Romeo Ottaviani, detto er Tinèa (Roma, 1877 – Roma, 4 aprile 1910), è stato un famoso bullo[1] romano, noto come er più de Trastevere.
Di alta statura, noto per la forza e il coraggio, er Tinèa[2] esercitò un indiscusso predominio sugli altri bulli romani, nel periodo a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Ottaviani nacque a Roma, nel rione di Borgo, nel 1877, figlio di Nicola, un vetturino[3] originario di Tolentino (MC) e dell'abruzzese Adele, crebbe ed abitò fino alla morte a Trastevere, presso piazza de' Renzi.
Fattorino presso gli uffici postali di piazza di San Silvestro e di viale di Trastevere,[4] lavorava anche come buttafuori in vari locali della città, ove la sua presenza era richiesta per sedare le frequenti risse di un pubblico turbolento. Acquisì prestigio nell'ambiente bullesco e della malavita romana di fine secolo per aver difeso, nel 1898, una prostituta dalle percosse del suo protettore. Costui, in via Frattina,[5] stava picchiando a sangue una malcapitata. Romeo, avvicinatosi, gli intimò di fermarsi e, all'arrogante minaccia del ruffiano di prenderlo a coltellate, forte della sua prestanza fisica lo atterrò a schiaffoni. L'uomo era, ad insaputa di Romeo, un noto esponente malavitoso chiamato er Malandrinone.
L'impresa fece sensazione ed accreditò Romeo come legittimo capo dei bulli di Roma. In tale veste esercitò una certa azione di composizione tra le questioni dei gruppi bulleschi dei diversi rioni: monticiani, trasteverini, borghigiani, regolanti, etc., e di difensore degli inermi dalle violenze della criminalità comune. Azione che sembra sia stata apprezzata e riconosciuta anche dalle autorità ufficiali della pubblica sicurezza dell'epoca e, in particolare, dal delegato[6] di Trastevere Francesco Ripandelli.[7]
Assalito alle spalle e ferito al collo con un trincetto[8] da un certo Bastiano er Sartoretto in un sabato pomeriggio del 2 aprile 1910, mentre in compagnia della moglie Assunta e del figlio camminava per la trasteverina via del Moro,[9][10][11] fu trasportato in gravi condizioni all'Ospedale della Consolazione,[12] per morirvi la mattina del lunedì successivo, a trentatré anni.
Anche i due fratelli del Tinea morirono di morte violenta: il primo, Giuseppe detto Peppe, nel 1900, due anni dopo l'episodio di via Frattina, accoltellato da alcuni sfruttatori che, recatisi nella casa di famiglia in piazza de Renzi, volevano vendicarsi di Romeo; il secondo, Alessandro detto er Pazzaja, accoltellato da una donna, nel corso di una lite, il 16 aprile 1918 in piazza del Catalone.[13]
Influenza culturale
[modifica | modifica wikitesto]Rimane nell'uso di qualche vecchio romano l'espressione «Ma chi sei er Tinèa?» intesa in senso ironico, per burlarsi di atteggiamenti prepotenti e spavaldi.
Er Tinèa è nominato nel romanzo ''Una vita violenta'' di Pier Paolo Pasolini (cap. 3: «Aòh, a Tomà», fece il Zuccabbo, «lo senti? Semo peggio der Tinèa, semo»).
Gastone Monaldi portò la sua storia sulle scene con Er più de Trestevere. Una commedia musicale dal titolo er Tinèa l'ultimo dei bulli di Claudio D'Amico, fu rappresentata al teatro "La Cometa" di Roma il 7 e 8 giugno 2006, con musiche e canzoni inedite di Renato Di Benedetto.
Il film di Sergio Corbucci del 1971 con Adriano Celentano nel ruolo del protagonista, Er più - Storia d'amore e di coltello, è ispirata alla figura del bullo Ottaviani.
Er Tinèa è citato dal gruppo hip hop romano Colle der Fomento nel brano "Nulla Virtus".
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Voce di etimologia incerta. Filippo Chiappini nel suo Vocabolario romanesco, Edizione Il cubo, 1992, la fa derivare dal veneto "bulo", con il significato di "prepotente". Bartolomeo Rossetti, nelle opere citate, riporta anche il tedesco medievale "bühle" con il significato di amante, ganzo.
- ^ Tinèa è una corruzione dialettale della locuzione "di Enea" nel senso di "della stirpe di Enea" ovvero persona che discende dall'eroe troiano, e quindi, secondo la leggenda della fondazione dell'Urbe, vero romano o, con tipica espressione dialettale, "romano de Roma". Alcuni sostengono che questo soprannome derivasse dall'imprecazione "Sangue d'Enea!", di uso assai frequente a Roma in quel tempo.
- ^ Vetturino, o con termine dialettale bottaro, è il conducente di una carrozza a cavalli (bótte) adibita al servizio pubblico. Fonte: Chiappini, Opera citata.
- ^ All'epoca viale del Re. Nel 1945 la via assunse la denominazione di viale del Lavoro, poi quella di viale dei Lavoratori e, infine, l'attuale viale di Trastevere. Fonte: Sergio Delli. Strade di Roma, Newton Compton Editori, 1988.
- ^ Via Frattina si trova lungo il percorso che da piazza San Silvestro, luogo di lavoro del Tinèa, conduce a Trastevere, suo quartiere di residenza.
- ^ Funzionario di pubblica sicurezza, assimilabile all'odierno Commissario di polizia.
- ^ Ripandelli rievocò la morte di Tinèa nella terza puntata di una serie di articoli, Vecchio Trastevere, pubblicata sul Piccolo, il 3 novembre 1930. Fonte: Bartolomeo Rossetti, opera citata in Bibliografia. Al delegato Ripandelli si allude nel verso iniziale "Sor delegato mio nun so' un bojaccia!" della celebre composizione poetica dialettale Er fattaccio di Americo Giuliani.
- ^ Coltello a lama ricurva, molto affilato, usato dai calzolai per tagliare il cuoio.
- ^ Fonte: Riccardo Mariani, opera citata in Bibliografia, capitolo X, pp. 99-110.
- ^ Bartolomeo Rossetti, opera citata in Bibliografia, sposta il luogo dell'assalto nell'adiacente piazza Trilussa ed indica l'omicida con il soprannome di Carnacciaro. Filippo Chiappini nel suo dizionario, già citato, riporta alla omonima voce la seguente definizione: "Venditore di carne di cavallo lessata e tagliuzzata per i gatti. Si dice anche per ischerzo di un gran mangiatore di carne...". Si trovano anche le varianti carnecciaro e carnicciaro. Il mestiere del carnacciaro è rappresentata nelle incisioni del Pinelli e di Diofebi.
- ^ Sergio Delli, opera citata, alla voce "Trastevere (viale di)", a pagina 919, scrive: "ricorderò il "Tinèa" ucciso a coltellate da un altro celebre bullo il "Picchilonne".
- ^ L'Ospedale della Consolazione era situato nell'omonima via, nei pressi del Foro romano, alle spalle della chiesa di Santa Maria della Consolazione. Ridotto alle sole funzioni di pronto soccorso nel 1930, fu definitivamente chiuso nel 1936. Attualmente ospita la sede del Comando generale della Polizia municipale di Roma. Una lapide, murata all'esterno, ricorda che in questo edificio, il 21 giugno 1591, morì di peste, all'età di ventitré anni san Luigi Gonzaga, contagiato dai malati che assisteva.
- ^ Fonte: Riccardo Mariani, opera citata, pag 96, 105 e 110.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Cacciari, Patrizio, 101 misteri di Roma (che non saranno mai risolti), 17. Come muore un bullo romano, Roma, Newton Compton Editori, 2011. ISBN 978-88-541-3683-0
- Mariani, Riccardo, I (veri) bulli di Roma, Roma, Nuova Spada, 1983
- Rossetti, Bartolomeo, I bulli di Roma Fatti, fattacci e avventure di una popolare figura della tradizione romanesca, Roma, Newton Compton, Collana "Roma tascabile", 2006. ISBN 88-8183-416-2
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Romano, mitico bullo in versi d'amore e coltello di Claudio Rendina, la Repubblica, 5 maggio 2002, p. 11 sezione Roma. URL visitato il 12/06/2012