Soda inermis | |
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Soda inermis | |
Stato di conservazione | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superasteridi |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Amaranthaceae |
Sottofamiglia | Salsoloideae |
Genere | Soda |
Specie | S. inermis |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Tracheobionta |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Caryophyllidae |
Ordine | Caryophyllales |
Famiglia | Chenopodiaceae |
Genere | Soda |
Specie | S. inermis |
Nomenclatura binomiale | |
Soda inermis Fourr., 1869 | |
Sinonimi | |
Salsola soda | |
Nomi comuni | |
Agretti |
Soda inermis Fourr., 1869 è una pianta appartenente alla famiglia Amaranthaceae[1], comunemente nota come agretto, barba di frate o del Negus, miniscordo o riscolo.
È una pianta dai molteplici usi; è commestibile e viene perciò largamente usata in cucina e veniva inoltre usata, in passato, quale importante fonte di soda, che veniva estratta dalle sue ceneri dopo combustione[2].
È una specie di piccole dimensioni (massimo 70 centimetri), annuale, e possiede foglie e fusto succulenti. È una pianta alofita, e in quanto tale richiede dei suoli ricchi di sale; cresce abitualmente nelle zone costiere ed è originaria del bacino del Mediterraneo. Il suo ciclo di vita è annuale ed è disponibile sul mercato nel periodo primaverile ed estivo precoce.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Questa pianta annuale succulenta forma piccoli cespugli che possono crescere fino ai 70 cm di altezza; possiede foglie e fusto generalmente tendente al rosso. Produce dei piccoli fiori che formano infiorescenze e che spuntano direttamente dal fusto, alla base delle foglie.
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La specie è nativa dell'Eurasia e del Nord Africa, ed è conosciuta soprattutto in Italia (in particolare in Sicilia) e Spagna, dove in passato si incentrava la sua coltivazione; è diffusa anche sulla costa atlantica dell'Europa ed è stata importata anche negli Stati Uniti, paese in cui sta diventando una specie invasiva, specialmente nei suoli salini della California[3][4]. Esistono evidenze che il suo areale si stia estendendo anche all'America del sud[5].
Usi industriali: la produzione della soda
[modifica | modifica wikitesto]In passato, la combustione delle piante di S. inermis era uno dei principali metodi di ottenere il carbonato di sodio, la soda. Questo è un composto alcalino che veniva utilizzato, fra l'altro, per la lavorazione del vetro, per la produzione del sapone e per altri vari scopi. Dalle ceneri risultanti dalla combustione di S. soda, con opportuna lavorazione si può ottenere soda in percentuale pari al 30%.
Le piante di questa specie tendono ad accumulare sodio in presenza di suoli ricchi di sali; in questo modo i loro tessuti arrivano a possedere un'alta concentrazione di ioni sodio. Quando la pianta viene bruciata, l'anidride carbonica che si produce reagisce, presumibilmente, con il sodio e forma il bicarbonato.
È sorprendente trovare una concentrazione di sodio più elevata rispetto a quella di potassio nei tessuti vegetali; il primo elemento è solitamente tossico, mentre il secondo è essenziale per i processi metabolici delle piante. Pertanto, la maggior parte delle piante, e in particolare la maggior parte delle piante coltivate subiscono danni quando vengono piantate in terreni salini.[6][7] S. inermis e le altre piante coltivate per la produzione di soda sono alofite che tollerano terreni molto più salini rispetto e possono prosperare anche con densità di sodio nei loro tessuti molto più elevate.
Queste piante sono state un'importante -se non essenziale- fonte di soda per usi industriali fino all'inizio del XIX secolo; in particolare la Spagna possedeva larghe coltivazioni di S. inermis (chiamata barrilla in spagnolo) atte alla produzione di questo composto. L'introduzione, agli inizi dell'Ottocento, di nuovi e più convenienti processi di produzione della soda, quale il processo Leblanc, che permetteva di ottenerla dal calcare e dall'acido solforico, mise fine all'utilizzo industriale delle piante alofite.
Usi alimentari
[modifica | modifica wikitesto]Le foglie e i fusti di S. inermis sono commestibili e, principalmente le piantine giovani e i germogli, largamente usate in cucina. La pianta è utilizzata soprattutto nella dieta mediterranea, e in particolare in Italia (dove è una verdura nota con il nome di barba del frate o agretti) e in Spagna (dove è nota con il nome di barrilla). È diffusa anche nella cucina anglosassone, dove viene chiamata con il nome italiano di agretti. In Romagna viene popolarmente chiamata "lischi" o "liscari". Nelle Marche è nota come "rospici", "roscani" o "arescani". In Umbria invece prende il nome di "riscoli".
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Soda inermis, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 12 settembre 2023.
- ^ Archibald e Nan L. Clow, Chemical Revolution, (Ayer Co Pub, June 1952), pp. 65-90. ISBN 0-8369-1909-2.
- ^ California Exotic Pest Plant Council, Exotic Pest Plants of Greatest Ecological Concern in California, October, 1999.
- ^ Baye, Peter (1998). "More on Salsola soda Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.," CalEPPC News (Newsletter of the California Exotic Pest Plant Council), Vol. 6, No. 4 (Fall 1998).
- ^ Robertson, Kenneth R. e Clemants, Steven E. (1997). Salsola Soda, dal capitolo "Amaranthaceae", in: Flora of North America Editorial Committee, eds. 1993+. Flora of North America North of Mexico. 12+ vols. New York and Oxford. Vol. 4, pp. 399-402. ISBN 0-19-517389-9.
- ^ (EN) Edward P. Glenn, J. Jed Brown e Eduardo Blumwald, Salt Tolerance and Crop Potential of Halophytes, in Critical Reviews in Plant Sciences, vol. 18, n. 2, 1999-03, pp. 227–255, DOI:10.1080/07352689991309207. URL consultato il 9 agosto 2024.
- ^ (EN) Liming Xiong e Jian-Kang Zhu, Salt Tolerance, in The Arabidopsis Book, vol. 1, 2002-01, pp. e0048, DOI:10.1199/tab.0048. URL consultato il 9 agosto 2024.
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