Per solecismo si intende un errore contro la purezza della lingua[1] o contro la buona sintassi[2].
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]I grammatici medievali[3] mutuarono il termine dal latino soloecismus[4], che a sua volta origina dal greco σολοικισμός, soloikismós.
Il termine greco (come l'aggettivo σόλοικος, 'scorretto nel parlare') viene da Σόλοι, Soli, città della Cilicia, con riferimento ai coloni ellenici della città, colpevoli di avere degradato il proprio greco in un frammisto con lingue dell'area circostante.[5]
«Dictus autem soloecismus a Cilicibus, qui ex urbe Soloe, quae nunc Pompeiopolis appellatur, profecti, cum apud alios commorantes suam et illorum linguam vitiose inconsequenterque confunderent, soloecismo nomen dederunt. Unde et similiter loquentes soloecismos facere dicuntur.»
«Il solecismo è stato così chiamato dai Cilicî della città di Soli, odierna Pompeiopoli, che diedero nome al solecismo stesso allorché, trovandosi in terra straniera, confusero la propria e l'altrui lingua dando vita a forme scorrette ed illogiche: per questo motivo chiunque parli in modo simile è detto fare solecismo.»
Uso
[modifica | modifica wikitesto]Sant'Agostino nelle Confessioni accusa gli ingannevoli precettori di retorica di apprezzare di più la correttezza nel parlare, senza barbarismi e solecismi, che quella della condotta[7].
Il termine "solecismi" viene citato anche da Alessandro Manzoni, nell'introduzione de I promessi sposi.
In senso figurato, può essere utilizzato come sinonimo di errore contenutistico[8]; addirittura "ritengono alcuni che anche nel gesto vi sia solecismo, ogni qualvolta, con un gesto del capo o della mano, si lascia intendere il contrario di quel che si dice”[9].
Alcuni casi
[modifica | modifica wikitesto]Nell'antichità e nel Medioevo
[modifica | modifica wikitesto]Aristotele "nella Retorica (3, 1407b 18) condanna come solecismo il caso in cui due parole si congiungano ad un termine che non si adatta ad entrambe (per cui non è lecito dire "vedere" di un rumore e di un colore insieme")[10].
Il frammento CXXIII degli Annales di Ennio è citato da Carisio "come esempio di solecismo, trovandoci di fronte ad un repentino passaggio dalla seconda alla terza persona"[11].
Aulo Gellio confutò l'opinione di quanti ritenevano che Cicerone nel suo In Verrem, fosse incorso in un solecismo, avendo utilizzato futurum e non futuram.[12]
Giovanni Boccaccio ritenne di riscontrare un solecismo addirittura in Dante Alighieri: «Il bello stilo […] che m’ha fatto onore, cioè farà; e pon qui il preterito per lo futuro faccendo soloecismo»[13].
In epoca moderna e contemporanea
[modifica | modifica wikitesto]Vittorio Alfieri descrive nella sua opera Vita scritta da esso un solecismo in cui incorse nell'adolescenza, per sbarazzarsi di un compagno troppo invadente che lo obbligava a fare i compiti al posto suo. In una traduzione in latino fatta per il compagno, al posto di usare "poteram" come imperfetto del verbo "posse", Alfieri usò il solecismo "potebam" che fece ridere tutta la classe. Da quel giorno il compagno di Alfieri, credendo che non fosse poi così preparato, cessò di importunarlo.
Vitaliano Brancati, nel suo Don Giovanni in Sicilia, attribuisce al protagonista, Giovanni Percolla, una particolare forma di solecismo, quella derivante dalla connaturata pigrizia del personaggio, irritante per i suoi interlocutori, tale che il Percolla si rifiutava di completare le frasi o di coniugare correttamente i verbi, preferendo seguire regole grammaticali e sintattiche tutte sue che "non comportavano fatica".
Un solecismo potrebbe sembrare presente perfino nel testo della Costituzione Italiana, la cui revisione finale fu affidata da Umberto Terracini, presidente dell'Assemblea costituente, all'illustre latinista Concetto Marchesi. L'articolo 86, primo comma, recita: «Le funzioni del Presidente della Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato», ma l'espressione in ogni caso che è soltanto una forma antiquata per la più comune in ogni caso in cui (con il pronome relativo che al posto di in cui)[14][15].
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]Tra i molti testi di canzoni, si segnala come solecismo quello di Jovanotti, nel suo Ragazzo fortunato, quando annuncia: «Sono fortunato perché non c’è niente che ho bisogno»[16].
Deroghe e licenze poetiche
[modifica | modifica wikitesto]Per alcuni "costrutti e locuzioni assai frequentati nel latino letterario, per lo più in poesia, e dai moderni manuali di retorica", erano classificati come “figure grammaticali” ammessi "tutti i casi in cui gli auctores esibivano una deviazione dalla norma che poteva mettere in dubbio la correttezza grammaticale dell’enunciato, e tuttavia non veniva allocata tra i solecismi, ma accettata, in quanto corrispondente a una precisa scelta dell’autore a fini espressivi, e perciò ritenuta, appunto, schema (o figura) grammaticale"[17].
Tullio De Mauro, poi, afferma che "talvolta un solecismo, una forma linguistica che la grammatica definisce scorretta, può essere giustificato se il suo uso risulta continuo e radicato in una determinata area geografica". Potrebbe essere il caso emiliano[18] "del gnocco fritto": la grammatica italiana vorrebbe l'articolo determinativo "lo" davanti al gruppo consonantico "gn"; tuttavia tutta la letteratura culinaria[19] e l'uso linguistico popolare locale[20] rivendicano l'uso dell'articolo "il", come italianizzazione dell'espressione dialettale "al gnòc frètt". Analogamente, la maschera carnevalesca più nota di Verona è il "Papà del gnocco" (e non "Papà dello gnocco").
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Domenico Maria Manni mette in guardia da un gruppo di solecismi: io andiedi, io stiedi, ei puole, colui vegghi, noi ebbamo, noi veddamo, noi feciamo, noi andavassimo, noi vorressimo (Lezioni di lingua toscana, I, p. 174).
- ^ Stefano Telve, Prescrizione e descrizione nelle grammatiche del Settecento (II), Studi linguistici italiani. N. 2, 2002, p. 220 (Roma: Salerno): "Osserva il Nelli: «Sempre si usa loro» invece di gli dativo plurale (Grammatica, pp. 99-100), d’accordo con Pallavicino (che giudica l’uso di gli e le dativi plurali un «solecismo»: Avvertimenti, p. 19)."
- ^ Il termine solecismo è attestato nella Rettorica di Brunetto Latini e nel volgarizzamento del Tesoro di Brunetto Latini ad opera di Bono Giamboni (cfr. Tesoro della Lingua italiana delle Origini, a cura dell’Opera del Vocabolario Italiano del Consiglio Nazionale delle Ricerche, s.v. solecismo).
- ^ Guillelmus de Conchis, Glosae, BNF lat. 15130, f. 85rb: Sed quia est dictionum coniunctio contra naturam ut in soloecismo et figura, addit regularis.
- ^ Solecismo, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ (LA, IT) Isidoro di Siviglia, Etimologie o origini, a cura di Angelo Valastro Canale, vol. 1, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, 2006, p. 86 dell'ebook, ISBN 88-02-07470-4.
- ^ Confessioni, I, 18, 28: quando mihi imitandi proponebantur homines, qui aliqua facta sua non mala si cum barbarismo aut solecismo enuntiarent, reprehensi confundebantur, si autem libidines suas integris et rite consequentibus verbis copiose ornateque narrarent, laudati gloriabantur.
- ^ "Altri ancora, cui ci contentiamo di rimandare, hanno osservato a vario proposito in autori antichi il ‘solecismo’ poetico di Venere che appare due volte nello stesso giorno": Pietro Janni, Minima pascoliana, Atene e Roma: 1 2, 2013 p. 116 (Firenze: Le Monnier, 2013), che peraltro cita anche un testo anglosassone che preferisce utilizzare per il medesimo caso il termine "errore" (Seneca, Phaedra, edited by M. Coffey and R. Mayer, Cambridge 1990, p. 158, ad v. 752: «Though the planet Venus is either the morning or the evening star, some poets liked to fancy that the evening star of one day became the morning star of the next […]; this is an error»).
- ^ Così traduce Quintiliano (Istituzione oratoria, I, V, 10) Klossowski: v. Fabio Volonté, Simulacro e frammento. Studio sulla monomania Klossowskiana, (Milano: Franco Angeli, 2003), Magazzino di filosofia: quadrimestrale di informazione, bilancio ed esercizio della filosofia, Fascicolo 10, 2003, p. 23.
- ^ Eva Sala, Vedere con gli occhi, sentire con le orecchie: separatezza dei sensi e sinestesie poetiche, in Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 57 (2006), p. 203.
- ^ Gennaro Morisco, I frammenti di sede incerta degli Annales di Ennio, Vichiana: rassegna di studi filologici e storici del mondo classico (Napoli: Loffredo Editore), Anno XII, N. 2 - IV serie, 2010 , p. 248 (v. 616: uosque, Lares, tectum nostrum qui funditus curant).
- ^ Aulo Gellio, Noctes Atticae, I, 7, 1
- ^ G. Boccaccio, Esposizione sopra la ‘Comedia’ di Dante [1374-’75], a cura di G. Padoan, in Id., Tutte le Opere, vol. vi, a cura di V. Branca, Milano, Mondadori, 1965. p. 46; per un'ipotesi alternativa, v. Enrico Malato, Saggio di una nuova edizione commentata delle opere di Dante 1. Il canto I dell'Inferno, Rivista di studi danteschi : periodico semestrale. GEN. GIU., 2007, p. 45.
- ^ che2 (significato 1a), in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ Tale presunta improprietà non inficia in alcun modo il contenuto normativo e non ha richiesto uno specifico intervento, non essendo conveniente attivare un dispendioso procedimento per un variazione di natura meramente formale. Peraltro, nell'ambito di un tentativo di revisione costituzionale (disegno di legge n. 2544 della XIV legislatura), ne era stata prevista l'eliminazione; tuttavia la bocciatura nel referendum confermativo del 2006 ha travolto anche questo marginale effetto collaterale. Invece, nell'articolo 23 del disegno di legge di revisione costituzionale del Governo Renzi, pur modificandosi lo stesso articolo 86 della Costituzione, questo ammodernamento sintattico non era stato introdotto (vedi p. 105 della Relazione).
- ^ Aver bisogno è intransitivo, perciò il pronome relativo doveva essere di cui: V. Montesano, Congiuntivo e non solo. Da Celentano a Jovanotti, quando l'errore grammaticale è nelle canzoni, 23-01-2017.
- ^ Filippo Bognini, Il trattato 'Schemata logon': un nuovo testo ascrivibile a Emilio Aspro?, Italia medioevale e umanistica. XLIX, 2008 pp. 26-27 (Padova: Antenore, 2008).
- ^ Anche in tutta la provincia di Mantova, sebbene davanti a "gn" si usi l'articolo "lo" (p.es.: "lo gnomo"), quando si tratta di "gnocco" si dice sempre "il gnocco, i gnocchi". "Lo" viene percepito come una vera stranezza, o addirittura (alla rovescia!) come un errore di grammatica. Persino le persone colte considerano chi dice "lo" come minimo un pedante.
- ^ AA.VV., Guida gastronomica d'Italia, Milano, Touring Club Italiano, 1931, p. 231.
- ^ Il gnocco fritto, su giallozafferano.it. URL consultato il 28 maggio 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alberico di Montecassino, De barbarismo, solecismo, tropo et scemate, all’interno della sezione De scemate di P.F. Gehl, Monastic Rhetoric and Grammar in the Age of Desiderius. The Works of Alberic of Montecassino, Chicago, University of Chicago, 1976 (Diss. Department of History), pp. 143-45.
- P. Flobert, La théorie du solécisme dans l’Antiquité: de la logique à la syntaxe, in «Revue de philologie », a. lx 1986, pp. 173-81.
- M. Baratin, La naissance de la syntaxe à Rome, Paris, Éditions de Minuit, 1989, pp. 262 ss.
- M.D. Hyman, One Word Solecism and the Limits of Syntax, in Syntax in Antiquity, ed. by P. Swiggers and A. Wouters, Leuven-Paris-Dudley (MA), Peeters, 2003, pp. 179-92.
- R. Vainio, Borderline Cases Between Barbarism and Solecism, in Syntax in Antiquity, ed. by P. Swiggers and A. Wouters, Leuven-Paris-Dudley (MA), Peeters, 2003, pp. 193-201.