La criminologia costitutiva è una teoria criminologica introdotta da Stuart Henry e Dragan Milovanovic[1][2].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Uno dei principi fondamentali di tale teoria è che il reato e il suo controllo non possono essere eliminati del tutto dal contesto sociale. Questa teoria ridefinisce il reato come «il danno causato dall'investimento umano nelle relazioni di potere»[1]. Si caratterizza per due tipi di danni: riduzione e repressione[1]. I criminali sono descritti come «excessive investors investing energy to make a difference on others without those others having the ability to make a difference on them», mentre le vittime sono descritte come «who suffer the pain of being dined their own humanity, the power to make a difference».[1][2].
Radici della criminologia costitutiva
[modifica | modifica wikitesto]- Interazionismo simbolico secondo la quale le relazioni umane sono favorite da gesti, parole e altri simboli con significati convenzionali;
- Costruttivismo sociale si riferisce al modo con cui i fenomeni sociali si creano, si stabilizzano e si trasformano in tradizioni;
- Fenomenologia ritiene di sospendere tutte le ipotesi sulla causalità e sulle conseguenze in modo da scoprire il significato immediato dell'esperienza vissuta;
- Etnometodologia
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Martin O'Brien e Majid Yar, Criminology: the key concepts, Taylor & Francis, 19 agosto 2008, p. 26, ISBN 978-0-415-42793-7. URL consultato il 12 gennaio 2011.
- ^ a b Stuart Henry e Dragan Milovanovic, Constitutive criminology: beyond postmodernism, Sage Publications, 1996, ix, ISBN 978-0-8039-7584-2. URL consultato il 12 gennaio 2011.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Stuart Henry & Dragan Milovanovic (1996) Constitutive criminology: beyond postmodernism, New York, Sage, ISBN 9780803975842.
- (EN) Anthony Giddens, The Constitution of Society: Outline of the Theory of Structuration, University of California Press, 1986, ISBN 978-0-520-05728-9.
Voci correlate
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