Renato Tega | |
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Deputato dell'Assemblea Costituente | |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Italiano |
Professione | funzionario amministrativo, maestro elementare |
Renato Tega (Spello, 6 gennaio 1887 – Bologna, 9 novembre 1955) è stato un politico e partigiano italiano.
Iscritto al Partito Socialista, il 2 giugno 1946 viene eletto come rappresentante alla Costituente.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce a Spello da Teodorico e Nicolina Lupparelli. Iscritto al Partito Socialista Italiano nel 1908 viene eletto consigliere comunale della sua città natale, dove risiede fino al 1913. Trasferitosi a Molinella dopo aver vinto un concorso da vicesegretario comunale, diviene uno dei principali collaboratori di Giuseppe Massarenti.[1]
Massone, fu membro della loggia Francesco Guardabassi di Perugia; non diede seguito al voto del Congresso del Partito socialista di Ancona del 1914 che stabiliva l'incompatibilità tra l'appartenenza al partito e alla Massoneria[2].
Nel 1914 partecipa alla settimana rossa, durante la quale viene arrestato con l'accusa di attività sovversiva e rilasciato nel novembre dello stesso anno.[1] Rientrato a Molinella, viene licenziato dal suo posto di lavoro dal commissario prefettizio che aveva nel frattempo sostituito Massarenti nel ruolo di sindaco della città. Si trasferisce quindi nella vicina Argenta e continua a lavorare come vicesegretario comunale. È arruolato allo scoppio della prima guerra mondiale. Protagonista di un atto di protesta contro il conflitto al momento della partenza, viene arrestato e condannato a tre mesi di carcere; rilasciato, organizza una nuova protesta contro la guerra in atto e nuovamente viene arrestato.[1] Inviato al domicilio coatto a Benevento, rientra per protesta a Molinella e viene definitivamente allontanato col confino obbligatorio nella natìa Spello. Richiamato alle armi nel 1918 è dichiarato abile, ma a seguito di una richiesta dello stesso Tega viene infine giudicato riformabile.[1]
La sua rilevanza politica in quegli anni si è accresciuta e gli incarichi affidatigli dalla direzione centrale lo portano a spostarsi per l'intera Emilia-Romagna. Perseguitato dai proprietari agrari e dagli attivisti del neonato Partito Nazionale Fascista, subisce un'aggressione fisica che lo costringe ad allontanarsi da Molinella.[1]
Trasferitosi a Bologna, qui viene arrestato nel 1923 e successivamente rilasciato. L'anno seguente subisce una grave aggressione da una squadra fascista che compromette seriamente la sua vita. Nel 1925 decide quindi di espatriare in Francia.[1] Rientrato in Italia l'anno dopo, viene immediatamente arrestato e confinato per un anno sulle Isole Eolie. Rientrato a Molinella, accetta infine di richiedere la tessera del Partito che gli consente di tornare a lavorare.[1][3]
Nel 1942 è uno dei promotori della nascita del Movimento di Unità Proletaria e successivamente del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria. Alla data dell'armistizio entra nelle file delle Brigate Matteotti.[1][3] Dopo la liberazione viene nominato segretario della federazione socialista di Bologna e nominato alla Costituente. Dopo la scissione di Palazzo Barberini, sceglie di rimanere all'interno del PSI.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Renato Tega, in Donne e Uomini della Resistenza, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.
- Renato Tega, in Storia e Memoria di Bologna, Comune di Bologna.
- Renato Tega, su storia.camera.it, Camera dei deputati.