Beato Raimondo Novich Rabionet | |
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Seminarista e martire | |
Nascita | La Cellera de Ter, 18 aprile 1913 |
Morte | Barbastro, 15 agosto 1936 (23 anni) |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 25 ottobre 1992 |
Santuario principale | Mausoleo dei Martiri nella casa museo dei claretiani di Barbastro |
Ricorrenza | 13 agosto |
Raimondo Novich Rabionet C.M.F., in spagnolo Ramón Novich Rabionet (La Cellera de Ter, 18 aprile 1913 – Barbastro, 13 agosto 1936), è stato un religioso spagnolo, martirizzato a Barbastro durante la Guerra civile spagnola e venerato come beato dalla Chiesa cattolica.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a La Cellera de Ter in provincia di Gerona, nella comunità autonoma di Catalogna il 18 aprile del 1913. La sua formazione claretiana ebbe inizio nel 1925; la prima tappa la concludeva nel 1930 con la professione religiosa. La seconda, quella del sacerdozio, rimarrà incompiuta. La timidezza o rendeva alquanto balbuziente; in compenso era di intelligenza vivida e l'applicazione allo studio, tenace.
Nell'agosto del '31 tranquillizzava i suoi genitori circa la sommossa de maggio precedente scrivendo in una lettera: "La nostra è la causa di Dio; di che cosa dobbiamo temere?" Tuttavia, le preoccupazioni non si attenuavano, Nel '32 ebbe notizia che si volevano togliere le croci dal cimitero, e ne rimase molto colpito. "Preghiamo per i persecutori che lottano contro Dio". Nel dicembre de '34 scriveva: "Sono stato ad un pelo dalla morte: A Cervera hanno proclamato lo Stato Catalano e i rivoltosi non sono certo amici dei frati e dei preti..." Ambiva a dedicare i suo apostolato agli operai, ritenendoli bisognosi sotto l'aspetto materiale e spirituale.[1]
Raimondo arrivò al seminario di Barbastro il primo luglio 1936. Il 17 luglio, allo scoppio della guerra civile, il seminario venne assaltato e perquisito dalle milizie anarchiche per cercare delle armi. Insieme alla maggior parte dei confratelli Raimondo venne arrestato e rinchiuso nel salone degli atti accademici della scuola degli Scolopi, che divenne per quasi un mese la loro prigione improvvisata.
Il confratello argentino Pablo Hall, anch'egli seminarista e che fu liberato grazie alla sua nazionalità il 13 agosto, ricevette da Raimondo questa confidenza che provvide a riportare in forma scritta:
«Raimondo mi disse, poche ore prima dell'esecuzione, che nel corso degli Esercizi Spirituali del mese di agosto del 1935 aveva chiesto durante la preghiera a Santa Teresa del Bambino Gesù la grazia di morire martire per i bene della chiesa e della Spagna. Raimondo continuò: Alla scadenza di un anno vedo che tutto si sta compiendo.»
Firmò la lettera di offerta alla Congregazione con queste parole:
«¡Quiero pasar mi cielo haciendo el bien a los obreros!»
«Voglio trascorrere il mio paradiso facendo il bene agi operai!»
Insieme a 19 suoi confratelli, Raimondo venne fucilato venti minuti prima dell'una di notte del 13 agosto 1936 sul ciglio di una strada fuori città. I loro corpi sono stati gettati in una fossa comune nel cimitero di Barbastro, ricoperti da calce e da terra.[2][3]
Nel 2013 è uscito un film sulla vicenda intitolato Un Dio vietato per la regia di Pablo Moreno.
Culto
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la guerra i resti dei martiri furono riesumati dalle fosse comune e, grazie a delle medagliette metalliche cucite sulle loro tonache, è stato possibile risalire ai nomi delle singole persone. I resti sono composti in teche e si possono oggi venerare nella cripta della chiesa annessa al museo.[4]
Il 20 maggio 1947 nella diocesi di Barbastro si aprì il processo informativo circa il martirio che si chiuse il 23 settembre 1949. L’8 febbraio 1961, invece, fu promulgato il Decreto sugli scritti. La dichiarazione di validità del processo, con Decreto del 9 febbraio 1990, portò alla trasmissione della “Positio super martyrio” alla Congregazione delle Cause dei Santi nello stesso anno. A seguito della riunione della commissione teologica che si tenne il 4 febbraio 1992 e di quella dei cardinali e vescovi della Congregazione si arrivò, il 7 marzo 1992, alla promulgazione del Decreto sul martirio. La beatificazione avvenne a Roma, ad opera di Giovanni Paolo II, il 25 ottobre 1992.
La Chiesa cattolica lo ricorda il 13 agosto.[5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tullio Vinci, Martiri Clarettiani di Barbastro, p. 168.
- ^ (ES) Jorge López Teulon, 02:00, il 2 agosto, Cimitero Barbastro, su religionenlibertad.com. URL consultato il 30 dicembre 2024.
- ^ Gabriel Campo Villegas, Esta es nuestra sangre, p. 322.
- ^ (ES, EN) Sito ufficiale, su martirescmfbarbastro.org. URL consultato il 28 dicembre 2024.
- ^ dal sito della Santa Sede, Martirologio Romano, su vatican.va. URL consultato il 29/12/2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (ES) Gabriel Campo Villegas, Esta es nuestra sangre, Madrid, Publicaciones claretianas, 1990, ISBN 8-48-642571-9.
- Tullio Vinci, Martiri clarettiani a Barbastro, Roma, Postulazione generale C.M.F, 1992.
- Francesco Husu, Una legione decimata, Roma, Pubblicazioni clarettiane, 1992.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Guerra civile spagnola
- Martiri Clarettiani di Barbastro
- Missionari figli del Cuore Immacolato di Maria
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Beati Secondino Maria Ortega Garcia e 19 compagni, Martiri clarettiani, in Santi, beati e testimoni - Enciclopedia dei santi, santiebeati.it. URL consultato il 29/12/2024.