La Primavera Sacra (Ver Sacrum in latino) era un rituale di natura sociale e religiosa, diffuso almeno dall'Età del bronzo e comunemente praticato da diversi popoli dell'Italia antica, che comportava la migrazione di una parte di una comunità al fine di dedurre[1] nuove colonie. Nelle società agro-pastorali arcaiche il ricorso alla Primavera Sacra permetteva di mantenere l'equilibrio tra la popolazione residente in un territorio e le risorse ivi disponibili, evitando che la penuria di cibo provocasse il collasso dell'intera comunità.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]«Ogni volta, infatti, che le città, causa l'eccesso demografico, si trovavano nella condizione di avere una produzione interna insufficiente rispetto al fabbisogno della collettività, oppure la terra, colpita dalla incostanza delle stagioni, rendeva meno del consueto, oppure un qualunque altro avvenimento, sia positivo che negativo, imponeva l'esigenza di limitare il numero degli abitanti, si dedicavano a una delle divinità tutti gli uomini nati in un determinato anno e con un equipaggiamento completo di armi venivano inviati fuori della loro patria. [...] Questi dunque partivano come persone che non avrebbero più riavuto la terra patria, a meno che non se ne facessero un'altra ove fossero accolti in base ad amichevoli rapporti o per essersene impossessati con la guerra.»
Il rituale veniva celebrato solo qualora le circostanze lo rendessero necessario, e dunque, come riferisce Dionigi, in caso di evidente sovrappopolazione di una comunità oppure in occasione di carestie o per scongiurare altri pericoli particolarmente gravi. Il rituale, che seguiva evidentemente una decisione politica della comunità, aveva inizio con un voto solenne ad una divinità, mediante il quale tutti i frutti della terra, tutti gli animali d'allevamento e tutti gli esseri umani nati durante la successiva primavera (in latino ver) erano promessi al dio e ad esso consacrati. Le primizie erano offerte alla divinità o consumate in pasti rituali, gli animali venivano immolati mentre i bambini erano da quel momento cresciuti come sacrati (cioè protetti dagli dei) fino a che, giunti all'età adulta, erano costretti ad emigrare per fondare nuove comunità in altri luoghi. La migrazione era guidata secondo una procedura totemica: si interpretavano i movimenti ed il comportamento di un animale-guida per trarne auspici e indicazioni sulla direzione del viaggio. Ogni tribù aveva un animale sacro agli dei: per alcuni Sanniti era il toro, per gli Irpini il lupo, per i Piceni il picchio e così via[2].
Alcuni studiosi dell'Ottocento hanno ipotizzato che, almeno nelle fasi più antiche, le comunità sovrappopolate facessero ricorso a sacrifici umani di bambini e che la pratica della migrazione si sia diffusa solo successivamente, quando i mutamenti dei costumi resero il sacrificio di esseri umani moralmente inaccettabile[3]. Il ricorso al Ver Sacrum è spesso chiamato in causa dagli studiosi per spiegare il fenomeno delle migrazioni dei popoli indoeuropei attraverso l'Europa e la penisola italiana.[4]
Diffusione tra le popolazioni antiche
[modifica | modifica wikitesto]Questo rituale era diffuso presso i Sanniti ma sporadicamente praticato anche dai Romani; traeva origine da una promessa al dio Mamerte (il dio Marte presso gli Osci), al quale erano consacrati tutti i nati tra il 1º marzo ed il 1º giugno.
Con il voto della Primavera Sacra, praticato anche dagli Aborigeni,[5], sarebbero nate nell'età del ferro varie popolazioni arcaiche. La tradizione afferma che le popolazioni di cultura appenninica come gli Umbri abbiano originato altre popolazioni, come ad esempio i Sanniti, che migrarono verso sud, restando sulla dorsale appenninica; i Piceni, che ebbero come totem il picchio, sacro al dio poi identificato dai Romani con Marte. Essi partirono dall'Appennino e popolarono tutto il territorio compreso tra il fiume Foglia e il fiume Salino, giungendo quindi a dare unità etnica a tutte le attuali Marche; per questo motivo lo stemma della regione Marche è il picchio verde. I Sanniti il cui totem fu il toro selvaggio occuparono aree comprese nelle odierne regioni dell'Abruzzo meridionale, del Molise e della Campania settentrionale. Il popolo degli Irpini, il cui totem fu il lupo (hirpus), occuparono l'attuale Irpinia.
I racconti mitologici legati alla pratica rituale, e le modalità con le quali venivano effettuati i sacrifici, sono diversi tra le varie popolazioni.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Termine tecnico usato dai Romani per indicare la fondazione di una colonia
- ^ L. Bessone e R. Scuderi, Manuale di Storia romana, Bologna, Monduzzi, 1994, pp. 87-88, ISBN 88-323-5660-0.
- ^ Leonhard Schmitz, A Dictionary of Greek and Roman Antiquities William Smith ed. Londra 1875.
- ^ Rudolf von Jhering, The Evolution of the Aryan, London 1897, p. 249.
- ^ Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I 16.2.
- ^ Ver sacrum. Osservazioni storico-religiose sul rito italico e romano / Sacco, Leonardo. - In: CHAOS E KOSMOS. - ISSN 1827-0468. - ELETTRONICO. - 17/18:(2018), pp. 1-26.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Atto Vannucci, Cap. I: Primavera Sacra, in Storia dell'Italia antica, vol. 1, 3ª ed., Milano, 1873, p. 51. URL consultato il 6 giugno 2016.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh85142785 · BNF (FR) cb12396924r (data) · J9U (EN, HE) 987007536548805171 |
---|