Sharof Rashidovich Rashidov Šaraf Rašidovič Rašidov | |
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Primo Segretario del Partito Comunista dell'Uzbekistan | |
Durata mandato | 15 marzo 1959 – 31 ottobre 1983 |
Predecessore | Sobir Kamolov |
Successore | Inomjon Usmonxo'jayev |
Deputato del Soviet delle Nazionalità del Soviet Supremo dell'URSS | |
Legislatura | III, IV, V, VII, VIII, IX, X |
Circoscrizione | RSS Uzbeka |
Deputato del Soviet dell'Unione del Soviet Supremo dell'URSS | |
Legislatura | VI |
Circoscrizione | Oblast' di Taškent |
Presidente del Presidium del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka | |
Durata mandato | 21 agosto 1950 – 24 marzo 1959 |
Predecessore | Sobir Kamolov |
Successore | Amin Niyazov Yadgar Nasriddinov |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Comunista dell'Unione Sovietica Partito Comunista dell'Uzbekistan |
Sharof Rashidovich Rashidov (in uzbeko: Шароф Рашидович Рашидов; in russo Шараф Рашидович Рашидов?, Šaraf Rašidovič Rašidov; Jizzax, 6 novembre 1917 – Taskent, 31 ottobre 1983) è stato un giornalista e politico sovietico, Primo segretario del Partito Comunista dell'Uzbekistan dal 1959 al 1983, fu di fatto leader della RSS Uzbeka fino alla sua morte.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato il giorno precedente lo scoppio della Rivoluzione d'ottobre nel villaggio di Jizzax da una famiglia di contadini, Rashidov lavorò come insegnante e giornalista presso alcune testate di Samarcanda. Inviato sul fronte europeo durante la seconda guerra mondiale fu ferito nella difesa di Mosca e rimpatriato nel 1942. Fu eletto presidente del Presidium del Soviet Supremo della RSS Uzbeka nel 1950 e nel 1959 raggiunse l'apice del potere, giungendo a farsi eleggere Primo segretario del Partito Comunista dell'Uzbekistan (la carica più elevata dello stato)[1], posizione che mantenne fino alla sua morte sopraggiunta nel 1983.
Nella seconda metà degli anni settanta il suo nome venne sempre più spesso associato alla corruzione ed a pratiche di nepotismo: egli infatti fu coinvolto nella cosiddetta "mafia del cotone", forte dei suoi legami con la figlia di Brežnev Galina e del di lei marito e funzionario della polizia di Mosca Čurbanov e con il presidente sovietico Bremev, divenendo capo di un corrotto apparato burocratico pervasivo e totalitario[2].
Dopo la sua morte (sopravvenuta ufficialmente per un infarto) la figura di Rashidov è stata in parte riabilitata, identificata dal neonato nazionalismo uzbeko come un eroe nazionale il cui sforzo sarebbe stato quello di perseguire una politica autonoma rispetto ai dettami del potere centrale sovietico. Una via centrale di Tashkent porta attualmente il suo nome.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Sharaf Rashidov, 65; Soviet Politburo Aide, in The New York Times, 1º novembre 1983. URL consultato il 19 marzo 2019.
- ^ Francis Fukuyama, La fine della storia e l'ultimo uomo, traduzione di Delfo Ceni, Torino, Utet, 2020, pp. 73-74, ISBN 978-88-511-7696-9.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sharof Rashidov
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