Reliquiario della Santa Croce | |
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Autore | Bartolomeo da Bologna, Antonio di Giovanni, Francesco di Comino |
Data | 1442-1453 |
Materiale | argento fuso, traforato, inciso, dorato, sbalzato, smalto, smalto filigranato, vetro |
Dimensioni | 132×56 cm |
Ubicazione | Museo Diocesano, Padova |
Il reliquiario della Santa Croce è un'opera di oreficeria di Bartolomeo da Bologna, Antonio di Giovanni e Francesco di Comino. Proveniente dalla Cappella della Santa Croce del Duomo di Padova, è conservato nel Museo diocesano di Padova.
Esso contiene la reliquia della croce di Gesù Cristo.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il tabernacolo fu commissionato dal comune di Padova con la funzione di ostensorio per la festa del Corpus Domini, come ampiamente testimoniato dagli atti del consiglio quattrocenteschi[1]. Questi documenti forniscono un'ampia serie di informazioni in merito al valore originario dell'oggetto; vi si precisa infatti che esso veniva portato in processione durante le festività più solenni e si puntualizza come, benché fosse conservato nella sacrestia della Cattedrale, appartenesse alla comunità padovana[2].
L'oggetto fu commissionato a Pietro da Parma nel 1435, il quale però morì nel 1440. Perciò l'incarico passò a Bartolomeo da Bologna, ad Antonio di Giovanni e Francesco di Comino nel 1443[1].
Dai documenti del Moschetti risulta che il Comune di Padova nel 1445 ebbe dei problemi economici che causarono difficoltà nel reperire i materiali e nel pagare gli artisti. Ciò ha comportato ritardi nella produzione. Infatti, nel 1448 il reliquiario non era ancora terminato[1].
Inoltre, l'incarico passò alle sole mani di Antonio e Francesco a causa della morte di Bartolomeo[1].
I documenti municipali non parleranno dell’opera prima del 1453, anno attestato dal documento XV presente nel Bollettino del Museo Civico di Padova, laddove si dichiara che il tabernacolo è compiuto e sarà necessario provvedere alla sua custodia[1].
Di Bartolomeo da Bologna non si hanno particolari notizie: è un artista e orafo del XV secolo, del quale si hanno testimonianze a partire dal 1420, a Padova. Figlio di Tonunaso, non è chiaro quale sia la sua città di nascita e le fonti in cui è nominato non fanno riferimento ai suoi lavori, ma si limitano a citarlo nel 1424, 1437 e 1438.[3]
Nel 1443 pare si trovasse a Ferrara, dove si hanno notizie su possibili del suo passaggio, prima dell’arrivo nel centro patavino, ma non di lavori svolti in loco[4].
Il tabernacolo venne trasformato in reliquiario della Santa Croce dopo una donazione da parte di Giovanni Della Torre, venendo spostato e conservato nella Cappella della Santa Croce della Cattedrale, dove rimase fino al suo spostamento nel complesso museale padovano ad inizio Novecento[2].
Descrizione e stile
[modifica | modifica wikitesto]L'oggetto è realizzato interamente in argento, lavorato e trattato con modalità diverse, come traforatura e doratura; inoltre, sulla base sono presenti degli smalti policromi. Questi ultimi, trattati a filigrana, hanno preservato - nel complesso - la loro conformazione originale, mentre alcuni sono stati ritoccati durante il restauro del 1955. Anche le sue dimensioni assumono una certa rilevanza dal momento che il reliquiario raggiunge i 135 cm di altezza e una massa di 24 kg[5].
Il risultato finale consiste in una particolare struttura che riproduce una microarchitettura gotica, dove – probabilmente – anche gli effetti luministici giocano un ruolo fondamentale per la ricerca artistica[5].
È opportuno notare come il gusto gotico internazionale risulti ancora totalizzante, nonostante la realizzazione dell’ostensorio-reliquiario si dati tra il 1443 e il 1453 e sia - quindi - parallela a quella dell’altare donatelliano del Santo. Questo dato conferma la necessità di non imbrigliare stili e tendenze in categorie cronologiche troppo serrate.[5]
Non essendoci – relativamente al reliquiario – riferimenti ad eventuali, specifici significati simbolici di questo tipo di materiali, si presume che la magnificenza propria dell’opera sia da riferirsi all’importanza e del committente, il Comune di Padova, e della destinazione finale, ossia la Cattedrale patavina. L’incontro di questi due aspetti denota – quindi – un dialogo sinergico tra potere laico e potere spirituale, che il reliquiario avrebbe dovuto pertanto rappresentare[5].
Iconografia
[modifica | modifica wikitesto]L’intera struttura è composta da una complessa composizione di nicchie e pinnacoli, al cui interno sono ubicate le figure dei santi protettori di Padova: Sant’Antonio, Santa Giustina, San Daniele e San Prosdocimo e le figure di San Bernardino di Siena, di San Francesco d’Assisi e della Madonna con il Bambino, le quali, probabilmente, rientravano nei contesti di iconografia religiosa padovana[5].
Si possono individuare inoltre, alla base del reliquiario, anche episodi della Passione di Cristo; precisamente: la Crocifissione, la Flagellazione e la Risurrezione, dove si incontrano modelli pittorici di cultura gotica veneziana[5].
Troviamo, in aggiunta, la presenza degli stemmi di Padova, elemento che lascia ipotizzare un valore civico di non secondaria importanza[5].
La cappella che ospitava il reliquiario è tutt’oggi chiamata Cappella della Santa Croce, e vi si trovano ancora molti riferimenti al vestigio della croce stessa, che lascia intuire la portata di tale elemento cristologico[5].
Nelle lunette della cappella si notano sette santi, di cui due riconosciuti come i patroni di Padova. Inoltre, nell’affresco centrale, si trova l’episodio della Crocifissione, sottolineando come, anche nell’impianto grafico moderno, probabilmente, vi sia un continuo richiamo al reliquiario stesso[6].
Uso liturgico
[modifica | modifica wikitesto]Il tabernacolo fu commissionato dal comune di Padova con la funzione di ostensorio per la festa del Corpus Domini, come ampiamente testimoniato dagli atti del consiglio quattrocenteschi[1].
Questi documenti forniscono un'ampia serie di informazioni in merito al valore originario dell'oggetto; vi si precisa infatti che esso veniva portato in processione durante le festività più solenni e si puntualizza come, benché fosse conservato nella sacrestia della Cattedrale, appartenesse alla comunità padovana[1].
Il tabernacolo venne trasformato in Reliquiario della Santa Croce dopo una donazione da parte di Giovanni Della Torre, venendo spostato e conservato nella Cappella della Santa Croce della Cattedrale, dove rimase fino al suo spostamento nel complesso museale padovano ad inizio Novecento[2].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g A. Moschetti, Bartolommeo da Bologna orefice del secolo XV e il grande Tabernacolo del Duomo di Padova, in Bollettino del Museo Civico di Padova, Anno XII, luglio-dicembre, n. 4-6, 1909, pp. 115-131
- ^ a b c G. Baldissin Molli, E. Martellozzo Forin (a cura di), Gli inventari della Sacrestia della Cattedrale di Padova (secoli XIV - XVIII), Volume II, il prato publishing house, Padova 2016, p. 799
- ^ BARTOLOMEO da Bologna in "Dizionario Biografico", su www.treccani.it. URL consultato il 20 maggio 2023.
- ^ L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1864, p. 78.
- ^ a b c d e f g h A. M. Spiazzi, Reliquiario della croce, in A. M. Spiazzi (a cura di), Oreficeria sacra in Veneto, Biblos, Cittadella (PD) 2004, pp.120-121.
- ^ Gli elementi qui riportati fanno riferimento alla visita in loco della Cappella in data 26/04/2023
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanna Baldissin Molli, Elda Martellozzo Forin (a cura di), Gli inventari della Sacrestia della Cattedrale di Padova (secoli XIV - XVIII), Volume II, il prato publishing house, Padova 2016
- Luigi Napoleone Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1864
- Lucio Grossato, Bartolomeo da Bologna (voce), in Dizionario Biografico degli italiani, Vol. 6, 1964
- Miri Rubin, Corpus Christi: the Eucharist in late medieval culture, Cambridge University Press, Cambridge [England]; New York 1991
- Anna Maria Spiazzi (a cura di), Oreficeria sacra in Veneto, Biblos, Cittadella (PD) 2004
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Bottega di Bartolomeo da Bologna su BeweB | Portale dei beni culturali ecclesiastici