San Catello | |
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La statua | |
Autore | Giambattista |
Data | 1609 |
Materiale | legno |
Dimensioni | 93×90×60 cm |
Ubicazione | Concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello, Castellammare di Stabia |
Coordinate | 40°41′40.21″N 14°28′50.87″E |
San Catello è una statua lignea custodita all'interno della concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello a Castellammare di Stabia, nell'omonima cappella.
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Una statua che raffigurasse il patrono di Castellammare di Stabia, san Catello, venne commissionata nel 1604 e consegnata il 16 gennaio 1609: da alcuni documenti è stato possibile risalire al nome del suo scultore, Giovanbattista, un'artista operante nelle botteghe napoletane tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo[1]. È stata anche avanzata l'ipotesi che potesse essere stata realizzata da Pietro Alemanno: tale ipotesi tuttavia è da scartare sia per i contrasti tra lo stile dell'artista e quella della statua, sia per il diverso periodo storico in cui è vissuto Pietro Alemanno e la data di realizzazione del San Catello[2]. Nel corso degli anni la statua ha subito diversi restauri, come quelli del 2009 e nel 2019, anno in cui ne è stata realizzata una copia da adibire alle processioni. La statua infatti, il giorno della festa del santo, il 19 gennaio, e il giorno della festa civile, la seconda domenica di maggio, è portata in processione a spalla per le strade di Castellammare di Stabia[3]. Proprio durante questi restauri si è accertato che la statua sia effettivamente del periodo in cui i documenti dicano sia stata realizzata[2]. L'8 aprile 1906 la statua venne portata in processione durante l'eruzione del Vesuvio: secondo la tradizione, una volta giunti sulla spiaggia, un raggio di sole riuscì a penetrare tra le nubi di cenere illuminando il volto del santo[4]; nonostante l'eruzione continuò il suo corso, la città stabiese venne risparmiata dalla pioggia di ceneri[5].
La statua è in legno e ha un'altezza di 93 centimetri per una larghezza di 90 e una profondità di 60[1]. Raffigura un vecchio vescovo, con i tratti del viso marcato e in testa una mitra, in ginocchio su un doppio cuscino, nell'atto di pregare, e le mani incrociate sul petto che reggono il pastorale. Secondo monsignor Francesco di Capua, la statua sarebbe ispirata a un busto del XIV secolo, che a sua volta si rifaceva a una statua del VII-VIII secolo in stile bizantino[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Valcaccia, Tesori, p. 59.
- ^ a b c Valcaccia, Tesori, p. 60.
- ^ Aiello, p. 99.
- ^ Valcaccia, Salvaci, p. 3.
- ^ Valcaccia, Salvaci, p. 4.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Egidio Valcaccia, Salvaci, o vecchiariello nostro!, Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore, 2006, ISBN non esistente.
- Giuseppe Lauro Aiello, La città di Stabia e San Catello suo patrono, Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore, 2007, ISBN 978-88-8090-254-6.
- Egidio Valcaccia, I Tesori Sacri di Castellammare di Stabia - Il Cinquecento e il Seicento, Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore, 2014, ISBN 978-88-8090-424-3.