riporta testualmente «1915 - aggiudicato al Genoa F.C. - Genova». L'Annuario di Baccani del 1919-20, pubblicato nell'autunno 1919, scrisse che il campionato 1914-15 era rimasto senza vincitore, quindi l'aggiudicazione al Genoa dovette avvenire dopo la pubblicazione dell'Annuario Italiano del Football 1919-20.
«Il match [...] consacra la Pro Vercelli Campione d'Italia per la sesta volta, dopo una interruzione di tre annate calcistiche, che hanno visto il massimo titolo conquistato, nell'ordine, dal Casale, dal Genoa e dall'Internazionale»
«Il campionato della stagione 1914-15 venne interrotto dalla mobilitazione proprio quando esso giungeva al suo termine, ed il titolo venne aggiudicato alla società meglio classificata al momento della sospensione, il Genoa Club»
^Il quotidiano La Stampa diede ai due tornei la denominazione erronea di Divisione A e di Divisione B, cfr. La Stampa, lunedì 3 agosto 1914; mentre gli articoli 9 e 10 del Regolamento Campionati 1914-15, cfr. Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno I, n. 1, 15 ottobre 1914, pp. 14-17, chiamano le due costituende categorie Categoria A e Categoria B.
^abDomenico Quirico, Naja. Storia del servizio di leva in Italia. Milano, Mondadori, 2008. ISBN 978-88-04-57598-6.
^I giocatori già tesserati furono dichiarati dalla FIGC liberi di tesserarsi per altre società e furono assorbiti dagli altri club milanesi. Alcuni andarono a fondare lo Sport Iris Milan (libro del XX anno di fondazione del club 1914-1934 conservato in Biblioteca Nazionale Braidense).
^Regolamento Campionati 1914-15 (consultabile in Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno I, n. 1, 15 ottobre 1914, pp. 14-17), articolo 10: «Un altro gruppo di diciotto squadre formato dalle rimanenti tre di ogni batteria del 1914-15 (escluse le tre ultime sostituite dalle tre vincenti di Promozione) costituiranno la Categoria B». Non è completamente chiara la questione delle retrocessioni da quanto scritto nel Regolamento 1914-15. Posto che certamente le quarte e le quinte classificate di ogni girone sarebbero state sicuramente declassate in Categoria B (insieme a tre delle sei ultime classificate), non è chiaro il criterio con cui la FIGC intendesse scegliere le tre retrocesse in Promozione, dato che i gironi erano sei e le retrocessioni in Promozione erano soltanto tre. In assenza di evidenze concrete, non è possibile conoscere quali fossero le tre retrocesse in Promozione, posto che tutte le retrocessioni furono annullate al termine della prima guerra mondiale. Per tale motivo, nei verdetti non si indicherà in quale campionato le squadre siano risultate retrocesse, in quanto per le sei ultime classificate non è chiaro quali siano state le tre declassate in Categoria B e quali siano state le tre retrocesse in Promozione.
^Non fu certo per la mancata partecipazione di Marche, Umbria e Abruzzi che la FIGC allargò il girone finale dell'Italia Centrale alle seconde classificate di Lazio e Toscana, in quanto lo stesso regolamento era stato già applicato per le stagioni 1912-13 e 1913-14 nonostante la partecipazione dei soli campioni laziali e toscani. Probabilmente le motivazioni vanno ricercate nella necessità di allungare il campionato in modo tale da garantire la quasi simultaneità tra le fasi interregionali Nord, Centro e Sud permettendo così alla squadra campione centro-meridionale di disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali.
^Per la richiesta delle squadre romane di ammettere alle finali dell'Italia centrale due squadre per regione, cfr. Il Messaggero del 31 luglio 1914 e Impiglia. Per la necessità di organizzare il campionato in modo da permettere al campione centro-meridionale di disputare la finalissima in condizioni fisiche ottimali, cfr. in particolare (tratto da Impiglia): «3) Nella passata stagione il campionato regionale laziale, come quello toscano, iniziò a novembre e terminò a febbraio. Risultato: nella finale a luglio la Lazio era l’ombra di se stessa. Occorre procrastinare l’avvio in maniera da far svolgere le semifinali di Lazio e Toscana in simultanea con quelle del nord».
^"GIRONE [TOSCANO-]LAZIALE: La P. F. [Presidenza Federale] ratifica il Calendario delle gare semifinali e finali di campionato stabilito dalla C. T. [Commissione Tecnica], confermandosi, però, a retta interpretazione del Regolamento di campionato che per il titolo di squadra campione dovranno incontrarsi la vincente dell’Italia Centrale e [quella] dell'Italia Meridionale" (tratto da Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, 15 aprile 1915, p. 2).
^abCAMPIONATO PARTENOPEO - Annullamento Gara (consultabile in Il calcio - Bollettino ufficiale della FIGC, anno II, n. 8, 30 aprile 1915, p. 2) [...] delibera di annullare semplicemente la partita del 18 aprile [...] mandando alla C.T. di fissare nuova data.
^abCfr. i relativi articoli pubblicati su i quotidiani di Roma Il Messaggero del 24 maggio 1915 e La Tribuna del 25 maggio 1915.
^La Gazzetta dello Sport del 24 maggio 1915, cfr. anche Impiglia ("I dirigenti della Federcalcio si riunirono d’urgenza a Torino e, in nottata, deliberarono di non far giocare l’ultimo turno del campionato settentrionale").
^La Gazzetta Dello Sport. Genova, 28 [Maggio 1915]: Questa sera si è riunito il Consiglio direttivo del Genoa, che ha preso la seguente deliberazione in merito alla sospensione del Campionato: «Il Consiglio direttivo del Genoa Cricket and Foot Ball Club [...] Visto l'improvviso deliberato della Commissione Tecnica della Federazione Italiana del Giuoco del Calcio col quale nello stesso giorno [domenica 23 maggio 1915] della finalissima veniva soppressa la gara, facendo così cadere le aspirazioni legittime del Genoa Club e di quei giuocatori che dopo ben otto mesi di sacrificio attendevano con serena fiducia l'ambito onore del Campionato Italiano, pel quale si erano già portati alla testa delle squadre concorrenti [...] pur considerando che necessità alcuna, dopo la mobilitazione già da tempo iniziata, non imponeva tale draconiano provvedimento [...] unanime delibera, di fronte alla imponenza e nobiltà dell’attuale momento patriottico per spirito di fratellanza e concordia colle Società consorelle, di soprassedere per ora a quelle fondate proteste cui in tempo di vita sportiva normale avrebbe dovuto ricorrere.»
^Cfr. la dichiarazione in merito del presidente della Commissione Tecnica FIGC, avvocato Antonio Scamoni, su La Gazzetta dello Sport di lunedì 31 maggio 1915.
^Cfr. Il calcio - Bollettino Ufficiale della FIGC, 30 aprile 1915, pp. 8-19: a p. 8 il girone finale del Nord (identificato con «le finali del campionato italiano») viene definito «l'ultima e decisiva disputa per il titolo di campione italiano».
^ Carlo F. Chiesa, 1915-1920, in La grande storia del calcio italiano, nº 8 (C), Guerin Sportivo, agosto 2012, p. 70.
^«Nel dopoguerra il Consiglio Federale assegnò ugualmente il titolo ai genoani, che avevano due punti in più di Torino e Inter», cfr. Il calcio raccontato da Vittorio Pozzo (PDF), puntata 14 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
^ Luigi Saverio Bertazzoni (a cura di), Annuario Italiano del Giuoco del Calcio, collana I volumi dello sport, pubblicazione ufficiale della F.I.G.C., vol. II - 1929, Modena, Società Tipografica Modenese, 1930.
^abCome risulta dai comunicati ufficiali conservati dall'attuale Comitato Regionale Lombardia nel proprio "Archivio Storico" in via Pitteri 95/2 a Milano.
^In via Trivulzio, di fronte al Pio Albergo Trivulzio, comunemente chiamato "la Baggina".
^Situato nel "quartiere Vercellese", vicino a S.Siro.
^L'Annuario del Foot-ball cita: "presso garage A.L.F.A." per definire la zona geografica (quartiere Vercellese sulla Guida Commerciale Savallo e Fontana).
^Sospesa per nebbia all'84' il 29 novembre, fu mandata a rigiocare il 20 dicembre 1914 ma fu ancora una volta sospesa per impraticabilità del campo al 40'.
^Assegnato lo 0-2 a tavolino annullando il 2-2 sul campo a causa del tesseramento irregolare di Alessandro Bollani.
^Gara da disputare il 7 febbraio 1915 e rinviata al 21 marzo.
^La classifica finale della FIGC per questa squadra ritirata non riportava la posizione in classifica perché, a differenza del Savoia di Milano, il forfait definitivo è stato dichiarato prima dell'inizio della competizione.
^Il Prato dopo 6 gare si ritirò dal torneo per protesta contro la tassa fissa di £ 15 a gara per spese arbitrali, che la Federazione aveva istituito nel 1912 anche se, in seguito a campionato iniziato, la tassa fu ridotta. Le rimanenti gare gli furono date perse per 0-2 a tavolino.
^Gara non disputata e data persa a entrambe per 2-0 (fusione società)