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{{P|La voce non é trattata come le corrispondenti voci straniere e risente di una connotazione localistica, pertanto incede nella trattazione fenomenologica locale che non rappresenta uno specifico reato nell'ordinamento. Tale incedere finisce per non inquadrare e descrivere l'ambito normativo di effettiva collocazione e di conseguenza la natura del fenomeno stesso. Come ultima conseguenza della forzatura, sono elevate al rango di fonte (e citate come fonti) blog/portali senza connotazione di testata registrata e nemmeno più esistenti, con pagine riferite su archive.org|società|aprile 2018}} |
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ciaoooooe tratta lo specifico caso italiano, ma é associata a voci straniere con cui vi é solo assonanza terminologica (ma non etimologica), con cui non vi é aderenza concettuale o fenomenologica. Il fenomeno delle voci straniere, peraltro, ha una connotazione estesa a qualsiasi ambito della societá mentre la voce italiana si occupa sostanzialmente di una particolare istanziazione d'ambito, quella "scolastica", che peraltro descrive un fenomeno differente e non di interesse più generale come é invece quello di riferimento internazionale.|società|aprile 2018}} |
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{{Disclaimer|pericolo}}[[File:Bullying Verbal.JPG|thumb|right|Il bullismo, oltre ad essere un fenomeno diffuso, può essere di varie tipologie: verbale, fisico, psicologico, sessuale e altre ancora.|257x257px]] |
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Versione delle 12:02, 30 apr 2019
Il bullismo è una forma di comportamento sociale di tipo violento e intenzionale[1], di natura sia fisica che psicologica, oppressivo e vessatorio, ripetuto nel corso del tempo[1] e attuato nei confronti di persone considerate dal soggetto che perpetra l'atto in questione, come bersagli facili e/o incapaci di difendersi[1].
L'accezione è principalmente utilizzata per riferirsi a fenomeni di violenza tipici degli ambienti scolastici[1] e più in generale di contesti sociali riservati ai più giovani[1][2]. Lo stesso comportamento, o comportamenti simili, in altri contesti, sono identificati con altri termini, come mobbing in ambito lavorativo[1] o nonnismo nell'ambito delle forze armate. A partire dagli anni 2000, con l'avvento di Internet, si è andato delineando un altro fenomeno legato al bullismo, anche in questo caso diffuso soprattutto fra i giovani, il cyber-bullismo.
Il bullismo come fenomeno sociale e deviante è oggetto di studio tra gli esperti delle scienze sociali, della psicologia giuridica, clinica, dell'età evolutiva e di altre discipline affini. Non esiste una definizione univoca del bullismo per gli studiosi, sebbene ne siano state proposte diverse. È possibile tuttavia individuare le caratteristiche generali del fenomeno in questione:
«Il termine bullismo non indica qualsiasi comportamento aggressivo o comunque gravemente scorretto nei confronti di uno o più [...], ma precisamente [...] "un insieme di comportamenti verbali, fisici e psicologici reiterati nel tempo, posti in essere da un individuo, o da un gruppo di individui, nei confronti di individui più deboli".
[...] La debolezza della vittima o delle vittime può dipendere da caratteristiche personali [...] o socioculturali [...].
I comportamenti (reiterati) che si configurano come manifestazioni di bullismo sono vari, e vanno dall'offesa alla minaccia, dall'esclusione dal gruppo alla maldicenza, dall'appropriazione indebita di oggetti [...] fino a picchiare o costringere la vittima a fare qualcosa contro la propria volontà.»
Cenni storici
I primi studi sul bullismo furono svolti solo a partire dalla seconda metà del XX secolo e si svolsero nei paesi scandinavi, a partire dagli anni settanta[3], e, poco dopo, anche nei paesi anglosassoni, in particolare in Gran Bretagna e Australia. Uno degli studi pionieristici si deve alle indagini di Dan Olweus[4] a seguito di una forte reazione dell'opinione pubblica norvegese dopo il suicidio di due studenti non più in grado di tollerare le ripetute offese inflitte da alcuni loro compagni.[5]
Da allora in poi il fenomeno è stato oggetto di una crescente attenzione, soprattutto da parte della cronaca giornalistica.
Analisi
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c4/IRFE_bull.png)
Letteralmente il termine "bullo" significherebbe "prepotente", tuttavia la prepotenza, come alcuni autori hanno avuto modo di rilevare,[6] è solo una componente del bullismo, che è da intendersi come un fenomeno multidimensionale. In Inghilterra non esiste una definizione univoca, mentre in Italia con il termine bullismo si indica generalmente «il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico».[5] In Scandinavia, soprattutto in Norvegia e Danimarca, per identificare il fenomeno viene correntemente utilizzato il termine mobbing[7], così come in Svezia e Finlandia[8] derivante dalla radice inglese mob stante a significare «un gruppo di persone implicato in atti di molestie».[8][9] che è, appunto, il calco dell'inglese bullying.
Il bullismo può includere una vasta gamma di comportamenti quali violenza, attacchi e/o offese verbali, discriminazione, molestie, il plagio e altre coercizioni.[10][11]
L'allontanamento dal gruppo in particolare è favorito da una serie di metodi quali la mormorazione, il rifiuto a socializzare con la vittima, il tentativo di spaventare i suoi amici di modo che si allontanino a loro volta. Oltre a tali metodi positivi, nel senso che sono finalizzati ad emarginare la vittima, ce ne sono altri di tipo negativo che, sotto le false spoglie di un probabile ingresso nel gruppo, nascondono il tentativo di procurare danni o discriminazioni, ad es. sottoponendo la vittima a dei rituali o ad attività pericolose come una partita truccata di poker, una competizione in macchina ad alta velocità, l'assunzione di alcolici o di altre sostanze proibite in gran quantità, ecc. Lo scopo è di alzare sempre più la posta in gioco in modo da far cadere la vittima in acquiescenza e di colpirla nel momento di maggiore debolezza o stanchezza.[12][13] e fiducia in se stessa da parte della vittima[14]
In diverse circostanze, le vittime possono essere scelte in maniera casuale o arbitraria, specialmente nei gruppi sociali in cui la mentalità bulla può ottenere proseliti nella gerarchia del medesimo gruppo quando, ad es., i meccanismi di difesa del gruppo possono essere raggirati in modo tale che non sia necessario andare a cercare le vittime fuori dal quel gruppo. Il ciclo di tale comportamento implica qualche volta una previsione maggiore delle possibili risposte delle eventuali vittime, rispetto a quei gruppi dove la mentalità bulla si trova ad uno status ancora primitivo e dove, idealmente, è ancora possibile intervenire per recuperare i soggetti.[15] [16]
Caratteristiche
Il bullismo, a differenza del vandalismo e del teppismo, si presenta come una forma di violenza antitetica a quelle rivolte contro le istituzioni e i loro simboli (docenti o strutture scolastiche): queste ultime sarebbero esogene, dove il bullismo è, invece, endogeno, inoltre è da sottolineare come quasi sempre, in particolare nei casi di ostracismo, l'intera classe di attendenti tende ad essere coinvolta nel bullismo, attivo o passivo, rivolto verso le vittime del gruppo, tramite meccanismi di consenso, più o meno consapevole, non solo nel timore di diventare nuove vittime dei bulli, o per mettersi in evidenza nei loro confronti, ma perché questi spesso riescono ad esprimere la cultura identitaria del gruppo, sia pur in negativo, attraverso la designazione della vittima quale capro espiatorio.
Generalmente, il ciclo può includere sia atti di aggressione sia atti di reazione a disposizione dell'eventuale vittima che sono interpretati come stimolanti da parte del bullo. Il ciclo si basa essenzialmente sulla capacità di avere sempre degli stimoli che possano motivare l'aggressore a porre in essere i propri propositi deviati, a volte reiterati nel lungo termine per mesi, anni o per tutta la vita. Allo stesso tempo il ciclo può essere subito interrotto al suo nascere, o durante la sua progressione, se viene a mancare o l'atto abusivo o la risposta della vittima.
Mentre il coinvolgimento sociale può sembrare complicato per comprendere l'attività bullistica, lo stimolo che più frequentemente è implicato nella riattivazione del ciclo è la sottomissione. Nel momento di percezione dello stimolo, l'istigatore tenta di ottenere un riconoscimento pubblico per ciò che andrà a compiere, come dire: «vedetemi e temetemi, sono così forte che ho il potere di incutere timore verso qualsiasi persona ed in qualsiasi momento senza pagare alcuna conseguenza per le mie azioni!».
Nel momento in cui la vittima dimostra di possedere delle tendenze passive o comunque che la inibiscono di reagire, allora il ciclo continuerà a riattivarsi. Nei casi in cui il ciclo non si è stabilito ancora, la vittima potrebbe rispondere in modo che qualsiasi tentativo da parte dell'aggressore non avrebbe alcun effetto. All'uopo, le istituzioni possono inibire o rafforzare il bullismo, ad es., colpevolizzando le vittime ed inducendole a risolvere da soli i propri problemi.[17] [18]
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/bc/Rebecca1917version.jpg/220px-Rebecca1917version.jpg)
I principi
Il bullismo si basa su tre principi:
- Intenzionalità.
- Persistenza nel tempo.
- Asimmetria nella relazione.
Vale a dire un'azione intenzionale eseguita al fine di arrecare danno alla vittima, continuata nei confronti di un particolare compagno, caratterizzata da uno squilibrio di potere tra chi compie l'azione e chi la subisce (ad esempio per la mancanza di una tecnica di autodifesa). Il bullismo, quindi, presuppone la condivisione del medesimo contesto deviante.[19]
Tipologia
Esistono diversi tipi di bullismo, che si dividono principalmente in bullismo diretto e bullismo indiretto.
Il bullismo diretto è caratterizzato da una relazione diretta tra vittima e bullo e a sua volta può essere catalogato come:[20]
- bullismo fisico: il bullo colpisce la vittima con colpi, calci, spintoni, sputi o la molesta sessualmente;
- bullismo verbale: il bullo prende in giro la vittima, dicendole frequentemente cose cattive e spiacevoli o chiamandola con nomi offensivi, sgradevoli o minacciandola, dicendo il più delle volte parolacce e scortesie;
- bullismo psicologico: il bullo ignora o esclude la vittima completamente dal suo gruppo o mette in giro false voci sul suo conto;
- cyber-bullismo o bullismo elettronico: il bullo invia messaggi molesti alla vittima tramite SMS o in chat o la fotografa/filma in momenti in cui non desidera essere ripreso e poi invia le sue immagini ad altri per diffamarlo, per minacciarlo o dargli fastidio.
Il bullismo indiretto è meno visibile di quello diretto, ma non meno pericoloso, e tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto.
Le parti
Nelle azioni di bullismo vero e proprio si riscontrano quasi sempre i seguenti ruoli:
- "bullo o istigatore": è colui che fa prepotenze ai compagni
- "vittima": è colui che più spesso subisce le prepotenze
- "complice": colui che, magari, ride all'azione del bullo, "alimentandolo".
Una prima distinzione è in base al sesso del bullo: i bulli maschi sono maggiormente inclini al bullismo diretto, mentre le femmine a quello indiretto. I maschi in particolare, tendono maggiormente all'approccio di forza, mentre le femmine preferiscono la mormorazione.[21] Per quanto riguarda invece l'età in cui si riscontra questo fenomeno, si hanno due diversi periodi. Il primo tra i 8 e i 14 anni di età, mentre il secondo tra i 14 e i 18, ma negli ultimi anni si sono riscontrati fenomeni di bullismo anche tra i ragazzi di 11 anni e anche di meno.
Una quarta figura è rappresentata dall'"attendente o spettatore" che partecipa all'evento senza prendervi parte attivamente (vedi infra). Il bullismo, quindi, varia da un semplice rapporto diadico ad una gerarchia di bulli che si circuiscono a vicenda[22].
Le possibili conseguenze
Gli effetti del bullismo possono essere gravi e permanenti. Il collegamento tra bullismo e violenza ha attirato un'attenzione notevole dopo il massacro della Columbine High School nel 1999. Due ragazzi armati di fucili e mitragliatori uccisero 13 studenti e ne ferirono altri 24 per poi suicidarsi. Un anno dopo un rapporto ufficiale della CIA ha messo in luce ben 37 tentativi pianificati da altrettanti ragazzi in diverse scuole statunitensi, per i quali il bullismo aveva giocato un ruolo chiave in almeno due terzi dei casi.[23]
Si stima che circa il 60-80% del totale del bullismo a scuola, stia evolvendo verso forme inattese in senso stragistico e terroristico. Molti criminologi, ad esempio, si sono soffermati sull'incapacità della folla di reagire ad atti di violenza compiuti in pubblico, a causa del declino della sensibilità emotiva che può essere attribuito al bullismo. Quando, infatti, una persona veste i panni di bullo, assume anche uno status che lo rende meno sensibile al dolore, fino al punto che anche gli attendenti iniziano ad accettare la violenza come un evento socialmente conveniente. A tal proposito l'Anti-Bullying Centre at Trinity College di Dublino è intenta ad approfondire le conseguenze del bullismo sugli aggressori stessi, sia minorenni che adulti, i quali sono più soggetti a soffrire di una serie di disturbi quali depressione, ansia, deficit di autostima, alcolismo, autolesionismo ed altre dipendenze.[24]
Durante gli anni 2000 i mass media hanno messo in luce certi casi di suicidio indotto da bullismo omofobico[25] Si stima che circa 15-25 giovani in Spagna ogni anno tentano il suicidio a causa del bullismo.[26][27]
Il ruolo delle parti
Il bullo e/o l'istigatore
Gli adulti che abusano della propria personalità, che hanno un atteggiamento autorevole, combinato con il bisogno di controllare l'ambiente circostante[28], hanno anche una maggiore tendenza a sottovalutare le proprie vittime.[29]
Sviluppi nella ricerca hanno dimostrato che fattori come l'invidia ed il risentimento possono essere indicatori di rischio per diventare un bullo.[30] I risultati sull'autostima, in particolare, sono controversi:[31][32] mentre alcuni evidenziano un aspetto narcisistico[33], altri mostrano vergogna o imbarazzo.[34]
In alcuni casi l'origine del bullismo affonda le radici nell'infanzia, magari da parte di chi è stato a sua volta vittima di abusi[35][36][37] Ci sono delle prove che indicano che i bulli hanno molte più probabilità di avere problemi con la giustizia[38], e che possa strutturarsi da adulto in una vera e propria carriera criminale.[39]
I fiancheggiatori
Nonostante la maggior parte dei soggetti non sia interessata ad assumere il ruolo del bullo, ci sono un certo numero di persone che intervengono comunque nella vicenda. Tali individui sono i cd. “attendenti” e sfortunatamente tendono a prendere le parti del bullo. Nell'85% dei casi, gli attendenti sono coinvolti nella denigrazione della vittima o nella consolazione del bullo.[40]
Nella maggior parte dei casi, comunque, gli attendenti non fanno nulla che possa preoccupare né la vittima né l'aggressore, a meno che fino a quando il bullo non si stufi di avere gente intorno.[41] Ci sono al riguardo una serie di ragioni per le quali gli attendenti non intervengono, che variano dalla paura di diventare a loro volta delle vittime, alla differente percezione delle ingiustizie che si verificano nel corso della vita.[42] [43]
Spesso il bullismo ha luogo alla presenza di un folto gruppo di attendenti. In alcuni casi, grazie al proprio carisma o autorità, il bullo riesce a creare un'aura di suggestione che gli permette di conquistare il favore degli attendenti e rafforzare la sua volontà. Tali dinamiche sono spesso sottese al fenomeno “baby gang”. A meno che non intervengano dei mutamenti significativi nella prima parte della vita di una gang, c'è il rischio che la “mentalità deviante” si strutturi progressivamente non solo nelle coscienze degli attendenti ma anche nel resto della scuola.
In alcuni gruppi dove tale mentalità ha attecchito, gli abusi e le ingiustizie diventano un denominatore comune all'interno del contesto di riferimento. Una certa tendenza ad elaborare in malo modo le informazioni emotive si riscontra negli attendenti ma in misura minore dei bulli. La conversione della mentalità deviante nei gruppi è spesso un lavoro che richiede molto tempo, risorse e coordinamento con i servizi sociali nonché l'assunzione di un certo rischio.
Per prevenire e arginare il fenomeno del bullismo è fondamentale lavorare proprio sugli osservatori (chiamati anche “maggioranza silenziosa”), che sono a conoscenza della situazione, ma la maggior parte delle volte non intervengono in difesa della vittima[44].
La vittima
Mentre in superficie, il bullismo cronico può apparire come una semplice azione di aggressione perpetrata su vittime casuali, il ciclo di riattivazione del bullismo può essere visto come una risposta inadeguata da parte della vittima verso l'aggressore, cioè di una risposta che è vista come stimolante da parte del bullo al fine di porre in essere i propri propositi devianti. D'altro canto, una risposta adeguata presuppone la capacità da parte della vittima di ignorare le attenzioni dell'aggressore oppure di stare al gioco nell'ambito dei processi di comunicazione fra pari.[45] La vittima designata, comunque, deve necessariamente dimostrare in qualche modo di non essere intenzionata a continuare a subire alcuna intimidazione né altri sintomi che possano favorirne l'insorgenza. Quei soggetti, infatti, che riescono subito a scoraggiare chiunque ad effettuare nuovi tentativi di approccio deviante, sono coloro che più di tutti riescono a sfuggire dal distruttivo ciclo abusivo. D'altro canto coloro che reagiscono rapidamente a situazioni nelle quali si percepiscono delle vittime, tendono a diventare più frequentemente delle potenziali vittime del bullismo.[46]
Circostanze particolari
Omofobia
Il bullismo nei confronti di queste persone si caratterizza per comportamenti, specialmente di tipo verbale e denigratorio, specialmente in ambienti dominati da stereotipi e pregiudizi nei confronti di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
Soggetti disabili
A causa della propria condizione, molti atti di bullismo compiuti su questo tipo di persone sono spesso confusi con i crimini d'odio[47] A peggiorare la situazione, interviene la difficoltà da parte loro di esprimersi al meglio in modo da attivare i dovuti interventi e qualche volta i professori agevolano gli atti di bullismo facendo finta di niente.
Nei vari contesti
Nella scuola
A scuola, il bullismo si verifica non solo in classe ma in tutti gli ambienti che permettono le relazioni tra pari quali palestre, bagni, scuola bus, laboratori o all'esterno. In tali casi si pongono in essere dei comportamenti devianti tesi ad isolare un compagno e guadagnare il rispetto degli attendenti che, in tal modo, eviteranno di diventare a loro volta delle vittime designate.
In molte scuole si stanno predisponendo dei codici di condotta anche per gli insegnanti.[48][49][50] Per contrastare il fenomeno si può ricorrere a sospensioni, pagelle e respingimenti, o anche castighi corporali che spesso però non fanno altro che peggiorare il fenomeno. Queste soluzioni, infatti, non considerano il dialogo che il docente potrebbe instaurare con lo studente.[51]
In alcuni casi sono gli stessi insegnanti che, per svariate quanto deprecabili ragioni, ridicolizzando o umiliando un alunno/a (per i suoi risultati e/o per caratteristiche personali) davanti ai propri compagni, invitano questi ultimi, esplicitamente o implicitamente, a prenderlo/la di mira, innescando la spirale di isolamento e/o di violenza fisica/morale tipica del bullismo.
Il fenomeno si riscontra anche nelle università che negli enti di ricerca dove sono più frequenti i rapporti tra docenti e propri assistenti, sia intesi come ricercatori che dottorandi.[52]
Nei luoghi di lavoro
Le statistiche mostrano che il bullismo è più frequente sul posto di lavoro e che, mentre un impiegato su 10000 diventa una vittima di mobbing, uno su sei subisce atti di bullismo, molti dei quali non sono necessariamente illegali nel senso che non sono previste dalla policy organizzativa del datore di lavoro. Un'altra fattispecie sono le molestie sessuali che colpiscono soprattutto le donne, in tal senso gli studi presentano delle lacune sui danni subiti dai maschi[53][54].
In internet
Questa forma di bullismo è molto diffusa ma non sempre rilevata a causa dell'anonimato con cui agiscono gli aggressori magari tramite l'uso di email, forum asincronici, siti web, social network, etc.[55][56][57][58][59]
Secondo l'Indagine nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza pubblicata nel 2011[60] un quinto dei ragazzi ha trovato in Internet informazioni false sul proprio conto: “raramente” (12,9%), “qualche volta” (5,6%) o “spesso” (1,5%). Con minore frequenza si registrano casi di messaggi, foto o video dai contenuti offensivi e minacciosi, ricevuti “raramente”, “qualche volta” o “spesso” dal 4,3% del campione; analoga percentuale (4,7%) si registra anche per le situazioni di esclusione intenzionale da gruppi on-line.
Nelle istituzioni carcerarie
Un altro ambiente conosciuto per le proprie pratiche coercitive è l'istituto penitenziario. Ciò è inevitabile quando molti dei detenuti sono stati a loro volta bulli prima di finire in carcere ed ora si ritrovano a subire le medesime angherie da altri detenuti o, magari, dal personale di polizia penitenziaria.
Nelle forze armate
Nel caso delle forze armate, il fenomeno è molto diffuso, soprattutto nel caso di eserciti formati da coscritti, grazie al ricorso al servizio militare obbligatorio.
I soldati accettano il rischio di perdere la propria vita, nella prospettiva di un miglioramento in carriera quando potranno a loro volta formulare ordini nei confronti di nuove reclute, sia di genere maschile che femminile.[61] In quest'ultimo caso però gli interessi personali sembrano prevalere rispetto a quelli prettamente pratici, nonostante il ruolo del militare in carriera attualmente sia molto meno impegnativo che nel passato.
Dati sulla diffusione
Nel 2003 in Inghilterra, a fronte dell'incremento notevole di casi di bullismo, è stato necessario adottare nelle scuole un codice di comportamento per aiutare le vittime a denunciare i propri carnefici.[senza fonte] È attualmente in atto a livello europeo una rilevazione di dati che consenta un confronto della diffusione del fenomeno del bullismo in vari Paesi europei. Il progetto E-ABC (Europe Anti-Bullying-Project)[62], promosso dalla Commissione Europea, riunisce vari Paesi, ciascuno rappresentato da un'organizzazione nazionale che si impegna nella prevenzione del bullismo.
Negli ultimi anni in Italia sono stati condotti molti studi e ricerche sul bullismo, con l'intento di definire quale sia la diffusione del fenomeno in Italia. Manca però un sistema unitario e permanente di monitoraggio del fenomeno. Secondo l'Indagine nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza pubblicata nel 2011 le forme di prevaricazione più comunemente messe in atto da bambini e ragazzi sono la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto (25,2%), provocazioni e prese in giro ripetute (22,8%), essere ripetutamente oggetto di offese immotivate (21,6%). Il 10,4% degli intervistati ha detto di subire una continua esclusione/isolamento dal gruppo dei pari. Le forme di bullismo indiretto (verbale e relazionale) appaiono quindi molto più diffuse rispetto alle forme di bullismo fisico. Rispetto a parametri quali sesso ed età, emerge che il bullismo riguarda sia i maschi che le femmine, con una prevalenza per queste ultime di episodi di diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto.
Il dibattito
Il grande risalto che i mezzi di comunicazione di massa hanno dato - soprattutto a partire dagli anni 2000 - hanno fatto sì che una sempre maggiore attenzione si sia sviluppata sul fenomeno. Sono pensieri o opinioni sul bullismo essenzialmente errati, ma troppo spesso radicati:
- credere che sia soltanto un fenomeno facente parte della crescita;
- pensare che sia una semplice "ragazzata";
- ritenere che si riscontri soltanto delle zone abitative più povere e arretrate (ipotesi dimostratasi falsa e inutile, alcune volte, ragazzi benestanti, perseguitano ragazzi più poveri)
- giudicare colpevole la vittima, poiché non in grado di sapersi difendere.
- ritenere che il bullo sia un ragazzo insicuro e che ha problemi in famiglia e che quindi non vada punito ma aiutato (i maggiori studiosi del bullismo hanno dimostrato l'esatto opposto: che i bulli sono ragazzi spavaldi e con molta autostima e spesso viziati dai genitori).
Per contrastare il bullismo, è di fondamentale importanza, infatti, che l'opinione pubblica riconosca la gravità degli atti di bullismo e delle loro conseguenze per il recupero sia delle piccole vittime, che nutrono una profonda sofferenza, sia dei propri prevaricatori, che corrono il rischio di intraprendere percorsi caratterizzati da devianza e delinquenza.[19]
Legislazione nel mondo
Non esiste un normativa europea di riferimento, e i giudici degli Stati membri identificano la legge applicabile in base all'interpretazione analogica di norme già esistenti, che riconducono il bullismo ad altre fattispecie di reato.
Italia
Il bullismo può portare alla commissione di percosse o lesione personale (art. 581 e 582 codice penale), minaccia (art. 612), ingiuria o diffamazione (art. 594 e 595), furto (art. 624) o danneggiamento di cose (art. 635), molestia o disturbo (art. 660), stupro (art. 609), interferenze illecite nella vita privata (art. 615-bis). Il razzismo e i futili motivi sono un'aggravante per tutte le fattispecie di reato. Il bullismo è spesso sanzionato con pene maggiori dovute all'aggravante dei futili motivi[63]. Il reato di stupro sussiste non solo in presenza di lesioni o concupiscenza, ma di un generico gesto verso la zona genitale con l'intenzione di affermare una superiorità del bullo sulla vittima[64]. Procedimento civile e penale possono essere unificati, se la vittima è maggiorenne.
L'azione penale si esercita dietro querela di parte, presentata dai famigliari di una delle vittime. Non è possibile un procedimento avviato di ufficio, nemmeno in presenza di lesioni gravi, molestie o minacce gravi rilevate dagli organi di polizia. Il bullo può essere sottoposto a carcerazione preventiva. Tuttavia, per il codice penale minorile, il carcere deve essere l'extrema ratio[65]. In alternativa, l'istituto dell'ordine interdittivo, previsto per reati similari come lo stalking verso le donne, non è contemplato per reati connessi al bullismo, nemmeno nei confronti di minori, né fra i poteri del giudice né del dirigente scolastico, il quale con la sospensione può allontanare uno studente dall'istituto, ma non da parti di esso (i locali dove frequenta la vittima di bullismo), ovvero trasferire "di autorità" studenti potenziali protagonisti di bullismo.
Gli strumenti a disposizione di dirigenti scolastici e collegi docenti per reprimere il bullismo nelle scuole e università, sono (o erano fino agli anni'90): voto in condotta fino alla bocciatura, sospensione fino a 15 giorni di lezione (massimo ammesso), trasferimento "coatto" di classe, espulsione dall'istituto per arrivare fino all'espulsione da tutte le scuole d'Italia a vita, come massima sanzione disciplinare ammessa dalla legge (norme del regio decreto del 1925, in vigore fino al mese di giugno del 1998).
Infatti, con Schema di Regolamento del 15 ottobre 2007, il Ministero della Pubblica Istruzione modificava lo Statuto delle studentesse e degli studenti (art. 3 e 4) per chi è sorpreso "in atteggiamenti lesivi della dignità dei compagni e degli stessi insegnanti", reintroducendo la possibilità di sospensione fino alla fine dell'anno scolastico con conseguente automatica bocciatura perché lo studente sospeso superato il limite massimo di assenze consentito, non garantendo il numero minimo di giorni effettivi di lezione[66]: la norma appariva come una naturale continuazione di un voto in condotta non sufficiente, che comporta comunque una inevitabile bocciatura, laddove la mancata sospensione fino a fine anno e la permanenza in aula presentano alte probabilità di peggiorare la situazione di bullismo. Gli organi collegiali (Consiglio di classe o Consiglio d'istituto) deputati a comminare la sanzione non saranno comunque inappellabili. I ragazzi incolpati, o chi per loro, potranno rivolgersi all'organo di Garanzia della scuola che al suo interno, oltre ai docenti e al capo d'istituto, avrà i rappresentanti dei genitori e degli alunni.
Il genitore che intervenga a difesa del figlio minore, anche contro minori, potrebbe invocare la legittima difesa anche se non è direttamente il destinatario dell'azione aggressiva, purché esista il emanue è pericolo di un'offesa ingiusta e minacciata, e la necessità di difendere un diritto. Esiste una responsabilità civile dei genitori dei "bulli" per il risarcimento dei danni alle vittime, essendo i minori sprovvisti di autonomia patrimoniale. Se l'imputato non è maggiorenne, non è ammesso l'esercizio dell'azione civile per la restituzione e risarcimento del danno cagionato dal reato, e sono necessari un procedimento civile e uno penale, distinti.
Per l'azione penale, è competente la Procura della Repubblica presso il tribunale dei minori. Il minorenne non ha legittimazione attiva o passiva ad agire in giudizio: non ha valore la denuncia del minore, se non sottoscritta anche dai famigliari. Anche in corso di anno scolastico, lo studente può chiedere il trasferimento ad altra classe dello stesso istituto, o ad altra scuola. Se adeguatamente motivato, il dirigente dell'istituto di provenienza deve concedere il nulla-osta. Tuttavia, non è previsto un termine per il silenzio-assenso, né un automatismo specifico per episodi di bullismo.
Docenti e collaboratori scolastici non sono tenuti dai contratti collettivi di lavoro (e quindi non sanzionabili sul profilo disciplinare) a segnalare a presidi e famiglie episodi di bullismo. In capo al personale scolastico, esiste:
- una responsabilità civile (patrimoniale), solidale e non alternativa a quella dei genitori del bullo per culpa in educando ex art. 2048 c.c.(Cassazione Civile Sez. III sentenza n. 12501/2000). Per il personale scolastico la culpa in vigilando, per il preside la culpa in organizzando;
- una responsabilità penale: generica quali cittadini (art. 43 cod. penale), in quanto dipendenti pubblici (art. 28 della Costituzione) e per lo specifico obbligo contrattuale di vigilanza sugli alunni minori (art. 61 legge n. 312/ 1980), in presenza di dolo o colpa grave (negligenza, imprudenza, imperizia), o di atti contra ius volontari e coscienti.
L'amministrazione scolastica (non il danneggiato) deve dare la prova liberatoria che ha adottato la vigilanza e questa era diligente in misura idonea ad impedire il fatto; il danneggiato deve solo provare che il fatto è avvenuto nel periodo dal momento dell'ingresso a quello di uscita dalla scuola (Cassazione n. 6331/1998). Viceversa, non c'è presunzione di colpa e quindi l'onere è interamente del danneggiato, per azioni promosse contro i dirigenti scolastici(art. 2043 c.c.).
L'amministrazione scolastica surroga la responsabilità civile del personale soltanto per culpa in vigilando I(anticipa il pagamento danni, salvo successiva rivalsa della Corte dei Conti), mentre per ipotesi diverse il dipendente pubblico risponde direttamente e personalmente col suo patrimonio (Cassazione Sez. Unite 7454/1).
Note
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Voci correlate
- Aggressività
- Banda (criminalità)
- Cyberbullismo
- Delinquenza giovanile
- Devianza (sociologia)
- Discriminazione
- Frustrazione (psicologia)
- Bullismo omofobico
- Istruzione domiciliare
- Autodifesa
- Body shaming
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (EN) Robert W. Faris e Diane Felmlee, bullying, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere riguardanti Bullismo, su Open Library, Internet Archive.
- Chi mi ridarà quegli anni? - Storie di bullismo e disagio giovanile La Storia siamo noi
- Polizia di Stato: alcuni consigli per prevenire il bullismo, su poliziadistato.it. URL consultato l'8 giugno 2009.
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