Pietro Bolzon | |
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Sottosegretario di Stato al Ministero delle Colonie | |
Durata mandato | 6 novembre 1926 – 18 dicembre 1928 |
Senatore del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXX |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XXIX |
Sito istituzionale | |
Consigliere nazionale del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXX |
Gruppo parlamentare | Corporazione delle professioni e delle arti |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista |
Pietro Bolzon, detto Piero (Genova, 24 novembre 1883 – Roma, 5 novembre 1945[1]), è stato un giornalista e politico italiano, fu sottosegretario di Stato per le colonie nel governo Mussolini.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Trasferito adolescente a Roma, divenne un sostenitore del socialismo; completò gli studi universitari di giurisprudenza, e nel 1904 emigrò in Svizzera, ove conobbe l'ambiente degli anarchici frequentato in quel periodo anche da Benito Mussolini. Dopo diversi altri trasferimenti, partì per l'Argentina; qui si dedicò all'attività di pubblicista e alla politica. Il 17 luglio 1911 fu iniziato in Massoneria nella Loggia di Buenos Aires Federico Capanella, dipendente dal Grande Oriente d'Italia, il 10 agosto 1915 divenne Maestro[2]. Nel 1915 fu richiamato per la prima guerra mondiale, rimpatriò e fu assegnato alla fanteria come tenente di complemento.
Combatté nelle file del 14º Reggimento fanteria "Pinerolo", prima di passare alla specialità Arditi, nella quale conseguì il grado di capitano in forza al 137° Reggimento fanteria della Brigata "Barletta".
Nel conflitto fu ferito in più occasioni, restandone mutilato ed invalido, e venendo insignito di una Medaglia d'argento, una di bronzo e della Croce di guerra al valor militare.
Congedato, fu l'ideatore ed il fondatore dell'Associazione Arditi d'Italia; negli anni a venire ne sarebbe stato anche il presidente. Fu tra i fondatori dei Fasci di combattimento nel novembre 1919, e per essi fu candidato a Milano nello stesso anno[3]. Abile nel disegno, ideò il manifesto elettorale per quelle votazioni[4] Pochi giorni dopo le elezioni fu tratto in arresto[5] con imputazioni di attentato alla sicurezza dello stato e banda armata. Nel gennaio successivo fu accusato di porto abusivo d'armi.
Entrato nel comitato centrale fascista, membro della direzione del Partito Nazionale Fascista, fu nominato segretario dei fasci di combattimento di Milano e detenne quella carica sino al 1921, quando, mentre usciva il suo libro Fiamma nera, fu inviato a Genova a governare l'organizzazione dei fasci locali e nel 1922 quelli di Trapani. È al comando delle forze fasciste siciliane al congresso del PNF il 24 ottobre a Napoli, pochi giorni prima della Marcia su Roma. Vice-segretario generale del Partito Nazionale Fascista dal 1922 al 1923. Nel 1923 fu inviato a Rieti come alto commissario politico del fascismo. Fu Alto Commissario del fascismo, Console generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e lugotenente generale per meriti speciali.
Nel frattempo era diventato direttore del giornale L'Ardito ed ebbe collaborazioni con Roma futurista. Su L'Ardito disegnò anche diverse vignette satiriche di qualche eco politica.
Fu eletto deputato alla Camera nel 1924 (sempre riconfermato, lo sarebbe rimasto sino al 1939)[6], nel 1939 divenne Consigliere nazionale della Camera dei fasci e delle corporazioni fino al febbraio 1943.
Nel 1924 scrisse Superando il gorgo, e nel 1925 fu dato alle stampe[7] il suo libro Oltre il muro e la fossa, di argomento politico. Nello stesso anno fu nominato Vicepresidente della Cassa nazionale infortuni, carica che avrebbe mantenuto sino al 1933. Viene chiamato nel 1926 alla presidenza della Commissione per la riorganizzazione della Cinematografia.
Dal novembre 1926 al dicembre 1928 fu sottosegretario di Stato per le colonie[8]. Del 1928 è il suo libro L'elogio della stirpe. Il 21 gennaio 1929 fu chiamato al Consiglio di Stato, nel quale sedette fino all'11 ottobre 1944. Su proposta del presidente di quest'ultimo Ente, fu nominato Senatore del Regno il 6 febbraio 1943.
In questi anni fu insignito del Gran cordone dell'Ordine della Corona d'Italia, del Gran cordone dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia e fu nominato Grande ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Nel 1943 rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Nel 1944 fu deferito all'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, che il 16 novembre ne prescrisse la decadenza dal mandato senatoriale.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Decreto Luogotenenziale 1 aprile 1919
— Decreto Luogotenenziale 30 maggio 1919
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- Fiamma nera, L'ardito, Milano, 1921.
- Il Dado Gittato : Commento Spirituale di una Crociera Rivoluzionaria, Soc. AN. Eitrice La Voce, Firenze, 1923.
- Nel solco della vittoria, Alpes, Milano, 1927.
- Comandamenti, G.B. Paravia & C., Torino, 1929.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dato dell'Archivio Storico del Senato della Repubblica.
- ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, p. 44.
- ^ La lista ottenne 4.795 voti, ma nessun seggio.
- ^ Il manifesto è noto anche perché in esso, sul fianco di una bomba a mano del tipo in dotazione agli Arditi, si legge la lista dei candidati, composta di nomi noti del primo fascismo; fra questi Filippo Tommaso Marinetti e Arturo Toscanini, Guido Podrecca e lo stesso Benito Mussolini.
- ^ Il 18 novembre.
- ^ Piero Bolzon / Deputati / Camera dei deputati - Portale storico
- ^ Per l'editore milanese "La periodica lombarda".
- ^ 6 novembre 1926-18 dicembre 1928
- ^ La precedente motivazione così recitava: Con tenacia e ardimento singolari, alla testa di pochi uomini, si espose volontariamente al fuoco nemico, per rifornire di munizioni un reparto seriemente impegnato. Selz, 25 aprile 1916.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2003.
- Archivio Storico del Senato della Repubblica, [1]
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Piero Bolzon
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Piero Bolzon, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- BOLZON Piero, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 99086504 · ISNI (EN) 0000 0000 6818 8100 · BAV 495/142506 |
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