Raffaello Giusti (Lucca, 1842 – Livorno, 1905) è stato un editore, tipografo e libraio italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato nel 1842 da una povera famiglia a San Pietro a Vico, frazione di Lucca[1], nel 1860 si trasferì a Pisa ove esercitò per due anni il mestiere di venditore ambulante di libri[1]. Dotato di intuito commerciale, questa modesta esperienza, condotta per le strade della città, gli servì per comprendere quali testi potevano maggiormente interessare i lettori. Nel 1863, trasferitosi a Livorno, aprì una piccola libreria e, grazie alla sua intraprendenza, divenne in breve tempo il libraio più fornito della provincia[1].
Nel 1881, con l'acquisto di una tipografia, affiancò alla vendita la stampa su commissione di testi celebrativi e di occasione. Proprio nell'ambito di questa attività, nel 1887 diede alle stampe una raccolta di componimenti poetici che, come si usava, vennero donati dagli sposi agli invitati del loro matrimonio. Cinquanta copie eccedenti del volumetto furono poi destinate, con un buon esito, alla libera vendita. I componimenti erano tratti dalle Myricae, opera inedita di un giovane poeta di ventisei anni, Giovanni Pascoli[1].
Giusti, soddisfatto dell'apprezzamento, sia pure numericamente modesto, dei lettori, propose a Pascoli di pubblicare l'opera integrale: nel 1891 uscì così la prima edizione di Myricae con i tipi dell'editore Giusti[1] e, successivamente, altre edizioni con l'aggiunta di nuove componimenti. Giusti, consapevole del prestigio di avere nel proprio catalogo un'opera di un poeta sempre più apprezzato, non volle più cedere i diritti di pubblicazione come l'autore avrebbe voluto e il Pascoli, risentito, arrivò a definire l'editore "un vero filibustiere"[1][2].
Con il tempo il catalogo dell'editore Giusti si arricchì con testi scolastici, manuali e opere culturalmente più impegnative, quali i volumi della Biblioteca storico-letteraria del critico letterario Francesco Flamini e dello storico della letteratura Francesco Torraca e quelli della Raccolta di rarità storiche e letterarie curati dall'erudito e dantista Giuseppe Lando Passerini[1]. Le opere pubblicate dal Giusti ebbero un buon successo, con ristampe e nuove edizioni. L'editore, oltre alle soddisfazioni economiche, fu gratificato anche da due onorificenze del Regno: quella della Corona d'Italia nel 1896 e l'altra, nel 1903, dell'Ordine mauriziano[1].
Massone, fu membro della loggia pisana Galileo del Grande Oriente d'Italia, della quale fu il deputato all'Assemblea generale del 1863 a Firenze[3].
Il libraio editore, colpito da una polmonite, morì a sessantadue anni a Livorno nel 1905. Gli successe nell'attività il figlio Ugo. Giovanni Pascoli compose il testo dell'iscrizione incisa sulla sua tomba nel cimitero della Misericordia di Livorno[1][4].
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k Dizionario biografico degli italiani
- ^ In una lettera del Pascoli inviata al suo amico e mecenate lucchese Alfredo Caselli.
- ^ Aldo Alessandro Mola, Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al 2018, Bompiani-Giunti, Milano-Firenze, 2018, p. 771.
- ^ Vedi: "Materiale per l'epigrafe funeraria di Raffaello Giusti", Archivio Pascoli, Collegamenti esterni.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Maria Iolanda Palazzolo, GIUSTI, Raffaello, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001. URL consultato il 22 gennaio 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Raffaello Giusti
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Contratto tra Giovanni Pascoli e la Casa editrice Raffaello Giusti per il volume Manuale di letteratura latina ad uso delle scuole secondarie, 1º febbraio 1895, Archivio Pascoli, sito "beniculturali.it".
- Materiale per l'epigrafe funeraria di Raffaello Giusti, Archivio Pascoli, sito "beniculturali.it".
- Lettera della Casa editrice Raffaello Giusti a Maria Pascoli, sorella del poeta, 3 settembre 1913, Archivio Pascoli, sito "beniculturali.it".
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