Rebeca Matte Bello attiva a Firenze[1] (Santiago del Cile, 29 ottobre 1875 – Fiesole, 14 maggio 1929) è stata una scultrice cilena. Diverse sue opere sono conservate nel Museo nazionale di belle arti del Cile.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Rebeca Matte nacque il 29 ottobre 1875 a Santiago del Cile in una famiglia agiata, figlia unica di Rebeca Bello Reyes e di Augusto Matte Pérez, ambasciatore del Cile, e nipote di Andrés Bello.[2] Educata dalla nonna, Rebeca Matte crebbe in un ambiente intellettuale stimolante: la famiglia frequentava la cerchia di José Victorino Lastarria, Gabriel Jordan Amunátegui o ancora Alberto Blest Gana. Quando suo padre fu inviato a Parigi per lavoro anche lei si trasferì.
In Europa, Rebeca Matte studiò prima a Roma con Giulio Monteverde, poi a Parigi all'Académie Julian con Paul Dubois e Denys Puech.[2][3] Negli anni giovanili fu influenzata dal lavoro di Auguste Rodin.[4] Alfonso Panzetta la definisce «autrice di bronzi e marmi di gusto simbolista».[1] Sposò il diplomatico Pedro Íñiguez Larraín e diede alla luce una figlia.[2]
Nel 1899 espose al Salon di Parigi una statua intitolata Horace, che metteva in evidenza la rigidità fisica e psicologica provocata da un attacco epilettico.[5] Nel 1908 il governo cileno le commissionò una scultura destinata alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Aia: la statua intitolata Lo spettro della guerra venne installata nel 1914 nei giardini del Palazzo della Pace.
Matte Bello espose due opere al Salon d'Automne del 1913. La prima, «pieno di fascino e vigore», era un busto di un anziano lottatore raffigurato «mentre sfida la durezza della vita». La seconda opera, considerata una delle più belle del Salon, era intitolata Une vie e rappresentava una donna di mezza età seduta su una sfinge mentre guarda indietro. Il governo cileno continuò a commissionare opere a Matte. Nel 1914 la scultrice creò Héros de La Concepción, ora a Santiago. Lo stesso anno espose l'opera Dolore alla Biennale di Venezia.[1] Le Figaro[6] mise in luce il raffinato talento dell'artista della giovane scuola latinoamericana, e ne notò la maturità artistica e la tecnica, sia nelle opere in bronzo che in quelle in marmo, lavorate queste ultime col metodo diretto, ossia senza disegno né modello di riferimento.
Riconosciuta accademica ad honorem il 24 gennaio 1917[7], nel 1918 fu nominata professore onorario all'Accademia di Belle Arti di Firenze.
La figlia di Matte, Lily, morì di tubercolosi in un sanatorio nelle Alpi svizzere nel 1926. Matte, fortemente provata dalla morte della figlia, rinunciò alla creazione artistica, tornò in Cile dedicandosi ad opere di beneficenza a nome della giovane scomparsa.[2] Matte morì il 14 maggio 1929.
Suo marito donò una copia di Icaro e Dedalo al Museo nazionale cileno di belle arti che l'espose nel 1930. L'opera originale, di cui esiste un'altra copia, fu commissionata dal governo del Cile e offerta al Brasile per il suo centenario, ed era stata presentata al pubblico a Rio de Janeiro.
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1922, il Ministero dell'istruzione cileno istituì un premio intitolato a Matte Bello per ricompensare i più importanti scultori cileni.
Tra i premi ricevuti si segnalano:[2]
- 1900, Prima Medaglia con menzione d'onore, Salon, Parigi, per Militza
- 1901, Terza Medaglia, Pan-American Exposition, Bufalo, Stati Uniti
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Tra le sue opere si ricordano:
- Santa Teresa, 1907, scultura, Parigi
- Unidos en la gloria y en la muerte (Ícaro y Dédalo), 1922, bronzo, Museo nazionale delle belle arti, Cile[8]
- Horacio, marmo, Museo nazionale delle belle arti, Cile
- El eco, marmo, Museo nazionale delle belle arti, Cile
- Crudo invierno, 1912, bronzo, Museo nazionale delle belle arti, Cile
- Militza, marmo, Museo delle arti e dei mestieri di Linares, Cile
- La guerra, 1914, Palazzo della Pace, L'Aia, Paesi Bassi
- Tristeza, marmo, Palazzo Pitti, Firenze, Italia
- Homenaje a los héroes de la Concepción, 1920, bronzo, Avenida del Libertador Bernardo O'Higgins, Santiago, Cile
- Los aviadores, 1923, bronzo, Plaza Mauá, Rio de Janeiro, Brasile
- Ulises y Calipso, 1925, marmo, Sala del Club de La Unión, Santiago, Cile
- Mi hija, marmo, Cimitero Generale di Santiago, Cile
- Dolor, marmo, Cimitero Generale di Santiago, Cile
- Militza, prestato al Museo delle Arti e dei Mestieri di Linares, Cile
- La derelitta, Galleria d'arte moderna, Firenze, Italia
- Donna giacente su una scalinata, Galleria d'arte moderna, Firenze, Italia
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]-
Lo spettro della guerra
-
Homenaje a los héroes de la Concepción
-
Los Ciegos
-
Unidos en la gloria y en la muerte (Ícaro y Dédalo)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Panzetta 2003, p. 575.
- ^ a b c d e Rebeca Matte Bello, su Enciclopedia delle donne. URL consultato il 25 novembre 2022.
- ^ (EN) Carlos Lastarria Hermosilla, Matte, Rebeca, su Grove Art Online, 2003 (scheda aggiornata il 9 aprile 2020). URL consultato il 25 novembre 2022.
- ^ (EN) Tim Burford, Chile: The Bradt Travel Guide, Bradt Travel Guides, 2005, p. 45, ISBN 978-1-84162-076-3. URL consultato il 25 novembre 2022.
- ^ (ES) Rebeca Matte. El cuerpo de la historia, in Caiana Revista académica de investigación en Arte y cultura visual, n. 7, secondo semestre 2015, ISSN 2313-9242 . URL consultato il 25 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2022).
- ^ Ricerca "Rebeca Matte", su Gallica, Bibliothèque Nationale de France. URL consultato il 25 novembre 2022.
- ^ Rebeca Matte, su Accademia delle Arti del Disegno. URL consultato il 26 novembre 2022.
- ^ Rebeca Matte, su Artistas Visuales Chilenos (AVCh), Museo Nacional Bellas Artes. URL consultato il 25 novembre 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (ES) Isabel Cruz de Amenabar, Rebeca Matte Bello : 1875-1929, Santiago del Cile, Origo Ediciones, 2008, ISBN 978-956-316-011-6.
- (ES) Isabel Cruz de Amenabar, Manos de mujer : Rebeca Matte Bello y su época, 1875-1929, Santiago del Cile, Origo Ediciones, 2008, ISBN 978-956-316-013-0.
- Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, vol. 2, Torino, Ad Arte, 2003, ISBN 88-89082-00-3.
- (ES) Ana María Larraín, Rebecca Matte, escultora del dolor, prima edizione, Zig-Zag, 1994, ISBN 956-12-0969-1.
- Ettore Spalletti (a cura di), Le collezioni del Novecento. 1915-1945, Firenze, Centro Di, 1986. (catalogo della mostra a Firenze, Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, 30 dicembre 1986-30 giugno 1987)
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rebeca Matte
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Rebeca Matte Bello, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne.
- María Ester González Cereceda, Rebeca Matte Bello: una vita plasmata nel marmo, su Meer, 29 maggio 2022. URL consultato il 25 novembre 2022.
- (ES) Florencia Limonado, El hallazgo sorpresivo de “Una vida”: la escultura perdida de Rebeca Matte, in The Clinic, 31 maggio 2019.
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