Ghiandaia crestata | |
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Stato di conservazione | |
Prossimo alla minaccia (nt)[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Sottoregno | Eumetazoa |
Superphylum | Deuterostomia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Superclasse | Tetrapoda |
Classe | Aves |
Sottoclasse | Neornithes |
Superordine | Neognathae |
Ordine | Passeriformes |
Sottordine | Oscines |
Infraordine | Corvida |
Superfamiglia | Corvoidea |
Famiglia | Corvidae |
Genere | Platylophus Swainson, 1832 |
Specie | P. galericulatus |
Nomenclatura binomiale | |
Platylophus galericulatus (Cuvier, 1816) |
La ghiandaia crestata (Platylophus galericulatus (Cuvier, 1816)) è un uccello passeriforme della famiglia Corvidae, nell'ambito della quale rappresenta l'unica specie ascritta al genere Platylophus Swainson, 1832[2].
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Il nome scientifico del genere, Platylophus, deriva dall'unione delle parole greche πλατυς (platys/platus, "largo") e λοφος (lophos, "cresta"), col significato di "dall'ampia cresta": il nome della specie, galericulatus, deriva dal latino e significa "munito di parrucca". Ambedue i nomi, così come il nome comune, sono un riferimento alla caratteristica cresta cefalica.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Dimensioni
[modifica | modifica wikitesto]Misura 31-33 cm di lunghezza, per 78-114 g di peso[3].
Aspetto
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, muniti di grossa testa arrotondata con lunga cresta erettile sul vertice, becco conico e non molto lungo, ali appuntite, coda lunga e dall'estremità squadrata e forti zampe: nel complesso, l'aspetto della ghiandaia crestata ricorda molto quello di alcune specie di averla dall'elmo.
Il piumaggio è completamente nero e di aspetto sericeo (tranne che su ali e parte piumata delle zampe, che sono lievemente più opache), con presenza di una banda bianca a forma di mezzaluna che va da un lato all'altro del collo, cingendo la nuca: attorno agli occhi è presente un cerchio perioculare nero, con una macchia bianca sopra e sotto l'occhio, non del tutto centrata ma lievemente sbilanciata verso la parte posteriore, a dare una sorta di "effetto Pierrot".
Mentre il dimorfismo sessuale è trascurabile, sussiste una certa variabilità fra le popolazioni, con tendenza ad acquisire sfumature castane nella livrea tanto più accentuata quanto più si va in direttrice SE-NO.
Il becco e le zampe sono di colore nerastro, mentre gli occhi sono di colore azzurro-grigiastro.
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di uccelli dalle abitudini diurne, che vivono da soli o al più in coppie, passando la maggior parte della giornata nella canopia alla ricerca di cibo, rivelandosi molto chiassosi e tenendosi in contatto costante fra loro mediante richiami che vanno dagli aspri gracchi alle serie liquide di cinguettii, che rendono questi uccelli piuttosto facili da individuare nella foresta.
Alimentazione
[modifica | modifica wikitesto]La dieta di questi uccelli non è ancora stata studiata nel dettaglio, ma è tendenzialmente onnivora, componendosi in massima parte da insetti ed altri invertebrati e dalle loro larve (bruchi, millepiedi ecc.[3]), nonché di bacche e di piccoli frutti maturi.
Riproduzione
[modifica | modifica wikitesto]Si tratta di uccelli monogami, che si riproducono in periodi differenti a seconda della porzione dell'areale presa in considerazione (giugno-luglio e ottobre-febbraio nel sud, febbraio-marzo nel nord[3]).
Il nido, a forma di coppa e piuttosto profondo, viene costruito alla biforcazione o all'intreccio della parte distale di un ramo, intrecciando fibre vegetali e viticci di rampicanti: al suo interno (foderato alla buona con pelame o piumino) la femmina depone 2-3 uova, che provvede a covare (imbeccata dal maschio, che frattanto sorveglia i dintorni) per circa una ventina di giorni, al termine dei quali schiudono pulli ciechi e ricoperti da rada peluria marroncina.
I nidiacei vengono accuditi da ambedue i genitori: essi vengono imbeccati e accuditi per lungo tempo, e anche dopo l'involo (che avviene a circa tre settimane e mezzo dalla schiusa) continuano a rimanere coi genitori, seguendoli nei loro spostamenti e chiedendo loro (sebbene sempre più sporadicamente) l'imbeccata per lungo tempo, prima di affrancarsene in maniera definitiva.
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]La ghiandaia crestata è diffusa in un areale che comprende la penisola di Malacca (estremo sud-est della Thailandia e del Tenasserim e Malaysia peninsulare) e le Grandi Isole della Sonda (Sumatra, Borneo e Giava), oltre alle isole minori circonvicine.
L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalla foresta pluviale di latifoglie, dal livello del mare a 1800 m di quota[3].
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Se ne riconoscono quattro sottospecie[2]:
- Platylophus galericulatus galericulatus (Cuvier, 1816) - la sottospecie nominale, diffusa a Giava;
- Platylophus galericulatus lemprieri Nicholson, 1883 - endemica del nord del Borneo;
- Platylophus galericulatus coronatus (Raffles, 1822) - diffusa a Sumatra e nel Borneo centro-meridionale;
- Platylophus galericulatus ardesiacus (Bonaparte, 1820) - diffusa nella penisola di Malacca.
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Esemplare impagliato della sottospecie nominale.
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Maschio impagliato della sottospecie coronatus.
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Esemplare impagliato della sottospecie ardesiacus.
Alcuni autori riconoscerebbero anche le sottospecie scapulatus e malaccensis (la prima sinonimizzata con la nominale[3], la seconda sostituita da ardesiacus per il principio di priorità[2]), mentre altri sinonimizzerebbero la sottospecie lemprieri con coronatus[3].
La posizione tassonomica della ghiandaia crestata è piuttosto enigmatica: tradizionalmente classificati fra i corvidi, questi uccelli ne rappresentano in realtà un clade molto basale e divergente, grossomodo equidistante fra essi e le averle, tanto che alcuni autori li accorpano a queste ultime, mentre altri rendono questa posizione equidistante ponendo il genere Platylophus in una famiglia monotipica a sé stante, i Platylophidae[3].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) BirdLife International 2012, Platylophus galericulatus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ a b c (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Corvidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 15 aprile 2018.
- ^ a b c d e f g (EN) Crested Jay (Platylophus galericulatus), su Handbook of the Birds of the World. URL consultato il 15 aprile 2018.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Platylophus galericulatus
- Wikispecies contiene informazioni su Platylophus galericulatus