Palazzo del Senato | |
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Palazzo del Senato | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Località | Milano |
Indirizzo | via Senato, 10 |
Coordinate | 45°28′13.15″N 9°11′55.82″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1608 |
Stile | Barocco |
Uso | Sede dell'Archivio di Stato di Milano |
Realizzazione | |
Architetto | Fabio Mangone (poi Francesco Maria Richini) |
Appaltatore | Federico Borromeo |
Proprietario | Stato Italiano |
Committente | Federico Borromeo |
Il Palazzo del Senato (Senatt in dialetto milanese[1]) è un edificio storico di Milano, che si trova in via Senato 10, attualmente sede dell'Archivio di Stato di Milano. Originariamente sede del Collegio Elvetico, il Palazzo subì numerosi interventi architettonici e, al contempo, lo spostamento al suo interno di vari istituti politici e amministrativi.
Dopo la soppressione degli ordini religiosi da parte di Giuseppe II, a partire dal 1786 il Palazzo fu sede del Supremo consiglio di governo e poi, sotto il Regno d'Italia napoleonico, del Senato consulente. Sarà proprio questa istituzione a lasciare il suo nome al complesso architettonico.
Dal 1886 il Palazzo divenne la sede definitiva dell'Archivio di Stato di Milano e, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, anche della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La costruzione dell'edificio
[modifica | modifica wikitesto]L'origine del palazzo risale al 1608, quando il cardinale di Milano, Federico Borromeo, volle erigere la nuova sede del Collegio Elvetico,[3] che sarebbe sorto sulle rovine di un antico monastero di suore umiliate[4] «per ospitarvi studenti svizzeri, provenienti da terre appartenenti alla diocesi di Milano, i quali vi erano preparati a svolgere la funzione di parroci in Valtellina e nei Grigioni, terre «infette» di eresia»,[5] ossia in cui erano penetrate le idee della riforma protestante, specialmente calvinista.
Il progetto fu inizialmente assegnato al capomastro Cesare Arano e all'ingegnere-architetto Aurelio Trezzi. Dal 1613 i lavori vennero affidati a Fabio Mangone, capomastro del Duomo di Milano, per poi essere ripresi intorno al 1632[2] (dopo la pestilenza del 1630 che portò via il Mangone[6]) da Francesco Maria Richini.[7] Nel corso dei decenni successivi vi furono ulteriori cantieri: nel 1664 la fabbrica del Collegio acquista l'adiacente monastero di San Primo con la chiesa e in seguito ci saranno lavori di ampliamento e di abbellimento di questa chiesa ad opera di Gerolamo Quadrio.[2]
Tra Giuseppe II e il Regno Lombardo-Veneto
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1786, per decisione di Giuseppe II d'Asburgo, il collegio svizzero (che nel frattempo aveva assunto forme neoclassiche ad opera di Leopold Pollack[2]) divenne sede del Supremo consiglio di governo,[8] per poi, all'invasione francese, diventare sede della Camera Bassa (Consiglio de' Juniori) della neonata Repubblica Cisalpina nel 1797.[9] Le vicende degli anni successivi furono travagliate: rimasto per pochi mesi sede del Consiglio de' Juniori, divenne poi sede del Ministero della guerra della Repubblica Cisalpina ma nel 1799, col ritorno degli austriaci, fu adibito a magazzino.[9] Ritornati i francesi di Napoleone dopo la battaglia di Marengo (1800), dal 1802 ritornò ad essere sede del Ministero della Repubblica Italiana prima, e del Regno d'Italia poi,[10] per essere infine adibito a Palazzo del Senato (da qui il nome con cui è conosciuto l'edificio) a partire dal 1809.[11] L'edificio continuò a mantenere questa funzione fino al 1814 quando, sconfitto Napoleone, ritornarono gli austriaci che decisero di adibire l'edificio prima alla Cancelleria dell'Armata imperiale austriaca[12] e, nel 1817, alla Contabilità dello Stato.[9] Il palazzo fu sede di quest'istituzione fino al 1859.[7]
Dall'Unità d'Italia ad oggi: l'Archivio di Stato di Milano
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni 1850, il direttore degli archivi governativi della Lombardia Luigi Osio, resosi conto che lo spazio dei depositi di San Fedele cominciava a scemare sempre più, inoltrò la richiesta al governo austriaco prima, e a quello italiano poi, la possibilità di unificare i vari poli archivistici presenti in città nel Palazzo del Senato.[13] Il processo di trasferimento fu lungo e travagliato, tanto che neanche l'Osio vide pienamente realizzarsi il suo sogno. Se la Direzione poté installarsi nell'edificio a partire dal 1873, tutti i fondi archivistici vi trovarono sede soltanto nel 1886, sotto il mandato direzionale di Cesare Cantù.[14]
Il Palazzo del Senato fu interessato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale: nella notte tra il 12 e il 13 luglio 1943, infatti, l'edificio fu colpito pesantemente e alcuni fondi andarono distrutti:[15] il fianco sinistro - caratterizzato da una cortina di alte finestrature - appare infatti oggi posticciamente rifatto. A partire dal secondo dopoguerra, Il palazzo fu oggetto di una ricostruzione architettonica che durò per buona parte degli anni 1950 e che fu affidata in parte al genio civile e in parte alla Soprintendenza.[16]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo è costruito in stile barocco. Di immediato impatto è la facciata centrata nella sua soluzione ellittica dovuta a Francesco Maria Richini, ed è decorata con finestre dai timpani triangolari e curvi rispettivamente al primo e al secondo piano. All'interno dell'edificio si trovano due grossi cortili, composti da un doppio ordine di logge architravate,[17] una soluzione quasi unica nel panorama dei palazzi milanesi dell'epoca per cui non mancarono apprezzamenti. A tal proposito, la Nuova Guida di Milano di Carlo Bianconi del 1787 definisce il palazzo come: «una delle più belle, e corrette Fabbriche, rispetto all'interno, che vanti l'Italia […] Abbiamo adunque il piacere non solo di assicurare il Forestiere del suo vero Autore, ma di lusingarci che passeggiando egli sotto i di lei portici potrà sembrargli d'essere in Atene ai felici tempi di Pericle, o in Roma a quelli d'Augusto».[18]
Sul lato sinistro del palazzo si ergeva la chiesa di San Carlo al Collegio Elvetico[19]; ne rimane la facciata, ma oggi l'impianto dell'edificio sacro può essere ricostruito solo attraverso antichi rilievi, essendo stato modificato dai rifacimenti settecenteschi e novecenteschi. Si ricorda il celebre rilievo del 1776 eseguito da Leopold Pollack, che mostra la chiesa sia in pianta sia in sezione. Attualmente nel volume anticamente occupato dalla chiesa si trova la sala conferenze dell'Archivio di Stato di Milano.[20]
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo del Senato accolse, durante l'età napoleonica, la prima buca delle lettere di Milano.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Francesco Cherubini, Vocabolario milanese-italiano, Milano, Imperial Regia Stamperia, 1839-1843.
- ^ a b c d Rovetta-Nava.
- ^ a b Lanza-Somarè, p. 178.
- ^ Palazzo del Senato, Milano, su inmilano.com. URL consultato il 19 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- ^ Canosa, p. 272.
- ^ Della Torre, p. 189 §1.
- ^ a b Liva.
- ^ Mocarelli, p. 91; Paganini, p. 145 §2
- ^ a b c Topografia storica, p. 46.
- ^ Bertini-Valori, p. 14.
- ^ Topografia storica, p. 46; Paganini, p. 146 §2
- ^ Paganini, p. 146 §2.
- ^ Cagliari Poli, p. 13 §1.
- ^ Cagliari Poli, p. 13 §2.
- ^ Manganelli, pp. 52-55.
- ^ Della Torre, pp. 201-206.
- ^ Lanza-Somaré, p. 178.
- ^ Bianconi, p. 75.
- ^ Chiesa di S. Carlo al Collegio Elvetico (ex), su lombardiabeniculturali.it.
- ^ Della Torre, p. 186 §1.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Barbara Bertini e Martina Valori, Archivio di Stato di Milano, Viterbo, Betagamma, 2001, SBN LO10601902.
- Gabriella Cagliari Poli, L'archivio di Stato di Milano, in Gabriella Cagliari Poli (a cura di), L'archivio di Stato di Milano, Firenze, Nardini Editore, 1992, pp. 11-23, ISBN 88-404-1301-4.
- Romano Canosa, La vita quotidiana a Milano in età spagnola, Milano, Longanesi, 1996, ISBN 88-304-1382-8.
- Stefano della Torre, L'archivio edificato dell'architettura milanese, in Gabriella Cagliari Poli (a cura di), L'archivio di Stato di Milano, Firenze, Nardini Editore, 1992, pp. 173-206, ISBN 88-404-1301-4.
- Attilia Lanza e Marilea Somarè, Milano e i suoi palazzi: Porta Vercellina, Comasina e Nuova, vol. 2, Milano, Libreria milanese, 1993, SBN CFI0265466.
- Guido Manganelli, Il Palazzo del Senato (Cenni storici. La distruzione. La rinascita), in Notizie degli Archivi di Stato, vol. 8, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1948, pp. 52-55, ISSN 0394-9095 .
- Luca Mocarelli, Costruire la città: edilizia e vita economica nella Milano del secondo Settecento, Bologna, Il Mulino, 2008, ISBN 978-88-15-11982-7.
- Carlo Paganini, Il Collegio Elvetico, in Gabriella Cagliari Poli (a cura di), L'archivio di Stato di Milano, Firenze, Nardini Editore, 1992, pp. 139-148, ISBN 88-404-1301-4.
- Federica Passoni, Collegio Elvetico (o palazzo del Senato), in Arte Lombarda, n. 121, Milano, Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda, 1997, pp. 117-120, ISSN 0004-3443 . URL consultato l'8 maggio 2014 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2014).
- Carlo Bianconi, Nuova guida di Milano per gli amanti delle belle arti et delle sacre et profane antichità milanesi, Milano, nella stamperia Sirtori, 1787, SBN LO1E006110. URL consultato il 15 luglio 2018.
- Topografia storica di Milano, ossia Prospetto delle cose principali che costituiscono la rinomanza, il lustro ed il benessere della metropoli milanese, vol. 3, Milano, G. Bernardoni, 1846, SBN VEA0150921. URL consultato il 15 luglio 2018.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Accademia scientifico-letteraria di Milano
- Archivio di Stato di Milano
- Carlo Borromeo
- Federico Borromeo
- Barocco a Milano
- Neoclassicismo a Milano
- Bombardamenti di Milano
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo del Senato
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanni Liva, Storia dell'Archivio di Stato di Milano - Il Palazzo del Senato, su archiviodistatomilano.beniculturali.it. URL consultato il 15 luglio 2018.
- Alessandro Rovetta e Valentina Nava, Palazzo del Senato - complesso, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali, 15 settembre 2017. URL consultato il 15 luglio 2018.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 265390835 |
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